martedì 10 settembre 2013

sapienti degli anni ottanta

Ignatieff: Mi è rimasta in mente una tua frase: 'l'ignoranza della morte ci sta distruggendo'...
Bellow: Se non consideri il potere che ha la morte, il potere inconscio che ha sul modo in cui la gente organizza la sua vita, allora non puoi capire assolutamente quel che sta succedendo...
Amis: Vuoi dire che...la morte è sempre là come il retro oscuro dello specchio, o che è la sinistra vena nera della vita ?
Bellow: Non penso che sia sinistra, penso che il timor mortis sia molto naturale. Quello che è innaturale è svuotarla completamente di significato e bandirla dalla propria vita dedicandosi a una felice, frenetica attività. Ecco dov'è che si sbaglia, secondo me...

Ignatieff: Ma Christopher, tu parli di sopravvivenza! Non ti sembra di essere andato troppo lontano? C'è molta gente che certamente non si riconoscerebbe in quel che hai detto, potrebbero pensare che il concetto di sopravvivenza si applichi solo alle vittime di qualche catastrofe terribile o qualcosa del genere, mentre tu stai parlando della vita quotidiana nelle società più ricche del mondo! Perchè sopravvivenza?
Lasch: Penso che questo sia un modo di definire quel che c'è di nuovo. Laddove la sopravvivenza è sempre stata per la maggior parte della gente una preoccupazione che sovrastava tutte le altre, è solo nel nostro tempo che sembra quasi aver acquistato uno status morale...
Ignatieff: Insomma, noi non abbiamo più una vita vissuta nell'ambito pubblico, ma soltanto una vita spogliata di tutto e ridotta ai nudi bisogni fondamentali, alla sopravivenza...
Castoriadis: Viviamo 'giorno per giorno': è esattamente quanto io chiamo 'l'assenza di progetto'...

Bell: ...gli stati nazionali sono diventati troppo piccoli per i grandi problemi della vita e troppo grandi per i piccoli problemi della vita...

Briefs: Voglio dire, qual'è stata l'esperienza degli anni Venti e Trenta in Germania, in Italia, in Giappone...? I tentativi di cambiare le caratteristiche fondamentali del nostro sistema politico potrebbero arrivare anche da un'altra strada.
Bell: Dalla destra.
Briefs: Dalla destra. 'La borghesia non conosce situazioni economiche senza soluzione', disse uno statista russo a quei tempi,..E voleva dire che se non c'era una via d'uscita economica avebbe dovuto cercare una soluzione politica...E' di questo che ho paura.
Bell: Se guardiamo indietro, agli anni Venti e Trenta,c'erano quattro elementi che si misero tutti insieme a creare problemi. Il primo era la disoccupazione: Tom Jones, che fu Segretario di Gabinetto in Gran Bretagna, scriveva allora sul suo diario privato: 'Non possediamo alcun mezzo per risolvere il problema della disoccupazione'.
Poi c'era un sistema parlamentare che non era in grado di creare e di controllare una maggioranza effettiva, e da questo derivavano coalizioni di governo che cambiavano continuamente e un alto grado di ingovernabilità. In terzo luogo c'era la violenza privata che lo stato non era in grado di controllare: le camicie nere e brune, ad esempio. Quarto: c'era la disaffezione degli intellettuali...

Dahrendorf: Credo che il nemico siano le rigidezze di un sistema che diventa autoprotettivo e non ha intenzione di prendere in considerazione gli impulsi che il pubblico potrebbe alimentare al suo interno...Sono convinto che tutti noi prevediamo il cambiamento e che tutti noi desideriamo e vogliamo il cambiamento. E se continuiamo a cedere a impulsi più antichi, penso che ci sia molto pericolo che si finisca per creare un tipo di rigidezza in cui ci sarà una richiesta di dei irrazionali lanciati nella società da qualche macchina.
Ma come sarà possibile riuscire a ottenere un cambiamento in una situazione in cui non si ha un nemico identificabile e in cui non si tratta semplicemente di allontanare qualche persona o di costringerne qualche altra a togliersi di mezzo ?
Touraine: Penso che certi cambiamenti non soltanto si verificheranno, ma si siano già verificati...Perchè il declino delle definizioni politiche e dell'interesse per la politica è stato estremamente veloce. E penso che, da qui a vent'anni, ci troveremo in una situazione sempre più fragile, nel senso che da un lato la modernizzazione della vita sociale e politica sarà andata avanti da sola, e dall'altro lato le costrizioni e le limitazioni saranno aumentate...Il peso di un'integrazione sociale minima sarà molto più alto di adesso. In questo modo le possibilità di rinnovamento diminuiranno...Così, è probabile che noi stiamo vivendo gli ultimi decenni con un'ampia capacità endogena di trasformazione...

Ignatieff: Se nella modernità la crisi è un fenomeno endemico, di che cosa si tratta ?
Galtung: Ovviamente è difficile dirlo...Ma forse potrei dire che ho un po' l'impressione che stiamo per scoppiare. Abbiamo i fenomeni dell'inquinamento e dell'esaurimento delle risorse...Se guardiamo, poi, gli esseri umani, mi domando se il nostro tasso di disordine mentale non sia troppo alto, così come il nostro tasso di alienazione, la sensazione di insensatezza. Il nostro individualismo materialista -o materialismo individualista- è arrivato a un punto in cui troppe persone si domandano dove stiamo andando a finire...
Prendiamo, infine, le nostre formazioni sociali: sono davvero molto sovraccariche...
Così spalanchiamo la porta alla catastrofe. Ma prima di arrivare a questo abbiamo una certa luccicante abbondanza, e questo è esattamente quanto diceva Wallerstein quando parlava di un capitalismo che si distrugge attraverso il suo stesso successo.

(Voices 2, Il disagio della modernità, interviste radiofoniche, 1987)




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