Dal conte Gentilon de' Gentiloni eccoci
nelle mani di Conte Giuseppe, noto Pino.
Da un conte all'altro, possiamo
ritenerci fortunati.
Ma la nostra amata contea sta facendo
male i suoi conti.
Perchè è sui conti che il Conti
traballerà e dai conti sarà deposto.
Già è iniziato il gioco al rialzo dei
sempre imparziali mercati, già si alzano le alte grida di Boccia che
lo boccia, già Mattarella lo tiene ostaggio dietro la Vetrata per
due ore e cerca di ricondizionarlo col metodo Beethoven: 'Germania
viva, Europa viva, Euro viva, stabilità bene, cambiamento male...'
E, con Mattarella oppositore in
pectore, iIl nostro conte-re travicello si dibatterà pure tra le
estenuanti negoziazioni di Di Maio e Salvini, le opposizioni palesi
ed occulte di Berlusconi e Renzi, i continui richiami e sabotaggi dei
poteri forti.
Su conti, su baroni e s'autista funti tottu sa dì a de' su bar de Ibba...!
Il povero Conte, prima di salire sul
Golgota con la sua croce, appare serio, monocorde, scolaretto
inappuntabile e intimidito.
Pare sulla difensiva, ma si erge ad
avvocato difensore di tutti gli italiani.
Mi pare rivelativo: sa già che gli
italiani (e lui per primo) saranno accusati di alto tradimento, di
scarsa affidabilità, di essere, insomma, i soliti italiani.
Di questi tempi già dire di voler
cambiare qualcosa è sentito come una colpa.
Figuriamoci se ci provassero davvero.
Si può parlare di quanto fa schifo
questa Unione Europea, quasi totalmennte coincidente ormai con le
lobbies, le multinazionali ed i mercati finanziari: tutti lo
riconoscono per strada, nelle riunioni, nei corridoi, nei bagni.
Ma non è bene fare nulla contro di lei
(e, soprattutto, di loro). Perderesti, saresti schiacciato, punito.
Al processo, non sarai l'avvocato, caro
Conte, ma l'imputato, ti troverai alla sbarra, e sarai condannato.
E infine: ce la prendiamo tanto con
Trump e il suo 'America first!', ma stiamo dietro al deliquio
salviniano del 'Prima gli italiani' ?
Il modello autodifensivo leghista che
da sempre ha propagandato un Nord che voleva proteggersi dalla
globalizzazione dei ricchi e dal sud dei poveri e che si faceva gli
affari suoi, ora si fa modello per tutto il paese.
L'israelizzazione procede anche qui ed
è un passaggio tragico, foriero di ulteriori catastrofi.
E' vero che la valorizzazione del
'locale' sarebbe uno dei due antidoti compensativi alla
globalizzazione totalitaria e coatta (l'altro sarebbe l'esistenza di
veri poteri politici che la governino).
Ma una cosa è pensare il locale
all'interno di una cornice federale ed antistatale, una cosa invece è
pensarlo ed agirlo in una cornice ipercompetitiva e
statal-nazionalista.
Sarebbe stato bello pensare ad un
Europa capace di andare oltre gli stati, che desse valore alle
relazioni micro e macroregionali, alle affinità e ai rapporti tra
culture e tra popoli, al superamento di confini e barriere tra
europei e con il mondo.
Ma non siamo andati oltre Schengen e
Lisbona, ed ora stiamo tornando indietro, sull'uno e sull'altro.
L'Italia e l'Europa dei conti e delle
contee, stanche e deluse dell'internazionalismo e della democrazia
parlamentare, stanno per tornare -ora anche esplicitamente- al
feudalesimo.
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