venerdì 29 gennaio 2016

la volontà d'impotenza

Si torna alla realtà italiana e mondiale e niente è cambiato, se non -ineluttabilmente- in peggio.

I nazistini.
Nei giorni in cui si commemora la Shoah, i nuovi nazisti in doppiopetto continuano a far morire la gente in naufragi disperati. Se riescono ad arrivare a terra, fanno di tutto per non accoglierli. E, se proprio lo devono fare, li internano e poi li respingono in massa, o li costringono alla clandestinità.
La Danimarca confisca i loro beni, la Svezia ne espellerà 80.000, la Grecia acchiappa tutto ma viene minacciata di essere a sua volta espulsa da Schengen.
Schengen, già. Intanto naufraga anch'essa.

I persiani.
Ciro e Dario ed Artaserse, un tempo, avevano provato a prendersi l'Ellade e la civiltà greca.
Ora c'è Rohani, l'Iran diventato buono, la Persia di Persepoli che viene qui a comprare le nostre auto e i nostri beni di consumo, in cambio di energia e petrolio e lotta all'Isis.
Ci dominano talmente tanto, ormai, questi petrolieri d'oriente, che pensiamo bene di nascondergli le tette di Venere o il culo di Apollo.
Preferiamo attaccarci alle loro mammelle e farci fare il culo da loro, pare.

I verdini.
Renzi continua a far quel che vuole, se ne frega delle fronde interne e continua a costruire il suo progetto di trasformazione definitiva del quadro politico nazionale.
Un PD che va verso il centro destra, e che fa scomparire quei residui di parvenza di sinistra che ancora baluginavano al suo interno.
L'alleanza con Verdini ( e con il malaffare bancario) si fa strutturale, e lo protegge sia da Alfano (che non conta nulla, come dimostra l'iter sulle unioni civili), sia da Berlusconi (che non conta nulla, come dimostra l'ascesa della Lega), sia di Grillo (che non conta nulla, come dimostra la totale irrilevanza della sua opposizione).

I cretini.
Troppi per poterli citare o raccontare.

Di questi tempi ci sarebbe da rileggere La Bòetie e Tolstoj...
Il peggio di questa situazione è che i ricchi e i poveri si rendono conto della follia di questa esistenza...Ma né gli uni né gli altri vedono alcuna possibilità di cambiare la loro situazione attuale,...avendo tutti coscienza dell'aggravamento progressivo della loro posizione.
A questi mali interiori si aggiunge il proseguimento di una lotta intensa e continua tra gli stati, che assorbe la maggior parte del lavoro nazionale al fine di occuparsi dell'esercito, provvedere alle spese di guerra...In questo momento, noi sappiamo che gli armamenti e le guerre sono insensati, funesti, portano alla rovina materiale e alla decadenza morale, eppure noi continuiamo a sacrificare per essi la nostra vita e il nostro lavoro.
Tutto noi sappiamo che ciò non dovrebbe esistere e che si potrebbe evitare, e tuttavia continuiamo a peggiorare il male. Questa coscienza di una vita contraria all'interesse, alla ragione, ai voti di ciascuno di noi, diventa a un certo punto così atroce che i più generosi tra gli uomini, il cui numero si accresce sempre più, non vedono altro mezzo di fronte a questo vicolo cieco che il suicidio.
Altri ancora soffrono ugualmente della contraddizioni tra le loro aspirazioni morali e la realtà, cercando di scappare da questa condizione con un suicidio parziale: l'abbrutimento con il tabacco, il vino, le droghe.
Altri ancora cercano di dimenticare, di cadere nell'oblio, aggiungendo ai narcotici piaceri eccitanti o sbalorditivi: spettacoli, speculazioni intellettuali su delle questioni oziose, alle quali donano il nome di scienza o arte.
Infine, l'immensa maggioranza, schiacciata dal lavoro, si abbrutisce ugualmente attraverso dei narcotici, che sono forniti dai loro sfruttatori, e conduce un'esistenza bestiale; tutti sentono il carattere anormale della loro situazione, ma la maggioranza degli uomini non ha il tempo libero per rifletterci sopra, impedita com'è dalle sue preoccupazioni quotidiane.
E' così che vivono e muoiono ricchi e poveri, generazioni dopo generazioni, senza domandarsi perchè hanno vissuto la loro esistenza dolorosa e stupida, o meglio, essi intravedono vagamente l'orribile e crudele errore che fu la loro vita.


Perchè i giapponesi sono per loro natura più indifferenti di fronte alla morte.
Perchè il patriottismo guerriero esiste ancora in tutta la sua forza primitiva negli insulari asiatici.
Perchè, sottomettendosi servilmente all'autorità dispotica di un imperatore divinizzato, la loro energia alberga ben concentrata e più unita di quella dei popoli che hanno superato la fase della sottomissione servile.
In una parola, il grande vantaggio dei giapponesi è quello di non essere cristiani.

In epoca più recente è sorto ancora un altro inganno che ha riconfermato i popoli nella loro condizione servile. Ed esso si manifesta attraverso un complesso sistema di elezione, dove degli uomini eletti da un dato popolo, divengono delegati entro le varie istituzioni rappresentative...Il popolo stesso sarà allora una delle cause del potere del governo, e pertanto, obbedendo ad esso, crederà in effetti di obbedire a sé medesimo, supponendo quindi di vivere in un regime di libertà...
Gli uomini che si imbattono in questa trappola s'immaginano davvero di obbedire a se stessi ogni volta che ascoltano il governo, e perciò non osano più disobbedire ai provvedimenti del potere degli uomini, anche quando tali provvedimenti sono contrari ai loro gusti personali, al loro vantaggio, ai loro desideri, ma altresì alla legge suprema e alla loro stessa coscienza...
Gli uomini degli stati costituzionali, immaginandosi di essere liberi, ...finiscono per non sapere nemmeno più in cosa consista l'autentica libertà. Questi individui, mentre credono di liberare se stessi, si condannano a divenire sempre più profondamente schiavi dei loro governi.

La sola giustificazione che si potrebbe offrire in favore dell'accrescimento degli stati è quella della formazione di un impero universale, il quale abolirebbe la possibilità di qualsiasi guerra.
Tuttavia, tutti i tentativi fatti in questo senso..., non hanno mai donato la pace ai popoli, ma al contrario hanno causato solo gravi mali.
La pacificazione dell'umanità non sarà quindi realizzata con l'accrescimento della potenza degli stati. Essa non può che avvenire per un'azione contraria: abolizione dello stato e della sua autorità basata sulla violenza.
La superstizione statalista continua a regnare sugli uomini come una cosa sacrosanta e dei sacrifici più funesti e terribili ancora continuano ad essere praticati per questa superstizione.
Ma solo il giorno in cui dispariranno i gruppi artificiali dei grandi stati, conseguenza del rifiuto pacifico di obbedire, la violenza, causa dei più grandi mali, diminuirà...

(Lev Tolstoj, Guerra e rivoluzione, 1906)

Pare che le ultime parole di Tolstoj sul letto di morte alla stazione di Astapovo siano state:
'Svignarsela! Bisogna svignarsela!'  e poi  'La verità...io amo tanto...come loro...'.





1 commento:

  1. Lascia perdere la "politica" o quando ne scrivi finisci per somigliarle...

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