cara C.,
per quelli che si sentono prigionieri
tutto diventa un muro,
anche una porta aperta.
(Renè Char)
Spaparanzato su una sdraio all'Iguana kiosko bar, mi godo sole, vento e onde al Poetto, come non mi capitava da tempo.
Mare abbastanza agitato e algoso davanti a me, ne sento i suoni.
Cinque virago tedesche, anziane e burrose, alquanto cellulitiche, mi circondano con parole, biancori e vampate d'altri suoli. Si godono il nostro strepitoso ed inquietante ottobre.
Mi sento, da loro, meno lontano di un tempo.
Sono giunto in spiaggia sulla mia nuova fiammante bici elettrica color bronzo chiaro: va a 25 all'ora, anche in salita, senza fatica.
Ottima per gironzolare in città, e magari anche per andare dai nipoti o al Cungiareddu.
Arte e perfezione della solitudine.
Una solitudine scattante.
Come un'iguana.
Ma le iguane non leggono libri.
Lo sdraietto mi ha avvinto ancora ad un breve DeLillo del 2001, Body Art :
-Stai bene ?
-Cosa dovrei rispondere ?
-Non so. Ma non ti senti sola ?
-Ci dovrebbe essere un'altra parola per dire sola. Tutti sono soli. Questa è una cosa diversa.
-Ma non credi. Non so. Non sarebbe più facile.
-Questo è il genere di conversazione che dovresti fare con qualcun altro. Io non so fare questo tipo di conversazione.
-Se tu non insistessi a tenerti lontana. Hai bisogno di avere intorno persone e cose familiari. Non fa bene star soli. Lo so cosa provavi per lui. E so che dev'essere terribile. Dio mio. Ma non devi ripiegarti in te stessa. So anche che sei decisa a farlo. So che hai una volontà di ferro, a modo tuo, subdola e ostinata. Ma devi tirarti fuori da questa cosa. Non chiuderti in te stessa.
-Dimmi cosa stai facendo.
-Mi sto ingozzando. E guardo fuori dalla finestra -disse Mariella-. E parlo con te...
Secondo me tu stai creando la tua piccola società totalitaria, le aveva detto una volta Rey, dove sei il dittatore assoluto, e anche il popolo oppresso, aveva detto, forse con ammirazione, da artista ad artista.
-E' vanità. Ecco cos'è, -dice.
Ma la vanità è essenziale per l'attore. E' un vuoto.
E' questa l'etimologia della parola.
Ed è questo che cerco, che voglio costruire con il mio lavoro.
Per cinque giorni di seguito andò in macchina fino alla punta, al promontorio, perchè i gabbiani, un pò goffi sulle zampe sottili, quando si alzano in volo diventano i vettori obliqui di tutto questo tempo roccioso, portandolo fuori dalla geologia, fuori dalla scienza e dalla mente, dandogli leggerezza e aria e corpo, portandoselo dentro i muscoli e il flusso sanguigno del volo, dentro il loro cuore robusto e martellante, il loro cuore metronomo, e perchè sapeva che questo era il giorno in cui sarebbe successo...
Ecco cosa sarebbe successo. Proiettò la scena fino a un certo punto, mentalmente, nelle stanze e nei corridoi, poi smise.
Scese giù per la cessa parafuoco oltre la casa diroccata con la croce bianca dipinta di fresco issata sul colmo del tetto e l'insegna SALVATI davanti alla porta.
Pulì il bagno, usando la confezione spray di disinfettante. Poi si punto alla testa il manico a forma di pistola, e vide se stessa fare quello che chiunque avrebbe potuto fare, da solo, senza particolare riferimento alla propria situazione. Era il disinfettante al profumo di pino, la confezione con il manico a pistola che conteneva detergente per piastrelle e stucco, distruttore di muffe. Si puntò il becco, la bocca da fuoco, alla testa, un dito schiacciato sul grilletto di plastica, la lingua penzoloni per maggior enfasi.
Questo, pensò, fanno le persone, sole nella vita.
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