Quando si è invitati
in società, si entra semplicemente in casa, si sale la scala e quasi
non lo si nota, tanto si è immersi nei pensieri. Soltanto così si
agisce giustamente verso di sé e verso la società. (19.2.1911)
Donde l'improvvisa
fiducia ? Oh, mi rimanesse! Potessi entrare e uscire da tutte le
porte come un uomo relativamente impavido! Salvo che non so se lo
voglio. (6.11.1913)
Allievo di Elieser era
il rabbi Meir, la cui devozione era così grande che l'insegnamento
del libero pensatore non gli recò nessun danno. Mangiava (così
diceva) il gheriglio, buttava via il guscio.
(28.11.1911)
Se, per esempio M.
arrivasse qua all'improvviso, sarebbe una cosa spaventevole.
All'esterno la mia posizione sarebbe subito relativamente brillante,
io sarei onorato come uomo tra gli uomini, otterrei più che parole
formali, siederei al desco della compagnia di attori, esteriormente
sarei dal punto di vista sociale quasi pari al dott.H. - ma sarei
precipitato in un mondo nel quale non posso vivere. (29.1.1922)
Questi
brani dal Diario di Franz Kafka li ho trovati nell' Arte di
scomparire. Vivere con discrezione di Pierre Zaoui.
Da
questo libro scelgo anche un brano finale, quello sulla 'felicità
per sottrazione':
Sottrarsi ai vani
giochi delle immagini di sé e delle ambizioni personali; sottrarsi
alle cose che si posseggono come a quelle che non si posseggono;
sottrarsi alla paura di perdere come alla paura di non aver più
nulla da perdere -di essere senza mancanza, senza vuoto, senza
movimento, morti.
Perchè, certo, una
simile felicità istintivamente fa un po' paura, sembra del tutto
prossima al fantasma dell'abbandono o alla grande rinuncia
nichilista. Ma è perfettamente possibile e persino facile superare
questa paura non appena ci rendiamo conto che questa sottrazione non
è che un momento, felice da vivere, ma anche felice da veder
passare, per reimbarcarsi nella vita con la sua ruota perpetua di
impegni e delusioni, di speranze e disillusioni. Vale a dire, dal
momento in cui ci ricordiamo ancora una volta del carattere
intrinsecamente discontinuo della discrezione. Non è la libertà a
rendere felici, ma la continua liberazione, il distacco,
l'affrancamento, l'uscita dall'alienazione. Ma per distaccarsi e
liberarsi, bisogna pur essersi inizialmente attaccati o fatti
prendere, e per distaccarsi ancora bisogna ben accettare di
attaccarsi ancora, senza fine...
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