domenica 7 dicembre 2014

apocalypse now

Potrei, è vero, fare un discorso apocalittico più ampio sulla logica della macchina, che ai tempi di Kraus era ancora localizzato in Europa e Stati Uniti, ma che adesso è diventata globale e sta accelerando lo snaturamento del pianeta e la sterilizzazione degli oceani. Potrei citare...il generale atteggiamento da 'chi se ne frega delle conseguenze, vogliamo comprare un sacco di cazzate e vogliamo pagarle poco, con spedizione gratuita entro 24 ore'...
Ma l'apocalisse non deve essere per forza la fine del mondo materiale.
Anzi, la parola si riferisce più direttamente a un giudizio cosmico finale.
Nell'evocazione del Diluvio, così come nella menzione di una 'zona completamente disumanizzata',...Kraus non si riferisce soltanto a una distruzione fisica.
'Disumanizzata' non significa 'spopolata', e se la prima guerra mondiale ha decretato la fine dell'umanità in Austria, questo non significa che abbia ucciso tutti i suoi abitanti.
Kraus era disgustato da quel massacro, ma lo vedeva come il risultato, e non la causa, di una perdita di umanità da parte dei vivi. Vivi ma dannati, cosmicamente dannati.
Tuttavia un giudizio del genere dipende ovviamente da quel che si intende per 'umanità'.
Che mi piaccia o no, il mondo creato dalla macchina infernale del tecnoconsumismo è pur sempre un mondo fatto da esseri umani.
Mentre scrivo queste note sembra che metà delle pubblicità televisive mostrino persone chine sui loro smartphone; ce n'è una particolarmente malefica/fantastica in cui tutti i ventenni presenti a un ricevimento di nozze non fanno altro che scattare foto con lo smartphone e inviarsele a vicenda.
Descrivere questo triste spettacolo in termini apocalittici, come la 'disumanizzazione' di un matrimonio, significa sostenere un particolare concetto morale di umanità;...e subito dopo ci ritroviamo a tradurre 'Gli ultimi giorni dell'umanità' come 'Gli ultimi giorni della superiorità delle cose che io personalmente trovo belle'.
E forse non sarebbe così sbagliato.
Forse l'apocalisse è, paradossalmente, sempre individuale, sempre personale...
Mi tocca una breve permanenza sulla Terra, delimitata dal nulla infinito, e durante la prima parte di questa permanenza mi affeziono a un particolare insieme di valori umani, inevitabilmente influenzati dalla mia condizione sociale.
Se fossi nato nel 1159, quando il mondo era più stabile, avrei potuto pensare, a cinquantatrè anni, che la generazione successiva avrebbe condiviso i miei valori e apprezzato le stesse cose che apprezzavo io; nessuna apocalisse incombente...
Kraus fu il primo grande esempio di uno scrittore che sperimenta appieno in che modo la modernità, la cui essenza è l'accelerazione dei cambiamenti, crei da sola le condizioni di un'apocalisse personale...
L'esperienza di ciascuna generazione è così diversa oggi da quella precedente che ci sarà sempre qualcuno convinto che i valori fondamentali sono andati perduti e non potrà più esserci una posterità.
Finchè dura la modernità , tutti i giorni sembreranno a qualcuno gli ultimi giorni dell'umanità.


(J. Franzen, Il progetto Kraus, 2013) 

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