lunedì 7 luglio 2014

la munro

'Non chiedeteci informazioni -lesse George-. Se siamo finiti qui è perchè non ne avevamo'.
Oppure: 'Se pensavate di annoiarvi siete nel posto giusto'...
'Mission Creek. Abitanti : 1700. La porta d'accesso alla penisola di Bruce. Siamo gente che ama i bambini'.
Mi chiedevo chi fosse l'umorista che aveva prodotto a nostro beneficio quei cartelli.
Doveva essere il tizio che stava alla cassa, Pop ?
Masticando un fiammifero, guardava fuori in strada senza aspettare altro che di vedere qualcuno inciampare in una fessura del marciapiede o forare una gomma o rendersi ridicolo in modi che a lui, Pop, incastrato dietro al registratore di cassa, immenso, scettico e indifferente, non sarebbe capitato di sperimentare. E forse nemmeno, forse al resto del mondo bastava andare su e giù, passare in macchina, attribuirsi una meta, per manifestare la propria assurdità.
E' possibile leggere quel giudizio stampato sul volto di persone affacciate alla finestra, o sedute sui gradini di casa in alcuni piccoli centri, individui profondamente indifferenti a tutto, come se custodissero fonti di delusione che manterrebbero benissimo, e con una certa soddisfazione, anche al buio...

Ma a dominare la stanza era un ritratto dentro una cornice dorata con illuminazione apposita, raffigurante un bell'uomo biondo di mezz'età seduto a una scrivania, in completo scuro e dall'aria prospera, rosea e cordiale. In questo caso è probabile che sia il senno di poi a farmi ritenere che dal ritratto trasparisse un disagio, una specie di sfiducia riguardo al proprio ruolo, la tendenza a proporsi con quell'eccesso di generosità e insistenza che, come tutti sanno, può condurre alla catastrofe...
Quei dieci, se non quindici anni, avevano ammorbidito parecchio, appesantito e sconfitto l'uomo della fotografia. Cosce e fianchi mostravano un notevole accumulo di adipe che gli affaticava i movimenti, accompagnati da sospiri, da un tremolio di carni soffici e da un pesante imbarazzo da matrona. Occhi e capelli avevano perso luce, i tratti si erano fatti più sfumati,e l'espressione affabile e ferina era ormai di modestia inquietante e di cronica sfiducia. Non lo guardai. Affittando lo studio non intendevo sobbarcarmi l'impegno di conoscere altri esseri umani.

Che cosa fu dunque a riportarmi con i piedi per terra ?
Fu la tangibilità atroce e ammaliante del mio disastro; fu vedere 'come andavano le cose'.
Non che mi fosse piaciuto; ero timida e tutta quella risonanza  mi fece soffrire molto.
Ma il concatenarsi dei fatti di quel sabato sera mi affascinò; ebbi la sensazione di aver gettato un'occhiata sulla prodigiosa, devastante  e spudorata assurdità con cui si improvvisano le trame della vita, a differenza di quelle dei romanzi. Non riuscivo a distogliere lo sguardo.

(Alice Munro, Danza delle ombre felici, 1968)

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