Nei giorni scorsi ho provato ad uscire
dal guscio ed ho accettato alcuni inviti a cena.
Mal me ne colse!
Per reazione, oggi sono rimasto da
solo, a leggere centinaia e centinaia di pagine, in una quasi
coazione (a delinquere)..
Sto leggendo vari libri
contemporaneamente (oltre a Proust, che prosegue a un ritmo di 50
pagine al giorno, ho finito Pecoraro, un De Silva amoroso che mi
mancava (La donna di scorta), ho iniziato e finito Gli sdraiati di
Michele Serra e la fachirocomica di Puertolas, caso letterario di
questi ultimi mesi...).
Tanto per non farmi mancare nulla, sto
chiudendo anche con 'Nietzsche e la filosofia' di Deleuze.
Sostanzialmente, un lavoro matto e
disperatissimo, che dura da stamattina alle 8.
Tutto ciò evidenzia lo stato insano
della mia attuale esistenza.
Se riuscissi almeno a scrivere
qualcosa...!
D'altra parte, le cene in compagnia non
sono una buona alternativa: anzi, la tristezza e il non senso
aumentano di volume, di tono, di intensità.
Trovarmi circondato da hippies in
ritardo, da bambini frignanti, o assediato da uno psicanalista che
vuole curarmi a tavola, non sono esperienze che consiglierei al mio
peggior nemico (che non c'è).
Ormai, attendo solo il viaggio, che
partirà mercoledì prossimo.
Sperando di non arrivarci troppo
sfatto.
Il colon irritabile è molto irritato,
chissà perchè.
Ed anche le ossa continuano a gemere alquanto.
Non vi è un altro divenire ? In
ogni caso, noi sentiamo, sperimentiamo e conosciamo il divenire
soltanto nelle sue forme reattive. Non solo constatiamo l'esistenza
delle forze reattive, ma ne riscontriamo ovunque il trionfo. In virtù
di cosa trionfano ? In virtù della volontà del nulla, grazie
all'affinità tra reazione e negazione. E cos'è la negazione ? E'
una qualità della volontà di potenza che la qualifica come
nichilismo o volontà del nulla, che costituisce il divenire-reattivo
della forza...
Le figure in cui si esprime il
trionfo delle forze reattive (risentimento, cattiva coscienza, ideale
ascetico) sono anzitutto forme del nichilismo.
Ma non c'è un altro divenire ?
Forse tutto ci spinge a 'pensarlo'. Ci vorrebbe però un'altra
sensibilità, un altro modo di sentire...
Per affermare l'eterno ritorno
bisogna mozzare e schiacciare la testa del serpente. Allora il
pastore non è più uomo, ma 'un trasformato, un circonfuso di luce,
che rideva! Mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise!'.
(Deleuze)
Ai giardinetti (che
non è le Tuileries) non sono circondato da nobili e aristocratici,
che non spuntano dalla Recherche e non abitano questi angiporti.
Parlo ogni giorno
per un po' con il sessantenne che sta vendendo i libri della sua
libreria (e qualcuno glielo compro, tanto per avere qualcosa da
leggere...); è educato, colto, informato, sempre con la stessa
camicia e gli stessi calzoni, e con la solita borsetta piena di
volumi e volumetti, alla ricerca di giovani compratori (mi ha detto
esterrefatto che oggi ha regalato un 'Giulietta e Romeo' ad una
ragazza, che non sapeva niente di loro, non dico la storia, ma
neppure i nomi...!).
Ho
ogni giorno di fronte una signora tettuta, con ampia scollatura,
truccata con ombretto e fard, che guarda fissa nel vuoto, come se non
vedesse nulla fuori di sé, totalmente assorta nel suo intimo, in una
posa a là Rodin...
E tutte le ucraine
e russe e moldave (il giovedì pomeriggio è di libera uscita).
Gente dignitosa ed
umile, umiliata, che sento sempre più simile.
Così mi sento
anch'io, oggi, nell'intimo, al di là del differente status sociale
ed economico.
Ma lo psicanalista
di ieri sera a cena mi ha apostrofato: 'ma allora sei uno che si
crede migliore degli altri...?!'.
Ho dovuto ammettere
che sì, la pensavo così.
Un aristocratico,
mi sento, in senso nietzschiano. Un nobiluomo d'altri tempi, o di
tempi futuri.
Pensieri diversi,
un'altra sensibilità.
E sento di non
essermi sentito mai tanto in alto e tanto in basso, simultaneamente.
Amico dei cani, e
della signora di Guermantes, e dell'oltreuomo. Tutto insieme.
Non è facile.
Livio stava approfittando della
giornata...Si era alzato, lavato, vestito, aveva fatto colazione,
messo fuori la macchina. Ci riusciva. Poteva permettersi una vita
normale, quel giorno. La pianura, la povera consolazione
dell'esistenza in cui tutto è stabile, la mezza felicità, quel sì
però in fondo sono queste le cose che contano. Non è molto, non
vale certo una vita, ma è un sistema immunitario che funziona, tutto
sommato... (De Silva)
A vivere così,
anche per poco, non ce la posso fare.
Non mi funziona,
tutto sommato.
Dannata
aristocrazia, dannata marchesa di Guermantes, dannata, pia, santa e
maledetta madre mia...!
Nessun commento:
Posta un commento