Potrei, è vero, fare un discorso
apocalittico più ampio sulla logica della macchina, che ai tempi di
Kraus era ancora localizzato in Europa e Stati Uniti, ma che adesso è
diventata globale e sta accelerando lo snaturamento del pianeta e la
sterilizzazione degli oceani. Potrei citare...il generale
atteggiamento da 'chi se ne frega delle conseguenze, vogliamo
comprare un sacco di cazzate e vogliamo pagarle poco, con spedizione
gratuita entro 24 ore'...
Ma l'apocalisse non deve essere per
forza la fine del mondo materiale.
Anzi, la parola si riferisce più
direttamente a un giudizio cosmico finale.
Nell'evocazione del Diluvio, così
come nella menzione di una 'zona completamente
disumanizzata',...Kraus non si riferisce soltanto a una distruzione
fisica.
'Disumanizzata' non significa
'spopolata', e se la prima guerra mondiale ha decretato la fine
dell'umanità in Austria, questo non significa che abbia ucciso tutti
i suoi abitanti.
Kraus era disgustato da quel
massacro, ma lo vedeva come il risultato, e non la causa, di una
perdita di umanità da parte dei vivi. Vivi ma dannati, cosmicamente
dannati.
Tuttavia un giudizio del genere
dipende ovviamente da quel che si intende per 'umanità'.
Che mi piaccia o no, il mondo creato
dalla macchina infernale del tecnoconsumismo è pur sempre un mondo
fatto da esseri umani.
Mentre scrivo queste note sembra che
metà delle pubblicità televisive mostrino persone chine sui loro
smartphone; ce n'è una particolarmente malefica/fantastica in cui
tutti i ventenni presenti a un ricevimento di nozze non fanno altro
che scattare foto con lo smartphone e inviarsele a vicenda.
Descrivere questo triste spettacolo
in termini apocalittici, come la 'disumanizzazione' di un matrimonio,
significa sostenere un particolare concetto morale di umanità;...e
subito dopo ci ritroviamo a tradurre 'Gli ultimi giorni dell'umanità'
come 'Gli ultimi giorni della superiorità delle cose che io
personalmente trovo belle'.
E forse non sarebbe così sbagliato.
Forse l'apocalisse è,
paradossalmente, sempre individuale, sempre personale...
Mi tocca una breve permanenza sulla
Terra, delimitata dal nulla infinito, e durante la prima parte di
questa permanenza mi affeziono a un particolare insieme di valori
umani, inevitabilmente influenzati dalla mia condizione sociale.
Se fossi nato nel 1159, quando il mondo era più stabile, avrei potuto pensare, a cinquantatrè anni, che la generazione successiva avrebbe condiviso i miei valori e apprezzato le stesse cose che apprezzavo io; nessuna apocalisse incombente...
Se fossi nato nel 1159, quando il mondo era più stabile, avrei potuto pensare, a cinquantatrè anni, che la generazione successiva avrebbe condiviso i miei valori e apprezzato le stesse cose che apprezzavo io; nessuna apocalisse incombente...
Kraus fu il primo grande esempio di
uno scrittore che sperimenta appieno in che modo la modernità, la
cui essenza è l'accelerazione dei cambiamenti, crei da sola le
condizioni di un'apocalisse personale...
L'esperienza di ciascuna generazione
è così diversa oggi da quella precedente che ci sarà sempre
qualcuno convinto che i valori fondamentali sono andati perduti e non
potrà più esserci una posterità.
Finchè dura la modernità , tutti i
giorni sembreranno a qualcuno gli ultimi giorni dell'umanità.
(J. Franzen, Il progetto Kraus,
2013)
Nessun commento:
Posta un commento