mercoledì 12 ottobre 2016

pulecenella fa il morto

Che Pulcinella abbia una speciale relazione con la morte, è evidente dal suo costume spettrale; come l'homo sacer, egli appartiene agli dei inferi, ma appartiene loro così esageratamente, da saltare tutt'intero al di là della morte. Ciò è provato dal fatto che ucciderlo è inutile, se lo fucilano o impiccano, immancabilmente risorge. E come è al di là o al di qua della morte, così è in qualche modo al di qua della vita e al di qua della vita, almeno nel senso in cui questa non può essere separata dalla morte. Decisivo è, in ogni caso, che una figura infera e mortuaria abbia a che fare essenzialmente con il riso...

Il lazzo fa ridere, perchè l'azione in cui consiste è disdetta nell'atto stesso in cui si compie. L'azione che, secondo un'antica e venerabile tradizione, è il luogo della politica, qui non ha più luogo, ha perso il suo soggetto e la sua consistenza. Il comico non è solo un'impossibilità di dire esposta come tale nel linguaggio -è anche un'impossibilità di agire esposta in un gesto.
Ma Pulcinella non è, per questo, semplicemente impolitico, egli annuncia ed esige un'altra politica, che non ha più luogo nell'azione, ma mostra che cosa può un corpo quando ogni azione è diventata impossibile. Di qui la sua attualità, ogni volta che la politica attraversa una crisi decisiva -per Giandomenico Tiepolo, la fine dell'indipendenza di Venezia nel 1797, per noi, l'eclissi della politica e il regno dell'economia planetaria.
Mettendo in questione il primato della prassi, Pulcinella ricorda che vi è ancora politica al di qua e al di là dell'azione...Egli non è impolitico -è piuttosto, come l'uomo del coro dell'Antigone sofoclea, iperpolitico apolide (hypsipolis apolis), apolide perchè più che politico e più che politico perchè 'senza città'...
Egli testimonia, ogni volta, che non si può agire l'azione né dire la parola -che, cioè, vivere la vita è impossibile e che questa impossibilità è il compito politico per eccellenza.
Si può agire solo al di là -o al di qua- dell'azione, si può dire solo al di là -o al di qua- della parola, si può vivere solo al di là -o al di qua- della vita.

Per questo, di fronte a Pulcinella, il diritto mostra la sua maschera comica, il processo si fa parodia, ricade sempre a lato (parà) di ciò che dovrebbe giudicare e afferrare. E la prova è che la corda non potrà strozzarlo, le pallottole non lo feriranno, le fiamme non potranno arderlo.
Ciò che resta nelle mani del diritto -e ogni volta sfugge da queste- è solo l'uomo di paglia, il fantoccio di stracci che è stato sostituito al vero Carnevale.

Benveniste e Vernant hanno mostrato quale sia la natura di ciò che i Greci chiamavano kolossos, un pupazzo d legno, di pietra, di argilla o di cera che si sostituisce al cadavere mancante nei riti funebri e permette di ristabilire rapporti corretti fra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Che il colosso non sia la larva o lo spettro è provato dal fatto che esso non somiglia in alcun modo al defunto: è un burattino vagamente antropomorfo con le gambe saldate e, per così dire, senza un vero volto, come Pulcinella o Pinocchio. Ma esso non è nemmeno un semplice sostituto del cadavere mancante: si poteva, infatti, in certi casi fabbricare un colosso anche in vita della persona che doveva sostituire...
Il colosso è, in un certo senso, una truffa: esso è un falso cadavere o un falso morto, che si sostituisce a questi per ingannare la larva e gli altri rappresentanti del regno dei morti. Pulcinella è un colosso, un non morto, che sta dove dovrebbe essere un morto, parla e gesticola in luogo di un morto e, in questo modo, beffa e imbroglia la morte. Egli non appartiene propriamente né al mondo dei morti né a quello dei vivi -è qui, irreparabilmente qui, in un inaccessibile altrove.
E un colosso -nè un morto né un demonio- è, in questo senso, anche il pupazzo di paglia o di cenci che si brucia o impicca invece del Carnevale. C'è un vivo dove dovrebbe esserci un morto, e questa ostinata, consapevole, ironica dimora in luogo di un morto fa ridere, perchè ci libera, truffandolo, dal doppio del morto -la larva, che si aggira minacciosa nel luogo dei vivi. E la vita di Pulcinella è questa vita che è per la morte non perchè si vota ad essa, ma perchè ne fa comicamente le veci, perche beffa la morte.
Per questo, nell'antiporta del Divertimento, Giandomenico ha raffigurato Pulcinella mentre guarda il sepolcro in cui è sepolto. Egli vive accanto alla sua morte, è in luogo della sua morte e, forse, il sepolcro che contempla non è né vuoto né pieno: Pulcinella è, insieme, dentro e fuori di esso...


(G. Agamben, Pulcinella ovvero Divertimento per li regazzi, Nottetempo, 2015)

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