Ora,
io sono certo di avere avuto in sorte, durante la mia vita, un
privilegio che è toccato a ben pochi: che io sappia ad Abelardo
-mutilazione finale a parte- , al Molinari Enrico di di New York e
alla mezzala sudamericana Cherubillo, pare, da quello che ne dicono
gli sportivi la sera al caffè, astiosi contro di lui per cecità o
per invidia. Ed ecco perchè io non sento il bisogno di intervenire
nei dibattiti sull'erotismo, in letteratura e dove che si sia,
scomodando la Sinngebung e l'epochè.
Non
ricorremmo mai, Anna ed io, alle macchine orgoniche. Non ci chiedemmo
mai se al momento della ricreazione, l'interno della
presentificazione si presentificasse in una nuova presenza, che
fosse a sua volta ripresentificabile nella memoria, ma soltanto in
nuovo atto creativo.
O
se nell'atto sessuale ciascuno di noi si conoscesse come nascita del
mondo in sé e ritrovamento dell'altro in sé e di sé nell'altro.
Infatti
oggi parlano così gli esperti. Altri numerosi tecnici del ramo vanno
dicendo che la nostra civiltà vive all'insegna del sesso.
L'insegna, sì, il segno, l'ideogramma, il paradigma, il facsimile.
Dicono:
guardate come oggi per vendere un'aranciata la si accoppia a un
simbolo sessuale, e così un'auto, un libro, un trattore persino. A
un simbolo, certo, ma non al sesso reale. Un simbolo che funziona in
vista di qualche altra cosa. Tu, dicono in sostanza, desidererai il
coito per arrivare a.
Mai
il tuo desiderio, dioneliberi, sia per il coito in sé. Deriva da qui
l'attivismo ateleologico della civiltà moderna...
La
riduzione di fine a mezzo, qui e altrove, allora, aliena, integra,
disintegra, spersonalizza e automatizza, e così viene fuori
l'incomunicabilità, e così viene fuori l'uomo-massa e la prostituta
moderna, nelle sue varie sottospecie di cortigiana, mondana, amante,
ganza, mignotta, zoccola, druda, ragazza-squillo, passeggiatrice, giù
giù fino alla battona, alla barbona, alla spolverona e alla
merdaiola, infima categoria che annovera le pestatrici di cacche
canine negli stradoni bui di periferia, a notte.
Mai
puttana però, secondo vorrebbe la parola antica che indicava, quando
c'era, il mestiere.
Non
a caso la donna innamorata, accaldata, linfante, si glorierà di
questa antica parola corporativa e ti dirà nel momento supremo,
fastigioso, quando si allentano i nessi del vivere secondo paradigma
– e allora i simboli svaniscono lasciando soltanto la realtà
reale- ti dirà di sentirsi puttana.
Ma
per intanto il coito si è ridotto, per la stragrande maggioranza
degli utenti, a pura rappresentazione mimica, a ripetizione
pedissequa e meccanica, di positure, gesti, atti, trabalzamenti, in
vista dell'evacuazione seminale, unico fine ormai riconoscibile e
legalmente esigibile, Il resto non conta, il resto è puro simbolo
che serve a spingerti all'attivismo vacuo.
Questo
vuole la classe dirigente, questo vogliono sindaco, vescovo e
padrone, questurino, sociologo e onorevole, vogliono non già una
vita sessuale vissuta, ma il continuo stimolo del simbolo sessuale
che induca a muoversi all'infinito.
Un
simbolo sempre ritrovato nella apparenze, e che la gente accetta
senza discutere: altrimenti come spiegherebbe la fortuna delle diete
dimagranti, del modello steccoluto e asessuato, il quale riassume ed
eleva a modulo la donna arrivista, attivista, carrierista, stirata,
tacchettante, petulante e negata quindi al coito verace ? E infatti
essa già mira alla fecondazione artificiale e magari alla gravidanza
in vitro, ove vaghezza la punga di maternità, e insieme mira a
ridurre il maschio un pecchione inutile.
Da
tutto questo, mi pare, vien fuori la noia, l'incapacità, come
dicono, di possedere gli oggetti, di entrare in rapporto con i
bicchieri, i tram e le donne. Ma io so che la noia finirebbe
nell'attimo in cui si ristabilisse la natura veridica del coito. Lo
so, finirebbe anche la civiltà moderna, perchè il coito veridico
non è spinta ad alcunchè, si esaurisce in sé medesimo e, in
ipotesi estrema, esaurisce chi lo compie...
Lo
so, finirebbe la civiltà moderna: cesserebbe ogni incentivo alla
produzione di beni di consumo, essendo dono gratuito di natura
l'unico bene riconosciuto e durevole; cesserebbe anche l'insorgere di
bisogni artificiali, nessuno vorrebbe più comprarsi l'auto, la
pelliccia, le sigarette, i libri, i liquori, le droghe, e nemmeno
giocare a biliardo, vedere la partita di calcio, discutere sul
Gattopardo...
Questo
programma massimo, eversore della moderna civiltà, esige purezza di
cuore e assoluta dedizione, rinuncia ai beni mondani e castità di
sentire, una specie di voto per un vivere solitario a due (massimo a
tre) lungi dalle tentazioni terrene.
Chi
faccia tale scelta, giacchè egli mina alle basi il neocapitalismo e
il socialismo insieme, si prepari a vedersi contro tutta quanta la
società: fittacamere, portinaie, camerieri di albergo, segretarie di
redazione, colleghi di ufficio, vigili urbani, questurini, preti,
sociologi, radicali, comunisti, levatrici, banche, fornitori, enti
nazionali, tutti li avrà contro.
Son
cose queste che soltanto adesso, io, e con visibile sforzo, riesco a
mettere sulla carta ed esprimere a parole, ma le scoprimmo vivendole,
Anna ed io, in quelle due prime settimane o così di continuo
intercorso sessuale, con l'eccezione del tempo dedicato
all'alimentazione, al sonno ed, eventualmente, al lavoro.
Ma
subito, come ho detto, ce li trovammo tutti contro, e primo il dottor
Fernaspe, che infatti mi licenziò.
(Luciano
Bianciardi, La vita agra, 1962)