Ignatieff: Mi è rimasta in mente
una tua frase: 'l'ignoranza della morte ci sta distruggendo'...
Bellow: Se non consideri il potere
che ha la morte, il potere inconscio che ha sul modo in cui la gente
organizza la sua vita, allora non puoi capire assolutamente quel che
sta succedendo...
Amis: Vuoi dire che...la morte è
sempre là come il retro oscuro dello specchio, o che è la sinistra
vena nera della vita ?
Bellow: Non penso che sia sinistra,
penso che il timor mortis sia molto naturale. Quello che è
innaturale è svuotarla completamente di significato e bandirla dalla
propria vita dedicandosi a una felice, frenetica attività. Ecco
dov'è che si sbaglia, secondo me...
Ignatieff: Ma Christopher, tu parli
di sopravvivenza! Non ti sembra di essere andato troppo lontano? C'è
molta gente che certamente non si riconoscerebbe in quel che hai
detto, potrebbero pensare che il concetto di sopravvivenza si
applichi solo alle vittime di qualche catastrofe terribile o qualcosa
del genere, mentre tu stai parlando della vita quotidiana nelle
società più ricche del mondo! Perchè sopravvivenza?
Lasch: Penso che questo sia un modo
di definire quel che c'è di nuovo. Laddove la sopravvivenza è
sempre stata per la maggior parte della gente una preoccupazione che
sovrastava tutte le altre, è solo nel nostro tempo che sembra quasi
aver acquistato uno status morale...
Ignatieff: Insomma, noi non abbiamo
più una vita vissuta nell'ambito pubblico, ma soltanto una vita
spogliata di tutto e ridotta ai nudi bisogni fondamentali, alla
sopravivenza...
Castoriadis: Viviamo 'giorno per
giorno': è esattamente quanto io chiamo 'l'assenza di progetto'...
Bell: ...gli stati nazionali sono
diventati troppo piccoli per i grandi problemi della vita e troppo
grandi per i piccoli problemi della vita...
Briefs: Voglio dire, qual'è stata
l'esperienza degli anni Venti e Trenta in Germania, in Italia, in
Giappone...? I tentativi di cambiare le caratteristiche fondamentali
del nostro sistema politico potrebbero arrivare anche da un'altra
strada.
Bell: Dalla destra.
Briefs: Dalla destra. 'La borghesia
non conosce situazioni economiche senza soluzione', disse uno
statista russo a quei tempi,..E voleva dire che se non c'era una via
d'uscita economica avebbe dovuto cercare una soluzione politica...E'
di questo che ho paura.
Bell: Se guardiamo indietro, agli
anni Venti e Trenta,c'erano quattro elementi che si misero tutti
insieme a creare problemi. Il primo era la disoccupazione: Tom Jones,
che fu Segretario di Gabinetto in Gran Bretagna, scriveva allora sul
suo diario privato: 'Non possediamo alcun mezzo per risolvere il
problema della disoccupazione'.
Poi c'era un sistema parlamentare
che non era in grado di creare e di controllare una maggioranza
effettiva, e da questo derivavano coalizioni di governo che
cambiavano continuamente e un alto grado di ingovernabilità. In
terzo luogo c'era la violenza privata che lo stato non era in grado
di controllare: le camicie nere e brune, ad esempio. Quarto: c'era la
disaffezione degli intellettuali...
Dahrendorf: Credo che il nemico
siano le rigidezze di un sistema che diventa autoprotettivo e non ha
intenzione di prendere in considerazione gli impulsi che il pubblico
potrebbe alimentare al suo interno...Sono convinto che tutti noi
prevediamo il cambiamento e che tutti noi desideriamo e vogliamo il
cambiamento. E se continuiamo a cedere a impulsi più antichi, penso
che ci sia molto pericolo che si finisca per creare un tipo di
rigidezza in cui ci sarà una richiesta di dei irrazionali lanciati
nella società da qualche macchina.
Ma come sarà possibile riuscire a
ottenere un cambiamento in una situazione in cui non si ha un nemico
identificabile e in cui non si tratta semplicemente di allontanare
qualche persona o di costringerne qualche altra a togliersi di mezzo
?
Touraine: Penso che certi
cambiamenti non soltanto si verificheranno, ma si siano già
verificati...Perchè il declino delle definizioni politiche e
dell'interesse per la politica è stato estremamente veloce. E penso
che, da qui a vent'anni, ci troveremo in una situazione sempre più
fragile, nel senso che da un lato la modernizzazione della vita
sociale e politica sarà andata avanti da sola, e dall'altro lato le
costrizioni e le limitazioni saranno aumentate...Il peso di
un'integrazione sociale minima sarà molto più alto di adesso. In
questo modo le possibilità di rinnovamento diminuiranno...Così, è
probabile che noi stiamo vivendo gli ultimi decenni con un'ampia
capacità endogena di trasformazione...
Ignatieff: Se nella modernità la
crisi è un fenomeno endemico, di che cosa si tratta ?
Galtung: Ovviamente è difficile
dirlo...Ma forse potrei dire che ho un po' l'impressione che stiamo
per scoppiare. Abbiamo i fenomeni dell'inquinamento e
dell'esaurimento delle risorse...Se guardiamo, poi, gli esseri umani,
mi domando se il nostro tasso di disordine mentale non sia troppo
alto, così come il nostro tasso di alienazione, la sensazione di
insensatezza. Il nostro individualismo materialista -o materialismo
individualista- è arrivato a un punto in cui troppe persone si
domandano dove stiamo andando a finire...
Prendiamo, infine, le nostre
formazioni sociali: sono davvero molto sovraccariche...
Così spalanchiamo la porta alla
catastrofe. Ma prima di arrivare a questo abbiamo una certa
luccicante abbondanza, e questo è esattamente quanto diceva
Wallerstein quando parlava di un capitalismo che si distrugge
attraverso il suo stesso successo.
(Voices 2, Il disagio della
modernità, interviste radiofoniche, 1987)
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