giovedì 31 dicembre 2015

...non è di questo mondo

Anche se non sapevo di preciso su quale strada, saltava comunque agli occhi che Jacqueline era più avanti. Non voglio dire soltanto che era superiore sul piano morale, ma soprattutto che ne sapeva di più, che nella sua coscienza si instauravano connessioni più numerose...Ha vissuto i suoi ultimi anni convinta che la fine del mondo fosse imminente. Era una situazione che mi faceva soffrire. La logica avrebbe voluto che la sua vita terminasse in un tripudio di luce; invece Jacqueline è sprofondata nelle tenebre.

Diciamo che Hervè appartiene a quella categoria di persone per le quali essere non è affatto ovvio. Da quando era piccolo si chiede: che ci faccio qui ? E che cos'è 'io' ? E che cos'è 'qui' ?
Molte persone possono passare tutta la vita senza essere sfiorate da queste domande, o in caso, solo di striscio, per poi continuare per la loro solita strada...Ma per un altro tipo di persone non basta. O è troppo. In ogni caso per loro non funziona così...Non si sono mai riprese da una sorta di stupore che impedisce loro di vivere senza chiedersi perchè vivono, qual è il senso di tutto ciò, ammesso che ci sia.

In verità io ti dico: quando eri giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi. (dal Vangelo di Giovanni)

Guardando le cose dal suo punto di vista, credo di averle dato filo da torcere, soprattutto perchè ho un'intelligenza spaventosa. Non fraintendetemi. Non sto peccando d'orgoglio. Al contrario, lo sto intendendo in senso negativo..., come l'ho inteso io quando Madame C., la mia psicanalista, seduta sulla sua poltrona dietro di me, si è lasciata sfuggire con voce afflitta: 'Ma perchè lei dev'essere a tutti i costi così intelligente ?'

Quando è uscito il film tratto dal Diario di Anna Frank hanno chiesto a Billy Wilder un parere.
'Splendido', aveva risposto serio, 'davvero splendido...Molto commovente. (Pausa) Ma comunque sarebbe interessante conoscere il punto di vista dell'avversario.'

Secondo Nietzsche gli individui vengono giudicati e -al contrario di quel che dice Gesù, bisogna giudicarli, in base alla capacità che hanno di non raccontarsi storie, di amare la realtà e non le consolatorie invenzioni di cui loro stessi la rivestono. Vengono giudicati in base alla quantità di verità che riescono a tollerare.

Hervè mi dice che da piccolo lo stupiva molto una cosa: il pappagallo di sua nonna, quando veniva aperta la porta della gabbia, non scappava mai. Invece di prendere il volo restava lì come un deficiente. La nonna gli aveva spiegato il trucco: basta mettere uno specchietto in fondo alla gabbia. Il pappagallo è così contento di guardarsi, è talmente preso da non vedere neppure la porta aperta e ciò che sta fuori, la libertà, raggiungibili con un colpo d'ala.

Molti pensano, in modo un po' indefinito ma pressante, che per tutta una serie di motivi stiamo andando dritti contro un muro. Sulla base di questa constatazione, si formano due famiglie spirituali...Io appartengo alla frangia moderata della prima famiglia, secondo la quale forse non stiamo andando dritti verso la fine del mondo ma di sicuro verso una tragedia storica di portata immane che provocherà la scomparsa di buona parte dell'umanità....Hélène, mia moglie, che appartiene alla seconda famiglia, risponde che...da quando esiste l'umanità una delle sue occupazioni preferite è quella di temere e annunciare la fine del mondo, e che questa non ha più motivi per accadere oggi o domani di quanti ne abbia avuti in passato nelle infinite circostanze in cui quelli come me la ritenevano inevitabile.

Seneca dice che se per disgrazia si trovasse costretto a lavorare per vivere non ne farebbe certo una tragedia: si suiciderebbe, semplicemente.

