Tra ieri e i prossimi giorni
finalmente si procederà ad ampi passi nella -ancora lunga ma rapida
e irreversibile- agonia del sistema politico italiano e più in
generale della democrazia rappresentativa in tutto l'Occidente.
Mattarella è stato
spernacchiato dai partiti, totalmente votati ai loro interessi
particularissimi e del tutto indifferenti a quelli istituzionali e
nazionali.
Dopo tanti auspici e
richiami retorici all'unità, infine, la dura realtà.
Solo il Pd e (forse) FI,
qualche LEU e Gruppo misto voteranno il suo governo finto-neutrale.
In attesa, sempre auspicati, di inciuci più stabili e consistenti che potrebbero sempre scongiurare precoci ritorni alle urne.
Governo già neutralizzato
in mezzora dai rifiuti di Di Maio, Salvini e Meloni.
Ma che si farà anche questa
volta, e durerà almeno sino a fine anno, in attesa del ritorno di
Draghi sulla scena politica italiana.
PD e FI faranno di tutto per
non andare ad elezioni a breve (andrebbero a dissanguarsi
ulteriormente), Lega e Cinquestelle preferiranno lasciare ad altri il
peso di fare scelte durissime, imposte dall'UE.
Cosa di meglio che dei
tecnici non candidabili e non politici per fare scelte impopolari e
proseguire ad accumulare voti di protesta antisistema?
Ma, nel frattempo, una nuova
campagna elettorale, di fatto mai interrotta, si farà eterna e
continua, e sempre più senza senso, senza vincitori né vinti, in
una vera e propria crisi di sistema.
E senza che si possa
raggiungere alcun accordo su una diversa legge elettorale.
Almeno sino a quando non si
arriverà a un nuovo bipolarismo: sempre che la Lega riesca a
papparsi definitivamente Forza Italia e che il MS5 possa
ulteriormente spolpare le carcasse di un PD che va verso
l'estinzione.
Il PD si dirige ormai su uno sbocco centrista alla Macron, i cinquestelle copriranno l'area ex sinistra, la Lega prenderà quasi tutta la destra.
Ma ci vorrà ancora un po'
di tempo per questo, e ci saranno ancora milioni di italiani che
ancora una volta andranno a votare e rivotare, per pura coazione a
ripetere, sempre più inutilmente.
Sino a quando
l'ingovernabilità 'democratica' avanzerà implacabile in tutta
Europa.
Si proseguirà come sempre a cercare apparenti soluzioni tecniche, sempre più labili, e a provare a tappar falle, con sempre più fatica e disdoro.
Ma ad un certo punto la
finanza, i militari (e le maggioranze popolari) si stancheranno di
tutta questa fragilità istituzionale in crescendo, e si andrà verso
la militarizzazione della società e verso forme di regime politico
apertamente dispotiche (simil Putin o Erdogan, veri fari del nostro
tristo avvenire).
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