L'incapacità di pensare non costituisce una manchevolezza
della moltitudine che difetta di capacità cerebrale, ma è una possibilità
permanente per chiunque -gli scienziati, gli studiosi, e tutti gli altri
specialisti in imprese spirituali...Una vita senza pensiero non è affatto
impossibile; in tal caso, però, essa non riesce a sviluppare la propria
essenza: non solo è priva di significato; non è completamente viva. Gli uomini
che non pensano sono come uomini che camminano nel sonno...
Il pensiero non crea valori; non scopre, una volta per
tutte, che cosa sia 'il bene'; non avvalora, ma semmai dissolve le regole
accettate di condotta. E non possiede nessuna rilevanza politica, a meno che
non insorgano particolari situazioni di emergenza. Che da vivo debba saper
convivere con me stesso è considerazione che non sorge in forma politica se non
in 'situazioni-limite'.
Questa ultima espressione fu coniata da Jaspers per
l'universale, immutabile condizione umana
-non poter vivere senza lotta e dolore; dover assumere inevitabilmente
la propria colpa; dover morire -, per indicare l'esperienza di 'qualcosa
d'immanente che rinvia già alla trascendenza', e che -se ottiene da noi
risposta- ci condurrà a 'divenire l'esistenza che potenzialmente siamo'...
Quando tutti si lasciano trasportare senza riflettere da
ciò che tutti credono o fanno, coloro che pensano sono tratti fuori dal loro
nascondiglio perchè il loro rifiuto di unirsi alla maggioranza è appariscente,
e si converte per ciò stesso in una forma di azione...
La manifestazione del vento del pensiero non è la
conoscenza; è l'attitudine a discernere il bene dal male, il bello dal brutto.
Il che, forse, nei rari momenti in cui ogni posta è in gioco, è realmente in
grado di impedire le catastrofi, almeno per il proprio sé.
(H. Arendt, La vita della mente, 1971)
I parigini si barricano nelle loro case, come topi, in
attesa di nuovi ordini dall'alto.
Molta acqua è trascorsa dalle barricate dei sanculotti, dei
comunardi, dei rivoluzionari.
Libertè, Egalitè, Fraternitè: di chi verso chi ? E contro
chi ?
La guerra scala ancora di grado, investe la nostra vita da
falsi innocenti (che significa solo 'menefreghisti che credo ancora di
sfangarsela'), attacca i luoghi in cui mangiamo, ascoltiamo musica, ci
divertiamo, tifiamo i nostri divi ed eroi di pastafrolla.
Ci colpiscono, indiscriminatamente. Incontrollatamente.
E reagiremo con la guerra, creando altro odio, come sempre.
I terroristi ammazzano i resti della nostra vita 'civile'.
Come noi la distruggiamo ai nostri creditori.
Amen.
Gli opposti sono gli “elementi chimici” del paradosso, necessari per la reazione della sintesi. Simboleggiano due parti di una sola coscienza, distanti e contemporanei tra loro quanto può esserlo per esempio il: “maschile/femminile”, il “luce/buio”, il “vittima/carnefice”, il “creazione/distruzione”, etc. Ri-unendosi, ri-producono la stessa energia che la medesima coscienza ha utilizzato per “separare”.
RispondiEliminaIl “gioco” della creazione è tutto qui; ed è un gioco il cui solo scopo è riconoscere la consapevolezza di Esistere.
"Loro e noi" abbiamo la stessa consapevolezza, ed è per questo che ognuna delle parti si manifesta come può.
Ognuna delle vittime è nostro fratello, ma anche ognuno dei carnefici lo è; e sarebbe molto comodo assolvere o condannare alcuno, ma non è la strada che finora si è mostrata più produttiva negli ultimi 30000 anni di storia dell'umanità.