- E mi dica, Ono, adesso dipinge ?
- Qualche acquerello, per passare il tempo. Soprattutto alberi e fiori, per divertimento.
- Sono felice. comunque, che lei abbia ripreso a dipingere. Quando venne a trovarmi l'ultima volta sembrava che vi avesse rinunciato definitivamente. Allora lei era molto sfiduciato.
- E' vero. Non ho toccato un pennello per molto tempo.
- Sì, Ono, lei sembrava molto sfiduciato.
Poi alzò gli occhi verso di me con un sorriso e proseguì:
- Ma allora, naturalmente, lei aveva un desiderio così forte di dare un grande contributo!
Ricambiai il sorriso e dissi:
- Per lei era lo stesso, Matsuda. Le sue mete non erano meno ambiziose. E' stato lei, in definitiva, a comporre quel manifesto per la nostra campagna sulla crisi cinese. E queste erano soltanto le sue aspirazioni più modeste.
Ridemmo ancora ambedue. Poi egli continuò:
- Certamente lei ricorderà, Ono, che io la definivo ingenuo. Lei si arrabbiava tanto con me. Bè, tirando le somme, sembra che nessuno dei due abbia avuto una visione sufficientemente ampia.
- Credo che lei abbia ragione. Ma, se avessimo visto le cose con un pò più di chiarezza, allora persone come noi due, Matsuda...chissà...avremmo potuto fare qualcosa di veramente buono. Una volta avevamo molta energia e molto coraggio. Dobbiamo averne avuto una buona dose, sia dell'uno sia dell'altro, per condurre la campagna del Nuovo Giappone, si ricorda, Matsuda ?
- Eccome! Forse potenti ci contrastavano. Avremmo potuto perdere facilmente il nostro sangue freddo. Credo che fossimo molto decisi, Ono.
- Ma allora, per quel che mi concerne, io non ho mai visto le cose con troppa chiarezza. Una visione artistica limitata, come dice lei. Sì, anche ora mi è difficile pensare a un mondo che vada molto al di là di questa città.
- Oggi, ribattè Matsuda, mi è difficile pensare ad un mondo che vada molto al di là del mio giardino. Quindi, forse, oggi è lei, Ono, ad avere la visione più ampia.
Ridemmo ambedue ancora una volta, poi Matsuda bevve un sorso di tè.
- Ma non è il caso che ci muoviamo eccessivi rimproveri, disse. Se non altro abbiamo agito secondo le nostre convinzioni e abbiamo fatto del nostro meglio. Solo che, alla fine, risultò che eravamo uomini comuni. Uomini comuni, senza speciali doti d'intuito. La nostra disgrazia fu semplicemente d'essere stati allora uomini comuni.
(Kazuo Ishiguro, Un artista del mondo fluttuante, 1986)
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