E insomma fanno sesso,
e l'uomo riesce a essere delicato e premuroso, cosa che possiamo
tranquillamente intuire non sarebbe riuscito a essere se nei
confronti della donna del termos si fosse innamorato come di consueto
e cioè disperatamente, a la donna del termos avrebbe voglia di
piangere lacrime di gioia davanti a tanta delicatezza e tante
premure, e in sostanza riusciamo a sentire l'accelerarsi dei palpiti
del suo cuore, e la donna comincia a credere che in fondo sia
possibile avere un rapporto con il mondo esterno...
Adesso la donna piange
davvero, e l'uomo, a via di baci e coccole, le sfila delicatamente la
sciarpa, la lascia cadere a terra, e nella semioscurità della stanza
vede sul collo della donna una cosa decisamente bizzarra,
e...scopriamo che in un'ansa alla base del collo, sul lato sinistro,
la donna ospita una raganella verde chiaro..., la cui gola biancastra
si gonfia e si sgonfia ritmicamente...
La raganella nell'ansa
del collo è ciò che ha impedito alla donna del termos di mettersi
in rapporto con il mondo a lei esterno; è ciò che l'ha costretta a
vivere nella tristezza e nel turbamento, vedi anche ombra e oscurità,
è ciò che l'ha legata e avvinta, vedi anche infagottamento a mezzo
sciarpa, è ciò che le ha impedito di affrontare il mondo esterno,
vedi anche perenne occultamento del profilo sinistro. La raganella è
il meccanismo dell'alienazione e del distacco, simbolo e insieme
causa dell'isolamento della donna del termos; tuttavia dopo un po'
comincia a risultare evidente come la donna sia emotivamente
attaccatissima alla raganella, e le dedichi più premure e se ne
preoccupi più di quanto faccia con se stessa, lì nell'intimità di
casa sua...Sicchè proprio la cosa che ha privato la donna di quel
rapporto col mondo esterno che ella pur anelava, e che quindi l'ha
resa estremamente infelice, è anche il centro della sua vita...
Dunque, tre tizi vanno
in campeggio nei boschi, e uno dei tre accetta di occuparsi di far da
mangiare per tutti, però dice che se uno degli altri due si
lamenterà del suo modo di cucinare dovrà automaticamente prendere
il suo posto ai fornelli....Sicchè il cuoco prepara da mangiare, e
gli altri due dicono che buono e sono molto contenti. Passano i
giorni e a un certo punto il cuoco si stufa di cucinare, e spera che
qualcuno di lamenti e quindi sia costretto a prendere il suo posto,
ma nessuno si lamenta. Sicchè il cuoco comincia a scuocere apposta
le pietanze, o a bruciarle, o a servirle mezze crude. Ma gli altri
due campeggiatori mangiano tutto e si sforzano di non lamentarsi...
Sicchè alla fine il
cuoco non ce la fa proprio più...e allora va nel bosco e, trovata
un'enorme cacca d'alce, la prende, la mette sulla griglia e, quand'è
cotta, la porta a tavola, insieme a una cuccuma di caffè al sapone.
Gli altri due cominciano a mangiare, e il cuoco li guarda speranzoso,
e i due mangiano molto lentamente, e ogni tanto si guardano e fanno
le smorfie.
A un certo punto uno
dei due mette giù la forchetta dice al cuoco:' Ehi, Joe, mi spiace
ma devo proprio dirti che questa roba sa di cacca di alce. Però è
ottima.'
Comunque i racconti a
matrice depressa dovresti essere in grado di riconoscerli sin dalle
prime righe.
E da cosa dovrei
riconoscerli ?
Bè, da un'infinità di
indizi. Per esempio dal fatto che tendono a essere orribilmente
cinici. Causticamente cinici. O quando non causticamente, allora
stolidamente naif. E in tutti i casi massicciamente e
straordinariamente pretenziosi. Nonché, ovviamente, schifosamente
battuti a macchina. Velleitari, ecco il comun denominatore dei
racconti da studente depresso. Si avverte un diffuso e persistente
vellleitarismo.
(David Forster Wallace,
La scopa del sistema, 1987)
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