Passai l'ultima serata a scegliere le cose da portarmi dietro, sapendo che, dove andavo, non ci sarebbero stati carrelli, scale mobili e facchini a facilitarmi le cose.
Avevo salutato tutti ed ero già preso dalla solita gioia di mettermi in cammino, dal sempre rinnovato senso di sollievo che mi prende a sapere che nessuno mi potrà raggiungere, che non sono prenotato o aspettato da nessuna parte, che non ho impegni tranne quelli creati dal caso.
Adoro questo mescolarmi a una folla, questo diventare un viaggiatore qualsiasi, libero dal proprio ruolo, dall'immagine che uno ha di sè e che è a volte una gabbia stretta quanto quella del corpo; sicuro di non imbattermi in qualcuno con cui dover fare conversazione, libero di mandare al diavolo il primo che ci prova.
In questo spirito, con il solo peso di un sacco sulle spalle e di una borsa a mano, uscii una mattina da Turtle House e partii per un grande viaggio, uno dei più lunghi della mia vita, quello con cui volevo darmi più agio: Bangkok-Firenze...
(T. Terzani, Un indovino mi disse, p.308)
Leggo libri di mistica e sulla mistica, di Marco Vannini.
E ho concluso il libro di Terzani, in cui lui -uomo spirituale occidentale, scetticamente razionalista, ma antimodernista- prova ad entrare in contatto con magie e superstizioni, e arti della meditazione, in Oriente.
Mi sento, come loro, vicino a vedere il vuoto, a vedere il Nulla nel Tutto.
Ma senza Dio.
Da qui incanto, disincanto, noia, senso dell'assurdo, e disperazione del presente.
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