Per un breve periodo siamo stati una civiltà abbarbicata a una striscia di terra fra l'oceano e il deserto.
L'acqua era il nostro problema, troppa da un lato, troppo poca dall'altro, ma questo non ci ha fermati. Abbiamo costruito case, strade, alberghi, centri commerciali, complessi residenziali, parcheggi, scuole e stadi.
Abbiamo proclamato la libertà dell'individuo, abbiamo comprato e guidato milioni di automobili per dimostrarla, costruito altre strade per le nostre auto, per andare verso un dappertutto che non stava da nessuna parte. Abbiamo irrigato i nostri giardini, lavato le nostre auto, ingollato bottiglie di acqua minerale per vivere da idratati su una terra disidratata, abbiamo costruito parchi acquatici.
Abbiamo innalzato templi alle nostre fantasie (studi cinematografici, parchi a tema, cattedrali di cristallo, enormi chiese) e li abbiamo affollati.
Siamo andati in spiaggia, abbiamo cavalcato le onde, riversato le nostre immondizie in quell'acqua che dicevamo di amare.
Abbiamo reinventato noi stessi ogni giorno, rimodellato la nostra cultura, ci siamo chiusi in comunità recintate, abbiamo mangiato cibi sani, smesso di fumare, abbiamo levato in alto i nostri visi liftati ed esfoliati cercando di evitare il sole, ci siamo fatti spianare le rughe, ci siamo fatto succhiare via cuscinetti adiposi e bambini non voluti, abbiamo sfidato la vecchiaia e la morte.
Abbiamo divinizzato ricchezza e potere.
Fatto del narcisismo una religione.
Alla fine, adoravamo solo noi stessi.
Alla fine, non è stato abbastanza.
(Don Winslow, Le belve, 2010)
SATURNALIA Feste popolari in Roma antica, in onore di Saturno, nelle quali si scambiavano auguri e doni e, soprattutto, era concesso agli schiavi di prendere temporaneamente il posto dei padroni
venerdì 29 novembre 2013
spenti copioni, finte serietà
ODE ALLA IUC ( e ai POF, ai POR, alla TUC e alla TASI...)
§ 781 del Manuale dell'Agenzia delle Entrate -formula dell'imposta minima alternativa (Ima) per le Spa: (1) l'imponibile prima della deduzione della perdita operativa netta (Pon)), più o meno (2) tutte le correzioni Ima eccetto le correzioni di adjusted common equity (Ace), più (3) regimi fiscali privilegiati, fa (4) l'imponibile Ima prima della deduzione Pon e/o della correzione Ace, più o meno (5) la correzione Ace, se presente, meno (7) la deduzione Pon, se presente (tetto al 90%), fa (8) l'imponibile Ima, meno (9) le esenzioni, fa (10) la base Ima, moltiplicata per (11) un tasso del 20% Ima, fa (12) l'Ima precedente al credito d'imposta per redditi Ima prodotti all'estero, meno (13) il credito d'imposta per redditi Ima prodotti all'estero, se presente (tetto al 90% esclusa richiesta di eccezioni 781(d)(13-16), nel qual caso allegare una comunicazione interna 781-2432 e inoltrare al capogruppo), fa (14) l'imposta minima alternativa provvisoria, meno (15) il debito d'imposta standard prima del credito meno il credito d'imposta per redditi prodotti all'estero, fa (16) l'imposta minima alternativa.
(D. Foster Wallace, Il re pallido, 2011, p. 504)
§ 781 del Manuale dell'Agenzia delle Entrate -formula dell'imposta minima alternativa (Ima) per le Spa: (1) l'imponibile prima della deduzione della perdita operativa netta (Pon)), più o meno (2) tutte le correzioni Ima eccetto le correzioni di adjusted common equity (Ace), più (3) regimi fiscali privilegiati, fa (4) l'imponibile Ima prima della deduzione Pon e/o della correzione Ace, più o meno (5) la correzione Ace, se presente, meno (7) la deduzione Pon, se presente (tetto al 90%), fa (8) l'imponibile Ima, meno (9) le esenzioni, fa (10) la base Ima, moltiplicata per (11) un tasso del 20% Ima, fa (12) l'Ima precedente al credito d'imposta per redditi Ima prodotti all'estero, meno (13) il credito d'imposta per redditi Ima prodotti all'estero, se presente (tetto al 90% esclusa richiesta di eccezioni 781(d)(13-16), nel qual caso allegare una comunicazione interna 781-2432 e inoltrare al capogruppo), fa (14) l'imposta minima alternativa provvisoria, meno (15) il debito d'imposta standard prima del credito meno il credito d'imposta per redditi prodotti all'estero, fa (16) l'imposta minima alternativa.
(D. Foster Wallace, Il re pallido, 2011, p. 504)
martedì 26 novembre 2013
siam tre piccoli leaderin...
Pubblicato il
L'ANALISI
Da Grillo a Renzi, il carisma orizzontale
La dimensione carismatica del potere suscita legittime preoccupazioni anche se solo si rilegge la storia del Novecento, ma più che escluderla nel nome di una visione razionalistica della politica bisogna analizzare le differenze. Tre leader a confronto
di MASSIMO RECALCATI
di MASSIMO RECALCATI
Uno dei temi più vicini all'indagine psicoanalitica che attraversano il dibattito politico è quello del carisma. A destra e a sinistra, passando per il M5S, l'aggregazione del consenso non sembra poter prescindere dalla dimensione carismatica del leader.
Questa constatazione appare preoccupata soprattutto in coloro che ne sono privi e che guardano il cosiddetto "uomo solo al comando" con sospetto. Non hanno però tutti i torti. Non è forse il carisma quella forma di potere che rende ciechi, che muove le masse suggestivamente, ipnoticamente? Non è il fascino carismatico del leader a spegnere il giudizio critico celebrando religiosamente l'Imago del leader come una sorta di idolo pagano?
Indubbiamente la dimensione carismatica del potere suscita legittime preoccupazioni anche se solo si rilegge la storia del Novecento e i disastri generati da masse irretite dal fascino morboso provocato dalla voce e dallo sguardo invasati del leader. Freud ne ha fornito un ritratto insuperabile nel suo Psicologia delle masse e analisi del-l'Io proprio mentre l'Europa si infilava nel tunnel dei totalitarismi. E tuttavia queste condivisibili preoccupazioni sembra scaturiscano da una concezione della politica ancora ingenuamente razionalista secondo la quale il consenso sarebbe il risultato di un discernimento puramente logico del livello di persuasività degli argomenti dei diversi contendenti. Non era certo necessario il ventennio berlusconiano per smontare questa idea solo "cognitivista" del consenso. Uno dei contributi decisivi che la psicoanalisi ha introdotto nel campo della politica consiste, infatti, nel pensare che le scelte degli individui - anche quelle elettorali - siano sempre mobilitate non solo dal giudizio ma anche da spinte pulsionali acefale, da desideri più forti, da esigenze "illogiche" che la ragione non è mai in grado di governare del tutto. Queste esigenze non sono solo quelle avidamente pulsionali del guadagno immediato, della difesa accanita ed egoistica dei propri interessi, dell'accrescere la propria potenza, ma anche quelle - altrettanto pulsionali - dell'aspirazione al cambiamento, alla trasformazione dell'esistente, alla giustizia, all'apertura di mondi nuovi, all'affermazione coraggiosa di una visione differente del nostro futuro. Questo significa che la politica implica sempre la pulsione e il desiderio e non solo la ragione. È un dato di fatto. Gli enunciati senza la forza singolare dell'enunciazione (desiderio) risultano vuoti.
Traduciamo questa tesi più semplicemente con un esempio: io posso condividere quasi tutto di ciò che dice un segretario di partito, ma il modo in cui lo dice, le parole che usa nel dirlo, il livello singolare (desiderante) della sua enunciazione, può rischiare di contraddire proprio ciò che dice e ciò ben al di là della sua volontà poiché è il livello dell'enunciazione che può fare vivere, o morire, il valore degli enunciati. Basta entrare in un'aula universitaria per rendersene conto. Il professore preparato può non sapere cosa sia un'ora di lezione. Saper tenere una lezione non risiede solo nella retorica di chi parla, nella sua capacità di comunicazione, ma nella forza di saper incarnare la verità di quello che dice, la trasformazione che la parola introduce in chi la ascolta.
Questa forza ha precisamente a che fare con il carisma. Il problema, infatti, non è demonizzare il carisma nel nome di una visione razionalistica della politica che esclude dal suo orizzonte la dimensione della forza e dell'eccesso - pulsione e desiderio - , ma costruire una clinica differenziale del carisma. Cosa osserviamo a questo proposito? Semplice: l'esistenza di carismi differenti.
Il carisma berlusconiano non è assimilabile a quello renziano o a quello grillino. Si tratta di carismi che hanno supporti diversi: il carisma berlusconiano poggia sul fantasma della libertà, o, meglio, sulla riduzione della libertà al principio di fare quel che si vuole, sull'inno dell'individualismo - la riduzione della Legge a Legge
ad personam - come valore antropologico assoluto che finisce per rendere impossibile la vita insieme. Gli altri suoi attributi - non secondari - sono quelli del potere, del sesso e del denaro che radunano il consenso a partire da un meccanismo elementare di identificazione proiettiva: essendo il nostro tempo il tempo della morte degli Ideali, ciò che conta è godere il più possibile senza vincoli di sorta e Berlusconi incarna con forza carismatica questo godimento libero dalla Legge e per questa ragione ha saputo generare un consenso ventennale attorno alla sua persona. Non nonostante infrangesse la Legge, ma proprio perché sottoponeva la Legge a una volontà - la sua - più forte. Si tratta, come si vede, di una versione del carisma che trova la sua linfa sulfurea nell'antipolitica, cioè in una rivendicazione di totale estraneità rispetto al mondo della rappresentanza politica.
È su questa linea - quella dell'antipolitica - che dobbiamo collocare anche il carisma di Grillo che, sebbene antropologicamente assai differente da quello berlusconiano, condivide la stessa rivendicazione di se stesso come di un corpo estraneo e separato dalle istituzioni democratiche della rappresentanza. In Grillo il vento dell'antipolitica è suscitato non da un fantasma di libertà, ma da quello di purezza e di incontaminazione sostenuto da un confine immunitario rigido e fondamentalmente paranoico che rende impossibile qualunque trattativa con chi non appartiene alla casta identitaria dei puri. Qui non è il potere, né il sesso, né il denaro, né una visione iperindividualista della libertà, a fondare il carisma. Le ragioni da cui scaturisce il carisma di Grillo sono le stesse ragioni della sinistra, ma in esso si miscelano in modo singolare e inquietante estremismo (verso l'esterno) e autoritarismo (verso l'interno) secondo la più tipica fenomenologia di tutti i leader integralisti.
Ci si può chiedere di quale natura sia il carisma di Renzi. Mi pare che questo carisma faccia perno essenzialmente su un'idea positiva della giovinezza. Non certo quella estetica perseguita pateticamente da Berlusconi, ma quella che coincide con l'esigenza del sogno e della trasformazione, del progetto e del coraggio, della necessaria assunzione di responsabilità che attende le nuove generazioni. Per questo, probabilmente, esso sa radunare attorno a sé quei giovani che abbandonano le sedi più tradizionali dei partiti, Pd compreso, e che rischiano di essere assorbiti dall'antipolitica dell'iperindividualismo berlusconiano o del fondamentalismo grillino. Si tratta chiaramente di un carisma che non si sostiene più - come accadeva per i grandi leader storici della sinistra democratica - sull'autorevolezza della figura paterna. Da questo punto di vista i funerali di Enrico Berlinguer non hanno solo chiuso una stagione politica, ma hanno anche segnato il tramonto definitivo del carisma patriarcale di cui il leader era la personificazione. Con Achille Occhetto inizia un processo di umanizzazione e fragilizzazione del leader che giunge sino a Matteo Renzi, il cui carisma sembra sganciarsi decisamente dalla forza verticale del padre per assumere una dimensione più orizzontale. Anziché aver nostalgia dell'epoca del leader-padre conviene interrogare la natura di questa nuova versione del carisma. Quale? Quella della fratellanza di una nuova generazione che chiede diritto di parola esigendo che questo sia il tempo nel quale dare prova della propria capacità di governo? Staremo a vedere.
Questa constatazione appare preoccupata soprattutto in coloro che ne sono privi e che guardano il cosiddetto "uomo solo al comando" con sospetto. Non hanno però tutti i torti. Non è forse il carisma quella forma di potere che rende ciechi, che muove le masse suggestivamente, ipnoticamente? Non è il fascino carismatico del leader a spegnere il giudizio critico celebrando religiosamente l'Imago del leader come una sorta di idolo pagano?
