'E' solo morendo a se stessi che si
rinasce a vita eterna...' dice la preghiera semplice di San
Francesco.
Gli esseri umani hanno molta paura
di lascia andare ciò che impedisce loro di spiccare il volo, ma se
non si conosce e non si attraversa la valle degli impedimenti e della
paura è molto difficile poter celebrare la vita con gioia e profonda
gratitudine...
Non c'è nessuna emozione che noi
viviamo che non muoia, dando luogo, proprio in virtù della sua
morte, a un'altra emozione.
Non c'è nessun pensiero che possa
formarsi dentro di noi, se prima non c'è stata la morte di qualche
altro pensiero, diverso per complessità, per contenuto...
Non c'è nulla nell'esistenza degli
esseri umani che ci è dato di conoscere e di contattare, in cui non
sia presente questo fenomeno facilmente osservabile e verificabile:
qualcosa deve morire perchè qualcos'altro possa vivere.
Se non muore qualche cosa, se non
muore qualche meccanismo, se non muore qualche attaccamento, se non
muore qualche forma, se non muore qualche sostanza, se non muore
qualcosa di fortemente radicato in noi, non può nascere nulla di
nuovo...
Se lasciata così com'è, se
rispettata e accettata da noi, dentro e fuori di noi, la vita si pone
all'estremo opposto dell'imbalsamazione.
Nel mentre, per la maggior parte di
noi, sembrerebbe invece che ogni sicurezza nasca dalla possibilità
di imbalsamare ciò che ci sembra buono.
(Miten Veniero Galvagni, Il bruco e
la farfalla, 2009)
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