Non
parlo spesso dell'Università, del mio cosiddetto ambiente di lavoro.
Se
devo trattare di tristi argomenti preferisco riferirmi a cose più
serie, a me o al grande mondo.
Per il
resto, fare il morto.
Ma la
discussione di ieri mattina, al Consiglio di Dipartimento, merita un
commento.
Abbiamo
dibattuto, infatti, per due ore, dei criteri per la distribuzione dei
fondi per la ricerca, che quest'anno si chiamano PRID (non chiedetemi
cosa voglia dire).
Una
roba delle dimensioni di una bazzeccola, alla fine: mille o duemila
euro a testa all'anno.
In una
situazione generale che vede il nostro Ateneo perdere milioni di euro
(6 nel 2014, 10 quest'anno) di finanziamento ordinario, tanto da
dover ricorrere sempre più alle risorse della Fondazione Banco di
Sardegna, baraccone politico-finanziario che ci eroga da quest'anno
-ad esempio- anche i fondi PRID.
In una
appassionata discussione per cercare di valutare la diversa qualità
delle pubblicazioni e dei progetti, al fine di valutarne i meriti e
differenziare così i relativi emolumenti da destinare ai singoli
ricercatori, sono emersi ragionamenti puramente quantitativi: quanti
sono stati i prodotti del ricercatore negli ultimi 4 anni, in quante
pagine consisteva ogni pubblicazione, se la casa editrice fosse
piccola o grossa, e su scala locale, nazionale o internazionale;
quanti soldi avesse portato al dipartimento il progetto x o y.
Più
si discuteva inutilmente (peraltro una querelle che va avanti da
anni) e più ci si rendeva conto di due cose: che stabilire dei
criteri validi -non opinabili e non discrezionali- era impossibile; e
che ci si basava soltanto sulla quantità per valutare una presunta
qualità e per definire la quantità dei fondi da destinare alla
presunta qualità (cioè, in effetti, quantità).
Insomma,
un vero delirio, che testimonia del grado di smarrimento in cui versa
l'Università italiana, e non solo.
Non ci
si può lamentare se poi gli studenti si lamentano per un libro da
studiare in più, o se non c'è un rapporto equilibrato tra crediti e
numero delle pagine di un esame.
Mi
sono alzato solo per ricordare ancora una volta che Socrate, Buddha e
Cristo non hanno mai scritto né pubblicato alcunchè.
E che
Einstein ha scritto la prima stesura della teoria della relatività
ristretta (appunto!) in poche paginette.
E che
alcune opere fondamentali della storia dell'umanità sono state
inizialmente pubblicate a spese dell'autore, in case editrici
sconosciute, o non sono state neppure edite mentre l'autore era in
vita.
Nessuno
di loro avrebbe ricevuto i fondi PRID, se fosse stato valutato
dall'Anvur o dal Cineca.
Forse
qualcuno di loro si sarebbe perso tra pin e codici ORCID e VQR,
piattaforme Floss Ar, Iris e via andare...
Quanto
vuoto dietro a tutto questo, quanta stupidità, quanto inutile
blaterare.
Il
carrozzone va avanti da sé, per inerzia e codardia, con la
mediocrità e il disdoro tipica di quest'epoca triste.
ahahahah.....mi sembra di vederti che ti alzi x ricordare che....
RispondiEliminaMITICO EULI...GENIALE...come sempre...
immagino la scena. non è che puoi fare un salto a Torino per dirlo in Consiglio anche qui?
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