Indubbiamente la dimensione carismatica del potere suscita legittime preoccupazioni anche se solo si rilegge la storia del Novecento e i disastri generati da masse irretite dal fascino morboso provocato dalla voce e dallo sguardo invasati del leader. Freud ne ha fornito un ritratto insuperabile nel suo Psicologia delle masse e analisi del-l'Io proprio mentre l'Europa si infilava nel tunnel dei totalitarismi. E tuttavia queste condivisibili preoccupazioni sembra scaturiscano da una concezione della politica ancora ingenuamente razionalista secondo la quale il consenso sarebbe il risultato di un discernimento puramente logico del livello di persuasività degli argomenti dei diversi contendenti. Non era certo necessario il ventennio berlusconiano per smontare questa idea solo "cognitivista" del consenso. Uno dei contributi decisivi che la psicoanalisi ha introdotto nel campo della politica consiste, infatti, nel pensare che le scelte degli individui - anche quelle elettorali - siano sempre mobilitate non solo dal giudizio ma anche da spinte pulsionali acefale, da desideri più forti, da esigenze "illogiche" che la ragione non è mai in grado di governare del tutto. Queste esigenze non sono solo quelle avidamente pulsionali del guadagno immediato, della difesa accanita ed egoistica dei propri interessi, dell'accrescere la propria potenza, ma anche quelle - altrettanto pulsionali - dell'aspirazione al cambiamento, alla trasformazione dell'esistente, alla giustizia, all'apertura di mondi nuovi, all'affermazione coraggiosa di una visione differente del nostro futuro. Questo significa che la politica implica sempre la pulsione e il desiderio e non solo la ragione. È un dato di fatto. Gli enunciati senza la forza singolare dell'enunciazione (desiderio) risultano vuoti.
Traduciamo questa tesi più semplicemente con un esempio: io posso condividere quasi tutto di ciò che dice un segretario di partito, ma il modo in cui lo dice, le parole che usa nel dirlo, il livello singolare (desiderante) della sua enunciazione, può rischiare di contraddire proprio ciò che dice e ciò ben al di là della sua volontà poiché è il livello dell'enunciazione che può fare vivere, o morire, il valore degli enunciati. Basta entrare in un'aula universitaria per rendersene conto. Il professore preparato può non sapere cosa sia un'ora di lezione. Saper tenere una lezione non risiede solo nella retorica di chi parla, nella sua capacità di comunicazione, ma nella forza di saper incarnare la verità di quello che dice, la trasformazione che la parola introduce in chi la ascolta.
Questa forza ha precisamente a che fare con il carisma. Il problema, infatti, non è demonizzare il carisma nel nome di una visione razionalistica della politica che esclude dal suo orizzonte la dimensione della forza e dell'eccesso - pulsione e desiderio - , ma costruire una clinica differenziale del carisma. Cosa osserviamo a questo proposito? Semplice: l'esistenza di carismi differenti.
Il carisma berlusconiano non è assimilabile a quello renziano o a quello grillino. Si tratta di carismi che hanno supporti diversi: il carisma berlusconiano poggia sul fantasma della libertà, o, meglio, sulla riduzione della libertà al principio di fare quel che si vuole, sull'inno dell'individualismo - la riduzione della Legge a Legge
ad personam - come valore antropologico assoluto che finisce per rendere impossibile la vita insieme. Gli altri suoi attributi - non secondari - sono quelli del potere, del sesso e del denaro che radunano il consenso a partire da un meccanismo elementare di identificazione proiettiva: essendo il nostro tempo il tempo della morte degli Ideali, ciò che conta è godere il più possibile senza vincoli di sorta e Berlusconi incarna con forza carismatica questo godimento libero dalla Legge e per questa ragione ha saputo generare un consenso ventennale attorno alla sua persona. Non nonostante infrangesse la Legge, ma proprio perché sottoponeva la Legge a una volontà - la sua - più forte. Si tratta, come si vede, di una versione del carisma che trova la sua linfa sulfurea nell'antipolitica, cioè in una rivendicazione di totale estraneità rispetto al mondo della rappresentanza politica.
È su questa linea - quella dell'antipolitica - che dobbiamo collocare anche il carisma di Grillo che, sebbene antropologicamente assai differente da quello berlusconiano, condivide la stessa rivendicazione di se stesso come di un corpo estraneo e separato dalle istituzioni democratiche della rappresentanza. In Grillo il vento dell'antipolitica è suscitato non da un fantasma di libertà, ma da quello di purezza e di incontaminazione sostenuto da un confine immunitario rigido e fondamentalmente paranoico che rende impossibile qualunque trattativa con chi non appartiene alla casta identitaria dei puri. Qui non è il potere, né il sesso, né il denaro, né una visione iperindividualista della libertà, a fondare il carisma. Le ragioni da cui scaturisce il carisma di Grillo sono le stesse ragioni della sinistra, ma in esso si miscelano in modo singolare e inquietante estremismo (verso l'esterno) e autoritarismo (verso l'interno) secondo la più tipica fenomenologia di tutti i leader integralisti.
Ci si può chiedere di quale natura sia il carisma di Renzi. Mi pare che questo carisma faccia perno essenzialmente su un'idea positiva della giovinezza. Non certo quella estetica perseguita pateticamente da Berlusconi, ma quella che coincide con l'esigenza del sogno e della trasformazione, del progetto e del coraggio, della necessaria assunzione di responsabilità che attende le nuove generazioni. Per questo, probabilmente, esso sa radunare attorno a sé quei giovani che abbandonano le sedi più tradizionali dei partiti, Pd compreso, e che rischiano di essere assorbiti dall'antipolitica dell'iperindividualismo berlusconiano o del fondamentalismo grillino. Si tratta chiaramente di un carisma che non si sostiene più - come accadeva per i grandi leader storici della sinistra democratica - sull'autorevolezza della figura paterna. Da questo punto di vista i funerali di Enrico Berlinguer non hanno solo chiuso una stagione politica, ma hanno anche segnato il tramonto definitivo del carisma patriarcale di cui il leader era la personificazione. Con Achille Occhetto inizia un processo di umanizzazione e fragilizzazione del leader che giunge sino a Matteo Renzi, il cui carisma sembra sganciarsi decisamente dalla forza verticale del padre per assumere una dimensione più orizzontale. Anziché aver nostalgia dell'epoca del leader-padre conviene interrogare la natura di questa nuova versione del carisma. Quale? Quella della fratellanza di una nuova generazione che chiede diritto di parola esigendo che questo sia il tempo nel quale dare prova della propria capacità di governo? Staremo a vedere.
lunedì 25 novembre 2013
destra adattativa
La corruzione è un cancro italiano e le inchieste giudiziarie sembra non siano servite a nulla. Da dove nasce questo malcostume?
La corruzione non è un fatto italiano perché se consideriamo gli scandali che hanno caratterizzano altre nazioni come Francia e Stati Uniti, ci rendiamo conto che non è un’esclusiva italiana. Dire che la corruzione è specificatamente italiana è un errore. Il discorso è diverso: quando il bubbone emerge, quelle società non sono indulgenti. In realtà anche gli italiani non lo sono, non sono indulgenti ma nella forma del ribellismo politico per cui abbiamo un’antropologia caratterizzata da tre sensibilità e questo vale sia per la corruzione che per il sistema politico. C’è un’area fondamentalmente adattativa che è il grosso della società italiana che è tendenzialmente di destra, e non faccio riferimento allo schieramento politico ma a meccanismi tolleranti e adattativi. La destra italiana non ha logiche e prospettive di rinnovamento, si arrangia nello status quo. Una situazione di questo genere non ha effetti dinamici e in qualsiasi variazione vediamo spostamenti adattativi, cioè una logica di sopravvivenza sia nelle condotte individuali che nei rapporti sociali. C’è un’area della popolazione dove le dinamiche adattative prevalgono su quelle innovative. Poi c’è un’Italia fondamentalmente indignata, ribelle ma sterilmente indignata. C’è un’esplosione di rabbia da Masaniello in avanti che ha caratteristiche eruttive ma non è nelle condizioni di produrre alternative di comportamento. Per cui dinanzi alla corruzione ci sono coloro che si aggregano, vogliono entrare nel giro, nella spartizione della torta e ci sono i ribelli. Poi c’è un’Italia civile che, però, è minoritaria. Ha la forza sufficiente per tutelare l’etica pubblica ma non per vincere. Quindi, sommando l’area di destra conservatrice e l’area dei ribelli vengono fuori le larghe intese perché l’Italia civile non sfonda.
(Salvatore Natoli, intervistato oggi sul Fatto).
Oggi hanno interrogato una hostess della Costa Concordia:la notte del disastro tranquillizzava i passeggeri e li invitava a tornare in cabina. Ora piange e dice che gliel'aveva imposto il comandante.
Adattamento.
Ieri gli svizzeri hanno bocciato il referendum che cercava di dare una misura (12 a 1) al rapporto tra stipendi dei manager e quelli dei loro dipendenti. Attualmente il rapporto è spesso di 100 a 1...
Come si può spiegare che la gente comune protegga gli interessi dei ricconi ?
Assuefazione.
Ieri ho visto il film Prisoners.
Quel che allarmava di più, molto più della violenza diretta pur ben presente, era l'acquiescenza con cui la coppia nera collude con il fanatico paranoico cristiano rinato e le sue manie di farsi giustizia da solo.
L'aggressione non è nulla rispetto all' accettazione passiva del male.
Perchè la destra vince, e vincerà ancora ?
Perchè si nutre di adattamento, l'unica cultura trasversale e vincente nel nostro paese, ma -più in generale- nelle società contemporanee.
.
La corruzione non è un fatto italiano perché se consideriamo gli scandali che hanno caratterizzano altre nazioni come Francia e Stati Uniti, ci rendiamo conto che non è un’esclusiva italiana. Dire che la corruzione è specificatamente italiana è un errore. Il discorso è diverso: quando il bubbone emerge, quelle società non sono indulgenti. In realtà anche gli italiani non lo sono, non sono indulgenti ma nella forma del ribellismo politico per cui abbiamo un’antropologia caratterizzata da tre sensibilità e questo vale sia per la corruzione che per il sistema politico. C’è un’area fondamentalmente adattativa che è il grosso della società italiana che è tendenzialmente di destra, e non faccio riferimento allo schieramento politico ma a meccanismi tolleranti e adattativi. La destra italiana non ha logiche e prospettive di rinnovamento, si arrangia nello status quo. Una situazione di questo genere non ha effetti dinamici e in qualsiasi variazione vediamo spostamenti adattativi, cioè una logica di sopravvivenza sia nelle condotte individuali che nei rapporti sociali. C’è un’area della popolazione dove le dinamiche adattative prevalgono su quelle innovative. Poi c’è un’Italia fondamentalmente indignata, ribelle ma sterilmente indignata. C’è un’esplosione di rabbia da Masaniello in avanti che ha caratteristiche eruttive ma non è nelle condizioni di produrre alternative di comportamento. Per cui dinanzi alla corruzione ci sono coloro che si aggregano, vogliono entrare nel giro, nella spartizione della torta e ci sono i ribelli. Poi c’è un’Italia civile che, però, è minoritaria. Ha la forza sufficiente per tutelare l’etica pubblica ma non per vincere. Quindi, sommando l’area di destra conservatrice e l’area dei ribelli vengono fuori le larghe intese perché l’Italia civile non sfonda.
(Salvatore Natoli, intervistato oggi sul Fatto).
Oggi hanno interrogato una hostess della Costa Concordia:la notte del disastro tranquillizzava i passeggeri e li invitava a tornare in cabina. Ora piange e dice che gliel'aveva imposto il comandante.
Adattamento.
Ieri gli svizzeri hanno bocciato il referendum che cercava di dare una misura (12 a 1) al rapporto tra stipendi dei manager e quelli dei loro dipendenti. Attualmente il rapporto è spesso di 100 a 1...
Come si può spiegare che la gente comune protegga gli interessi dei ricconi ?
Assuefazione.
Ieri ho visto il film Prisoners.
Quel che allarmava di più, molto più della violenza diretta pur ben presente, era l'acquiescenza con cui la coppia nera collude con il fanatico paranoico cristiano rinato e le sue manie di farsi giustizia da solo.
L'aggressione non è nulla rispetto all' accettazione passiva del male.
Perchè la destra vince, e vincerà ancora ?
Perchè si nutre di adattamento, l'unica cultura trasversale e vincente nel nostro paese, ma -più in generale- nelle società contemporanee.
.
domenica 24 novembre 2013
la sfiga dei cervelli
Ricercatori: il sacrificio dei cervelli sull’altare dell’austerità
Gli achei volendo partire alla volta di Troia, per placare l’ira della dea Artemide, dovettero sacrificare Ifigenia, la figlia del loro re Agamennone come vittima propiziatoria. Oggi sembra che il mito di Ifigenia descriva la situazione delle nuove generazioni dei paesi dell’Europa meridionale sacrificate sull’altare dell’austerità per placare le turbolenze dei mercati finanziari. Purtroppo questo sacrificio sarà, molto probabilmente, vano poiché non serverà a rilanciare l’economia né nell’immediato né nel prossimo futuro. Mentre i paesi più forti in Europa continuano a investire nei loro scienziati in molti altri paesi dell’Europa orientale e meridionale, i ricercatori stanno lottando per non essere schiacciati dai tagli economici con il risultato che i vincoli di bilancio legati all’austerità stanno compromettendo lo sviluppo delle ricerche innovative che potrebbero aiutare a guidarci fuori dalla crisi economica e, cosa ben più grave, stanno creando un vuoto generazionale che sarà difficile da recuperare.
