Il primo segno che qualche cosa
cambiava o era cambiato nel mondo si ebbe una mattina quando maestro
Mossa, rotolando per il selciato con la frotta dei ragazzi che lo
seguivano, si accorse che il suono della campanina del Convento non
accompagnava, e quasi ritmava, i suoi passi...
Gli parve che un grande silenzio si
diffondesse per la città, e che tutti si dovessero fermare,come in
quelle bancarelle che figurano tutti i mestieri, quando la carica
finisce...
La campana del Convento non voleva
nulla. Essa aveva una voce -tan tan tan- che scaturiva dalle lunghe
bracciate di ziu Longu, come ieri da qelle di qualche frate o
converso ancora mezzo addormentato, se pure non suonava da sola, dopo
tanti anni...
Era una delle due voci di Nuoro.
L'altra era il rullo del tamburo di ziu Dionisi, il banditore
municipale...Durudum-durudum-durudum. Ziu Dionisi usciva verso il
tramonto, col tamburo che gli pendeva sul ventre da una cinghia
consunta, per annunziare che nel celliere di Mucubirde era arrivato
vino d'Oliena a 20 centesimi al litro, o a casa di Peppedda 'e Maria
Jubanna era 'sceso' un forestiero che comprava pelli di volpe, o che
al cinema Olimpia c'era un programma nuovo...
Queste erano le due voci di Nuoro, e
ora una di esse si sera spenta per sempre. Presto anche l'altra
l'avrebbe seguita perchè ziu Dionisi era vecchio, e non sarebbe
stato facile trovargli un successore.
Così Nuoro sarebbe rimasta muta,
come qualunque città, come qualunque borgo, e i nuoresi non si
sarebbero più riconosciuti in queste piccole cose senza importanza,
ma che erano il segno della misteriosa comunione che si stabilisce
tra gli uomini che vivono sotto uno stesso cielo.
Adesso per sapere se era l'ora,
ciascuno avrebbe guardato il suo orologio, come del resto era
naturale...
(Salvatore Satta, Il giorno del
giudizio, 1979)
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