La giornata inizia
alle 4.45, zio Paulo è al piano di sotto e ci apre la porta della
Pensao in vestaglia, attendiamo l'aluguer di un certo Paulinho per le
5.00, ma alle 5.15 non si vede. Spunta però un furgoncino inatteso
che inizia a lampeggiare e clacsonare nella notte. Enri scopre che
anche loro vanno al porto di Furna e ci prendono. Zio Paulo sulla
porta ci guarda, saluta e sorride compiaciuto come se tutto fosse
andato come previsto.
Ore 6.00 parte il
FastFerry Kriola ancora una volta verso Fogo; a differenza di
avant'ieri il mare è grosso e il beccheggio non perdona. Dopo 10
minuti Enri e buona parte della truppa sono attaccati alle bustine
colorate e vomitano senza tregua, in sottofondo musica pop di Enrique
Iglesias che contribuiscono ulteriormente alla nausea galoppante.
Giungiamo un pò malridotti al molo dove dovrebbe attenderci con il
foglietto “Viviana” Elias per accompagnarci a Chã
des Caldeiras. Ovviamente non c'è. Lo chiamiamo e ci raggiunge un
quarto d'ora dopo per informarci che la partenza da Sao Filipe non
potrà avvenire prima delle 11. O forse alle 12 o alle 13. Si
conferma così la tipica precisione organizzativa nei trasporti
capoverdiani.
Una
buona colazione con quejio, banane, sumo, thè caldo, marmellata di
papaya, pane fresco ci rifocilla a dovere. Ma tra stanchezza e
caldo ci rifugiamo dopo alcuni giretti su una panchina all'ombra. Una
signora mi offre una sedia mentre mi diletto a ritrarre Enri in posa
triclinata, a metà tra un romano decadente e un adolescente efebico
in vena di scherzi. Come per miracolo si concretizza il pick-up dopo
le 11; pensiamo che il peggio sia passato, ci mettono anche davanti e
le valigie stanno comodamente sul retro. Siamo in 6, tutti dentro.
L'autista da quel momento inizia una gimcana per i labirinti di Sao
Filipe raccogliendo oggetti, merci, persone e anche una coppia con
neonato e Enri vince un cartone aperto con 30 uova da portare in
grembo sino alla meta. Ovvero 25 kilometri di curve e salite che il
pick-up affronta a stento portando con sé a questo punto ben 15
esseri umani. Enri inspirato intona canzoni di chiesa “ e mio
fratello viene con me e mia sorella viene con me e tutta la gente
viene con me”.
Sovrastati dalla
maestosità del vulcano Pico, accediamo all' immenso periplo della
caldeira, in parte intatta, ma perlopiù sommersa da fiumi di lava
contorta, nera e rilucente. Da qui entriamo in uno scenario lunare
affascinante, se non sapessimo che sotto di esso giacciono duemila
case e vitigni e orti sepolti nell'ultima eruzione del 2014. Il bordo
della caldeira sembra infinito e lo costeggiamo su una strada
ricavata tra colline e torrenti di lava ormai rappresa e dalle mille
forme (curve, sinuose, appuntite, tortuose). Ancora qualche contadino
superstite vive circondato dalla lava e cerca di far rinascere piante
e luoghi: alte e rossissime stelle di natale ingentiliscono gli
ingressi e illuminano un panorama altrimenti monocromo.
Dopo almeno un'ora
dall'ingresso nella caldeira arriviamo in quel che resta del piccolo
villaggio di Portela. Ilena, Ceciliu, la nonna e un bambino ci
accolgono nella loro casa con due stanzette che hanno coraggiosamente
predisposto per i pochi ospiti. Pranziamo frugalmente nel mini merca
do con una forma di quejio di capra fresco ed omelette con cipolla e
pomodoro, gallette dolciastre e succo di pera. Al rientro Ceciliu ci
propone un'escursione alle 6.30 sul Pico Grande e aderiamo entusiasti
pensando ad un'escursione notturna sul vulcano. Andiamo a dormire per
riprendere energie fissando la sveglia alle 17.30. Fa freschetto qui
e ci avvolgiamo nella coperta di ciniglia marrone,io mi addormento
quasi subito, serena e beata. Al risveglio organizziamo gli zainetti,
impugniamo la pila da esploratori, ci copriamo ben bene pronti ad
affrontare l'alta cima nel buio della notte accompagnati dalla luna
quasi piena. Ma anche questa volta non ci eravamo capiti: Ceciliu ci
guarda stranito e chiarisce che le 6.30 saranno quelle di domani
mattina e che per stasera l'unica avventura prevista è la cena con carne di porco e riso con favette. Ci consoliamo con una breve passeggiata al tramonto verso l'altro villaggio vicino, Bargueira, percorrendo un sentiero costellato da forme laviche ancora più stagliate contro il cielo e dalla forme creative ed inquietanti.
Vivi, Viva, Viv, Vi
Vivi, Viva, Viv, Vi
Nessun commento:
Posta un commento