La crisi economica è stata originata da fenomeni endemici legati alla spregiudicata ed eccessiva finanziarizzazione dell’economia e non da un eccessivo debito pubblico dovuto alla costruzione di unwelfare state che “non ci possiamo più permettere” come si vuole far usualmente credere. I soli paesi dell’Europa comunitaria hanno pagato un costo di quattro trilioni di dollari per salvare le banche dalla propria ingordigia di credito facile, ma al sesto anno dall’esplosione delle crisi la disoccupazione, di pari passo con le disuguaglianze nella ricchezza, è arrivata a livelli altissimi. In particolare nei paesi dell’Europa meridionale la disoccupazione giovanile è intorno al 40% e i sistemi dell’istruzione e della ricerca sono sottoposti a un attacco che ne minaccia la stessa sopravvivenza.
Amaya Moro-Martín, un’astrofisica ritornata in Spagna con la prestigiosa ma temporanea borsaRamò y Cayal prima di ritornare in America ha scritto una bellissima lettera al primo ministro, pubblicata da El Pais e dal Guardian che si conclude dicendo “Mariano [Rajoy, il primo ministro spagnolo, ndr], durante la sua amministrazione, la ricerca in questo Paese è sprofondato irrimediabilmente nel baratro della Fossa delle Marianne. E anche se i nostri colleghi scienziati hanno scoperto che c’è vita laggiù, devo dirvi che è batterica.” Anche in Grecia e Portogallo c’è stata pressione fortissima da parte dei governi per ridurre i costi a tutti i livelli, compresa la partecipazione a organizzazioni internazionali. In un confronto tra giovani scienziati dei paesi dell’Europa meridionale a cui ho recentemente partecipato ho notato grandi analogie tra la situazione italiana e quella spagnola, greca, portoghese dove la drastica riduzione negli investimenti causa una endemica precarietà dei giovani ricercatori e un sempre più pressante “fuga dei cervelli”.
Questa politica suicida, per cui i debiti privati diventano debiti pubblici col sacrificio d’intere generazioni e delle condizioni per creare innovazione, continua ad alimentare un diffuso sentimento popolare anti-europeista che è intercettato solo dai partiti di destra (o qui). Bisogna riflettere “prima della pioggia” che arriverà presto e sarà intensa.
que viva berluscon !
Decadenza
Si avvicina la decadenza di Berlu, sembra ormai cosa fatta.
E non solo dalla carica di senatore.
Tutti decadiamo, ed anche lui. Come gli atomi di uranio (non molto impoverito, nel suo caso).
La decadenza sua è nulla, rispetto alla nostra, a quella di tutti.
Ieri mi è arrivato un sms dal Veneto, in cui una signora solidarizzava con me in quanto sardo colpito dall'alluvione. L'ho rassicurata sul mio conto : Sto bene, qui a Cagliari non è accaduto nulla di grave. D'altro lato la catastrofe avanza e mette tanta tristezza, per la vita di tutti...
E lei risponde: Mi pare di percepire il riferimento ad altre catastrofi, dietro a quella citata...Capisco, e me ne dispiaccio...
Cosa aggiungere ?
La grazia è tramontata
Non più tardi di una settimana fa l'avvocato Coppi aveva dichiarato: la grazia è tramontata.
Io, pregno di cultura greca, latina e cattolica, mi son detto: sì, è vero, la Grazia è tramontata, da tempo.
E ancora una volta non quella per lui, per Berlu.
Quella che avvolgeva tutti noi, quella che si donava al nostro sguardo e ai nostri pori.
La Grazia è finita. andate in pace...
Omicidio politico
Berlu urla al mondo che, quel che si sta perpetrando ai suoi danni, è un omicidio politico.
Come se il PD fosse capace di uccidere, politicamente, qualcuno.
Non è riuscito a far fuori neppure Veltroni o D'Alema, figuriamoci se può sbarazzarsi di Berlu.
Se non fosse stato per alcuni magistrati, sarebbe ancora lì, vivo e vegeto.
Meno male che è un criminale ed un pregiudicato (e soprattutto che ha fatto incazzare la Merkel...!), altrimenti sarebbe ancora capo del governo.
Tradimento
Comunque, se proprio ve lo devo dire, preferivo Berlu ad Alfano, Lupi, Formigoni e Mauro.
Meglio la demagogia scoperta che il gesuitismo democristiano.
Quello di chi finge di essere Gesù e invece è Giuda.
Si avvicina la decadenza di Berlu, sembra ormai cosa fatta.
E non solo dalla carica di senatore.
Tutti decadiamo, ed anche lui. Come gli atomi di uranio (non molto impoverito, nel suo caso).
La decadenza sua è nulla, rispetto alla nostra, a quella di tutti.
Ieri mi è arrivato un sms dal Veneto, in cui una signora solidarizzava con me in quanto sardo colpito dall'alluvione. L'ho rassicurata sul mio conto : Sto bene, qui a Cagliari non è accaduto nulla di grave. D'altro lato la catastrofe avanza e mette tanta tristezza, per la vita di tutti...
E lei risponde: Mi pare di percepire il riferimento ad altre catastrofi, dietro a quella citata...Capisco, e me ne dispiaccio...
Cosa aggiungere ?
La grazia è tramontata
Non più tardi di una settimana fa l'avvocato Coppi aveva dichiarato: la grazia è tramontata.
Io, pregno di cultura greca, latina e cattolica, mi son detto: sì, è vero, la Grazia è tramontata, da tempo.
E ancora una volta non quella per lui, per Berlu.
Quella che avvolgeva tutti noi, quella che si donava al nostro sguardo e ai nostri pori.
La Grazia è finita. andate in pace...
Omicidio politico
Berlu urla al mondo che, quel che si sta perpetrando ai suoi danni, è un omicidio politico.
Come se il PD fosse capace di uccidere, politicamente, qualcuno.
Non è riuscito a far fuori neppure Veltroni o D'Alema, figuriamoci se può sbarazzarsi di Berlu.
Se non fosse stato per alcuni magistrati, sarebbe ancora lì, vivo e vegeto.
Meno male che è un criminale ed un pregiudicato (e soprattutto che ha fatto incazzare la Merkel...!), altrimenti sarebbe ancora capo del governo.
Tradimento
Comunque, se proprio ve lo devo dire, preferivo Berlu ad Alfano, Lupi, Formigoni e Mauro.
Meglio la demagogia scoperta che il gesuitismo democristiano.
Quello di chi finge di essere Gesù e invece è Giuda.
lettera aperta ai Cinque Stelle
Cari
amici del Movimento 5 Stelle,
prima
di tutto vorrei presentarmi: mi chiamo Enrico Euli, ho quasi 53 anni,
di cui almeno trenta dedicati alla formazione nonviolenta dei
movimenti sociali e politici (ecopacifisti e no-global, ma non
solo...).
Da
dieci faccio il ricercatore all'Università di Cagliari, dove insegno
Metodologie del gioco e del lavoro di gruppo nei corsi di Scienze
della Formazione.
Il
corso di quest'anno è dedicato alla 'pedagogia delle catastrofi',
tema sul quale lavoro da qualche tempo ed al quale ho dedicato i miei
ultimi libri (Casca il mondo! Giocare con la catastrofe (2007) e
Imparare dalla catastrofi (2012)).
Non
ho mai avuto tessere di partito, se escludiamo la prima fase dei
Verdi, in cui sono stato vicino a Roberto Cotti, vostro attuale
senatore, di cui sono amico da tempo.
Da
qualche tempo, tengo anche un blog, Saturnalia, in cui provo anch'io
ad abbaiare alla luna.
Alle
ultime elezioni non ho votato, ma -se l'avessi fatto- avrei votato
per voi.
Da
tempo vorrei scrivervi.
Questa
mi sembra la sera giusta...
Dalla
disaffezione alla defezione.
Il
vostro ingresso nel teatro politico ha senz'altro generato in esso un
primo, importante scossone: ha riportato all'iniziativa e all'impegno
(o, perlomeno, al voto) milioni di persone che parevano destinate al
silenzio, alla rassegnazione o ad una deriva distruttiva e violenta.
Ha
dato un primo sbocco a quella che comunemente viene definita
'disaffezione' dalla politica di partiti ed istituzioni
sedicenti 'democratici'.
In
questi ultimi mesi, però, stiamo anche assistendo -spesso impotenti-
a tutte le forme di resistenza, manipolazione e mistificazione di cui
il sistema tradizionale appare ancora capace.
Esso
rivela, almeno a breve, uno stomaco di struzzo di notevoli
dimensioni, capace di digerire e triturare tutto, forse anche voi.
Da
quel che leggo e sento, nonostante i vostri generosi tentativi di
opposizione e innovazione dall'interno, mi pare che il sistema rischi
di inglobarvi e neutralizzarvi, più che farvi riuscire -al
contrario- a realizzare quel suo 'cambiamento catastrofico'
che -giustamente- vi ripromettete.
Non
so se condividete questa analisi, ma per me questo ora non è
comunque la cosa più importante.
Mi
interessa parlare, invece, del futuro, anche prossimo: quello che si
avvicina, e ci conduce inesorabilmente verso le elezioni europee e,
spero al più presto -ma ne dubito fortemente-, nazionali.
Condividiamo,
credo, l'idea che questi due appuntamenti dovrebbero generare un
secondo, decisivo scossone, tale da rivoltare gli equilibri delle
attuali istituzioni politiche.
Perchè
questo avvenga è necessario spostare ancor di più masse enormi di
elettorato verso il M5S, a discapito -da un lato- dei partiti
tradizionali e -dall'altro- dell'astensionismo.
Il
mercato elettorale è oggi infatti diviso sostanzialmente in quattro:
il
60 % vota (e si divide in tre), il 40% non vota (o vota scheda
bianca/nulla).
Il
M5S sembrerebbe avere davanti a sé due strade:
- Proseguire nel tentativo di pescare nuovi voti nell'area dei votanti che ancora non lo votano; mi pare -sinceramente- una via impervia, sulla quale non sarà possibile andare molto oltre i frutti già raccolti; il centro-sinistra ed il centro-destra rappresentano un coacervo di interessi, di poteri forti e di rimozioni-assuefazioni talmente potenti e persistenti da non farci sperare in crolli improvvisi tali da rimpinguare ulteriormente il vostro consenso.
- Proseguire nel tentativo di ridurre l'area dell'astensione; mi pare che anche questa strada sia piuttosto improbabile, se non in misura minima e non tale -comunque- da generare spostamenti notevoli di voti. Lo scontento è crescente, e crescerà ancora, in particolare verso l'Europa. E si manifesterà, probabilmente, con una fortissima crescita dell'astensione proprio alle prossime elezioni per il nuovo Parlamento europeo.
Da
psicologo non praticante (e da astensionista) direi: è
più facile che proseguano ad astenersi e non che riprendano a votare
e votare Cinque Stelle.
Non
sarebbe meglio che il M5S facesse votare se stesso, invece, proprio
invitando tutti ad astenersi ?
Se
Maometto non va alla montagna...
Da
esperto di gioco direi questo: che il gioco è truccato, e
siamo circondati da maggioranze di giocatori che -oltretutto- barano,
col consenso del banco.
Se
non riusciamo a far saltare il banco e a cambiare gioco, giocare è
inutile perchè non possiamo vincere anche quando vinciamo (come
dimostra quel che è avvenuto dopo le ultime elezioni).
Voi
direte: non abbiamo vinto abbastanza, dobbiamo andare oltre e
stravincere, trionfare: solo così li manderemo a casa!
Ma
c'è molto da dubitare che si possa stravincere e che se ne vadano,
se stiamo al (loro) gioco.
E
da persuaso nonviolento, quindi,
aggiungerei: è giunto il momento di non collaborare più al loro
gioco, di boicottarlo, e di iniziare a giocarne un altro, il nostro.
Passare,
cioè, dalla disaffezione alla defezione.
Verso
una non-collaborazione attiva, pubblica, condivisa.
A
mio parere, è giunto il tempo per il M5S di animare una campagna
politica di massa per boicottare le prossime elezioni politiche.
Se
vogliamo davvero delegittimare il sistema dei partiti e condurlo alla
sua disfatta totale, dobbiamo smontare il suo giocattolo principale,
che è rappresentato indubitabilmente proprio dal rito elettorale.
Per
giungere a questo si dovrà riuscire a trasformare l'astensione da
azione individuale a scelta collettiva e condivisa; da atto
clandestino a impegno pubblico e politico; da segno di impotenza e
sterile protesta a forma di lotta e di (ri)presa del potere di
cittadinanza.
Cosa
può significare questo, tecnicamente ?
Dovremmo
ovviamente discuterne a lungo, laddove condivideste l'idea.
Al
momento, mi vengono in mente tre possibilità concrete e
realizzabili, tra loro peraltro compatibili:
- animare un appello pubblico al non-voto, in cui milioni di persone si dichiarano indisponibili ad andare alle urne, inutilmente, ancora una volta;
- far modificare la scheda elettorale, in modo tale che -tra i vari simboli- compaia anche (come già accade in alcuni stati USA) il simbolo 'nessuno di loro';
- andare al seggio, farsi dare la scheda e renderla indietro, chiedendo che l'azione di rifiuto venga registrata e illustrata nelle sue motivazioni (una legge ce lo consente).
