martedì 8 maggio 2018

crisi di sistema

Tra ieri e i prossimi giorni finalmente si procederà ad ampi passi nella -ancora lunga ma rapida e irreversibile- agonia del sistema politico italiano e più in generale della democrazia rappresentativa in tutto l'Occidente.

Mattarella è stato spernacchiato dai partiti, totalmente votati ai loro interessi particularissimi e del tutto indifferenti a quelli istituzionali e nazionali.
Dopo tanti auspici e richiami retorici all'unità, infine, la dura realtà.
Solo il Pd e (forse) FI, qualche LEU e Gruppo misto voteranno il suo governo finto-neutrale.
In attesa, sempre auspicati, di inciuci più stabili e consistenti che potrebbero sempre scongiurare precoci ritorni alle urne. 

Governo già neutralizzato in mezzora dai rifiuti di Di Maio, Salvini e Meloni.
Ma che si farà anche questa volta, e durerà almeno sino a fine anno, in attesa del ritorno di Draghi sulla scena politica italiana.
PD e FI faranno di tutto per non andare ad elezioni a breve (andrebbero a dissanguarsi ulteriormente), Lega e Cinquestelle preferiranno lasciare ad altri il peso di fare scelte durissime, imposte dall'UE.
Cosa di meglio che dei tecnici non candidabili e non politici per fare scelte impopolari e proseguire ad accumulare voti di protesta antisistema?

Ma, nel frattempo, una nuova campagna elettorale, di fatto mai interrotta, si farà eterna e continua, e sempre più senza senso, senza vincitori né vinti, in una vera e propria crisi di sistema.
E senza che si possa raggiungere alcun accordo su una diversa legge elettorale.
Almeno sino a quando non si arriverà a un nuovo bipolarismo: sempre che la Lega riesca a papparsi definitivamente Forza Italia e che il MS5 possa ulteriormente spolpare le carcasse di un PD che va verso l'estinzione.
Il PD si dirige ormai su uno sbocco centrista alla Macron, i cinquestelle copriranno l'area ex sinistra, la Lega prenderà quasi tutta la destra.
Ma ci vorrà ancora un po' di tempo per questo, e ci saranno ancora milioni di italiani che ancora una volta andranno a votare e rivotare, per pura coazione a ripetere, sempre più inutilmente.

Sino a quando l'ingovernabilità 'democratica' avanzerà implacabile in tutta Europa.
Si proseguirà come sempre a cercare apparenti soluzioni tecniche, sempre più labili, e a provare a tappar falle, con sempre più fatica e disdoro.
Ma ad un certo punto la finanza, i militari (e le maggioranze popolari) si stancheranno di tutta questa fragilità istituzionale in crescendo, e si andrà verso la militarizzazione della società e verso forme di regime politico apertamente dispotiche (simil Putin o Erdogan, veri fari del nostro tristo avvenire).













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