sabato 16 novembre 2013

alle feste dell'insignificanza

Resta solo l’insignificanza: il più nullificante riso, con conseguente oblio. E tutto un valzer intorno, che suona davvero un addio. Forse al sogno di cambiare il mondo, almeno con le parole. “Da tempo abbiamo capito che non era più possibile rivoluzionare questo mondo… Non c’era che un solo modo possibile per resistere: non prenderlo sul serio”. E la resistenza di Kundera è potente proprio perché coincide con una resa: “l’insignificanza, bisogna imparare ad amarla”.
(da una recensione de 'La festa dell'insignificanza', ultimo libro di Kundera).

Andrea Scanzi, parlando della sua generazione dei quarantenni, scrive ora un libro che si intitola 'Non è tempo per noi'.
Michele Serra, in tv, -presentando il suo nuovo libro 'Gli sdraiati' (in cui sta a guardare i suoi figli)-  invita la sua generazione di quasi sessantenni, cioè più o meno la mia, ad abdicare.
Non certo due persone che sono state zitte e passive, negli ultimi decenni.
Mi confortano, mi fanno sentire un pò meno solo...
Mentre in tanti proseguono a far finta di niente, a far finta di credere 'che ne usciremo', e ad illudere i giovani di oggi, è fondamentale insistere invece a non conformarsi e a rafforzare qualunque elemento di scetticismo e di rivolta, perlomeno morale.
A dichiarare la totale insignificanza di quel che noi e questo nostro mondo combiniamo ogni giorno.
No, non  può essere questo essere uomini, vivere, diventare adulti.

Notai anche che dopo cena mio padre era andato a sedersi nel soggiorno, aveva acceso la tv al canale che trasmetteva Summer Playhouse, e aveva parlato con mia madre attraverso la porta della cucina, dove lei stava lavando i piatti. Le disse che a Great Falls lui si sentiva proprio a casa sua, ma che era certo sarebbe stato felice anche in Alabama...
Tutto questo era una bugia, naturalmente: ciò che stavano proclamando, il modo in cui si trattavano reciprocamente, quello che volevano farci credere, come rappresentavano il futuro. Stavano ricamando la superficie delle azioni che avevano compiuto, cercando di abbellirla, di dare una bella apparenza a quello che avevano sperato fosse il risultato. Ma erano arrivati in un luogo familiare, tranquillo, dove ogni cosa era come l'avevano lasciata  -compresi Berner e me-, dove pareva che tutto fosse come prima e dove in altre circostanze forse tutto sarebbe stato come prima.
Avrebbero potuto credersi essi stessi quelli di prima, capaci di andare avanti nel modo di prima. C'erano gli stessi vecchi problemi, Gli stessi desideri. Che ora ci fossero da affrontare delle catastrofiche conseguenze, degli eventi in corso che stavano per raggiungerli e imprimere alla loro vita il marchio della fine, non gli si era affacciato alla mente. Potevano ancora costringersi a pensare, agire, parlare come prima.  Bisogna perdonarglielo, anzi trovarlo persino simpatico: il fatto che fossero ancora estasiati dal sapore dell'ultimo boccone della vita che avevano buttato via.

Il problema intollerabile è piuttosto che improvvisamente tutto diventa molto confuso: la via di un ritorno al passato, prima chiara, è piena di ostacoli e non può essere seguita; e il modo in cui si sente oggi la persona è completamente diverso da come si sentiva nel passato. E il tempo stesso: il modo così strano in cui passano le ore del giorno e della notte; prima veloci, poi così lente che non passano mai. Allora il futuro diventa confuso e impenetrabile come il passato. In questa situazione la persona diventa come paralizzata: bloccata in un presente lungo, sostenuto e intollerabile.
Chi non vorrebbe porre fine a questo stato di cose, se potesse ?
Costringere il presente a farsi largo a un futuro qualsiasi, o quasi. 
Chi non ammetterebbe ogni cosa solo per liberarsi del terribile presente ?
Io sì. Solo un santo non lo farebbe.

'Bè, ti sbagli -disse nostro padre-. E' semplice. Ti sbagli.'
'Io le cose non le capisco, disse Berner, ma le accetto. E non accetto le cose, ma le capisco.'.
Incrociò le braccia sul petto e guardò fuori dal finestrino verso il fiume che scorreva sotto il ponte al quale eravamo ormai arrivati. 'Tu non hai senso, ecco tutto. E lo sai'.
Nostro padre sorrise stranamente e scosse la testa. 'Voi ragazzi, pensate che io sia cattivo con voi ? E' così ?'...
Nessuno di noi disse nulla. Io non capivo nemmeno perchè ci avesse fatto quella domanda. Non erano mai stati cattivi con noi. 'Perchè non lo sono', disse lui. 'Voglio solo che impariate un'importante lezione della vita. Certe cose dovete accettarle e capirle, anche se in un primo momento sembra che non abbiano un senso. Siete voi che dovete farglielo acquistare. E' quello che fanno gli adulti.'
'In tal caso preferisco non diventare adulta', disse Berner dispettosamente.

E' stata mia abitudine, nel corso di questi anni, riconoscere che ogni situazione in cui sono coinvolti esseri umani può essere rovesciata. Tutto ciò che qualcuno mi assicura che è vero potrebbe non esserlo. Ogni articolo di fede sul quale poggia il mondo può essere, o può non essere, in procinto di esplodere. Le maggior parte delle cose non rimangono al lungo come sono. Saperlo, però, non mi ha reso cinico. Cinico significa credere che il bene non è possibile, e io so con certezza che il bene è possibile. Semplicemente, non do nulla per scontato e cerco di essere pronto per i cambiamenti che presto verranno.

(Richard Ford, Canada, 2012, un autore ed un libro assolutamente da conoscere...)  



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