Anche se non
sapevo di preciso su quale strada, saltava comunque agli occhi che
Jacqueline era più avanti. Non voglio dire soltanto che era
superiore sul piano morale, ma soprattutto che ne sapeva di più, che
nella sua coscienza si instauravano connessioni più numerose...Ha
vissuto i suoi ultimi anni convinta che la fine del mondo fosse
imminente. Era una situazione che mi faceva soffrire. La logica
avrebbe voluto che la sua vita terminasse in un tripudio di luce;
invece Jacqueline è sprofondata nelle tenebre.
Diciamo che
Hervè appartiene a quella categoria di persone per le quali essere
non è affatto ovvio. Da quando era piccolo si chiede: che ci
faccio qui ? E che cos'è 'io' ? E che cos'è 'qui' ?
Molte persone possono passare tutta
la vita senza essere sfiorate da queste domande, o in caso, solo di
striscio, per poi continuare per la loro solita strada...Ma per un
altro tipo di persone non basta. O è troppo. In ogni caso per loro
non funziona così...Non si sono mai riprese da una sorta di stupore
che impedisce loro di vivere senza chiedersi perchè vivono, qual è
il senso di tutto ciò, ammesso che ci sia.
In verità io ti dico: quando eri
giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai
vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà
dove tu non vuoi. (dal Vangelo di Giovanni)
Guardando le cose dal suo punto di
vista, credo di averle dato filo da torcere, soprattutto perchè ho
un'intelligenza spaventosa. Non fraintendetemi. Non sto peccando
d'orgoglio. Al contrario, lo sto intendendo in senso negativo...,
come l'ho inteso io quando Madame C., la mia psicanalista, seduta
sulla sua poltrona dietro di me, si è lasciata sfuggire con voce
afflitta: 'Ma perchè lei dev'essere a tutti i costi così
intelligente ?'
Quando è uscito il film tratto dal
Diario di Anna Frank hanno chiesto a Billy Wilder un parere.
'Splendido', aveva risposto serio,
'davvero splendido...Molto commovente. (Pausa) Ma comunque sarebbe
interessante conoscere il punto di vista dell'avversario.'
Secondo
Nietzsche gli individui vengono giudicati e -al contrario di quel che
dice Gesù, bisogna giudicarli, in base alla capacità che
hanno di non raccontarsi storie, di amare la realtà e non le
consolatorie invenzioni di cui loro stessi la rivestono. Vengono
giudicati in base alla quantità di verità che riescono a
tollerare.
Hervè mi dice che da piccolo lo
stupiva molto una cosa: il pappagallo di sua nonna, quando veniva
aperta la porta della gabbia, non scappava mai. Invece di prendere il
volo restava lì come un deficiente. La nonna gli aveva spiegato il
trucco: basta mettere uno specchietto in fondo alla gabbia. Il
pappagallo è così contento di guardarsi, è talmente preso da non
vedere neppure la porta aperta e ciò che sta fuori, la libertà,
raggiungibili con un colpo d'ala.
Molti pensano, in modo un po'
indefinito ma pressante, che per tutta una serie di motivi stiamo
andando dritti contro un muro. Sulla base di questa constatazione, si
formano due famiglie spirituali...Io appartengo alla frangia moderata
della prima famiglia, secondo la quale forse non stiamo andando
dritti verso la fine del mondo ma di sicuro verso una tragedia
storica di portata immane che provocherà la scomparsa di buona parte
dell'umanità....Hélène, mia moglie, che appartiene alla seconda
famiglia, risponde che...da quando esiste l'umanità una delle sue
occupazioni preferite è quella di temere e annunciare la fine del
mondo, e che questa non ha più motivi per accadere oggi o domani di
quanti ne abbia avuti in passato nelle infinite circostanze in cui
quelli come me la ritenevano inevitabile.
Seneca dice che se per disgrazia si
trovasse costretto a lavorare per vivere non ne farebbe certo una
tragedia: si suiciderebbe, semplicemente.