Perchè (alla fine ha dovuto rassegnarsi) Luca non faceva parte della felice famiglia degli uomini che amano la vita sulla terra, ne sono ricambiati e non ne vogliono una diversa. Lui faceva parte dell'altra famiglia, quella degli irrequieti, dei malinconici, di coloro che credono che la vita vera sia altrove...Luca ha imboccato come molti suoi contemporanei la strada che porta all'ebraismo, e non si è sentito spaesato. L'anima era in esilio: in Egitto soffriva perchè era lontana da Gerusalemme; a Babilonia soffriva perchè era lontana da Gerusalemme; e a Gerusalemme soffriva perchè era lontana dalla vera Gerusalemme.

Hervè era pensieroso, e poi di punto in bianco ha detto: 'Tutto sommato, sono deluso. Quando ero giovane pensavo che avrei oltrepassato la condizione umana. Ma ormai ho sessant'anni e devo rassegnarmi al fatto che, almeno in questa vita, non ce l'ho fatta.'

Ho trovato questa frase, copiata da un apocrifo copto del secondo secolo: 'Se fai accadere quello che c'è in te, quello che farai accadere ti salverà. Se non fai accadere quel che c'è in te, quel che non avrai fatto accadere ti ucciderà'.

Penso che anche le persone più sicure di sé percepiscano con angoscia lo scarto che esiste fra l'immagine di sé che bene o male cercano di dare agli altri e quella che hanno di loro stesse nei momenti d'insonnia, o di depressione, quando tutto vacilla e si prendono la testa fra le mani, sedute sulla tazza del cesso. In ciascuno di noi c'è una finestra spalancata sull'inferno; cerchiamo di strane alla larga il più possibile, e io, per una mia precisa scelta, ho passato a quella finestra, ipnotizzato, sette anni della mia vita.

A Gerusalemme, dice il Talmud, c'era un rabbino assai devoto che si chiamava Yohanan ben Zakkay. Allievo del grande Hillel, ben Zakkay era un fariseo che aveva dedicato l'intera vita allo studio della Legge. Durante l'assedio di Tito aveva esortato inutilmente a fare uso della ragione. Quando la situazione era ormai chiaramente disperata, è riuscito a lasciar la città disteso in una bara insieme ad un cadavere, in maniera che l'odore del corpo in decomposizione ingannasse i soldati al posto di blocco...Dopodichè il rabbino sarebbe riuscito ad ottenere che il futuro imperatore risparmiasse dall'imminente distruzione di tutto ciò che era ebraico una piccola enclave, in cui una manciata di devoti avrebbero potuto continuare a studiare la Legge in pace...Questa nuova modalità d'esistenza, assolutamente inedita, è iniziata a Yavne, vicino a Yaffo, dove dopo il sacco di Gerusalemme si è insediata la piccola riserva farisea voluta dal rabbino ben Zakkay. Lì è germogliato in segreto, in silenzio, quello che è diventato l'ebraismo rabbinico...Lì gli ebrei hanno smesso di abitare una patria per abitare soltanto la Legge.

Ho attraversato il deserto quasi assoluto di questi ultimi tre giorni di vacanza (letteralmente, di vuoto) soprattutto grazie a questo, ancora una volta fantastico e incredibile, libro di Emmanuel Carrère, Il Regno.
Un testo esplosivo, affabulatorio, geniale e mostruoso, davvero impressionante, antico e attualissimo.
Che mi ha condotto a concludere l'anno, inopinatamente, in compagnia degli Atti degli Apostoli e delle Lettere di Paolo (che sono andato anche a rileggermi in diretta), accompagnandomi ancora una volta a seguire le vicende di quello strano essere che è stato Gesù di Nazareth, e di quelli che -ancora più stranamente- l'hanno seguito.
Un'incomprensibile irragionevolezza che ancora oggi, comunque, sta lì e dura, a dispetto di se stessa.
Leggendo Carrère si può capire perchè.
Ve lo consiglio: un romanzo storico sui generis, veramente avvincente (tenete conto che io, di solito, i romanzi storici non li leggo e non li amo)...

Si avvicina la notte dell'ultimo dell'anno.
Un altro anno così e schiatto...






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