Cara Oriana,
immagino che tu, pur sempre inquieta e insoddisfatta come
sei, possa iniziare a trarre conforto da quel che sta accadendo.
Tu l'avevi visto e auspicato da molto più tempo, come spesso
sanno fare le persone che sanno prendere posizione e trarre le dovute
conseguenze da quel che vedono.
In questo ci assomigliamo, e per questo ti scrivo.
La rabbia e l'orgoglio, come titolava un tuo libro di
qualche tempo fa ormai, si fanno strada per le strade d'Europa.
Ovviamente nessuno, anche stavolta, ne parla apertamente,
anzi in molti li negano.
Mostrare rabbia non sarebbe civile, sarebbe darla vinta ai
cani rabbiosi che ci hanno morso.
E l'orgoglio non è un sentimento che va di moda esibire, a
meno che tu non sia un nazionalista francese.
Eppure, la rabbia trova sfogo negli attacchi aerei, nel
richiamo alla spietatezza della risposta, nella paranoica ricerca di colpevoli
e potenziali stragisti e complici.
Eppure l'orgoglio si esprime con inni, giornate del ricordo,
richiami alla cultura e alla civiltà superiore contro 'l'orda di assassini che
odia la nostra libertà'.
Tu dirai che, ancora una volta, siamo di fronte a molta
retorica e poca sostanza, e che non ti basta.
Dal tuo punto di vista, è difficile darti torto.
In effetti, il fronte militare occidentale è scisso, non
coordinato, autocontraddittorio, incerto e pieno di ambiguità e lotte interne.
E, al di là di qualche pomposa marcetta e patetico raduno, i
popoli europei non sono -in fondo- per nulla orgogliosi di se stessi, né tanto
meno dei loro Stati o dell'Europa.
D'altra parte, come essere orgogliosi di paesi che hanno
fallito ripetutamente nel loro tentativo di 'esportare la democrazia'
attraverso la guerra e i servizi segreti, per poi negarla ogni qualvolta le
libere elezioni hanno portato a parlamenti non graditi (il caso dell'Egitto è
soltanto l'ultimo di una lunga serie), oppure costruendo stati confessionali
con la conseguente emarginazione di parti fondamentali del paese (come in
Iraq), oppure difendendo e sostenendo dittatori contro i tentativi di cambiamento
democratico e nonviolento(vedi la stessa Siria), o costituendo governi
fantoccio invisi a metà della popolazione (come in Afghanistan).
Inoltre, conoscendoti un po', so che sei sempre più
preoccupata del ritorno in scena dell'orso russo.
Mentre la potenza statunitense perde progressivamente il
controllo del mondo, ed altri poteri economici e militari prendono il
sopravvento; mentre l'Unione europea vacilla e assomiglia sempre più ad
un'armata Brancaleone in disarmo, è la Russia che -accerchiata e ridimensionata
per due decenni almeno- si sta ribellando alle umiliazioni subìte e riprende
territori e potere: il caso ucraino ne è stato il primo esempio, quello siriano
il secondo.
L'attacco turco di qualche giorno fa al jet russo non può
essere avvenuto senza il beneplacito Usa e Nato. La Russia sta esagerando e va
punita, pur proseguendo -su un altro tavolo- a parlare di alleanze contro i
nemici comuni (sempre loro, da 15 anni, i terroristi...).
Se gli americani riescono, dopo le disfatte diplomatiche e
sul campo con il mondo arabo, a ricrearsi anche il vecchio nemico
post-sovietico, credo che per te, Oriana, sarebbe un perfetto en-plein.
Se il contesto diventa di guerra permanente, gli stati
autoritari avranno sempre la meglio sugli stati ancora minimamente democratici.
Non devono stare lì a giustificarsi, a far distinguo, a
trincerarsi dietro frasette tipo: dobbiamo investire in cultura, l'intervento
non può essere solo militare, trattiamo con le armi della politica, etc etc.
Nessuno ci crede, neppure loro. Ma devono farlo, per non indispettire quei
pochi residui di opinione pubblica liberale che ancora prova a credere in se
stessa, nonostante se stessa.
Un Putin non ha di questi problemi: decide di fare guerra e
la fa, per difendere i suoi interessi diretti o i suoi alleati, senza remore o
cavillosi infingimenti.
Magari, Oriana, a te piacciono i tipi così, e vorresti che
anche i nostri governanti andassero più spediti.
Ma ci vorrà ancora un po' di tempo, lo sai. Già gli
attentati di quest'anno hanno dato loro una bella mossa, ma i prossimi eventi
saranno decisivi e ci faranno fare un altro passo verso la direzione che tu da
tempo auspichi: la guerra di civiltà, ammantata da contrasti religiosi.
L'odio cresce e alligna ben bene, sia tra loro verso di noi
che tra noi verso di loro.
E la sottile crosta che ancora ci avvolge e non ci fa
esplodere del tutto gli uni contro gli altri, sia all'interno degli stati, sia
tra loro, è in via di consunzione e disfacimento.
Cara Oriana, nel giro di un decennio -forse meno- ci
troveremo dentro il mondo che tu hai preconizzato.
Con buona pace di quel povero diavolo di Tiziano e di tutti
gli ingenui pacifismi e irenismi del secolo scorso.
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