Perchè (alla fine ha dovuto
rassegnarsi) Luca non faceva parte della felice famiglia degli uomini
che amano la vita sulla terra, ne sono ricambiati e non ne vogliono
una diversa. Lui faceva parte dell'altra famiglia, quella degli
irrequieti, dei malinconici, di coloro che credono che la vita vera
sia altrove...Luca ha imboccato come molti suoi contemporanei la
strada che porta all'ebraismo, e non si è sentito spaesato. L'anima
era in esilio: in Egitto soffriva perchè era lontana da Gerusalemme;
a Babilonia soffriva perchè era lontana da Gerusalemme; e a
Gerusalemme soffriva perchè era lontana dalla vera
Gerusalemme.
Hervè era pensieroso, e poi di
punto in bianco ha detto: 'Tutto sommato, sono deluso. Quando ero
giovane pensavo che avrei oltrepassato la condizione umana. Ma ormai
ho sessant'anni e devo rassegnarmi al fatto che, almeno in questa
vita, non ce l'ho fatta.'
Ho trovato questa frase, copiata da
un apocrifo copto del secondo secolo: 'Se fai accadere quello che c'è
in te, quello che farai accadere ti salverà. Se non fai accadere
quel che c'è in te, quel che non avrai fatto accadere ti ucciderà'.
Penso che anche le persone più
sicure di sé percepiscano con angoscia lo scarto che esiste fra
l'immagine di sé che bene o male cercano di dare agli altri e quella
che hanno di loro stesse nei momenti d'insonnia, o di depressione,
quando tutto vacilla e si prendono la testa fra le mani, sedute sulla
tazza del cesso. In ciascuno di noi c'è una finestra spalancata
sull'inferno; cerchiamo di strane alla larga il più possibile, e io,
per una mia precisa scelta, ho passato a quella finestra,
ipnotizzato, sette anni della mia vita.
A Gerusalemme, dice il Talmud, c'era
un rabbino assai devoto che si chiamava Yohanan ben Zakkay. Allievo
del grande Hillel, ben Zakkay era un fariseo che aveva dedicato
l'intera vita allo studio della Legge. Durante l'assedio di Tito
aveva esortato inutilmente a fare uso della ragione. Quando la
situazione era ormai chiaramente disperata, è riuscito a lasciar la
città disteso in una bara insieme ad un cadavere, in maniera che
l'odore del corpo in decomposizione ingannasse i soldati al posto di
blocco...Dopodichè il rabbino sarebbe riuscito ad ottenere che il
futuro imperatore risparmiasse dall'imminente distruzione di tutto
ciò che era ebraico una piccola enclave, in cui una manciata di
devoti avrebbero potuto continuare a studiare la Legge in
pace...Questa nuova modalità d'esistenza, assolutamente inedita, è
iniziata a Yavne, vicino a Yaffo, dove dopo il sacco di Gerusalemme
si è insediata la piccola riserva farisea voluta dal rabbino ben
Zakkay. Lì è germogliato in segreto, in silenzio, quello che è
diventato l'ebraismo rabbinico...Lì gli ebrei hanno smesso di
abitare una patria per abitare soltanto la Legge.
Ho
attraversato il deserto quasi assoluto di questi ultimi tre giorni di
vacanza (letteralmente, di vuoto) soprattutto
grazie a questo, ancora una volta fantastico e incredibile, libro di
Emmanuel Carrère, Il Regno.
Un testo esplosivo,
affabulatorio, geniale e mostruoso, davvero impressionante, antico e
attualissimo.
Che mi ha condotto
a concludere l'anno, inopinatamente, in compagnia degli Atti degli
Apostoli e delle Lettere di Paolo (che sono andato anche a rileggermi
in diretta), accompagnandomi ancora una volta a seguire le vicende di
quello strano essere che è stato Gesù di Nazareth, e di quelli che
-ancora più stranamente- l'hanno seguito.
Un'incomprensibile
irragionevolezza che ancora oggi, comunque, sta lì e dura, a
dispetto di se stessa.
Leggendo Carrère
si può capire perchè.
Ve lo consiglio: un
romanzo storico sui generis, veramente avvincente (tenete conto che
io, di solito, i romanzi storici non li leggo e non li amo)...
Si avvicina la notte dell'ultimo dell'anno.
Un altro anno così e schiatto...