venerdì 22 gennaio 2016

una giornata particolare (in onore di ettore scola)

La giornata inizia alle 4.45, zio Paulo è al piano di sotto e ci apre la porta della Pensao in vestaglia, attendiamo l'aluguer di un certo Paulinho per le 5.00, ma alle 5.15 non si vede. Spunta però un furgoncino inatteso che inizia a lampeggiare e clacsonare nella notte. Enri scopre che anche loro vanno al porto di Furna e ci prendono. Zio Paulo sulla porta ci guarda, saluta e sorride compiaciuto come se tutto fosse andato come previsto.

Ore 6.00 parte il FastFerry Kriola ancora una volta verso Fogo; a differenza di avant'ieri il mare è grosso e il beccheggio non perdona. Dopo 10 minuti Enri e buona parte della truppa sono attaccati alle bustine colorate e vomitano senza tregua, in sottofondo musica pop di Enrique Iglesias che contribuiscono ulteriormente alla nausea galoppante. Giungiamo un pò malridotti al molo dove dovrebbe attenderci con il foglietto “Viviana” Elias per accompagnarci a Chã des Caldeiras. Ovviamente non c'è. Lo chiamiamo e ci raggiunge un quarto d'ora dopo per informarci che la partenza da Sao Filipe non potrà avvenire prima delle 11. O forse alle 12 o alle 13. Si conferma così la tipica precisione organizzativa nei trasporti capoverdiani.

Una buona colazione con quejio, banane, sumo, thè caldo, marmellata di papaya, pane fresco ci rifocilla a dovere. Ma tra stanchezza e caldo ci rifugiamo dopo alcuni giretti su una panchina all'ombra. Una signora mi offre una sedia mentre mi diletto a ritrarre Enri in posa triclinata, a metà tra un romano decadente e un adolescente efebico in vena di scherzi. Come per miracolo si concretizza il pick-up dopo le 11; pensiamo che il peggio sia passato, ci mettono anche davanti e le valigie stanno comodamente sul retro. Siamo in 6, tutti dentro. L'autista da quel momento inizia una gimcana per i labirinti di Sao Filipe raccogliendo oggetti, merci, persone e anche una coppia con neonato e Enri vince un cartone aperto con 30 uova da portare in grembo sino alla meta. Ovvero 25 kilometri di curve e salite che il pick-up affronta a stento portando con sé a questo punto ben 15 esseri umani. Enri inspirato intona canzoni di chiesa “ e mio fratello viene con me e mia sorella viene con me e tutta la gente viene con me”.

Sovrastati dalla maestosità del vulcano Pico, accediamo all' immenso periplo della caldeira, in parte intatta, ma perlopiù sommersa da fiumi di lava contorta, nera e rilucente. Da qui entriamo in uno scenario lunare affascinante, se non sapessimo che sotto di esso giacciono duemila case e vitigni e orti sepolti nell'ultima eruzione del 2014. Il bordo della caldeira sembra infinito e lo costeggiamo su una strada ricavata tra colline e torrenti di lava ormai rappresa e dalle mille forme (curve, sinuose, appuntite, tortuose). Ancora qualche contadino superstite vive circondato dalla lava e cerca di far rinascere piante e luoghi: alte e rossissime stelle di natale ingentiliscono gli ingressi e illuminano un panorama altrimenti monocromo.

Dopo almeno un'ora dall'ingresso nella caldeira arriviamo in quel che resta del piccolo villaggio di Portela. Ilena, Ceciliu, la nonna e un bambino ci accolgono nella loro casa con due stanzette che hanno coraggiosamente predisposto per i pochi ospiti. Pranziamo frugalmente nel mini merca do con una forma di quejio di capra fresco ed omelette con cipolla e pomodoro, gallette dolciastre e succo di pera. Al rientro Ceciliu ci propone un'escursione alle 6.30 sul Pico Grande e aderiamo entusiasti pensando ad un'escursione notturna sul vulcano. Andiamo a dormire per riprendere energie fissando la sveglia alle 17.30. Fa freschetto qui e ci avvolgiamo nella coperta di ciniglia marrone,io mi addormento quasi subito, serena e beata. Al risveglio organizziamo gli zainetti, impugniamo la pila da esploratori, ci copriamo ben bene pronti ad affrontare l'alta cima nel buio della notte accompagnati dalla luna quasi piena. Ma anche questa volta non ci eravamo capiti: Ceciliu ci guarda stranito e chiarisce che le 6.30 saranno quelle di domani mattina e che per stasera l'unica avventura prevista è la cena con carne di porco e riso con favette. Ci consoliamo con una breve passeggiata al tramonto verso l'altro villaggio vicino, Bargueira, percorrendo un sentiero costellato da forme laviche ancora più stagliate contro il cielo e dalla forme creative ed inquietanti.


Scende la notte (ma che fa...)
                   
Vivi, Viva, Viv, Vi





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