Tre cose mi impressionano di
questo processo che dovrebbe condurci alla formazione di un nuovo
governo.
La prima è che si debba
lottare così tanto per non farsi fagocitare dai mass media e dai
social:
che continuano ogni giorno
ed ogni ora ad interpretare, assediare i protagonisti, propalare e
inventare notizie, attaccarsi a dettagli incomprensibili e casuali
per renderli significativi e spettacolari, esaltare e rovinare
qualcosa o qualcuno in un attimo, cercare sempre di arrivare per
primi a sapere, pubblicare, dichiarare.
Mi dà angoscia vederlo e
pensarlo, in un tempo in cui le fake news sono ormai la norma per
tutti e la finta socializzazione di quel che vogliamo far sapere (ma
non della verità) ci avvolge senza requie e senza senso.
Siamo invasi
dall'informazione, e ne sappiamo e capiamo sempre meno, di tutto.
La seconda è che, a fianco
a tutta questa agitazione, si manifesta la più totale passività e
indifferenza delle persone rispetto a quel che accade nelle stanze
del potere.
In quasi tre mesi di
colloqui, trattative e ricevimenti, i leader politici proseguono come
se esistessero soltanto loro: non solo gli elettori, ma anche gli
eletti non contano nulla, non vengono consultati su nulla, non
esistono in quanto parlamentari e rappresentanti, restano
permanentemente in stand by.
La democrazia è stata
sostituita di fatto e da tempo da una richiamo populista ad un
consenso che ratifica post-hoc, ma che non contribuisce minimamente
alla presa delle decisioni.
La verifica dei gazebo o
della rete (così come la pagliacciata delle primarie) non possono
sostituire i processi democratici, ne rappresentano solo una
mistificazione mimetica.
Ma pare che siano oggi il
massimo a cui si possa aspirare.
Ma tanto vale a questo punto
andare a Windsor ed assistere al matrimonio tra Harry e Megan.
La terza è che, al minimo
accenno di conflitto e di alternativa, i mercati si siano
immediatamente svegliati contro il barbaro invasore, facendo scendere
le borse e sollevare lo spread.
E che le istituzioni europee
si affidino al solo Mattarella (o addirittura a Berlusconi),
manifestano diffidenza e preoccupazione verso chiunque provi a
contestarle o a metterle in discussione, anche solo in teoria o
nell'intenzione.
Quali spazi può ancora
avere la democrazia in un contesto di ricatto e di minaccia
preventiva come quella che prosegue e rivelarsi anche in questi
giorni ?
Salvini e Di Maio fanno bene
a provarci (almeno si fa un po' di casino), ma non vanno verso un
destino alla Tsipras ?
Credo proprio di sì.
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