Credo
che un'azione nonviolenta di tale portata, perfettamente legale ma
così fortemente innovativa, provocatoria e disobbediente,
accrescerebbe notevolmente l'impatto del M5S sul sistema
politico-istituzionale ed il suo prestigio in Europa e nel mondo.
Non
vado oltre per stasera,
Se
foste interessati anche solo a discutere di questa possibilità sono
ovviamente disponibile a proseguire con voi questa conversazione.
Immagino
che vi arrivino decine di proposte come queste, più o meno valide o
strampalate.
Ed
immagino che siate, come dire, abbastanza oberati.
Quindi,
per ora saluto e vi auguro buon lavoro e buona vita
sabato 23 novembre 2013
anedonìa
Il vero motivo per cui i cittadini statunitensi erano/sono all'oscuro di questi conflitti, cambiamenti e interessi in gioco è che l'argomento politica e amministrazione fiscale è noioso.
Enormemente, spettacolarmente noioso.
E' impossibile sopravvalutare l'importanza di quest'aspetto. Considerate, dalla prospettiva dell'Agenzia delle Entrate, i vantaggi di un insieme così noioso, arcano, soporifero. L'Agenzia delle Entrate è stata uno dei primissimi enti governativi a capire che certe caratteristiche contribuiscono ad isolare dalla protesta pubblica e dall'opposizione politica., e che la monotonia astrusa in realtà è uno scudo molto più efficace della segretezza. Perchè il grande svantaggio della segretezza sta nel fatto che è interessante...
Nessuno presterà attenzione perchè nessuno sarà interessato, per via, più o meno a priori, della noia colossale di tale questioni...Per me, almeno a posteriori, la domanda veramente interessante è perchè la noia si dimostri un impedimento così efficace all'attenzione. Perchè ci sottraiamo alla noia. Forse perchè la noia è intrinsecamente dolorosa; forse da qui traggono origine espressioni come 'noia mortale' o 'noia straziante'. Ma potrebbe non essere tutto. Forse la noia è associata al dolore psichico perchè una cosa noiosa o nebulosa non fornisce abbastanza stimoli capaci di distrarci da un altro tipo di dolore più profondo che è sempre lì, sia pure in secondo piano, e la maggior parte di noi impiega quasi tutto il suo tempo e le sue energie per distrarsi e non sentirlo, o almeno non sentirlo direttamente o con tutta l'attenzione...
Di sicuro deve esserci qualcosa dietro non solo la musichetta nei posti noiosi e monotoni, ma addirittura la tv nelle sale d'attesa, alle casse dei supermercati, ai gate degli aeroporti, tra i sedili posteriori dei Suv, Walkman, iPod, Blackberry, cellulari che si attaccano alla testa. Questo terrore del silenzio senza poter far niente che distragga. Non riesco a pensare che esista qualcuno davvero convinto che dietro la cosiddetta 'società dell'informazione' di oggi ci sia solo l'informazione.
Tutti sanno che c'è sotto qualcos'altro.
La nostra piccolezza, la nostra insignificanza e natura mortale, mia e vostra, la cosa a cui per tutto il tempo cerchiamo di non pensare direttamente, che siamo minuscoli e alla mercè di grandi forze e che il tempo passa incessantemente e che ogni giorno abbiamo perso un altro giorno che non tornerà più e la nostra infanzia è finita e con lei l'adolescenza e il vigore della gioventù e presto anche l'età adulta, che tutto quello che vediamo intorno a noi non fa che decadere e andarsene, tutto se ne va e anche noi, anch'io, da come sono sfrecciati via questi primi quarantadue anni tra non molto me ne andrò anche io, chi avrebbe mai immaginato che esistesse un mondo più veritiero di dire 'morire', 'andarsene', il solo suono mi fa sentire come mi sento al crepuscolo di una domenica d'inverno...
Sapevo, standomene lì seduto, che forse ero un vero nichilista, il che non sempre faceva fico.
Che andavo allo sbando e mollavo gli studi perchè niente aveva importanza, non c'era un'alternativa migliore. Che, in un certo senso, ero anche libero, o che quel tipo di libertà non era proprio reale: ero libero di scegliere 'chissenefrega' perchè importava ben poco. Ma che, anche quello, dipendeva da una mia scelta: in un certo senso avevo scelto che niente importava.
Cercare di spiegarlo lo fa risultare molto più astratto di quanto non fosse.
Tutto questo mentre me ne stavo lì seduto a far ruotare il pallone.
Il punto era che , facendo quella scelta, neanche io importavo. Non rappresentavo nulla.
Se volevo importare, anche solo ai miei occhi, avrei dovuto essere meno libero, decidendo di fare una scelta definitiva...
Vivere l'impegno come una perdita di alternative, una specie di morte, la morte delle possibilità illimitate dell'infanzia o della lusinga di una scelta senza costrizione: succederà, fidatevi.
L'infanzia finisce. La prima di tante morti...
Desidero informarvi che la professione contabile alla quale aspirate è, di fatto, eroica.
Signori, e con questo intendo tardo adolescenti che aspirano a diventare uomini, signori, ecco una verità: sopportare la noia nel tempo reale in uno spazio confinato: qui sta il vero coraggio.
Una sopportazione che è, guarda caso, il distillato di ciò che oggi è, in questo mondo che nè io nè vi abbiamo fatto, eroismo. Eroismo.
E con questo intendo vero eroismo, non l'eroismo che conoscete dai film o dalle fiabe per bambini. L'infanzia è ormai agli sgoccioli; siete pronti a reggere il peso della verità.
La verità è che l'eroismo dei vostri passatempi infantili non era un vero valore. Era teatro.
Il grande gesto, il momento della scelta, il pericolo mortale, il nemico esterno, il risultato della battaglia cruciale che risolve tutto; tutto concepito per apparire eroico, per entusiasmare e gratificare un pubblico. Un pubblico...Signori, benvenuti nel mondo della realtà: non c'è pubblico. Nessuno che applauda, che ammiri. Nessuno che vi veda. Capite ? Ecco la verità: il vero eroismo non riceve ovazioni, non intrattiene nessuno.Nessuno fa la fila per vederlo. Nessuno se ne interessa...
(David Foster Wallace, Il re pallido, 2011)
Enormemente, spettacolarmente noioso.
E' impossibile sopravvalutare l'importanza di quest'aspetto. Considerate, dalla prospettiva dell'Agenzia delle Entrate, i vantaggi di un insieme così noioso, arcano, soporifero. L'Agenzia delle Entrate è stata uno dei primissimi enti governativi a capire che certe caratteristiche contribuiscono ad isolare dalla protesta pubblica e dall'opposizione politica., e che la monotonia astrusa in realtà è uno scudo molto più efficace della segretezza. Perchè il grande svantaggio della segretezza sta nel fatto che è interessante...
Nessuno presterà attenzione perchè nessuno sarà interessato, per via, più o meno a priori, della noia colossale di tale questioni...Per me, almeno a posteriori, la domanda veramente interessante è perchè la noia si dimostri un impedimento così efficace all'attenzione. Perchè ci sottraiamo alla noia. Forse perchè la noia è intrinsecamente dolorosa; forse da qui traggono origine espressioni come 'noia mortale' o 'noia straziante'. Ma potrebbe non essere tutto. Forse la noia è associata al dolore psichico perchè una cosa noiosa o nebulosa non fornisce abbastanza stimoli capaci di distrarci da un altro tipo di dolore più profondo che è sempre lì, sia pure in secondo piano, e la maggior parte di noi impiega quasi tutto il suo tempo e le sue energie per distrarsi e non sentirlo, o almeno non sentirlo direttamente o con tutta l'attenzione...
Di sicuro deve esserci qualcosa dietro non solo la musichetta nei posti noiosi e monotoni, ma addirittura la tv nelle sale d'attesa, alle casse dei supermercati, ai gate degli aeroporti, tra i sedili posteriori dei Suv, Walkman, iPod, Blackberry, cellulari che si attaccano alla testa. Questo terrore del silenzio senza poter far niente che distragga. Non riesco a pensare che esista qualcuno davvero convinto che dietro la cosiddetta 'società dell'informazione' di oggi ci sia solo l'informazione.
Tutti sanno che c'è sotto qualcos'altro.
La nostra piccolezza, la nostra insignificanza e natura mortale, mia e vostra, la cosa a cui per tutto il tempo cerchiamo di non pensare direttamente, che siamo minuscoli e alla mercè di grandi forze e che il tempo passa incessantemente e che ogni giorno abbiamo perso un altro giorno che non tornerà più e la nostra infanzia è finita e con lei l'adolescenza e il vigore della gioventù e presto anche l'età adulta, che tutto quello che vediamo intorno a noi non fa che decadere e andarsene, tutto se ne va e anche noi, anch'io, da come sono sfrecciati via questi primi quarantadue anni tra non molto me ne andrò anche io, chi avrebbe mai immaginato che esistesse un mondo più veritiero di dire 'morire', 'andarsene', il solo suono mi fa sentire come mi sento al crepuscolo di una domenica d'inverno...
Sapevo, standomene lì seduto, che forse ero un vero nichilista, il che non sempre faceva fico.
Che andavo allo sbando e mollavo gli studi perchè niente aveva importanza, non c'era un'alternativa migliore. Che, in un certo senso, ero anche libero, o che quel tipo di libertà non era proprio reale: ero libero di scegliere 'chissenefrega' perchè importava ben poco. Ma che, anche quello, dipendeva da una mia scelta: in un certo senso avevo scelto che niente importava.
Cercare di spiegarlo lo fa risultare molto più astratto di quanto non fosse.
Tutto questo mentre me ne stavo lì seduto a far ruotare il pallone.
Il punto era che , facendo quella scelta, neanche io importavo. Non rappresentavo nulla.
Se volevo importare, anche solo ai miei occhi, avrei dovuto essere meno libero, decidendo di fare una scelta definitiva...
Vivere l'impegno come una perdita di alternative, una specie di morte, la morte delle possibilità illimitate dell'infanzia o della lusinga di una scelta senza costrizione: succederà, fidatevi.
L'infanzia finisce. La prima di tante morti...
Desidero informarvi che la professione contabile alla quale aspirate è, di fatto, eroica.
Signori, e con questo intendo tardo adolescenti che aspirano a diventare uomini, signori, ecco una verità: sopportare la noia nel tempo reale in uno spazio confinato: qui sta il vero coraggio.
Una sopportazione che è, guarda caso, il distillato di ciò che oggi è, in questo mondo che nè io nè vi abbiamo fatto, eroismo. Eroismo.
E con questo intendo vero eroismo, non l'eroismo che conoscete dai film o dalle fiabe per bambini. L'infanzia è ormai agli sgoccioli; siete pronti a reggere il peso della verità.
La verità è che l'eroismo dei vostri passatempi infantili non era un vero valore. Era teatro.
Il grande gesto, il momento della scelta, il pericolo mortale, il nemico esterno, il risultato della battaglia cruciale che risolve tutto; tutto concepito per apparire eroico, per entusiasmare e gratificare un pubblico. Un pubblico...Signori, benvenuti nel mondo della realtà: non c'è pubblico. Nessuno che applauda, che ammiri. Nessuno che vi veda. Capite ? Ecco la verità: il vero eroismo non riceve ovazioni, non intrattiene nessuno.Nessuno fa la fila per vederlo. Nessuno se ne interessa...
(David Foster Wallace, Il re pallido, 2011)
giovedì 21 novembre 2013
disastri annunciati
Il disastro era annunciato, ed è arrivato.
Tutti ora accorrono al capezzale, e promettono miliardi per rimediare allo sfacelo.
Nel frattempo, gli stessi cercano di stravolgere il Piano paesistico per costruire ancora sui fiumi e sui mari.
O insistono a forare monti e valli per un'inutile Tav, alla ricerca di altro veleno da far volteggiare in aria.
I soldi non ci sono per fare entrambe le cose, le due scelte non sono conciliabili.
Nè economicamente, nè logicamente.
Ma è inutile sperare nella ragionevolezza di chi è solo assatanato di potere e denaro.
Un sardo intervistato si stagliava fra tutti: non chiedeva neppure più 'l'intervento e la presenza dello Stato', come tutti i partecipanti alla litania.
Ha esclamato, invece, serio e disperato: 'che lo Stato almeno ci lasci in pace...!'.
La7 ormai lancia una sottoscrizione alla settimana e Mentana riesce ogni volta a far la faccia giusta, quella dello sgomento con una vena di rincrescimento.
Ma come fa ?
Anche il disastro della politica era annunciato, e non fa più neppure impressione.
Renzi procede come un panzer a piallare e piastrellare Letta, D'Alema e il vecchio PD.
Speriamo che ce la faccia, qualunque cosa venga in cambio.
Intanto, Epifani accusa i Cinque Stelle di 'populismo sgangherato' nella squallida vicenda-Cancellieri.
Si potrebbe dirgli: sempre meglio che il tuo 'servilismo ben organizzato'.
La loro sede storica di via dei Giubbonari viene assediata e assaltata dai centri sociali romani.
