Dalle
rotaie di Budapest, peraltro sbarrate da giorni, si alza un grido
inatteso di libertà: Germania, Germania!
Vedo che oggi, stanchi d'attendere i treni, i profughi si sono messi in marcia, a piedi o senza piedi, bambini e vecchi, povera gente che spera nella bontà dei crucchi.Il
Reich torna di moda: infatti anche in Repubblica Ceca si riprende a
marchiare i nuovi ebrei afghani e siriani.
Imparare
dalla storia ? Non se ne parla.
Ora la
Merkel si erge a paladina dell'accoglienza di massa, e tutti si
accalcano, e tutti l'acclamano.
Dublino
continua a valere, ma non vale più.
I
siriani possono procedere, ma non possono partire.
Gli
italiani devono registrarli, ma i profughi non vogliono stare da noi,
e non si fanno schedare.
Sembra
un gioco dell'oca impazzita.
Europa
unita ? Sotto il vestito, niente.
E chi
ne parla ancora, mente.
Ora
che la Germania ha deciso di cambiare strada, visto che anche quelli
che sbarcano in Italia o in Grecia vogliono giungere al Reno o al
Tamigi, e non certo fermarsi a sud, vedrete che tutta l'Europa si
muoverà nella sua stessa direzione.
La
chiameranno Europa, e sarà ancora Germania, seppur in un altro
verso.
Costretta
dagli eventi, come sempre, la Germania si rivelerà efficiente e
pragmatica.
La sua
economia, in fondo, ha bisogno di manodopera a basso costo, di
rinvigorire le nascite e la nazionale di calcio.
Sensibilità
umanitaria ? Se ne parla, a vanvera.
Io: me
ne sto parcheggiato, pancheggiato al giardinetto.
Ma sono messo un pò meglio di loro.
Ho potuto prendere liberamente un trenino per Iglesias, nei due giorni scorsi, e sono stato
bene in quel piccolo paradiso di Barega.
Amici
accoglienti, ottimo cibo, tanto verde, silenzio, buone parole, verità
quanto basta a vivere.
Il
resto ? Meglio non parlarne.
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