LA GIOVINEZZA CHIAMA LA VECCHIAIA
Anche tu hai visto il sole, un
uccello di fuoco,
avanzare sulle nuvole nel cielo
dorato,
hai conosciuto l'invidia dell'uomo e
le sue fragili passioni,
hai amato e perduto.
Tu, che sei vecchio, hai amato e
perduto come me
ciò che è bello ma nato per
morire,
hai tracciato i tuoi schemi
nell'incalzante gelo.
E hai passeggiato di notte sulle
colline,
ti sei scoperto il capo sotto il
cielo vivo,
a mezzogiorno hai camminato nella
luce,
assaporando la mia stessa gioia.
Ci separano anni, ma non conta:
la giovinezza chiama la vecchiaia
attraverso gli anni spossati:
'Che hai trovato, -le grida- che hai
cercato ?'
'Quello che tu hai trovato', le
risponde la vecchiaia lacrimando,
'quello che tu hai cercato'.
NON ESSENDO CHE UOMINI
Non essendo che uomini, camminavamo
tra gli alberi
spauriti, pronunciando sillabe
sommesse
per timore di svegliare le
cornacchie,
per timore di entrare
senza rumore in un mondo di ali e di
stridii.
Se fossimo bambini potremmo
arrampicarci,
catturare nel sonno le cornacchie,
senza spezzare un rametto.
E, dopo l'agile ascesa,
cacciare la testa al di sopra dei
rami
per ammirare stupiti le immancabili
stelle.
Dalla confusione, come al solito,
e dallo stupore che l'uomo conosce,
dal caos verrebbe la beatitudine.
Questa, dunque, è bellezza,
dicevamo,
bambini che osservano con stupore le
stelle,
è lo scopo e la conclusione.
Non essendo che uomini, camminavamo
tra gli alberi.
ORA LA SETE SECCA LABBRO E LINGUA
Ora la sete secca labbro e lingua,
l'arida febbre brucia finchè non
resta più cuore,
ora è sfacelo nell'osso e nel
tendine,
quando il cielo, spalancate le
porte, ha preso il volo
bruciando l'aria per scagliare
fulmini
su uomini e montagne,
tempo è di tradimento ed è tempo
di invidia.
L'acido si rovescia, l'acido
sgocciola
nei luoghi e nelle crepe
più adatte agli amanti per crearvi
armonia,
per contrarre il tremito amoroso,
e sopra il letto delle amanti
sdraiarsi e ridacchiare,
fare sorrisi compiaciuti all'abito
nudo dell'amore,
motteggiare sulla carne di donna
e affogare ogni pena nell'oscena
catastrofe.
CON I MULINI A VENTO CHE GIRANO A
ROVESCIO
Con i mulini a vento che girano a
rovescio,
e i segnali indicanti in alto e in
basso,
rovina e redenzione,
non c'è dubbio che il vento in cui
precipitano,
non volano, le cornacchie, sia un
vento d'inganni:
gioca tiri ribaldi con valori e
intenzioni,
guida e soffia maligno, perchè le
allodole
trovano arduo sfrecciare sulle
nuvole;
verso Londra è girato, e turbe
assetate
di uomini con camicie di flanella
e ragazze con cappelli infiorati
intenti a visitare i luoghi famosi,
viaggiano nei loro torpedoni su
strade
che conducono a sordide città
sudice di garage e d'insegne di tè
a buon mercato.
La fede nel divino risolverebbe
molte cose,
perchè allora il vento fallace
sarebbe con certezza
vento del diavolo, e l'alta trinità
sarebbe incolpevole dei misfatti
ventosi.
Ma le vie sono cambiate, e molte vie
conducono
in luoghi diversi da quelli indicati
da chi progettò gli ovvi percorsi
e ora, sbagliando direzione,
su miglia di pietre miliari
orizzontali,
perplessi oltre la perplessità,
torcono le loro povere budella.
Il vento è mutato, ha rovesciato
il manto del buio e della luce,
reso insignificante il significato.
Il vento dell'errore
s'agita, gonfio, vecchio di veleno,
da una bocca crostosa.
Soffia il vento mutato, e c'è una
scelta di segnali
girati verso il Cielo, e pie turbe
di neofiti che imboccano strade
alterate.
(Dylan Thomas, Poesie e Racconti)
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