Tutto quanto fa spettacolo, ma è un altro segno di quanto ormai il PD sia visto come avversario da tutti fuorchè dalla destra. E, purtroppo, dagli ancora troppi che proseguono a votarlo.
Ma stiamo arrivando al limite, anche per loro, forse...
Unico segno di novità nonviolenta: i malati di SLA che si staccano i respiratori davanti a Palazzo Chigi.
Roba da lasciare senza respiro, anche noi.
Tutti ora accorrono al capezzale, e promettono miliardi per rimediare allo sfacelo.
Nel frattempo, gli stessi cercano di stravolgere il Piano paesistico per costruire ancora sui fiumi e sui mari.
O insistono a forare monti e valli per un'inutile Tav, alla ricerca di altro veleno da far volteggiare in aria.
I soldi non ci sono per fare entrambe le cose, le due scelte non sono conciliabili.
Nè economicamente, nè logicamente.
Ma è inutile sperare nella ragionevolezza di chi è solo assatanato di potere e denaro.
Un sardo intervistato si stagliava fra tutti: non chiedeva neppure più 'l'intervento e la presenza dello Stato', come tutti i partecipanti alla litania.
Ha esclamato, invece, serio e disperato: 'che lo Stato almeno ci lasci in pace...!'.
La7 ormai lancia una sottoscrizione alla settimana e Mentana riesce ogni volta a far la faccia giusta, quella dello sgomento con una vena di rincrescimento.
Ma come fa ?
Anche il disastro della politica era annunciato, e non fa più neppure impressione.
Renzi procede come un panzer a piallare e piastrellare Letta, D'Alema e il vecchio PD.
Speriamo che ce la faccia, qualunque cosa venga in cambio.
Intanto, Epifani accusa i Cinque Stelle di 'populismo sgangherato' nella squallida vicenda-Cancellieri.
Si potrebbe dirgli: sempre meglio che il tuo 'servilismo ben organizzato'.
La loro sede storica di via dei Giubbonari viene assediata e assaltata dai centri sociali romani.
Tutto quanto fa spettacolo, ma è un altro segno di quanto ormai il PD sia visto come avversario da tutti fuorchè dalla destra. E, purtroppo, dagli ancora troppi che proseguono a votarlo.
Ma stiamo arrivando al limite, anche per loro, forse...
Unico segno di novità nonviolenta: i malati di SLA che si staccano i respiratori davanti a Palazzo Chigi.
Roba da lasciare senza respiro, anche noi.
mercoledì 20 novembre 2013
con l'acqua alla gola
E rido e piango
e mi fondo con il cielo e con il fango
(Jovanotti, Fango, 2008)
Il responsabile regionale della Protezione civile, un certo Cicalò, ha dichiarato che 'eventi del genere accadono ogni mille anni...'.
Peccato però che sia già accaduto nel 2004 (in Ogliastra), nel 2008 (a Capoterra) ed ora.
Come passano in fretta mille anni, di questi tempi...!
Meno male che altri provano a dire la verità: dissesto idrogeologico, costruzioni abusive, assenza di manutenzione e cura del territorio, cambiamenti climatici.
Solite parole, ad ogni strage, senza che nulla si faccia, nè prima nè dopo.
Sconforto totale: a vedere questa nostra bellissima terra sconvolta e distrutta, ma non dalla natura, da noi uomini.
Da noi stessi che la esaltiamo davanti ai turisti, e intanto la uccidiamo giorno per giorno.
Gli occhi non sanno vedere quel che il cuore vede
La mente non può sapere quel che il cuore sa
L'orecchio non può sentire quello che il cuore sente
Le mani non sanno dare quel che il cuore dà
C'è un temporale in arrivo
C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità
C'è un temporale in arrivo
Porta novità porta novità...
(Jovanotti, Temporale, 2008).
Queste due canzoni risalgono all'anno della precedente grande alluvione.
Quella in cui ho visto la mia via trasformata in cascata, e via Roma in Venezia.
Quell'ottobre in cui era nata l'Onda, e sembrava quasi che la Gelmini sarebbe stata sconfitta.
Ma non andò così.
Il temporale porto novità, nella mia vita e nella storia del nostro paese, ma non quelle che allora speravo.
Da lì è iniziato un quinquennio che non avrei saputo neppure immaginare per me, il più difficile e triste che potessi sospettare.
1800 giorni trascorsi da allora.
43.200 ore: pochissime da ricordare, ancora meno felici.
E così continuo a provare a vivere.
Non è semplice, così, con l'acqua alla gola.
e mi fondo con il cielo e con il fango
(Jovanotti, Fango, 2008)
Il responsabile regionale della Protezione civile, un certo Cicalò, ha dichiarato che 'eventi del genere accadono ogni mille anni...'.
Peccato però che sia già accaduto nel 2004 (in Ogliastra), nel 2008 (a Capoterra) ed ora.
Come passano in fretta mille anni, di questi tempi...!
Meno male che altri provano a dire la verità: dissesto idrogeologico, costruzioni abusive, assenza di manutenzione e cura del territorio, cambiamenti climatici.
Solite parole, ad ogni strage, senza che nulla si faccia, nè prima nè dopo.
Sconforto totale: a vedere questa nostra bellissima terra sconvolta e distrutta, ma non dalla natura, da noi uomini.
Da noi stessi che la esaltiamo davanti ai turisti, e intanto la uccidiamo giorno per giorno.
Gli occhi non sanno vedere quel che il cuore vede
La mente non può sapere quel che il cuore sa
L'orecchio non può sentire quello che il cuore sente
Le mani non sanno dare quel che il cuore dà
C'è un temporale in arrivo
C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità
C'è un temporale in arrivo
Porta novità porta novità...
(Jovanotti, Temporale, 2008).
Queste due canzoni risalgono all'anno della precedente grande alluvione.
Quella in cui ho visto la mia via trasformata in cascata, e via Roma in Venezia.
Quell'ottobre in cui era nata l'Onda, e sembrava quasi che la Gelmini sarebbe stata sconfitta.
Ma non andò così.
Il temporale porto novità, nella mia vita e nella storia del nostro paese, ma non quelle che allora speravo.
Da lì è iniziato un quinquennio che non avrei saputo neppure immaginare per me, il più difficile e triste che potessi sospettare.
1800 giorni trascorsi da allora.
43.200 ore: pochissime da ricordare, ancora meno felici.
E così continuo a provare a vivere.
Non è semplice, così, con l'acqua alla gola.
martedì 19 novembre 2013
erre mosce
Un tipo armato si aggira per Parigi da una settimana, fa su e giù nel metrò, spara ai passanti, e nessuno lo acchiappa. Centinaia di poliziotti e militari non servono a nulla, pare.
E la chiamano sicurezza.
Bisognerebbe fermarlo.
Un tale, chiamato Cottarelli, funzionario del Fondo Monetario Internazionale prestato alla politica (cioè pagato -e tanto- da noi), sta arrotando le sue erre e vuole tagliare la spesa pubblica italiana di altri 10 miliardi all'anno. Sappiamo come lavora l'FMI e le possibilità sono due: non ce la farà neppure lui (e sarà la nostra fine) o ce la farà (e sarà la nostra fine).
Bisognerebbe fermarlo.
Una tipa, con la voce grossa e maschile ed una strana erre, telefona a parenti di indiziati e pregiudicati famosi per scambiare favori e dare conforto. Fa il Ministro della Giustizia e la dicono onesta e integerrima.
Ci sarebbe da chiedersi ancora una volta cosa significhino ormai queste parole in Italia.
Bisognerebbe fermarla.
Ma è più probabile che saranno loro a fermare noi.
Noi, mosci in tutto, fuorchè nella erre.
E la chiamano sicurezza.
Bisognerebbe fermarlo.
Un tale, chiamato Cottarelli, funzionario del Fondo Monetario Internazionale prestato alla politica (cioè pagato -e tanto- da noi), sta arrotando le sue erre e vuole tagliare la spesa pubblica italiana di altri 10 miliardi all'anno. Sappiamo come lavora l'FMI e le possibilità sono due: non ce la farà neppure lui (e sarà la nostra fine) o ce la farà (e sarà la nostra fine).
Bisognerebbe fermarlo.
Una tipa, con la voce grossa e maschile ed una strana erre, telefona a parenti di indiziati e pregiudicati famosi per scambiare favori e dare conforto. Fa il Ministro della Giustizia e la dicono onesta e integerrima.
Ci sarebbe da chiedersi ancora una volta cosa significhino ormai queste parole in Italia.
Bisognerebbe fermarla.
Ma è più probabile che saranno loro a fermare noi.
Noi, mosci in tutto, fuorchè nella erre.
lunedì 18 novembre 2013
LUI è tornato
Approfitto di un pomeriggio grigio, afflitto dal ciclone Cleopatra (anche se dicono che lei fosse più bella...)
E, sotto il plaid, mi divoro Lui è tornato, di Timur Vermes (2012).
Un libro geniale, ironico, spietato e disarmante, di cui si sentiva il bisogno.
Immagina che Hitler si svegli e torni a vivere in Germania di oggi.
In breve si trasforma in una star televisiva e in un popolarissimo leader politico.
La cosa che più mi infastidisce delle persone mattiniere è il loro terribile buon umore. Si comportano come se fossero svegli già da tre ore e avessero già sbaragliato la Francia. Per di più, nonostante la ributtante abitudine di alzarsi all'alba, la stragrande maggioranza di questi individui raramente ha compiuto grandi imprese. ..La mia opinione è che la mattina debbano lavorare solo i fornai -e la Gestapo naturalmente, questo va da sè.
E' una falsa credenza, molto diffusa, che un Fuhrer debba sapere tutto. Non è necessario neppure che sia informato sulla gran parte degli avvenimenti. Anzi: può addirittura non sapere un bel niente ed essere l'uomo più ignaro della terra...Mi spingo fino al punto di affermare che un Fuhrer può essere addirittura smemorato: amnesia completa, giacchè il suo talento non consiste nell'accumulare aridi fatti. La sua dote principale è saper decidere con rapidità e assumersene la responsabilità. Questa capacità spesso non è tenuta in grande considerazione e suscita ilarità -per esempio quando qualcuno, durante un trasloco, dice di volersi caricare sulle spalle la 'responsabilità', lasciando che gli altri portino gli scatoloni.
Quest'uomo invece era in strada con un soffiafoglie di tipo completamente nuovo, portatile... Quando ho visto quell'uomo per la prima volta, mi sono molto indispettito...Era una giornata molto ventosa...ed era lampante che era una cosa del tutto priva di senso soffiare il fogliame da un posto all'altro proprio quel giorno. In un primo momento pensai di precipitarmi fuori indignato e costringere quell'uomo a darmi una spiegazione, ma poi cambiai idea. Perchè avevo torto.
L'impiegato aveva ricevuto un ordine, che era: soffiare via il fogliame dal parcheggio. E lui lo stava eseguendo...E se ne lamentava ? Piagnucolava, forse, perchè il suo lavoro non aveva senso con quel vento ? No! Faceva il suo dovere con coraggio e sopportando stoicamente quel chiasso. Come i fedeli uomini delle SS. A migliaia hanno eseguito i loro incarichi senza risparmiarsi. Eppure avrebbero avuto di che lamentarsi. Avrebbero potuto dire, ad esempio: 'Cosa dobbiamo fare di tutti questi ebrei ? E' una lotta impari.: ne arrivano più di quanti riusciamo a mandarne alla camera a gas!'.
Ero così commosso che mi vestii in fretta, uscii, mi avvicinai all'uomo, gli misi una mano sulla spalla e dissi: ' Mio caro signore, desidero ringraziarla. E' per gente come lei che conduco la mia battaglia. Perchè lo so: da questo soffiafoglie, da ogni simile apparecchio in questo paese fuoriesce il respiro incandescente del nazionalsocialismo. E' questa la fanatica volontà di cui ha bisogno la Germania'...
Pertanto reputavo questa forma di umorismo tanto superflua quanto deplorevole.
Chi ha i topi in casa non chiama un clown, bensì un disinfestatore.
Questo successe spesso. Era come se quelle donne vivessero in un clima di paura pur muovendosi in una cosiddetta libera forma di governo...La cosa strabiliante fu il modo in cui la gente reagiva alle mie domande: o invocavano delle punizioni draconiane oppure -più di frequente- non osavano parlare apertamente...
'Che cosa si può dire al riguardo?' domandai a Bronner.
'Queste povere persone sono come trasformate. Alla faccia della cosiddetta libertà di opinione'...
Perchè quando ci sono in gioco obiettivi importanti, è indice di poca serietà mostrare dei singoli episodi di per sè insignificanti che riguardano i piccoli inconvenienti sorti durante la realizzazione del progetto. Quando si costruisce una grande autostrada, che permette di trasportare beni nell'ordine di miliardi, favorendo l'economia del paese, capiterà sicuramente di scorgere sul ciglio di essa un grazioso leprotto che trema di paura...Ma per queste sciocchezze non posso davvero ignorare il futuro del popolo. E una volta riconosciuta la necessità di sterminare milioni di ebrei -e tanti erano allora- ci sarà sempre qualche tedesco compassionevole che penserà: ' Bè, quell'ebreo in particolare non era poi così terribile; quell'altro avremmo potuto sopportarlo ancora per qualche anno...'.
