giovedì 24 settembre 2015

dai raga...!

E insomma fanno sesso, e l'uomo riesce a essere delicato e premuroso, cosa che possiamo tranquillamente intuire non sarebbe riuscito a essere se nei confronti della donna del termos si fosse innamorato come di consueto e cioè disperatamente, a la donna del termos avrebbe voglia di piangere lacrime di gioia davanti a tanta delicatezza e tante premure, e in sostanza riusciamo a sentire l'accelerarsi dei palpiti del suo cuore, e la donna comincia a credere che in fondo sia possibile avere un rapporto con il mondo esterno...
Adesso la donna piange davvero, e l'uomo, a via di baci e coccole, le sfila delicatamente la sciarpa, la lascia cadere a terra, e nella semioscurità della stanza vede sul collo della donna una cosa decisamente bizzarra, e...scopriamo che in un'ansa alla base del collo, sul lato sinistro, la donna ospita una raganella verde chiaro..., la cui gola biancastra si gonfia e si sgonfia ritmicamente...
La raganella nell'ansa del collo è ciò che ha impedito alla donna del termos di mettersi in rapporto con il mondo a lei esterno; è ciò che l'ha costretta a vivere nella tristezza e nel turbamento, vedi anche ombra e oscurità, è ciò che l'ha legata e avvinta, vedi anche infagottamento a mezzo sciarpa, è ciò che le ha impedito di affrontare il mondo esterno, vedi anche perenne occultamento del profilo sinistro. La raganella è il meccanismo dell'alienazione e del distacco, simbolo e insieme causa dell'isolamento della donna del termos; tuttavia dopo un po' comincia a risultare evidente come la donna sia emotivamente attaccatissima alla raganella, e le dedichi più premure e se ne preoccupi più di quanto faccia con se stessa, lì nell'intimità di casa sua...Sicchè proprio la cosa che ha privato la donna di quel rapporto col mondo esterno che ella pur anelava, e che quindi l'ha resa estremamente infelice, è anche il centro della sua vita...

Dunque, tre tizi vanno in campeggio nei boschi, e uno dei tre accetta di occuparsi di far da mangiare per tutti, però dice che se uno degli altri due si lamenterà del suo modo di cucinare dovrà automaticamente prendere il suo posto ai fornelli....Sicchè il cuoco prepara da mangiare, e gli altri due dicono che buono e sono molto contenti. Passano i giorni e a un certo punto il cuoco si stufa di cucinare, e spera che qualcuno di lamenti e quindi sia costretto a prendere il suo posto, ma nessuno si lamenta. Sicchè il cuoco comincia a scuocere apposta le pietanze, o a bruciarle, o a servirle mezze crude. Ma gli altri due campeggiatori mangiano tutto e si sforzano di non lamentarsi...
Sicchè alla fine il cuoco non ce la fa proprio più...e allora va nel bosco e, trovata un'enorme cacca d'alce, la prende, la mette sulla griglia e, quand'è cotta, la porta a tavola, insieme a una cuccuma di caffè al sapone. Gli altri due cominciano a mangiare, e il cuoco li guarda speranzoso, e i due mangiano molto lentamente, e ogni tanto si guardano e fanno le smorfie.
A un certo punto uno dei due mette giù la forchetta dice al cuoco:' Ehi, Joe, mi spiace ma devo proprio dirti che questa roba sa di cacca di alce. Però è ottima.'

Comunque i racconti a matrice depressa dovresti essere in grado di riconoscerli sin dalle prime righe.
E da cosa dovrei riconoscerli ?
Bè, da un'infinità di indizi. Per esempio dal fatto che tendono a essere orribilmente cinici. Causticamente cinici. O quando non causticamente, allora stolidamente naif. E in tutti i casi massicciamente e straordinariamente pretenziosi. Nonché, ovviamente, schifosamente battuti a macchina. Velleitari, ecco il comun denominatore dei racconti da studente depresso. Si avverte un diffuso e persistente vellleitarismo.


(David Forster Wallace, La scopa del sistema, 1987)

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