Inside out,
un film che tenevo a vedere.
E'
raro che si dia voce alle emozioni e che le si mostrino apertamente.
C'erano
tante belle idee nel film: la discarica dei ricordi, il tunnel
dell'astrazione, il fidanzato ideale che darebbe la vita per te, la
megalopoli colorata e il treno che l'attraversa...
Ma,
alla fine, resta la sensazione di trovarci ancora una volta nel
solito sogno americano della normalità: le isole della stupidera,
dell'onestà, dell'hockey, della famiglia che si sgretolano e si
ricreano per magia, unici valori di una società che non cambia.
Ed una
Gioia sempre allegra e vitale, quasi indisponente nel suo continuo
blaterare e ridefinire in positivo qualunque cosa.
Nessuna
sfumatura, solo luce assoluta o buio totale, Bene o Male, disastro
(della diversità anormale) o felicità (della norma, della vita di
tutti...).
Ritorno alla vita
di Wim Wenders.
Film
decente, il protagonista è bravissimo, e una storia che potrebbe
prendere.
Ma,
alla fine, ti chiedi: dov'è finito Wenders ?
Un
film normale, che potrebbe fare qualunque regista normale.
Wenders
non era questo. Cosa ne è stato di lui ?
Cosa
ne è stato dei suoi angeli, dei suoi esploratori del nulla, dei suoi
suoni e delle sue visioni ?
Sopravvivere
a se stessi, diventare normali: la peggiore delle condanne.
Ieri è
morto Pietro Ingrao, il grande patriarca comunista.
Trent'anni
fa (lui ne avevo settanta, io ventitrè) ci siamo incontrati nel
movimento pacifista.
Non me
lo sono mai dimenticato: un poeta, un bambino curioso, un politico
non normale.
Un
politico che ascoltava, che parlava di emozioni, che sapeva
commuoversi e piangere dentro i suoi occhi sempre liquidi, appuntiti
e acquosi.
Che
sapeva riconoscere i suoi errori, che sapeva lasciare, e dire no.
Una
persona non normale.
E
davvero, integralmente, umana.
Ho
spedito Fare il morto all'editrice.
Non è
un libro normale, forse neanche per loro.
Qualcuno
che l'ha letto l'ha definito 'dadaista'. Forse anche 'situazionista'.
Quando
me lo son visto lì, in pdf, ormai intoccabile, finito, mi è
sembrato morto.
E'
entrato nella bara di Quiqueg, speriamo che si riprenda e sopravviva,
almeno fuori di me.
L'altro
pomeriggio, tra uno spo(r)t e l'altro, ho visto la fine del vecchio
'Moby Dick' di John Huston.
Ismaele,
alla fine si salva -unico superstite- su un piccolo relitto di legno.
E'
proprio la bara che era stata costruita e intagliata per Quiqueg, a
galleggiare ancora...
Anche
lui, alla fine, è morto tra i flutti, pregando i suoi idoli.
Non
era uno normale.
Ma
neppure Ismaele, colui che racconta, lo era.
Anzi,
lo è.
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