venerdì 29 novembre 2013

an epitaph

Per un breve periodo siamo stati una civiltà abbarbicata a una striscia di terra fra l'oceano e il deserto.
L'acqua era il nostro problema, troppa da un lato, troppo poca dall'altro, ma questo non ci ha fermati. Abbiamo costruito case, strade, alberghi, centri commerciali, complessi residenziali, parcheggi, scuole e stadi.
Abbiamo proclamato la libertà dell'individuo, abbiamo comprato e guidato milioni di automobili per dimostrarla, costruito altre strade per le nostre auto, per andare verso un dappertutto che non stava da nessuna parte. Abbiamo irrigato i nostri giardini, lavato le nostre auto, ingollato bottiglie di acqua minerale per vivere da idratati su una terra disidratata, abbiamo costruito parchi acquatici.
Abbiamo innalzato templi alle nostre fantasie (studi cinematografici, parchi a tema, cattedrali di cristallo, enormi chiese) e li abbiamo affollati.
Siamo andati in spiaggia, abbiamo cavalcato le onde, riversato le nostre immondizie in quell'acqua che dicevamo di amare.
Abbiamo reinventato noi stessi ogni giorno, rimodellato la nostra cultura, ci siamo chiusi in comunità recintate, abbiamo mangiato cibi sani, smesso di fumare, abbiamo levato in alto i nostri visi liftati ed esfoliati cercando di evitare il sole, ci siamo fatti spianare le rughe, ci siamo fatto succhiare via cuscinetti adiposi e bambini non voluti, abbiamo sfidato la vecchiaia e la morte.
Abbiamo divinizzato ricchezza e potere.
Fatto del narcisismo una religione.
Alla fine, adoravamo solo noi stessi.
Alla fine, non è stato abbastanza.

(Don Winslow, Le belve, 2010) 

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