Anche se non riuscirò a fare altro,
almeno saprò di che cosa non bisogna occuparsi.
L'impulso critico che per Valery
scaturiva da Mallarmè era la persuasione che esistevano già molti
capolavori e che il numero delle produzioni geniali non era affatto
tanto piccolo da dover ardentemente desiderare di accrescerlo.
Il lavoro rigoroso in letteratura si
manifesta e si realizza attraverso dei rifiuti.
Si direbbe che esso sia misurato dal
numero delle ripulse.
E' su questo punto che la
letteratura si connette al dominio dell'etica; qui la letteratura
ottiene i suoi eroi e i suoi martiri: dalla resistenza al facile.
Alcune ricerche, la cui difficoltà
è smisurata, isolano chi vi si immerge.
Questo isolamento può essere
impercettibile, ma l'uomo che vi si sprofonda ha un bel vedere
uomini, discorrere, discutere con loro; egli tiene per sé quanto
crede parte della propria essenza e non cede agli altri se non quanto
ritiene inutile al suo grande disegno.
Una parte della sua mente può certo
applicarsi a rispondere agli altri, e persino a brillare davanti a
loro, ma, lungi dal confondersi con quell'oblio di sé che genera
l'eccitante commercio delle somiglianze di impressioni e dei
contrasti di idee, questi si ritrae attraverso questo stesso scambio
che gli fa sentire più acutamente il suo isolamento, e l'impegna a
ritirarsi in sé, con se stesso, più vivamente a ogni contatto.
Così si forma, per reazione, una
seconda solitudine, che gli è come necessaria per rendersi
segretamente, studiatamente, gelosamente incomparabile.
Inoltre, egli spinge questa
separazione e questa ripresa così avanti che isola se stesso da ciò
che è stato e da ciò che ha fatto.
L'uomo che di tutte le cose non
giudicasse che secondo la sua sola esperienza, che si rifiutasse di
arguire da ciò che non ha visto e provato, che si permettesse solo
opinioni dirette, provvisorie e motivate..., che non pensa nulla e
non comprende alcunchè se non per mezzo del caso e degli echi,
costui sarebbe certo l'uomo più onesto del mondo, il più
distaccato, il più vero.
Ma la sua purezza lo renderebbe
incapace di comunicare, e la sua verità lo ridurrebbe a non
esistere.
Lo spirito trascorre tre quarti del
tempo a disfarsi delle risposte apprese o comunicate e anche delle
domande che non sono nostre, delle difficoltà importate e che non
avvertiamo o che non avremmo inventato.
Affinchè l'ordine regni, bisogna
necessariamente che vi siano molti uomini assai sensibili agli onori
e alle distinzioni pubbliche; molti uomini senza resistenza davanti
alle parole che non capiscono, davanti al tono e alla violenza
verbale, alle promesse, alle immagini vaghe e grossolane, ai fantasmi
e agli idoli del discorso.
Occorre anche una certa proporzione
di individui abbastanza feroci da apportare all'ordine la quantità
d'inumanità di cui ha bisogno; bisogna anche che ve ne siano che non
arretrano davanti alle azioni più ripugnanti.
Infine, è importante che esista una
grande quantità di esseri interessati e che la viltà sià più
comune e dunque politicamente più forte che il coraggio.
Ma se tutti questi tipi di
imperfezione sono indispensabili, per le sue stesse imperfezioni,
alla vita di una società, come e perchè sono disprezzati,
squalificati, condannati nelle persone dall'opinione che proviene
dalla stessa società ?
Eppure, la sicurezza generale, la
stabilità, la prosperità riposano su di loro.
Esistono due tipi di uomini -quelli
che si sentono uomini ed hanno bisogno di uomini.
- E quelli che si sentono -soli, e
non uomini-.
Giacchè chi è veramente solo, non
è uomo.
Se tutti gli uomini mi
assomigliassero, la specie raggiungerebbe la sua fine. Essa morirebbe
di fame.
Stasera Gide diceva davanti a me:
Valery non è umano. Su questo punto c'è accordo. Degas mi chiamava
l'Angelo K., mi definì : l'Assente. Questa messa al bando
dall'umanità è per me imbarazzante. Eppure questa inumanità deve
ridursi a un qualche modo di essere semplicissimo, così semplice che
proprio in questo consiste la sua inumanità.
Io non provo disprezzo per gli
uomini, tutto il contrario.
Ma lo sento per l'Uomo. Questa
bestia che io non avrei inventato.
L'uomo vale solo attraverso
l'inumano, dal momento che le condizioni e i presupposti elementari
dell'essere umano non sono umani.
Ma che ci si faccia una professione
ed un nome col praticare la morale o l'immoralità, col volere
mettere in catene il prossimo oppure col volerlo liberare, con
l'invitarlo al piacere o alla rinuncia, questo non posso sopportarlo.
Non voglio esagerare: diciamo che
piuttosto mi provoca un'alzata di spalle.
In questo modo non ci si spinge fino
a questo fondamento dell'uomo, che non è più uomo.
Ma è dunque un futuro terribile
quello che si prepara, dal momento che tutte queste cattive virtù
che renderanno vita dura alla vita, cresceranno e regneranno sempre
più nel mondo; ma non sotto forma umana.
La macchina e ciò che essa esige
obbligheranno alla loro disciplina i più leggeri e i più vaghi.
Essa registra, essa prevede. Essa
precisa, essa indurisce, esagera poteri di conservazione e di
previsione caratteristici degli esseri viventi; dunque essa tende a
mutarne la durata capricciosa, i ricordi incerti, il futuro confuso,
i domani indeterminati, in una sorta di presente identico,
paragonabile allo stato stazionario di un motore che ha raggiunto la
sua velocità di regime...
(da K. Loewith , Paul Valery. Tratti
fondamentali del suo pensiero filosofico, (1971), Ananke, 2012)
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