E' un vecchio ritornello: ognuno è convinto che sia necessario sterminare i ratti, ma quando sia arriva al dunque, prova immensa pietà per il singolo topo..
L'atteggiamento tollerante dei politici di fronte al panico attualmente diffuso dalla stampa rappresenta, naturalmente, l'apice della stupidità: in questo caos, la loro indecisione appare ancora più ottusa di quanto lo sia già solitamente; più aumentano le preoccupazioni e il panico, più quei buffoni fanno la figura degli inetti. A me questa situazione può anche star bene: giorno dopo giorno, il popolo si accorge con sempre maggior chiarezza che razza di filodrammatici occupino posizioni di responsabilità. Ciò che mi sbalordisce davvero è che ancora non siano sfilati a milioni davanti a quella fabbrica di chiacchiere chiamata parlamento con le fiaccole e i forconi al grido di: Che cosa fate con i nostri soldi ?
Ma il tedesco non è un rivoluzionario. Bisogna sempre tener presente che persino la più saggia e legittima rivoluzione della storia tedesca avvenne con un'elezione. una rivoluzione secondo le regole, per così dire. Bè, vi posso assicurare che farò del mio meglio anche stavolta.
Mi basta pensare alle decine di migliaia di giudei che credevano di potersi sentire dei tedeschi solo perchè durante la precedente guerra mondiale si erano imboscati al fronte e talvolta avevano mentito pur di ottenere una Croce di ferro. Chi fa una cosa del genere mentre gli appartenenti alla propria razza vengono bastonati, e i loro negozi boicottati e fracassati, sessant'anni dopo merita più che mai di essere abbindolato, soprattutto se a farlo è un comprovato conoscitore delle capacità e delle debolezze di questa razza- e questo lo dico non per vantarmi, ma perchè è la pura verità.
La compassione non mi è sconosciuta. Un autentico Fuhrer patisce insieme ai suoi connazionali come se ognuno fosse figlio suo. Tuttavia, la pietà non ha ancora mai aiutato nessuno.
E, sotto il plaid, mi divoro Lui è tornato, di Timur Vermes (2012).
Un libro geniale, ironico, spietato e disarmante, di cui si sentiva il bisogno.
Immagina che Hitler si svegli e torni a vivere in Germania di oggi.
In breve si trasforma in una star televisiva e in un popolarissimo leader politico.
La cosa che più mi infastidisce delle persone mattiniere è il loro terribile buon umore. Si comportano come se fossero svegli già da tre ore e avessero già sbaragliato la Francia. Per di più, nonostante la ributtante abitudine di alzarsi all'alba, la stragrande maggioranza di questi individui raramente ha compiuto grandi imprese. ..La mia opinione è che la mattina debbano lavorare solo i fornai -e la Gestapo naturalmente, questo va da sè.
E' una falsa credenza, molto diffusa, che un Fuhrer debba sapere tutto. Non è necessario neppure che sia informato sulla gran parte degli avvenimenti. Anzi: può addirittura non sapere un bel niente ed essere l'uomo più ignaro della terra...Mi spingo fino al punto di affermare che un Fuhrer può essere addirittura smemorato: amnesia completa, giacchè il suo talento non consiste nell'accumulare aridi fatti. La sua dote principale è saper decidere con rapidità e assumersene la responsabilità. Questa capacità spesso non è tenuta in grande considerazione e suscita ilarità -per esempio quando qualcuno, durante un trasloco, dice di volersi caricare sulle spalle la 'responsabilità', lasciando che gli altri portino gli scatoloni.
Quest'uomo invece era in strada con un soffiafoglie di tipo completamente nuovo, portatile... Quando ho visto quell'uomo per la prima volta, mi sono molto indispettito...Era una giornata molto ventosa...ed era lampante che era una cosa del tutto priva di senso soffiare il fogliame da un posto all'altro proprio quel giorno. In un primo momento pensai di precipitarmi fuori indignato e costringere quell'uomo a darmi una spiegazione, ma poi cambiai idea. Perchè avevo torto.
L'impiegato aveva ricevuto un ordine, che era: soffiare via il fogliame dal parcheggio. E lui lo stava eseguendo...E se ne lamentava ? Piagnucolava, forse, perchè il suo lavoro non aveva senso con quel vento ? No! Faceva il suo dovere con coraggio e sopportando stoicamente quel chiasso. Come i fedeli uomini delle SS. A migliaia hanno eseguito i loro incarichi senza risparmiarsi. Eppure avrebbero avuto di che lamentarsi. Avrebbero potuto dire, ad esempio: 'Cosa dobbiamo fare di tutti questi ebrei ? E' una lotta impari.: ne arrivano più di quanti riusciamo a mandarne alla camera a gas!'.
Ero così commosso che mi vestii in fretta, uscii, mi avvicinai all'uomo, gli misi una mano sulla spalla e dissi: ' Mio caro signore, desidero ringraziarla. E' per gente come lei che conduco la mia battaglia. Perchè lo so: da questo soffiafoglie, da ogni simile apparecchio in questo paese fuoriesce il respiro incandescente del nazionalsocialismo. E' questa la fanatica volontà di cui ha bisogno la Germania'...
Pertanto reputavo questa forma di umorismo tanto superflua quanto deplorevole.
Chi ha i topi in casa non chiama un clown, bensì un disinfestatore.
Questo successe spesso. Era come se quelle donne vivessero in un clima di paura pur muovendosi in una cosiddetta libera forma di governo...La cosa strabiliante fu il modo in cui la gente reagiva alle mie domande: o invocavano delle punizioni draconiane oppure -più di frequente- non osavano parlare apertamente...
'Che cosa si può dire al riguardo?' domandai a Bronner.
'Queste povere persone sono come trasformate. Alla faccia della cosiddetta libertà di opinione'...
Perchè quando ci sono in gioco obiettivi importanti, è indice di poca serietà mostrare dei singoli episodi di per sè insignificanti che riguardano i piccoli inconvenienti sorti durante la realizzazione del progetto. Quando si costruisce una grande autostrada, che permette di trasportare beni nell'ordine di miliardi, favorendo l'economia del paese, capiterà sicuramente di scorgere sul ciglio di essa un grazioso leprotto che trema di paura...Ma per queste sciocchezze non posso davvero ignorare il futuro del popolo. E una volta riconosciuta la necessità di sterminare milioni di ebrei -e tanti erano allora- ci sarà sempre qualche tedesco compassionevole che penserà: ' Bè, quell'ebreo in particolare non era poi così terribile; quell'altro avremmo potuto sopportarlo ancora per qualche anno...'.
E' un vecchio ritornello: ognuno è convinto che sia necessario sterminare i ratti, ma quando sia arriva al dunque, prova immensa pietà per il singolo topo..
L'atteggiamento tollerante dei politici di fronte al panico attualmente diffuso dalla stampa rappresenta, naturalmente, l'apice della stupidità: in questo caos, la loro indecisione appare ancora più ottusa di quanto lo sia già solitamente; più aumentano le preoccupazioni e il panico, più quei buffoni fanno la figura degli inetti. A me questa situazione può anche star bene: giorno dopo giorno, il popolo si accorge con sempre maggior chiarezza che razza di filodrammatici occupino posizioni di responsabilità. Ciò che mi sbalordisce davvero è che ancora non siano sfilati a milioni davanti a quella fabbrica di chiacchiere chiamata parlamento con le fiaccole e i forconi al grido di: Che cosa fate con i nostri soldi ?
Ma il tedesco non è un rivoluzionario. Bisogna sempre tener presente che persino la più saggia e legittima rivoluzione della storia tedesca avvenne con un'elezione. una rivoluzione secondo le regole, per così dire. Bè, vi posso assicurare che farò del mio meglio anche stavolta.
Mi basta pensare alle decine di migliaia di giudei che credevano di potersi sentire dei tedeschi solo perchè durante la precedente guerra mondiale si erano imboscati al fronte e talvolta avevano mentito pur di ottenere una Croce di ferro. Chi fa una cosa del genere mentre gli appartenenti alla propria razza vengono bastonati, e i loro negozi boicottati e fracassati, sessant'anni dopo merita più che mai di essere abbindolato, soprattutto se a farlo è un comprovato conoscitore delle capacità e delle debolezze di questa razza- e questo lo dico non per vantarmi, ma perchè è la pura verità.
La compassione non mi è sconosciuta. Un autentico Fuhrer patisce insieme ai suoi connazionali come se ognuno fosse figlio suo. Tuttavia, la pietà non ha ancora mai aiutato nessuno.
tranquilli, stiamo progredendo
L'umanità ha avuto inizio, dicono, con un omicidio ed una sepoltura.
L'umanità omicida sì è sviluppata e raffinata in quantità e qualità sino alla metà del secolo scorso: la Seconda guerra mondiale rappresenta il record finora raggiunto per devastazione, varietà di strumenti e numero di nostri simili ammazzati.
Da allora, senza smettere di essere omicida, l'umanità ha iniziato a crescere nella sua potenza ecocida.
L'ecocidio perpetrato verso animali, piante, habitat, contesti naturali e culturali, lingue...
Specie estinte a migliaia, stravolgimenti climatici, desertificazioni, inquinamenti : la nostra civiltà è emersa dai fumi della chimica e della produzione industriale.
Oggi, entriamo infine nella terza e ultima fase, quella del biocidio.
Non ci basta più ammazzare uomini o distruggere l'ambiente.
Ora vogliamo (e siamo in grado di) andare a uccidere la stessa vita.
A minare le basi genetiche, biologiche, immunitarie di tutto ciò che vive, noi inclusi ovviamente.
Tranquilli, vedete: anche nella catastrofe, progrediamo...
L'umanità omicida sì è sviluppata e raffinata in quantità e qualità sino alla metà del secolo scorso: la Seconda guerra mondiale rappresenta il record finora raggiunto per devastazione, varietà di strumenti e numero di nostri simili ammazzati.
Da allora, senza smettere di essere omicida, l'umanità ha iniziato a crescere nella sua potenza ecocida.
L'ecocidio perpetrato verso animali, piante, habitat, contesti naturali e culturali, lingue...
Specie estinte a migliaia, stravolgimenti climatici, desertificazioni, inquinamenti : la nostra civiltà è emersa dai fumi della chimica e della produzione industriale.
Oggi, entriamo infine nella terza e ultima fase, quella del biocidio.
Non ci basta più ammazzare uomini o distruggere l'ambiente.
Ora vogliamo (e siamo in grado di) andare a uccidere la stessa vita.
A minare le basi genetiche, biologiche, immunitarie di tutto ciò che vive, noi inclusi ovviamente.
Tranquilli, vedete: anche nella catastrofe, progrediamo...
sabato 16 novembre 2013
spaccature (di palle)
Repubblica asociale italiana.
A vedere Berlu in tv sembrava di vedere Mussolini dopo la liberazione al Gran Sasso.
Un mezzo morto, insomma, con i suoi seguaci intorno, ma un uomo finito.
L'unica differenza tra i due era nella quantità di cerone.
A un certo punto è arrivato anche il medico a fargli bere un sympatol.
Arrancava come Berlinguer a Padova nell''84.
Ma quelli che ha intorno hanno troppo bisogno di lui: lo imbalsameranno e fingeranno che sia vivo, anche da mummia.
Spaccature.
Bisogna dirlo, purtroppo: l'unica spaccatura vera continuerà ad essere solo quella dei nostri coglioni.
Tutti si dividono, infatti, per proseguire a stare insieme.
La famiglia prolifera, si scinde per moltiplicarsi ed inquinare ancor più.
Si fanno la guerra per bande, ma non c'è vero conflitto, solo speciazione virale.
Tutti i partiti sono isterici e scissi (non solo il PdL, ma anche il PD, la Lega, Scelta Civica e, per molti versi, anche i grillini), ma -da buoni professionisti e camaleonti- cercheranno di rappattumarsi sempre e comunque, alle spalle e alla faccia nostra.
Cosa è vivo e cosa è morto.
I sindacati sembrano vivi perchè chiamano allo sciopero generale, ma sono morti da tempo. Che senso ha scioperare in un paese senza lavoro, con milioni di disoccupati e sottoccupati, e chiedendo ancora ammortizzatori sociali (quest'anno stiamo già per raggiungere un miliardo di ore di cassa integrazione) ?
Il PD sembra avere un rigurgito vitale sulla Cancellieri, ma barcolla come un pugile suonato su tutto e le primarie gli daranno il colpo finale.
Berlu fonda una nuova Forza Italia ed Alfano il Nuovo Centrodestra, ma l'unica cosa nuova sembra solo una nuova Democrazia Cristiana, cioè il solito sogno del Grande Centro.
Anche se ormai anche loro dovrebbero aver capito che l'unico modo per far andare al governo il Centro in Italia è non chiamarlo così: meglio chiamarlo Forza Italia o Partito Democratico.
A vedere Berlu in tv sembrava di vedere Mussolini dopo la liberazione al Gran Sasso.
