Fa più vittime la speranza che la disperazione
(J.Swift)
Morris vede che l'amico ha l'aria stanca, più sbattuta del solito.
Come hanno fatto a diventare così vecchi ? si domanda.
Ora hanno entrambi sessantadue anni e anche se nessuno dei due è in cattiva salute, nè grasso o calvo o pronto per il cappotto di legno, le loro teste sono grigie, si sono stempiati e hanno raggiunto quel punto della vita in cui agli occhi delle donne al di sotto dei trent'anni, forse anche dei quaranta, si diventa trasparenti.
Per sei mesi non ha avuto piani, nè idee, nè un progetto per occupare i suoi giorni. Quando non era in viaggio si sentiva abulico e scarico, senza desiderio di rimettersi al tavolino e ricominciare a scrivere. E' vero, ha già vissuto dei vuoti del genere, ma mai nessuno altrettanto pervicace e protratto, e anche se non ha ancora raggiunto lo stato di allarme, sta cominciando a chiedersi se non sia la fine, se ormai il vecchio fuoco non sia estinto. Frattanto passa i giorni non facendo quasi nulla -legge, pensa, passeggia, guarda film, segue le notizie del mondo. In altre parole, si sta riposando, ma in verità si tratta di uno strano tipo di riposo, dice, un riposo ansioso.
Con tre ragazze di età fra i quattordici e i venticinque, nominalmente ingaggiate come assistenti, Cochran partì per il Costarica sul suo yacht di 12 metri...Qualche settimana dopo la barca andò ad arenarsi sulla costa del Guatemala. Cochran era morto a bordo, di una grave infezione polmonare, e le tre ragazze -in preda al panico, completamente digiune di vela- negli ultimi giorni erano andate alla deriva per l'oceano con il cadavere in putrefazione di Cochran...Le tre donne, atterrite, sperdute in mare con il corpo di una defunta stella cinemaografica in sfacelo sotto coperta, convinte che non toccheranno mai più terra.
A proposito, dice, dei migliori anni della nostra vita.
(da Paul Auster, Sunset Park, 2010)
L'indolente C. attraversa la strada. La sua indolenza è il sentimento, ancorato fisiologicamente, della vanità delle cose. Perchè chiamare indolenza questa filosofia del corpo, che si lascia appena trascinare, come una barca tirata stancamente verso la riva ?
L'adulterazione.
Il male dell'adulto.
Rinunciare per riuscire.
Invecchiare.
Quel che voglio rifiutare nell'invecchiamento: la deriva.
La grande deriva che comincia per alcuni a dieci anni, per altri a venti.
Straordinaria deriva che ci porta ai nostri antipodi, correnti che conducono i nostri Kon-Tiki verso il Père Lachaise.
La deriva comincia quando ci si ferma.
Invecchiare significa perdersi e fissarsi insieme.
Invecchiare significa anche chiudersi mentalmente e affettivamente, la paura di uscire...
Ma perchè mi accanisco contro la parola invecchiare ?
Paura, sì, paura della vecchiaia, o peggio, dell'invecchiamento...
Mauco parla della necessità, per accedere alle terre fertili e pacifiche della terza età, di una rinuncia.
Bisogna accettare che non si può più far tutto.
Dice che la maggior parte degli adulti fra i 40 e 50 anni ignorano la gravità della crisi che attraversano, crisi che si può superare solo con un lavoro di lutto.
Qui faccio un mio intervento (che qualifico di menopausa).
Come è possibile conciliare l'etica della rinuncia con deve fondare la terza età, con l'etica di questo secolo, che è rifiuto dell'invecchiamento e mantenimento, ad ogni prezzo, degli attributi della giovinezza, amore e seduzione ?
...Io dico allora che la rinuncia è l'altra faccia dell'autorealizzazione.
A differenza di Mauco non posso concepire la terza età come rinuncia all'amore. Diciamo che non posso non subire l'invecchiamento fisico, ma mi rifiuto di entrare nell'invecchiamento sociologico.
...Bisogna resistere ma senza restare. Essere un resistente e non un ritardato.
Giovane.
Come mai sono arrivato a concepire i 'giovani' come una nozione a me estranea ? Come e quando ?
Aggiunta.
Limite della morale (universale).
Non si può vivere senza essere parzialmente ottusi, ciechi, pietrificati.
Indifferenza.
1.So che bisogna accettare l'indifferenza: abbiamo bisogno di questa durezza, di questa corazza per vivere.
2.Questa idea mi rivolta e più di tutte le altre. Per me, essa fa più che rivelare la relatività di ogni morale, rende derisoria ogni morale.
3.L'idea di un compromesso con l'indifferenza mi sembra necessario e ripugnante.
La tragedia.
Per fortuna l'angoscia della morte non cresce con l'età. Sembra che a partire da un certo momento, ci sia un certo quantum di angoscia che non aumenta nè diminuisce.
La tragedia moderna si gioca nella fuga dalla tragedia. Sono gli sforzi per dimenticare la morte, che si frappongono alla tragedia della morte e diventano tragici quanto lei.
Solo, questa notte del 14 luglio.
...Ciclo depressivo, senso insopportabile di solitudine. Bisogno di una sconosciuta.
(da Edgar Morin, Il vivo del soggetto, 1969)
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RispondiEliminaLo zero (cf. arabo صفر (sifr), ebraico אפס (éfes), sanscrito çûnya; neol. greco μηδέν (inteso come nulla, niente) è il numero che precede uno e gli altri interi positivi e segue i numeri negativi.
RispondiEliminaZero significa anche niente o nullo. Se la differenza tra il numero di oggetti in due insiemi è zero, significa che i due insiemi contengono lo stesso numero di oggetti. Zero va però distinto da "assenza di valore" poiché si tratta di due concetti diversi: ad esempio se la temperatura è zero, l'acqua ghiaccia (nel caso della gradazione Celsius della temperatura), se manca il dato della temperatura, assenza del valore, nulla si può dire.
Il numerale o cifra zero si usa nei sistemi di numerazione posizionali, quelli cioè in cui il valore di una cifra dipende dalla sua posizione. La cifra zero è usata per saltare una posizione e dare il valore appropriato alle cifre che la precedono o la seguono. Ad esempio, per il numero "centodue", si scrivono un 2 nella posizione delle unità (prima posizione da destra) per indicare il due, e un 1 nella posizione delle centinaia (terza posizione) per indicare il cento: la posizione delle decine (seconda posizione) rimane vuota, quindi vi si scrive uno zero, ottenendo così 102. (da Wikipedia)