L'
Europa, dopo aver contribuito a re-islamizzarla -rifiutando il suo
accesso nell'Unione- ora corteggia la Turchia, in funzione anti Isis
(che peraltro la Turchia sostiene sottobanco) ed anti russa (con cui peraltro la Turchia ha
un traffico economico non da poco).
Proprio
nel momento in cui Erdogan il sultano fa fuori opposizione e curdi come non mai,
arresta giornalisti e chiude giornali, si erge a dittatore unico
della patria in armi, proprio ora la Turchia ci serve: a fare la
nuova Libia, a fare da muro e protezione per noi, contro le invasioni
di terroristi e immigrati.
A fare
da barriera di respingimento per i profughi.
E
paghiamo profumatamente questi carcerieri d'oriente.
E la
Turchia farà la fine della Libia e, quando Erdogan non ci servirà
più, farà la fine di Gheddafi.
Non
impariamo niente, non vogliamo imparare niente; la ragion di stato, i
soldi e la convenienza a breve termine restano gli unici parametri
contemplati e sicuri.
Ma se
ne vedranno gli effetti collaterali, come sempre, nel medio periodo.
L'economia,
checchè ne dicano le solite ochette starnazzanti, non riparte.
Il
terrorismo ha gelato i timidissimi segnali di fiducia dei mesi
scorsi.
Produzione
e acquisti, se non di lusso, in coma.
Inflazione
che non sale, cattivo segno per la finanza, buon per noi.
Ed
allora si spera che Draghi prosegua e insista con il megatrucco del
quantitative easing: 60 miliardi di euro al mese (nostri) vengono
attualmente già sperperati per ricreare liquidità e far ripartire
il mercato. In realtà foraggiano ancora una volta solo banche e
finanza.
Ma la
BCE si impegnerà ancora, farà ancora di più.
Metodi
eterodossi, li chiama Padoan. Ci si attacca proprio a tutto, ma non
funzionerà.
A
Parigi-Bourget è iniziato il COP (che peraltro, in inglese, vuol
dire poliziotto).
L'ennesima
festa truccata in maschera per mitigare i cambiamenti climatici.
Funziona
così: arrivano centocinquanta capi di stato, fanno mirabolanti e
suggestivi discorsetti su quanto amano il pianeta che si concludono
con la speranza che questa sia la buona volta; poi continuano a far
parlare in pubblico scienziati ed ecologisti, mentre i loro tecnici
si incontrano nelle segrete stanze a litigare, a raggiungere
faticosissimi accordi con mille clausole scritte in piccolissimo, a
fare un'interminabile melina su quel che gli interessa e che li
tocca.
Poi, i
governi realizzeranno infine solo una parte di quel poco che si è
deciso lì.
Ma, di
volta in volta, il trucco funziona: per le nostre pigre opinioni
pubbliche, ovviamente.
Non
certo per il pianeta, che continua a degradare e a lessarsi.
E
ri-lessiamoci tutti, allora !
Rendiamoci conto che se i problemi venissero risolti, non si avrebbe più bisogno di chi si propone per farlo. Per questo non si risolvono, perché ci affidiamo a qualcun altro.
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