La lista degli impresentabili non ha avuto un grande effetto.
De Luca, chiamandosi Vincenzo, ha vinto, in barba alle condanne.
Ora -come sempre- se la vedrà coi magistrati.
Ma ha vinto, questa è l'unica cosa che conta, per lui e per Renzi.
E, pare, per i suoi elettori.
In questo paese, ma non solo, l'etica, la giustizia e la verità
vengono molto sotto in classifica.
Vengono dopo la convenienza, gli interessi, il lavaggio dell'auto, il calcio e
l'amante.
E quando la lista dei valori è compromessa, non c'è altra lista che
tenga.
Caso Blatter, idem come sopra.
Arresti, scandali, mazzette per fare i Mondiali nel deserto e per
tante altre cose ancora.
Da cinque mandati consecutivi!
UEFA indignata, Platini all'attacco. E poi ?
Blatter stravince ancora una volta, va a scherzare e a baciarsi con
tutti, tutto a posto.
Non è così, ora si ammazzeranno di nascosto, lasceranno fare a Nike
ed Adidas per disfarsi della Blatter gigante.
Sembra di essere ad un Consiglio di Dipartimento: tutti si detestano
e si fanno le scarpe a vicenda, e tutti si sorridono in pubblico,
come nella società di corte.
Mi è invece arrivata la lista dei presentabili.
A rileggere i nomi e i nomignoli dei miei studenti di quest'anno mi
sono commosso.
Teddy, Rnzo, Medusa, Aracne, Merida, Tartaruga, Estella, Zeno, Paola,
Pippi, Rottermaier, Baudelaire, Flerst, Libro, Don Giovanni....e
tutti gli altri e altre.
Uniti a me, il prof. Iguana.
Oggi è il primo martedì senza lezioni, e mi mancano.
Mia nipote Marta, che è stata dei nostri, mi ha prestato l'ultimo
libro di Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare
l'educazione.
Quel che abbiamo vissuto in questi mesi, tra pallone-palestra e
parco, può anche essere ben descritto da quel che scrive ancora una
volta quel vecchio sapiente ebreo di Salonicco.
Comprendere è
comprendere le motivazioni, situare nel contesto e nel complesso.
Comprendere non
è spiegare tutto. La conoscenza complessa riconosce sempre un
residuo inesplicabile.
Comprendere non
è comprendere tutto, è anche riconoscere che c'è
dell'incomprensibile.
Tutto ciò
esige un'educazione etica, antropologica, epistemologica, e questo
esige una riforma dell'educazione che verta sulla conoscenza, sulle
sue difficoltà, sui suoi rischi d'errore e di illusione...
Bisognerebbe
poter insegnare la comprensione a partire dalla scuola primaria e
continuare attraverso la scuola secondaria fino all'Università.
Questa
integrerebbe in sé l'apporto delle diverse scienze umane, trarrebbe
lezioni di comprensione umana dalla letteratura, dalla poesia, dal
cinema.
Svilupperebbe
in ognuno la coscienza degli imprintings (marchi culturali indelebili
subiti nell'infanzia e nell'adolescenza) , poiché solo questa
coscienza permette di cercare di affrancarsene.
Essa
genererebbe la coscienza delle derive, che permetterebbe a ciascuno e
a tutti di resistere alla corrente e di sfuggirvi.
Produrrebbe la
coscienza dei paradigmi, che permetterebbe di issarsi in un
meta-punto di vista.
Mostrerebbe che
questa coscienza esige autoesame e autocritica, e favorirebbe l'etica
in ognuno e in tutti.
Nelle violenze
scolastiche c'è la crisi globale dell'insegnamento e nella crisi
dell'insegnamento c'è la crisi globale della civiltà.
Non abbiamo
solo bisogno di comprendere, dobbiamo anche promuovere, come uno dei
rimedi ai mali dell'educazione, innanzitutto un'etica della
comprensione, sia negli insegnanti che negli insegnati.
La vera
autorità dell'insegnante è morale, sta nella forza di una presenza,
ha un non so che di carismatico, si impone senza imporre niente
quando le sue proposte suscitano l'attenzione e l'interesse. E queste
hanno grande familiarità con Eros, virtù suprema dell'insegnante...
Malgrado tutte
le comunicazioni attraverso video, manca a Internet la presenza
fisica, carnale, psichica, attiva, reattiva e retroattiva
dell'educatore, come direttore d'orchestra che permetta di
considerare, criticare, organizzare le conoscenze di Internet.
Dipende da noi
civilizzare questa rivoluzione introducendovi l'Eros del direttore
d'orchestra, maestro o professore, che può e deve guidare la
rivoluzione pedagogica della conoscenza e del pensiero.
Chi altri se
non il direttore d'orchestra potrebbe insegnare concretamente le
trappole dell'errore, dell'illusione, della conoscenza riduttrice o
mutilata, in un dialogo permanente con l'allievo ?
Chi altri
potrebbe, se non nello scambio comprensivo, insegnare la comprensione
umana ?
Chi altri
potrebbe incitare concretamente, nell'incoraggiamento e nella
stimolazione, ad affrontare le incertezze ?
Chi altri, nel
suo umanesimo attivo, potrebbe incitare a essere umano ?
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