lunedì 10 novembre 2014

da un'allieva


> "Viviamo nella separazione, ma ignoriamo o non siamo coscienti per la
> maggior parte del tempo di essere profondamente separati. Così, portiamo
> dentro noi stessi il cosmo, il mondo fisico-chimico, il mondo vivente, e
> al tempo stesso ne siamo separati dal nostro pensiero, dalla nostra
> coscienza, dalla nostra cultura.
>  Individui separati, portiamo ciò non
> di meno in noi, come dice Montaigne, la forma intera della condizione
> umana. Ecco perchè credo che dobbiamo imparare a collegarci a ciò da cui
> siamo slegati, cosi come dobbiamo imparare a connettere i nostri saperie
> le dimensioni slegate.
> Per quanto mi riguarda,l'ho detto, ho sposato la
> religione dell'unione, che è una fede profonda della non-separabilità:
> del reale e del mito, della ragione e della follia, del bene e del male,
> della conoscenza dell'oggetto , della conoscenza e dell'inconoscibile.
>
> Cerco così di assumere la mia logica di sapiens/demens, di
> conoscente-ignorante.
> Mantengo sempre viva in me la dialogica pascaliana
> tra le quattro forze del dubbio e della fede, della razionalità e del
> misticismo. Nessuna riesce a dominare le altre e il loro conflitto è un
> dialogo in cui l'una genera e rigenera le altre.
> (...)I momenti mistici
> (estasi, natura, gioco ? Sei d'accordo?) sono momenti di poesia. Ci
> aiutano a sopportare la prosa della vita, inseparabile e non di meno
> opposta alla poesia della vita, ci fanno amare la vita malgrado i suoi
> aspetti orribili.
> Credo si debba sviluppare questa mistica che appare
> nel quotidiano: in un momento di convivialità, in un viso amato, in una
> passeggiata..(...)
> Provo un sentimento mistico davanti al profondo
> mistero che avvolge la nostra condizione di esseri viventi,
> che
> costeggia il nostro ambito di conoscenza il quale si situa in una
> striscia mediana tra due dubbi infiniti (cosmico e microfisico, cosmico
> e interiore).
> Provo il bisogno profondo di legare la nostra conoscenza
> al senso del mistero in cui sfocia qualunque conoscenza, di legare i
> miei discorsi all'indicibile. (...)
> Questa esperienza profonda
> dell'inseparabilità che il misticismo ci permette di vivere non esclude
> l'altrettanto profonda esperienza della separazione. Ontologicamente
> siamo immersi in un reale misterioso e tuttavia siamo da esso esiliati.
> Quest'idea si ritrova allorchè si riflette, nuovamente alla maniera
> Pascaliana, sul nostro posto nell'universo. (...)
> Inoltre, ci accorgiamo
> di essere perduti in una storia piena di rumori e di furori, esposti
> all'avvenire incerto dell'umanità. Il pianeta mondializzato non produce
> la  solidale e fraterna.
> Gli sviluppi scientifici, tecnici ed economici
> ci hanno fatti precipitare in uno stato di caos, una stato agonico in
> cui l'umanità non riesce a partorire se stessa.
> Le forze di morte, di
> separazione, di disintegrazione, non sono mai state più potenti.
> Ecco
> perchè dobbiamo sapere pensare dialogicamente smarrimento e speranza.
>
> Persona la parola  può illuminarci.
> Essa significa lotta suprema tra le
> .
> Così, paradossalmente, l'agonia che porta alla morte può anche portare
> la vita nuova ,attraverso una vittoria delle forze di aggregazione sulle
> potenze di disintegrazione."
>
> Dalle conclusione de "I Miei Filosofi" di
> E. Morin

Nessun commento:

Posta un commento