LA LUCE APPARE DOVE NON SPLENDE SOLE
La luce appare dove non splende
sole;
Dove non scorre mare, le acque del
cuore
Spingono i loro flutti;
E, sparsi fantasmi con lucciole nel
capo,
Le creature di luce
Sfilano lungo la la carne dove
nessuna carne copre le ossa.
Una candela nelle cosce
Riscalda seme e giovinezza e brucia
i semi dell'età;
Dove non germina alcun seme,
Il frutto d'uomo spiana le grinze
sotto gli astri,
Lucido come un fico;
Dove cera non è, mostra i suoi fili
la candela.
L'alba appare dietro gli occhi;
Dai poli del cranio e dell'alluce il
sangue ventoso
Scivola come un mare;
Non picchettati, non recinti, i
pozzi del cielo
Sgorgano sotto la verga
Che divina in un sorriso il petrolio
del pianto.
La notte nelle orbite contorna,
Luna di pece, il limite dei globi;
Il giorno illumina l'osso;
Dove non fa mai freddo, la raffica
che spella
Slaccia le vesti dell'inverno;
Il film primaverile dalle palpebre
pende.
La luce appare nei segreti
appezzamenti,
Sugli scarti del pensiero dove i
pensieri esalano alla pioggia;
Quando le logiche muoiono,
Il segreto del suolo cresce
attraverso l'occhio
E il sangue balza nel sole;
Sopra i terreni esausti l'alba
arresta il suo corso.
QUANDO AVRAI MACINATO QUELLA
BELLEZZA IN POLVERE
Quando avrai macinato quella
bellezza in polvere
Che fugge davanti al respiro
E, al tatto, trema di febbre
d'amante,
O l'avrai sezionata per guardarla
più a fondo,
Ingrandita e resa smisurata
A detrimento di una parte,
Rovescia, e accorgiti a un'occhiata,
Che saggezza è follia, l'amore no,
Il senso non può che mutilarlo,
saggezza lo sfigura,
Follia lo purifica e fa vero.
Perchè follia esisteva
Quando saggezza non albergava
nell'anima
Ma nel corpo dell'anima e dei sassi,
Esisteva, quando il senso arrivò
fino ad essi.
Che crescevano sulle colline o
brillavano sott'acqua.
Vieni savio nella stoltezza,
Va stolto e sii il buon fratello di
Cristo.
Che chi lo amava era saggio e
sensibile
Quando follia insorgeva, calda nel
cuore insensato.
C'E' MOLTO NEL MONDO CHE NON MUORE
C'è molto nel mondo che non muore
E molto che vive per perire,
che sorge e cade, sboccia per
appassire.
Il sole di stagione, che dovrebbe
conoscere il tramonto
Fino al secondo della buia venuta
La morte avvista e vede con terrore
Nel fluido cielo la costola di un
cancro.
Ma noi, rinchiusi nelle case del
cervello,
Rimuginiamo su ogni pianta di serra
Che sputi intorno le sue foglie
senza linfa,
E sorvegliamo la mano del tempo che
in eterno
Scandisce il mondo,
Chiusi nel manicomio imploriamo di
respirare aria fresca
C'è molto nel mondo che muore;
Il tempo non guarisce né risuscita;
Eppure, pazzi di sangue giovane o
macchiati dagli anni,
Siamo ancora restii a rinunciare a
ciò che resta,
sentendo il vento sul capo che non
rinfresca
E sulle labbra l'arida bocca della
pioggia.
(Dylan Thomas, Poesie e racconti)
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