Non siamo nati mica ieri, Capataz.
non siamo nati mica ieri...
Non siamo mica prigionieri di questa bella modernità,
c'è un altro tipo di futuro, Capataz...
(F. De Gregori, 1987)
La sensazione che si ha (e l'auspicio che ho) è che, nonostante inciuci, rimozioni e collusioni, la pacificazione non regga.
Il conflitto riemerge, e si fa strada e voce, in tutte le sedi e circostanze.
Le soluzioni e le imposizioni della modernità governante scricchiolano rumorosamente.
Grillo e il Fatto iniziano a farsi insistenti contro Napo, che mostra finalmente segni di nervosismo.
Berlu è sempre più disperato, il PdL non c'è più, e non solo di fatto.
E' difficile credere che 'acampados senza casa' e attivisti antiTAV si fermino qui, così come quelli della 'terra dei fuochi' nella straviolentata Campania.
Lo spionaggio internazionale tra gli stati evidenzia che collaborazione e fiducia sono parole vuote e pure ipocrisie. E ci dicono quanto gli USA siano ormai isolati e nell'angolo, al di là della loro potenza militare.
Nel piccolo, il mio vicinato litiga sempre di più, e le urla salgono dalle finestre (tra figli e madri, tra mariti e mogli...) con sempre più frequenza.
Magari, a un certo punto, si ammazzeranno, anche.
E finiranno su Studio Aperto.
In tutto questo casino, soltanto Renzi (il quarto fratello Kennedy, Epimeteo redivivo e in grande ritardo) continua a fingere di essere nell'America degli anni 60 e a parlare di sogni, speranze, progresso.
'Diamo un nome al futuro', è lo slogan della Leopolda.
Te lo do io il nome, caro Renzi.
Si chiama catastrofe.
E decrescita, verso altri mondi possibili (forse) o, se non ce la faremo, tutti -più semplicemente e tristemente- all'altro mondo.
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