Nei mesi scorsi sono stato sbruncato più volte: qualunque
mio tentativo di ravvivare la vita è fallito, in vari campi e in vari modi.
Il mondo non collabora, la vita non mi assiste, i miracoli
non accadono.
Ho ricevuto l'ultima bruciante sbruncatura proprio
qualche giorno fa.
Ma le metafore sono ancora più efficaci e profonde quando si vanno ad incarnare
nel corpo.
Sabato pomeriggio, mentre correvo a portare in bici le
scarpette da calcio a mio nipote, la borsa è andata a infilarsi tra i raggi e
mi sono sentito catapultare all'improvviso in volo verso terra, sulla quale
sono atterrato un secondo dopo proprio con il muso, spappolandomi un labbro e
gonfiandomi il già non troppo delicato nasino.
Frenando con le mani ho reso le mie dita preda prelibata per persistenti attacchi di orticanti tossine.
Due lividi alle cosce completano il quadro.
E, dice la carissima medica, mi è andata benissimo.
Qualche giorno ancora per star meglio, mi rassicura.
E di non esagerare a lamentarmi.
A ripensarci, a rivedermi volare e ripiombare
planando sulla bocca, nel dolore supremo, mi viene ancora da ridere.
Potenza divina e trasformatrice delle metafore.
NB: Sbruncare, in sardo: sbattere il muso contro qualcosa, ricevere una scoppola, fallire.
AIA!!
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