Piuttosto che della conoscenza, era
sulle tracce di vite vissute. -La cosa veramente importante sono le
persone. Del resto che me ne importa ? Forse la vita di un essere
umano brucia rapidamente, come la carta che abbiamo gettato nel
forno.Forse la vita, proprio come hanno detto alcuni filosofi, è un
gioco grottesco. Una serie di piccole difese disperate, anche di
illusioni, travestite da decisioni. Perà la vita veramente vissuta
di una persona è una cosa importante.Perchè per quanto sia ridicola
noi non possiamo rifiutarla completamente. Se anche nutriamo nella
nostra testa dei dubbi, cerchiamo comunque dei valori, buoni o
cattivi. Lasciamo spazio all'amore, al desiderio. Individuiamo la
differenza tra il vivere come se fosse un'arte e il perderci in
calcoli e quisquilie da poco.
-Bene, e l'azione?- Nuran fece un
cenno con la mano. -Sto parlando del senso dell'azione. Mettersi alla
prova in grandi imprese.
Mumtaz era perplesso. - Non esistono
imprese grandi o piccole. Esistono i nostri passi e la nostra
falcata. Mehmet II ha conquistato Istanbul quando aveva ventun anni.
Cartesio faceva filosofia a ventiquattro. Istanbul è stata
conquistata una volta sola. Il Discorso sul metodo è stato scritto
una volta sola. Però al mondo ci sono milioni di persone che hanno
ventuno o ventiquattro anni. Visto che non tutti sono Il
Conquistatore o Cartesio, dovrebbero forse morire ? Basta che vivano
intensamente. La grandezza di quelle che chiamiamo imprese è dentro
di noi.
Nuran guardava con molta attenzione
il giovane. -Ma l'azione...lei non sta parlando dell'azione.
-Ne ho parlato appunto...Tutti sono
costretti a fare qualcosa. Tutti hanno un destino. Che ne so, a me
quel destino piace viverlo, portando qualcosa di nuovo dal mio mondo
interiore. Per dire, a me piace l'arte. Forse l'arte ci permette di
conoscere gli aspetti migliori della morte, quelli che possiamo
accettare più serenamente. Questo è certo, la vta di una persona a
volte può essere bella come un'opera d'arte. Quando la trovo...
Nuran fu la prima a rompere il
silenzio.Forse voleva conoscere meglio l'uomo che la amava.
-Ma davvero non ha l'ambizione di
fare qualcosa di importante ?
-Di importante, no...ma cole lei sa,
ho un lavoro. Faccio quello, tutto qua.
Aveva paura della grandezza. Era una
cosa pericolosa. Perchè molto spesso accadeva ben oltre i limiti
della vita. Oppure uno perdeva la facoltà di pensare liberamente e
diventata un giocattolo nelle mani degli avvenimenti.
-Allora, una persona si perde nella
rete di se stessa oppure in quella degli avvenimenti. In verità, in
questo concerto non esiste il grande e il picoclo. C'è tutto e ci
sono tutti...Proprio come ciò che ci circonda in questo momento.
Quale di queste onde, quale di queste luci si può buttare via ? Si
spengono e si accendono da sole, vengono, vanno, il meccanismo è
continuamente in funzione. Però, perchè lei non cerca la felicità
invece della grandezza?
La risposta di Nuran lo colse di
sorpresa: -Perchè è così che le persone si sentono meglio!
-Sì, però tutti quelli intorno
staranno peggio!, disse Mumtaz.
-Ma ci sarà la guerra ?
-Guardi, io come spettatore
distaccato non vedo la possibilità che possa scoppiare una guerra.
