venerdì 15 marzo 2013

l'ultimo uomo nella torre

La solitudine è spesso la sorte degli spiriti elevati
(A.Schopenhauer)

L'altro cliente al tavolo era uno smunto uomo di mezza età che indossava una camicia blu sporca e, a giudicare dalla barba, pareva un musulmano.
Masterji immaginò che fosse uno di quelli che trainavano i carretti per strada, gli sembrò addirittura di individuare il suo carretto di legno appoggiato contro la porta del ristorante.
Il manovale prese un biscotto dal vassoio e lo addentò. Finito il primo, fece un respiro, ne prese un secondo e masticò pure quello. 
Da ogni movimento delle sue mascelle ossute traspariva la spossatezza; la spossatezza incessante di uomini che non hanno nessuno che badi a loro durante il lavoro e nessuno che badi a loro dopo il lavoro.
Quel corpo magro trasmetteva un crudo silenzio animale.
Di mezza età ? No. I capelli si stavano ingrigendo sulle tempie, ma dal suo viso la giovinezza era stata esorcizzata solo di recente. Ventisette anni, al massimo ventotto.
Masterji osservò quel giovane con gli occhi infossati e stupefatti, e con quel poco di forza che bastava per sollevare un biscotto alla volta.
Questa è la sua vita di ogni giorno. Trainare quel carretto e venire qui a mangiare questi biscotti, pensò.
Il musulmano stanco ricambiò lo sguardo di Masterji. I loro occhi si incontrarono come lingue straniere e, senza muovere le labbra, il manovale infine parlò.
'Avevi mai notato prima quante persone sono tutte sole ?'.


Il semicerchio si risistemò in modo da mettere Mrs Rego al centro.
'Ragazzi, dove fosse nato Masterji, dove avesse studiato adesso non conta. Ciò che conta è questo. Ha fatto quel che riteneva giusto. Ha avuto una coscienza. Qualunque cosa la gente gli dicesse o gli facesse, non ha mai cambiato idea, non ha tradito la sua coscienza. E' stato libero fino alla fine.'
'Basta, zia.'
'Silenzio, e non chiamatemi zia. Ora: fate tutti silenzio'.
E alcuni lo fecero.

Dopo un pò, Mrs.Rego vide, o pensò di vedere, quel che stava indicando il suo ex vicino...
Dietro qui fili spinati sovrapposti vide i baniani, tutti soffocati dalla recinzione tranne uno, vecchio e ormai grigio, le cui radici aeree si erano infilate attraverso il filo spinato e i pezzi di vetro per scendere lungo il muro come fango primordiale fino a sfiorare con le estremità rigogliose che quasi toccavano terra una famiglia senza casa che cuoceva il riso all'ombra; e, con ognuna di quelle radici che avevano sconfitto il filo spinato, il vecchio baniano diceva: 
Niente può fermare un essere vivente che vuole essere libero.

(Aravind Adiga, L'ultimo uomo nella torre, Einaudi, 2012)



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