sabato 23 novembre 2013

anedonìa

Il vero motivo per cui i cittadini statunitensi erano/sono all'oscuro di questi conflitti, cambiamenti e interessi in gioco è che l'argomento politica e amministrazione fiscale è noioso.
Enormemente, spettacolarmente noioso.
E' impossibile sopravvalutare l'importanza di quest'aspetto. Considerate, dalla prospettiva dell'Agenzia delle Entrate, i vantaggi di un insieme così noioso, arcano, soporifero. L'Agenzia delle Entrate è stata uno dei primissimi enti governativi a capire che certe caratteristiche contribuiscono ad isolare dalla protesta pubblica e dall'opposizione politica., e che la monotonia astrusa in realtà è uno scudo molto più efficace della segretezza. Perchè il grande svantaggio della segretezza sta nel fatto che è interessante...
Nessuno presterà attenzione perchè nessuno sarà interessato, per via, più o meno a priori, della noia colossale di tale questioni...Per me, almeno a posteriori, la domanda veramente interessante è perchè la noia si dimostri un impedimento così efficace all'attenzione. Perchè ci sottraiamo alla noia. Forse perchè la noia è intrinsecamente dolorosa; forse da qui traggono origine espressioni come 'noia mortale' o 'noia straziante'. Ma potrebbe non essere tutto. Forse la noia è associata al dolore psichico perchè una cosa noiosa o nebulosa non fornisce abbastanza stimoli capaci di distrarci da un altro tipo di dolore più profondo che è sempre lì, sia pure in secondo piano, e la maggior parte di noi impiega quasi tutto il suo tempo e le sue energie per distrarsi e non sentirlo, o almeno non sentirlo direttamente o con tutta l'attenzione...
Di sicuro deve esserci qualcosa dietro non solo la musichetta nei posti noiosi e monotoni, ma addirittura la tv nelle sale d'attesa, alle casse dei supermercati, ai gate degli aeroporti, tra i sedili posteriori dei Suv, Walkman, iPod, Blackberry, cellulari che si attaccano alla testa. Questo terrore del silenzio senza poter far niente che distragga. Non riesco a pensare che esista qualcuno davvero convinto che dietro la cosiddetta 'società dell'informazione'  di oggi ci sia solo l'informazione.
Tutti sanno che c'è sotto qualcos'altro.

La nostra piccolezza, la nostra insignificanza e natura mortale, mia e vostra, la cosa a cui per tutto il tempo cerchiamo di non pensare direttamente, che siamo minuscoli e alla mercè di grandi forze e che il tempo passa incessantemente e che ogni giorno abbiamo perso un altro giorno che non tornerà più e la nostra infanzia è finita e con lei l'adolescenza e il vigore della gioventù e presto anche l'età adulta, che tutto quello che vediamo intorno a noi non fa che decadere e andarsene, tutto se ne va e anche noi, anch'io, da come sono sfrecciati via questi primi quarantadue anni tra non molto me ne andrò anche io, chi avrebbe mai immaginato che esistesse un mondo più veritiero di dire 'morire', 'andarsene', il solo suono mi fa sentire come mi sento al crepuscolo di una domenica d'inverno...

Sapevo, standomene lì seduto, che forse ero un vero nichilista, il che non sempre faceva fico. 
Che andavo allo sbando e mollavo gli studi perchè niente aveva importanza, non c'era un'alternativa migliore. Che, in un certo senso, ero anche libero, o che quel tipo di libertà non era proprio reale: ero libero di scegliere 'chissenefrega'  perchè importava ben poco. Ma che, anche quello, dipendeva da una mia scelta: in un certo senso avevo scelto che niente importava.
Cercare di spiegarlo lo fa risultare molto più astratto di quanto non fosse. 
Tutto questo mentre me ne stavo lì seduto a far ruotare il pallone.
Il punto era che , facendo quella scelta, neanche io importavo. Non rappresentavo nulla.
Se volevo importare, anche solo ai miei occhi, avrei dovuto essere meno libero, decidendo di fare una scelta definitiva...
Vivere l'impegno come una perdita di alternative, una specie di morte, la morte delle possibilità illimitate dell'infanzia o della lusinga di una scelta senza costrizione: succederà, fidatevi.
L'infanzia finisce. La prima di tante morti...
Desidero informarvi che la professione contabile alla quale aspirate è, di fatto, eroica.
Signori, e con questo intendo tardo adolescenti che aspirano a diventare uomini, signori, ecco una verità: sopportare la noia nel tempo reale in uno spazio confinato: qui sta il vero coraggio.
Una sopportazione che è, guarda caso, il distillato di ciò che oggi è, in questo mondo che nè io nè vi abbiamo fatto, eroismo. Eroismo.
E con questo intendo vero eroismo, non l'eroismo che conoscete dai film o dalle fiabe per bambini. L'infanzia è ormai agli sgoccioli; siete pronti a reggere il peso della verità. 
La verità è che l'eroismo dei vostri passatempi infantili non era un vero valore. Era teatro.
Il grande gesto, il momento della scelta, il pericolo mortale, il nemico esterno, il risultato della battaglia cruciale che risolve tutto; tutto concepito per apparire eroico, per entusiasmare e gratificare un pubblico. Un pubblico...Signori, benvenuti nel mondo della realtà: non c'è pubblico. Nessuno che applauda, che ammiri. Nessuno che vi veda. Capite ? Ecco la verità: il vero eroismo non riceve ovazioni, non intrattiene nessuno.Nessuno fa la fila per vederlo. Nessuno se ne interessa...

(David Foster Wallace, Il re pallido, 2011)

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