Però il mondo è così carico e pronto alla tragedia che...- Si
fermò e prese fiato. -E' una cosa strana, come posso dire ? Non
credo che la guerra scoppierà subito. A me sembra una cosa
impossibile. Io credo che in pratica nessuno avrà il coraggio di
fare una cosa tanto spaventosa e terribile, nemmeno il più folle e
temerario, nemmeno chi cammina come un robot, il più inumano o colui
che si crede tale, penso che all'ultimo momento rinuncerebbe a farlo,
di punto in bianco scaglierebbe la torcia che tiene nelle mani
lontano dal braciere. Ma questa è l'ultima speranza. Lei sa che
cos'è l'ultima speranza ? Molto spesso l'ultima speranza è il volto
che esprime l'impossibilità delle nostre azioni...Lasci che le dica
con una sola parola quanto è fragile questa speranza.Da anni
riponiamo tutte le nostre speranze in quelli che stanno preparando
questa cosa, che si danno da fare con tanta serietà come se fossero
alla prese con una formula geometrica. Provi a pensare, da anni la
preparano, come se si trattasse di una recita teatrale, una ricetta
farmaceutica, un tavolo operatorio. E lo fanno dando il nome di crisi
ad ogni situazione dell'esistenza, ad ogni cambiamento e conseguenza,
per poi trovare dei rimedi per queste crisi moltiplicandole per tre o
per quattro...E adesso su cosa stiamo facendo affidamento ? Che
coloro che hanno creato questa atmosfera, che l'hanno trasformata in
modo da renderla irrespirabile, all'improvviso rinuncino a tutto ciò,
che all'improvviso da queste provocazioni senza senso ritornino alla
tranquillità, che tornino a guardare al mondo non con gli occhiali
di convinzioni predeterminate ma con gli occhi della relatà; di
fatto, quindi, un miracolo...La cosa veramente spaventosa sta nel
fatto che tutti quanti, o meglio, tutti gli avversari, hanno
atteggiamenti diversi: alcuni sono immersi nella rilassatezza data
dal benessere, dalla mancana d'azione o dall'idea che tutto ciò è
impossibile; altri invece sono alla rincorsa della pura
azione...Oppure 'Solo io avrò il coraggio...', e il problema si
ricolve...Chi sta pensando a tutto ciò ?...
Pian piano siamo finiti col credere
che l'unica via d'uscita sia la guerra. E non è tutto. Noi crediamo
che ci sarà una guerra, una delle tante guerre della storia. E
invece il mondo si sta preparando a una guerra civile, si è unito
sotto il naso dei politici e ha legato fra loro tutte le differenti
questioni...La guerra civile è uno dei modi in cui una civiltà
cambia pelle. Stiamo vivendo la trasformazione di un grande
organismo, così grande da essere incomprensibile dentro al sua
realtà, da sembrare un delirio o un incubo della natura. Siamo al
punto, se il termine è corretto, un punto fisiologico nel quale
tutto il contesto è stato preparato per il collasso e lo rende
inevitabile...
E' così semplice evitare una guerra
politica. Una virata o un istantaneo ritorno al buon senso potrebbe
risolvere ogni cosa. Ma superare una crisi di civiltà, mantenere la
consapevolezza dentor i suoi disastri, è tanto difficile quanto non
farsi sfuggire di mano il timone mentre la si affronta, non essere
inghiottiti dalla tempesta, non farsi trascinare da un'inondazone e
non farsi polverizzare da un meteorite.
-Com'è fatalista, dottore...
-Perchè sono uno studioso della
natura. Per anni ho gestito un laboratorio di fisiologia. Ho visto
decine di migliaia di malati. Credo di sapere riconoscere la
differenza tra quello che si può e quello che non si può evitare.
Riconosco da lontano il luogo che la morte ha scelto per andare a
insediarsi...
-Ma non è una cosa diversa ?
-..La guardi da un'altra
prospettiva. In un'epoca in cui le cose si sono fatte così confuse,
in cui le domande se ne vanno per la tangente, in cui ad ogni porta a
cui si bussa pieni di speranze compare la bocca di un drago, pensi
alla catastrofe del destino umano lasciato nelle mani di un mucchio
di pazzoidi, profeti irresponsabili, deterministi della produzione e
della sovrapproduzione, di utopisti che esprimono le loro buone
intenzioni solo con la voce delle armi, che trovano la loro misura
solo con le condanne a morte, che si nascondono dietro la maschera
della verità...
E anche se fosse per legittima
difesa, non sarebbe per nulla diverso dall'essere complici di un
delitto; è come dare una spintarella alla mano che tiene la torcia
affinchè si avvicini al braciere.
Certo, dal suo punto di vista logico
forse pensa di avere ragione. Ma dal suo punto di vista...e invece
nel mondo d'oggi non ci deve essere il punto di colui che vede solo
se stesso. Ed è possibile spiegarlo a lei, a me, al bancario di
Anversa e al macchinista di Bruxelles, che posso dire, a chiunque. Ma
come si può raccontare a un mistico, a quelli che credono se stessi
degli attori e il mondo un palcoscenico, a quelli che danno il via
alle cose sapendo che la morte a sangue freddo è la risposta ai loro
desideri ?
(Ahmet Hamdi Tanpinar, Serenità,
1949)
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