Ennesimo
nulla di fatto all'ennesima riunione di quel che resta di un'Unione
Europea fatta di nulla.
Anzi,
fatta di Stati, che sono fatti di soldi.
Stati
che non controllano il clima, le mafie, la finanza.
Ma che
fanno le guerre, producono disastri e controllano noi e i poveri.
Stati
che, mentre dicono che cambieranno gli accordi di Dublino, di fatto
cambiano quelli di Schengen.
L'Ungheria
fa da avanguardia sfacciata, reinnalzando muri e proclamando lo stato
di emergenza, militarizzando di fatto la frontiera e aprendo la
strada per interventi feroci verso i profughi.
Ma,
come tutte le violenze scoperte, questa appare meno pericolosa di quella
coperta, che alterna pronunciamenti d'apertura alla discrezionale
chiusura dei valichi, come stanno facendo ora Germania, Austria,
Olanda...
Promettono
di accogliere 500.000 persone un giorno, poi davanti all'afflusso di
20.000 disperati al giorno non sanno più che cosa fare e si tirano
indietro.
In
modo tale che non sai più cosa dire o pensare, se hai davanti dei
santi o dei criminali, degli umanisti o dei nazisti.
E
soprattutto, al di là delle nostre masturbazioni intellettuali in
poltrona, insistono a prolungare il delirante esodo di migliaia di
persone, già duramente provate e punite dall'esistenza, ben prima di
essere tartassate e torturate da noi.
Decine
di profughi, poi, continuano a morire ogni giorno in mare.
L'assuefazione
cresce, e non sentiamo quasi più nulla, in coscienza.
Guardo
quei paesetti dell'Appennino o della Liguria che ogni anno ormai
attendono l'alluvione, e spalano, e dicono che è assurdo, e dicono
che non hanno mai visto nulla di simile, e si aggirano tra case
devastate, trombe d'aria e fiumi amici, ora divenuti nemici e
cattivi.
O le
nostre città, che mettono argini alla potenza del cosmo, invano.
Invano,
come fare muro contro i poveri e i disperati.
Loro
resteranno schiacciati dal nostro denaro, nel tentativo di
acchiapparne le briciole.
Noi,
finiremo sepolti dalle macerie crollate dei nostri stessi, spessi e
fessi muri.
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