Non posso fare a
meno di parlare della morte di Laura Antonelli.
Per tutto il
piacere che mi ha dato in vita (anche solo guardarla in viso mi
eccitava, da giovane...) e per il dolore che mi ha dato in morte.
Invecchiare è
sempre faticoso e spesso insopportabile per tutti.
Ma per una diva,
bella e desiderata, l'arte di declinare è un'arte ancora più dura
da apprendere.
Il successo e
l'attraenza si dileguano in un nonnulla, e resti lì, sola e
disperata: a rimpiangere il passato, a maledire il presente, ad
angosciare il futuro.
E se tenti il
remake del film famoso ed è un flop; e se tenti allora il botulino e
il tuo volto si sfigura; se ti affidi a maghe e pretastri e ti
fregano; se inizi a farti di coca e di alcool....se tutto fallisce,
fallisci tu stessa, e la vita ti abbatte.
Entri in uno stato
premortale, fai il morto, decadi e decedi.
Sapete quanto
questi temi hanno attraversato i miei post e quanto faranno parte del
libro che scrivo.
Ti sembra che non
puoi fare altro che sparire alla vista, intabarrarti a casa,
immalinconirti.
Quanto
più camminano gli uomini, tanto più si allontanano dalla meta.
Spendono le loro energie invano. Pensano di procedere, ma non fanno
altro che precipitare -senza avanzare- verso il vuoto. Questo è
tutto. (Kafka, lettera a Janouch).
Voglio però ricordarti com'eri, cara Laura...
Capace -ma solo sugli schermi- della malizia di
vivere...
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