Un mezzo morto, insomma, con i suoi seguaci intorno, ma un uomo finito.
L'unica differenza tra i due era nella quantità di cerone.
A un certo punto è arrivato anche il medico a fargli bere un sympatol.
Arrancava come Berlinguer a Padova nell''84.
Ma quelli che ha intorno hanno troppo bisogno di lui: lo imbalsameranno e fingeranno che sia vivo, anche da mummia.
Spaccature.
Bisogna dirlo, purtroppo: l'unica spaccatura vera continuerà ad essere solo quella dei nostri coglioni.
Tutti si dividono, infatti, per proseguire a stare insieme.
La famiglia prolifera, si scinde per moltiplicarsi ed inquinare ancor più.
Si fanno la guerra per bande, ma non c'è vero conflitto, solo speciazione virale.
Tutti i partiti sono isterici e scissi (non solo il PdL, ma anche il PD, la Lega, Scelta Civica e, per molti versi, anche i grillini), ma -da buoni professionisti e camaleonti- cercheranno di rappattumarsi sempre e comunque, alle spalle e alla faccia nostra.
Cosa è vivo e cosa è morto.
I sindacati sembrano vivi perchè chiamano allo sciopero generale, ma sono morti da tempo. Che senso ha scioperare in un paese senza lavoro, con milioni di disoccupati e sottoccupati, e chiedendo ancora ammortizzatori sociali (quest'anno stiamo già per raggiungere un miliardo di ore di cassa integrazione) ?
Il PD sembra avere un rigurgito vitale sulla Cancellieri, ma barcolla come un pugile suonato su tutto e le primarie gli daranno il colpo finale.
Berlu fonda una nuova Forza Italia ed Alfano il Nuovo Centrodestra, ma l'unica cosa nuova sembra solo una nuova Democrazia Cristiana, cioè il solito sogno del Grande Centro.
Anche se ormai anche loro dovrebbero aver capito che l'unico modo per far andare al governo il Centro in Italia è non chiamarlo così: meglio chiamarlo Forza Italia o Partito Democratico.
alle feste dell'insignificanza
Resta solo l’insignificanza: il più nullificante riso, con conseguente
oblio. E tutto un valzer intorno, che suona davvero un addio. Forse al
sogno di cambiare il mondo, almeno con le parole. “Da tempo abbiamo
capito che non era più possibile rivoluzionare questo
mondo… Non c’era che un solo modo possibile per resistere: non prenderlo
sul serio”. E la resistenza di Kundera è potente proprio perché
coincide con una resa: “l’insignificanza, bisogna imparare ad amarla”.
(da una recensione de 'La festa dell'insignificanza', ultimo libro di Kundera).
Andrea Scanzi, parlando della sua generazione dei quarantenni, scrive ora un libro che si intitola 'Non è tempo per noi'.
Michele Serra, in tv, -presentando il suo nuovo libro 'Gli sdraiati' (in cui sta a guardare i suoi figli)- invita la sua generazione di quasi sessantenni, cioè più o meno la mia, ad abdicare.
Non certo due persone che sono state zitte e passive, negli ultimi decenni.
Mi confortano, mi fanno sentire un pò meno solo...
Mentre in tanti proseguono a far finta di niente, a far finta di credere 'che ne usciremo', e ad illudere i giovani di oggi, è fondamentale insistere invece a non conformarsi e a rafforzare qualunque elemento di scetticismo e di rivolta, perlomeno morale.
A dichiarare la totale insignificanza di quel che noi e questo nostro mondo combiniamo ogni giorno.
No, non può essere questo essere uomini, vivere, diventare adulti.
Notai anche che dopo cena mio padre era andato a sedersi nel soggiorno, aveva acceso la tv al canale che trasmetteva Summer Playhouse, e aveva parlato con mia madre attraverso la porta della cucina, dove lei stava lavando i piatti. Le disse che a Great Falls lui si sentiva proprio a casa sua, ma che era certo sarebbe stato felice anche in Alabama...
Tutto questo era una bugia, naturalmente: ciò che stavano proclamando, il modo in cui si trattavano reciprocamente, quello che volevano farci credere, come rappresentavano il futuro. Stavano ricamando la superficie delle azioni che avevano compiuto, cercando di abbellirla, di dare una bella apparenza a quello che avevano sperato fosse il risultato. Ma erano arrivati in un luogo familiare, tranquillo, dove ogni cosa era come l'avevano lasciata -compresi Berner e me-, dove pareva che tutto fosse come prima e dove in altre circostanze forse tutto sarebbe stato come prima.
Avrebbero potuto credersi essi stessi quelli di prima, capaci di andare avanti nel modo di prima. C'erano gli stessi vecchi problemi, Gli stessi desideri. Che ora ci fossero da affrontare delle catastrofiche conseguenze, degli eventi in corso che stavano per raggiungerli e imprimere alla loro vita il marchio della fine, non gli si era affacciato alla mente. Potevano ancora costringersi a pensare, agire, parlare come prima. Bisogna perdonarglielo, anzi trovarlo persino simpatico: il fatto che fossero ancora estasiati dal sapore dell'ultimo boccone della vita che avevano buttato via.
Il problema intollerabile è piuttosto che improvvisamente tutto diventa molto confuso: la via di un ritorno al passato, prima chiara, è piena di ostacoli e non può essere seguita; e il modo in cui si sente oggi la persona è completamente diverso da come si sentiva nel passato. E il tempo stesso: il modo così strano in cui passano le ore del giorno e della notte; prima veloci, poi così lente che non passano mai. Allora il futuro diventa confuso e impenetrabile come il passato. In questa situazione la persona diventa come paralizzata: bloccata in un presente lungo, sostenuto e intollerabile.
Chi non vorrebbe porre fine a questo stato di cose, se potesse ?
Costringere il presente a farsi largo a un futuro qualsiasi, o quasi.
Chi non ammetterebbe ogni cosa solo per liberarsi del terribile presente ?
Io sì. Solo un santo non lo farebbe.
'Bè, ti sbagli -disse nostro padre-. E' semplice. Ti sbagli.'
'Io le cose non le capisco, disse Berner, ma le accetto. E non accetto le cose, ma le capisco.'.
Incrociò le braccia sul petto e guardò fuori dal finestrino verso il fiume che scorreva sotto il ponte al quale eravamo ormai arrivati. 'Tu non hai senso, ecco tutto. E lo sai'.
Nostro padre sorrise stranamente e scosse la testa. 'Voi ragazzi, pensate che io sia cattivo con voi ? E' così ?'...
Nessuno di noi disse nulla. Io non capivo nemmeno perchè ci avesse fatto quella domanda. Non erano mai stati cattivi con noi. 'Perchè non lo sono', disse lui. 'Voglio solo che impariate un'importante lezione della vita. Certe cose dovete accettarle e capirle, anche se in un primo momento sembra che non abbiano un senso. Siete voi che dovete farglielo acquistare. E' quello che fanno gli adulti.'
'In tal caso preferisco non diventare adulta', disse Berner dispettosamente.
E' stata mia abitudine, nel corso di questi anni, riconoscere che ogni situazione in cui sono coinvolti esseri umani può essere rovesciata. Tutto ciò che qualcuno mi assicura che è vero potrebbe non esserlo. Ogni articolo di fede sul quale poggia il mondo può essere, o può non essere, in procinto di esplodere. Le maggior parte delle cose non rimangono al lungo come sono. Saperlo, però, non mi ha reso cinico. Cinico significa credere che il bene non è possibile, e io so con certezza che il bene è possibile. Semplicemente, non do nulla per scontato e cerco di essere pronto per i cambiamenti che presto verranno.
(Richard Ford, Canada, 2012, un autore ed un libro assolutamente da conoscere...)
(da una recensione de 'La festa dell'insignificanza', ultimo libro di Kundera).
Andrea Scanzi, parlando della sua generazione dei quarantenni, scrive ora un libro che si intitola 'Non è tempo per noi'.
Michele Serra, in tv, -presentando il suo nuovo libro 'Gli sdraiati' (in cui sta a guardare i suoi figli)- invita la sua generazione di quasi sessantenni, cioè più o meno la mia, ad abdicare.
Non certo due persone che sono state zitte e passive, negli ultimi decenni.
Mi confortano, mi fanno sentire un pò meno solo...
Mentre in tanti proseguono a far finta di niente, a far finta di credere 'che ne usciremo', e ad illudere i giovani di oggi, è fondamentale insistere invece a non conformarsi e a rafforzare qualunque elemento di scetticismo e di rivolta, perlomeno morale.
A dichiarare la totale insignificanza di quel che noi e questo nostro mondo combiniamo ogni giorno.
No, non può essere questo essere uomini, vivere, diventare adulti.
Notai anche che dopo cena mio padre era andato a sedersi nel soggiorno, aveva acceso la tv al canale che trasmetteva Summer Playhouse, e aveva parlato con mia madre attraverso la porta della cucina, dove lei stava lavando i piatti. Le disse che a Great Falls lui si sentiva proprio a casa sua, ma che era certo sarebbe stato felice anche in Alabama...
Tutto questo era una bugia, naturalmente: ciò che stavano proclamando, il modo in cui si trattavano reciprocamente, quello che volevano farci credere, come rappresentavano il futuro. Stavano ricamando la superficie delle azioni che avevano compiuto, cercando di abbellirla, di dare una bella apparenza a quello che avevano sperato fosse il risultato. Ma erano arrivati in un luogo familiare, tranquillo, dove ogni cosa era come l'avevano lasciata -compresi Berner e me-, dove pareva che tutto fosse come prima e dove in altre circostanze forse tutto sarebbe stato come prima.
Avrebbero potuto credersi essi stessi quelli di prima, capaci di andare avanti nel modo di prima. C'erano gli stessi vecchi problemi, Gli stessi desideri. Che ora ci fossero da affrontare delle catastrofiche conseguenze, degli eventi in corso che stavano per raggiungerli e imprimere alla loro vita il marchio della fine, non gli si era affacciato alla mente. Potevano ancora costringersi a pensare, agire, parlare come prima. Bisogna perdonarglielo, anzi trovarlo persino simpatico: il fatto che fossero ancora estasiati dal sapore dell'ultimo boccone della vita che avevano buttato via.
Il problema intollerabile è piuttosto che improvvisamente tutto diventa molto confuso: la via di un ritorno al passato, prima chiara, è piena di ostacoli e non può essere seguita; e il modo in cui si sente oggi la persona è completamente diverso da come si sentiva nel passato. E il tempo stesso: il modo così strano in cui passano le ore del giorno e della notte; prima veloci, poi così lente che non passano mai. Allora il futuro diventa confuso e impenetrabile come il passato. In questa situazione la persona diventa come paralizzata: bloccata in un presente lungo, sostenuto e intollerabile.
Chi non vorrebbe porre fine a questo stato di cose, se potesse ?
Costringere il presente a farsi largo a un futuro qualsiasi, o quasi.
Chi non ammetterebbe ogni cosa solo per liberarsi del terribile presente ?
Io sì. Solo un santo non lo farebbe.
'Bè, ti sbagli -disse nostro padre-. E' semplice. Ti sbagli.'
'Io le cose non le capisco, disse Berner, ma le accetto. E non accetto le cose, ma le capisco.'.
Incrociò le braccia sul petto e guardò fuori dal finestrino verso il fiume che scorreva sotto il ponte al quale eravamo ormai arrivati. 'Tu non hai senso, ecco tutto. E lo sai'.
Nostro padre sorrise stranamente e scosse la testa. 'Voi ragazzi, pensate che io sia cattivo con voi ? E' così ?'...
Nessuno di noi disse nulla. Io non capivo nemmeno perchè ci avesse fatto quella domanda. Non erano mai stati cattivi con noi. 'Perchè non lo sono', disse lui. 'Voglio solo che impariate un'importante lezione della vita. Certe cose dovete accettarle e capirle, anche se in un primo momento sembra che non abbiano un senso. Siete voi che dovete farglielo acquistare. E' quello che fanno gli adulti.'
'In tal caso preferisco non diventare adulta', disse Berner dispettosamente.
E' stata mia abitudine, nel corso di questi anni, riconoscere che ogni situazione in cui sono coinvolti esseri umani può essere rovesciata. Tutto ciò che qualcuno mi assicura che è vero potrebbe non esserlo. Ogni articolo di fede sul quale poggia il mondo può essere, o può non essere, in procinto di esplodere. Le maggior parte delle cose non rimangono al lungo come sono. Saperlo, però, non mi ha reso cinico. Cinico significa credere che il bene non è possibile, e io so con certezza che il bene è possibile. Semplicemente, non do nulla per scontato e cerco di essere pronto per i cambiamenti che presto verranno.
(Richard Ford, Canada, 2012, un autore ed un libro assolutamente da conoscere...)
non chiedere scusa
La deputata sarda Cinque Stelle Emanuela Corda si è scusata.
Aveva ricordato che a Nassiriya non erano morti soltanto carabinieri e italiani, ma anche i kamikaze.
Apriti cielo, anzi inferno !
Fuoco di fila nazionalista e militarista, non solo da parte dei soliti noti, ma anche all'interno del suo stesso gruppo politico. E Grillo non ha detto una parola in sua difesa.
