Stiamo
comprendendo che le elezioni sono divenute dei rituali per il
mantenimento di un ceto politico professionale; e che, anche laddove
vengano eletti rappresentanti validi e onesti, la loro possibilità
di pesare e di cambiare le decisioni già prese altrove, in sedi non
parlamentari, è sostanzialmente nulla; e che, anche laddove essi
riuscissero a decidere altrimenti, i governi sarebbero immediatamente
'commissariati' da quei tirannici poteri, finanziari e tecnocratici,
da tempo dominanti e che ormai chiamiamo familiarmente 'la troika'.
Saramago, in due suoi famosi e
profetici romanzi ha
immaginato una società i cui cittadini perdono progressivamente la
vista e non vanno più a votare.
L'unico
sciopero che oggi potrebbe pesare sarebbe proprio questo: lo sciopero
del voto.
Si
verificano alcune situazioni in cui egli ritiene alcune leggi
talmente ingiuste da rendere l'obbedienza ad esse un disonore...E per
manifestare la sua protesta contro l'azione dei legislatori egli può
ritirare la sua collaborazione allo Stato, disobbedendo anche ad
altre leggi la cui violazione non implica un comportamento immorale.
Il
non-voto, l'astensionismo politico (non clandestino e puramente
individuale, com'è oggi, ma pubblico, coscientemente e
collettivamente agito all'interno di una campagna nonviolenta di
massa) rappresenterebbero oggi -prima che sia troppo tardi e sino a
quando saremo ancora chiamati a votare- l'unica modalità per la
ripresa del potere da parte dei cittadini in occidente.
Se
non sorgerà un 'movimento per la disperazione' capace di
gestire politicamente il fenomeno, che è e sarà sempre più
crescente, dell'astensionismo, non ci resterà altro che assistere
passivamente al progressivo spolpamento delle nostre democrazie, di
cui resterà a breve soltanto un'ectoplasma senz'anima, una parvenza
di scheletro.
Sempre
che i despoti di turno non decidano di sbarazzarsi -presto o tardi-
anche di questa.
(Enrico Euli, Fare il morto, 2016)
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