0013:
Controllo.
Metà
della parete esplose e mille occhi scrutarono all'interno mentre
l'urto lo scaraventava fra la polvere e i detriti. La testa gli
pulsava, sentiva un dolore al fianco e alla gamba sinistra, ma si
obbligò a restare immobile. Faceva il morto per restare vivo. Il
morto per restare vivo. La frase di un libro sui mostri che il padre
gli aveva letto da bambino. Emersa da un luogo dimenticato come un
razzo sparato nel cielo. Gli entrò nel cervello, andava in loop.
Fare il morto per restare vivo. La polvere dei mattoni cominciava a
depositarsi, ma la pressione di quegli occhi era ancora terribile. Lo
scricchiolio dei vetri vicino all'orecchio -quel rumore totale,
quell'orrendo girovagare. Poi quel movimento, vicino alle gambe.
Lottò contro l'impulso di aprire gli occhi: doveva fare il morto per
restare vivo. A destra, da qualche parte, il coltello che aveva
lasciato cadere, e la statuetta di suo padre, che gli era scivolata
fuori dalla tasca. D'istinto lo cercò a tentoni, mentre era ancora
lì, buttato per terra. Tremava, sussultava, il transito della
creatura creava vibrazioni che gli squassavano le ossa, la luminosità
cercava di fuggire, la parte di lui che era sola, che tendeva la mano
in cerca d'aiuto. Faceva il morto. Per restare vivo.
0014:
La direttrice
La
pianta non muore. I parassiti non la toccano. La pianta non muore. Le
temperature esterne non la turbano. Se la congeli, si scongela. Se la
bruci, rifiorisce. La pianta non muore.
Malgrado
i tentativi, malgrado gli esperimenti eseguiti negli ambienti sterili
e immacolati del magazzino-cattedrale...la pianta non muore. Non hai
ordinato di sopprimerla, ma durante il prelievo dei campioni i
ricercatori ti informano che...la pianta si rifiuta di morire.
Potresti tagliarla, ridurla in tanti pezzettini, metterli in un
misurino, condirci una bistecca...e continuerebbe a sopravvivere. In
teoria, crescerebbe dentro di te e alla fine spunterebbe fuori a
cercare la luce del sole.
0019:
Controllo
Ricordava
meglio alcune cose che gli aveva detto suo padre, evidentemente
perchè erano successe davvero: ' Se non conosci la tua passione, ti
si confonde la mente, non il cuore'. In un momento di sincerità dopo
la missione fallita, quando era riuscito a parlargliene solo per
allusioni, senza mai raccontargli la verità.
'A
volte devi capire quando è il momento di passare ad altro, per il
bene di chi ti sta vicino'.
Che
gelida definizione: 'passare ad altro'. Passare a cosa ? Qual era la
sua passione ? Non conosceva la risposta a quelle domande, sapeva
solo consolarsi con gli aghi di pino che gli graffiavano il viso, con
l'odore sonnolento e fumoso della terra.
000X:
La direttrice
Hai
in tasca la tua lettera per lui. Ti senti un po' a disagio. E' come
se cercassi di dire qualcosa che non ha bisogno di parole a qualcuno
che potrebbe non essere più in grado di leggere...
Ti
angosci per la millesima volta pensando che la tua mossa non è stata
ragionata a fondo. Puoi scegliere. Puoi lasciare che tutto vada
avanti come prima. Oppure...puoi fare la prima cosa che tra poco ti
porterà via dal buio, dal silenzio, su una strada senza ritorno.
Anche se riuscirai a tornare.
...A
prescindere da quel che è successo, io so che hai fatto del tuo
meglio, perchè tu sei sempre stato così. Anche io cerco di fare del
mio meglio. Però non sempre so cosa vuol dire né quali saranno le
conseguenze. Puoi restare coinvolto in qualcosa che è più grande di
te senza riuscire a sapere perchè.
Il
mondo di cui facciamo parte adesso è difficile da accettare, più
difficile di quanto si possa immaginare. Non so nemmeno se riesco ad
accettarlo in questo momento. Non so se ne sono capace. Ma accettare
significa smetterla di negare, e forse questa è una forma di
ribellione.
Mi
ricordo di te, Saul. Mi ricordo il guardiano del faro. Non ti ho mai
dimenticato, ci ho solo messo un sacco di tempo a tornare.
Con
affetto,
Gloria
(che
viveva pericolosamente sugli scogli e ti dava il tormento)
(Jeff
VanderMeer, Accettazione, 2014)
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