Si fanno chiamare 'larghe intese', ma quel che rivelano è tutt'altro.
Se c'è una cosa che va chiarendosi una volta per tutte e sempre più sfacciatamente in Italia è che viviamo, in tutti i contesti, di 'strette intese' tra persone, gruppi, famiglie, clan.
Un modello mafioso legalizzato, una collusione tra amici e soci in affari, che si tengono insieme tra loro, e mantengono lo status quo a loro favore.
Delle vere e proprie aristocrazie del censo, a cui si accodano di volta in volta figure di successo temporaneo (calciatori, personaggi tv, opinionisti...) o leccaculo di professione (giornalisti e chierici...).
Comunque lo si chiami quel che viviamo oggi è un regime oligarchico, ben distante da quel che alcuni nostalgici continuano a chiamare 'democrazia costituzionale'.
A garante di questa oligarchia si è posto Napo, che -da vero capobanda qual'è- gestisce e controlla i vari spostamenti di potere tra i suoi accoliti, divisi in schieramenti diversi soltanto per farci tifare meglio tra un'elezione e l'altra.
Il caso Cancellieri-Ligresti è soltanto l'ultima goccia (che non farà traboccare il vaso).
Ma è rivelativo del circolo perverso -e neppure più occulto-che li lega e che ci ammorba.
E questa angosciante collusione si allarga all'Europa e al mondo, in una scala più ampia ma non differente nella sostanza.
Napo sta a Letta, come Draghi sta a Napo.
E tutto torna, per loro.
E torna per gli evasori e per i paradisi fiscali, per i camorristi e i mafiosi, per i trafficanti di armi e droga.
Sempre che collaborino, che non competano troppo sullo stesso terreno, vanno bene anche loro.
D'altra parte quel che si doveva fare illegalmente un tempo, ora si può fare legalmente, attraverso le istituzioni e le leggi (inquinare, distruggere, abbandonare, speculare, immiserire ed arricchirsi, ammazzare...).
Quando poi tutto sarà al lumicino, e la catastrofe sarà senza scampo, scapperanno tutti -stretti stretti- e ci lasceranno da soli a vivere il disastro del vasto mondo devastato.
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