domenica 17 gennaio 2016

tuttifrutti tuttisanti

Il viaggio inizia a Praia, isola di Santiago, la più grande delle dieci isole capoverdiane.
Primi giorni di ambientamento, quasi sempre in compagnia di italiani, romani trapiantati, parenti di Vivi, la mia compagna in questo viaggio.
Hanno aperto un ristorante italiano, mangiamo spesso lì, generosamente ci accolgono e ci accompagnano nei vari giri, ci ospitano insomma...
Belle mangiate di pesce arrosto, cachupa, busios, spaghetti aglio e olio o arroz con mariscos.
La capitale non è granchè, è abbastanza deturpata da orribili incompiute e da altrettanto brutte compiute.
In compenso gli esseri umani sono bellissimi: donne delicate, formose e alte, maschi perfettamente muscolati senza esagerazioni, vecchine commoventi, bambini dai visi stupendi.
La creolizzazione del mondo.

Dopo tre notti ci siamo trasferiti in aereo all'isola di Sao Vicente, dopo una mattinata a cercare disperatamente e comicamente di fare i biglietti, in un susseguirsi di scenette tra il caos africano e la burocrazia sovietica. Abbiamo riso come scemi, prima di partire, dopo una parmigiana, ancora a Terrazza Italia.
Mindelo è la città di Cesària Evora e parla molto di lei. La sua voce ed il suo canto sono ovunque.
Vari giri e giretti, tra succhi di papaya e mango e un caldo davvero caldo.
Nel pomeriggio prendiamo il traghetto per Sant'Antao, l'isola più a nord delle Sopravvento.
A Porto Novo, una stazione marittima spropositata e modernissima ci accoglie.
Affittiamo una Nissan Juke rossa e ci inoltriamo in una delle strade più affascinanti e panoramiche del mondo.
La via che conduce da Porto Novo a Ribeira Grande è tutta in sampietrini e curve per 40 km di ascese e paesaggi mozzafiato, tra mari infiniti e colline di magma e lava rappresa, nere come la pece, e montagne nordiche con guglie e tornanti, abissi e orridi altissimi.

Tra ieri e oggi abbiamo percorso un bel po' di strade, salite e discese, soprattutto a piedi.
Alla Ribeira di Paùl abbiamo pranzato da Tio Lello, un napoletano-frusinate, che si è trasferito qui con la famiglia: un affabulatore niente male, ci ha cucinato una pasta al tonno e olive che ha lasciato il segno e non solo nella memoria.
Ora siamo appena tornati da Fontainhas, un paesino arroccato tra le vette e dinanzi alle onde maestose dell'oceano. Abbiamo attraversato Corvo e Formiguinha, luoghi ancora più piccoli e sperduti. Il caldo non passa, e camminare ci arrossa dentro e fuori.
Ma abbiamo trovato una pensioncina molto carina a Ribeira che si chiama Mil Fontes, in cui riposarci, leggere, guardarci, pensare, parlare, fare progetti sui prossimi giorni.
Domani si torna a Mindelo, per poi vedere altre due isole a sud: la vulcanicissima Fogo (il nome dice tutto) e la selvaggissima Brava.
Vi terremo informati, voi che state lì al freddo e al gelo, come Gesù Bambino.




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