Ci sono piccoli eventi nella mia vita, che mi inquietano e risvegliano per un attimo, ma dileguano con altrettanta rapidità.
Piccoli segnali di attenzione, richiami sottili, sensazioni intime e latenti si susseguono in questo ultimo mese, ma vannno via come sono venuti, si nascondono tra le pieghe dei giorni e delle ore, nella ripetizione dei risvegli e dei sonni.
Qualcosa accade, ma nulla procede oltre.
E le emozioni si annebbiano, frustrate ancora una volta, ammutoliscono e si rintanano nel piccolo alveo che ancora si permette il mio cuore.
E vado avanti, in silenzio, sempre più in difficoltà con i simili, sempre più alieno dai dissimili.
Uno straniero in terra conosciuta.
Una terra di cui conosco la lingua, o almeno credo.
Ma forse non è così, forse mi rifaccio ad esperienze andate, ad anacronismi non più attuali.
La Terra, questa sconosciuta.
Sento che questa estraneità, e questo desiderio di qualcos'altro che manca, non sono solo miei.
Nessuno fa un passo completo verso di me, la paura e le riserve si affollano e pongono limiti, confini al possibile, che diviene improbabile, e poi irreale, e assente.
Nessuna carezza, nessuno sguardo, nessun affetto.
Solo parole, spesso virtuali e a distanza di sicurezza, in quei rari momenti di apertura che ancora si succedono e succedono, ma non vanno oltre...
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