Peccato. Un altro motivo, purtroppo, dopo le sparate sugli immigrati, per non poter votare neppure loro alle prossime elezioni.
A loro, e a tutti i militaristi, dedico queste parole di Gunther Anders:
Noi che siamo gli avanzi delle due generazioni mandate a morte,, noi che probabilmente siamo i morti previsti per la prossima guerra, come potremmo noi, che oggi siamo riuniti qui per ricordare i morti, rivolgerci l'un l'altro chiamandoci ''Signore, Signori...' ?
No, noi qui oggi non siamo 'Signore e Signori', ma superstiti.
I superstiti dei milioni che sono stati annientati per nulla -e poi ancora per nulla.
Che non sono caduti per la propria patria, ma per il suo disonore.
Lo so, agli orecchi dei superstiti ciò suona tremendo.
Già è abbastanza difficile sopportare l'irrevocabilità della morte di padri, figli e fratelli -di uomini.
Ed è ben comprensibile che l'umanità si senta tentata di rendere più sopportabile la perdita sofferta onorando la Cosa che ha portato alla perdizione i propri congiunti.
Ma noi ? A noi è lecito ?
No, a noi non è lecito cedere a questa tentazione.
Al contrario, noi dobbiamo dichiarare senza ambiguità che la loro morte è stata assurda; anzi, di più, che essi hanno dato la loro vita per la meschinità e per l'incoscienza altrui;...che i morti che noi piangiamo sono morti come impiegati, esecutori e complici di una guerra di conquista, di schiavizzazione e di annientamento...
(da I morti. Discorso sulle tre guerre mondiali, 1964)
Aveva ricordato che a Nassiriya non erano morti soltanto carabinieri e italiani, ma anche i kamikaze.
Apriti cielo, anzi inferno !
Fuoco di fila nazionalista e militarista, non solo da parte dei soliti noti, ma anche all'interno del suo stesso gruppo politico. E Grillo non ha detto una parola in sua difesa.
Peccato. Un altro motivo, purtroppo, dopo le sparate sugli immigrati, per non poter votare neppure loro alle prossime elezioni.
A loro, e a tutti i militaristi, dedico queste parole di Gunther Anders:
Noi che siamo gli avanzi delle due generazioni mandate a morte,, noi che probabilmente siamo i morti previsti per la prossima guerra, come potremmo noi, che oggi siamo riuniti qui per ricordare i morti, rivolgerci l'un l'altro chiamandoci ''Signore, Signori...' ?
No, noi qui oggi non siamo 'Signore e Signori', ma superstiti.
I superstiti dei milioni che sono stati annientati per nulla -e poi ancora per nulla.
Che non sono caduti per la propria patria, ma per il suo disonore.
Lo so, agli orecchi dei superstiti ciò suona tremendo.
Già è abbastanza difficile sopportare l'irrevocabilità della morte di padri, figli e fratelli -di uomini.
Ed è ben comprensibile che l'umanità si senta tentata di rendere più sopportabile la perdita sofferta onorando la Cosa che ha portato alla perdizione i propri congiunti.
Ma noi ? A noi è lecito ?
No, a noi non è lecito cedere a questa tentazione.
Al contrario, noi dobbiamo dichiarare senza ambiguità che la loro morte è stata assurda; anzi, di più, che essi hanno dato la loro vita per la meschinità e per l'incoscienza altrui;...che i morti che noi piangiamo sono morti come impiegati, esecutori e complici di una guerra di conquista, di schiavizzazione e di annientamento...
(da I morti. Discorso sulle tre guerre mondiali, 1964)
mercoledì 13 novembre 2013
ricorrenze
Come accade ormai ogni settimana, i grandi organismi economici internazionali ci danno il responso sullo stato e le prospettive della crisi.
Ancora una volta, come nelle settimane e negli anni scorsi, ci promettono la sua fine, sempre alle porte, e sempre per l'anno prossimo.
Anzi, questa settimana ci hanno detto che è in vista anche una nuova crescita!
Ma non sarebbe meno estenuante arrendersi e dire la verità ?
Una prima cosetta, semplice semplice: che le banche non investono e non investiranno più in economia reale, almeno sino a quando investire in quella finanziaria sarà così straordinariamente conveniente ?
Perchè uno che ha soldi dovrebbe perderli (o, al massimo, guadagnarne pochi) facendo nascere o sviluppare attività e lavoro, se può farne mille volte di più in borsa o in traffici sommersi ?
Come accade ormai ogni mese, i grandi capi europei si incontrano per affrontare il nodo della disoccupazione giovanile, sempre crescente.
Ogni volta ci raccontano che stanno predisponendo soluzioni e nuovi progetti per non creare delle nuove generazioni a perdere.
Ma, incontro dopo incontro, l'unica cosa che avviene sono gli incontri e le spese per farli.
Ma non sarebbe meno illusorio arrendersi e dire loro la verità ?
Che il lavoro, dentro questo modello di ex-sviluppo, non c'è e non ci sarà più ?
Per i motivi di cui sopra, ma anche per motivi strutturali interni al mondo dell'ex-lavoro: eccesso di produzione, sviluppo della tecnologia post-umana, limiti delle risorse ambientali, etc etc etc ?
Ogni qualche giorno il Governo si riunisce, a Palazzo Chigi o nei talk show, e i ministri ci ripetono, con ricorrente ma sempre più spenta enfasi, che la soluzione sarebbe quella di tagliare la spesa pubblica e che è stata istituita una ennesima commissione per la spending review.
Ma non sarebbe più onesto arrendersi e dire la verità ?
Ad esempio, ammettere e rassegnarsi a questa piccola cosa: che l'80% dei soldi per l'agricoltura vanno alle agenzie e ai funzionari e non agli agricoltori ? che il 90% dei soldi per la scuola e l'università vanno ai docenti, agli impiegati e ai dirigenti che ci lavorano e non ai servizi che dovrebbero offrire ? che il 100% dei costi della politica vanno a beneficio degli eletti e dei partiti e non dei cittadini elettori e sovrani ? che il 70% dei soldi che diamo alle ONG vanno a mantenere le strutture e non i bambini negri in Africa ? che il 70% dei soldi che spendiamo quando compriamo qualcosa vanno ad intermediari, burocrati, istituzioni di passaggio, affaristi e procuratori, avvocati e notai, pubblicitari e rappresentanti ?
E questa è la percentuale strutturale, normale, legale.
Gli scandali, le corruzioni, le tangenti, sono solo un sovrappiù italiano (peraltro diffuso ben oltre quel che veniamo a sapere, di volta in volta...).
E allora, su queste basi, cosa possono prometterci di tagliare, se non se stessi e un beneamato cazzo ?
Ogni due o tre mesi arriva una catastrofe locale a uccidere migliaia di persone, a distruggere case e capanne, natura e culture.
Ad ogni occasione ci tempestano di richiami alla solidarietà, all'assistenza di profughi e superstiti, a dar soldi insomma.
Ma non sarebbe ormai meno dispendioso e meno colpevolizzante cambiare i nostri modi di vivere anzichè cambiare il clima ?
Quanti aiuti vogliamo continuare a dare, quanti soldi sprecare, per arrivare -volutamente e coscientemente- sempre dopo, sempre troppo tardi ?
Ormai, per quanto mi riguarda, considero le organizzazioni che lavorano ad assistere le vittime di tutto questo soltanto degli avvoltoi in attesa di un nuovo disastro.
Gente che vive in attesa di feriti e cadaveri, e che vive di loro.
Sempre più spesso, e con ricorrenza angosciante, si succedono denunce di violenza su donne e bambini, stalking e percosse, femminicidi e abusi.
Si inventano mobilitazioni, petizioni, nuove leggi, sanzioni e repressioni.
Ma il fenomeno aumenta.
Non sarebbe più terapeutico riconoscere la violenza strutturale e culturale che è insita nella nostra società, a tutti i livelli, e concentrarsi su questa ?
Non sarebbe più onesto rendersi conto che la sessualità monogamica e proprietaria è un fattore decisivo per l'insorgere di questi processi ?
Non sarebbe più corretto rivedere la nostra idea di famiglia, di possesso dei figli, di sicurezza ?
Non sarebbe più interessante affrontare più apertamente il conflitto tra i sessi, le differenze di genere, le libertà nella scelta sessuale ?
No, si preferisce dire che il problema sono i maschi, e che la violenza è roba loro, e che vanno repressi o curati.
Ma cosa possiamo sperare da roba simile ?
Ancora una volta, come nelle settimane e negli anni scorsi, ci promettono la sua fine, sempre alle porte, e sempre per l'anno prossimo.
Anzi, questa settimana ci hanno detto che è in vista anche una nuova crescita!
Ma non sarebbe meno estenuante arrendersi e dire la verità ?
Una prima cosetta, semplice semplice: che le banche non investono e non investiranno più in economia reale, almeno sino a quando investire in quella finanziaria sarà così straordinariamente conveniente ?
Perchè uno che ha soldi dovrebbe perderli (o, al massimo, guadagnarne pochi) facendo nascere o sviluppare attività e lavoro, se può farne mille volte di più in borsa o in traffici sommersi ?
Come accade ormai ogni mese, i grandi capi europei si incontrano per affrontare il nodo della disoccupazione giovanile, sempre crescente.
Ogni volta ci raccontano che stanno predisponendo soluzioni e nuovi progetti per non creare delle nuove generazioni a perdere.
Ma, incontro dopo incontro, l'unica cosa che avviene sono gli incontri e le spese per farli.
Ma non sarebbe meno illusorio arrendersi e dire loro la verità ?
Che il lavoro, dentro questo modello di ex-sviluppo, non c'è e non ci sarà più ?
Per i motivi di cui sopra, ma anche per motivi strutturali interni al mondo dell'ex-lavoro: eccesso di produzione, sviluppo della tecnologia post-umana, limiti delle risorse ambientali, etc etc etc ?
Ogni qualche giorno il Governo si riunisce, a Palazzo Chigi o nei talk show, e i ministri ci ripetono, con ricorrente ma sempre più spenta enfasi, che la soluzione sarebbe quella di tagliare la spesa pubblica e che è stata istituita una ennesima commissione per la spending review.
Ma non sarebbe più onesto arrendersi e dire la verità ?
Ad esempio, ammettere e rassegnarsi a questa piccola cosa: che l'80% dei soldi per l'agricoltura vanno alle agenzie e ai funzionari e non agli agricoltori ? che il 90% dei soldi per la scuola e l'università vanno ai docenti, agli impiegati e ai dirigenti che ci lavorano e non ai servizi che dovrebbero offrire ? che il 100% dei costi della politica vanno a beneficio degli eletti e dei partiti e non dei cittadini elettori e sovrani ? che il 70% dei soldi che diamo alle ONG vanno a mantenere le strutture e non i bambini negri in Africa ? che il 70% dei soldi che spendiamo quando compriamo qualcosa vanno ad intermediari, burocrati, istituzioni di passaggio, affaristi e procuratori, avvocati e notai, pubblicitari e rappresentanti ?
E questa è la percentuale strutturale, normale, legale.
Gli scandali, le corruzioni, le tangenti, sono solo un sovrappiù italiano (peraltro diffuso ben oltre quel che veniamo a sapere, di volta in volta...).
E allora, su queste basi, cosa possono prometterci di tagliare, se non se stessi e un beneamato cazzo ?
Ogni due o tre mesi arriva una catastrofe locale a uccidere migliaia di persone, a distruggere case e capanne, natura e culture.
Ad ogni occasione ci tempestano di richiami alla solidarietà, all'assistenza di profughi e superstiti, a dar soldi insomma.
Ma non sarebbe ormai meno dispendioso e meno colpevolizzante cambiare i nostri modi di vivere anzichè cambiare il clima ?
Quanti aiuti vogliamo continuare a dare, quanti soldi sprecare, per arrivare -volutamente e coscientemente- sempre dopo, sempre troppo tardi ?
Ormai, per quanto mi riguarda, considero le organizzazioni che lavorano ad assistere le vittime di tutto questo soltanto degli avvoltoi in attesa di un nuovo disastro.
Gente che vive in attesa di feriti e cadaveri, e che vive di loro.
Sempre più spesso, e con ricorrenza angosciante, si succedono denunce di violenza su donne e bambini, stalking e percosse, femminicidi e abusi.
Si inventano mobilitazioni, petizioni, nuove leggi, sanzioni e repressioni.
Ma il fenomeno aumenta.
Non sarebbe più terapeutico riconoscere la violenza strutturale e culturale che è insita nella nostra società, a tutti i livelli, e concentrarsi su questa ?
Non sarebbe più onesto rendersi conto che la sessualità monogamica e proprietaria è un fattore decisivo per l'insorgere di questi processi ?
Non sarebbe più corretto rivedere la nostra idea di famiglia, di possesso dei figli, di sicurezza ?
Non sarebbe più interessante affrontare più apertamente il conflitto tra i sessi, le differenze di genere, le libertà nella scelta sessuale ?
No, si preferisce dire che il problema sono i maschi, e che la violenza è roba loro, e che vanno repressi o curati.
Ma cosa possiamo sperare da roba simile ?
Iscriviti a:
Post (Atom)