Edinburgh, Aug 11
Oggi è stato bello fare una lunga
passeggiata oltre la Royal Mile, verso la Residenza Reale, di mattina
presto, senza nessuno in giro, e poi dirigersi verso le colline e i
vulcani spenti che nutrono dalle sue viscere la città.
Una città dal disordine molto ordinato
ed organizzato: non è un caso che per dire che una cosa non funziona
usino la frase 'out of order'.
Mi aggiro come uno spettro: poca
curiosità, nessun contatto, spesso fastidio della folla; molte fughe
preventive, quasi totale ritrosia ad 'entrare' nei luoghi che vedo e
attraverso con le gambe. Peggioro.
I locali ed i turisti cercano il sole,
avidamente, sui prati a fianco della Galleria d'arte.
Sanno che il gelo tornerà a breve, che
l'autunno già ansima alle porte, e se ne sentono alcuni segni anche
ora, appena sale il vento da nord. Moltissimi barboni e disperati
buttati sui marciapiedi, mentre la città impazza tra festival e
birrerie a gogò.
Poco altro da dire, sinceramente.
Domattina vado verso Nord, la metropoli mi ha stancato.
Speriamo che i fiumi e la natura...Bah!
In treno, verso Inverness, Aug 12
Campi verdi, nuvoloni, acqua, grande
variabilità.
Terre alte, highlands appunto, ma
nessuna vetta.
Faglie che tagliano la terra, torrenti
e loch che le coprono e riempiono incessantemente.
Anche senza sole, colori dolcissimi.
Provo quasi paura a vedere i miei occhi
serrati e feriti al finestrino.
Sembrano più diretti e lucidi di
quanto non mi senta.
Passo per Perth: la città australiana
omonima è ora più grande e più nota di questa d'origine.
2 milioni di emigranti scozzesi per il
mondo, scacciati anche dalle stesse Clearances inglesi verso terre
incolte, isole sperdute e terre oltremare.
Tra cui proprio l'Australia (che, come
ricorda Diamond, hanno subito contribuito alacremente a far collassare, introducendo animali
e usi scozzesi in una terra non adatta ad essi, desertificandola...).
Inverness, Aug 13
Visita al Loch
Ness piuttosto deludente.
Un bel lago, ma
niente Nessie.
Sponde e cammini
privatizzati e recintati (gli inglesi chiudono tutto, sempre, come
avevo notato con dolore già in Sudafrica, dove erano capaci di
recintare per centinaia di chilometri anche il più assoluto
deserto).
5 miglia a piedi
per andare e tornare dal castello di Urquart, in mezzo alla campagna,
ma con le macchine troppo a ridosso. Niente di che.
L'unica emozione,
per ora, di questo viaggio l'ho provata poco fa.
Una donna di qui,
50 anni, Patricia, che dice di lavorare come promoter turistica per
il Governo scozzese, mi prende la mano (letteralmente) e, come se
fossi l'unico uomo su questa terra, mi vuole accompagnare a tutti i
costi in un ristorante italiano gestito da pugliesi, Little Italy.
Non ho fame, le
spiego, ho quasi voglia di vomitare dopo il pesantissimo pranzo in un
pub, ma lei -totalmente folle- continua a trascinarmi, zampettando
oscillante sulle sue esili gambette e i tacchi alti. Mi viene voglia
di baciarla e di andare a letto con lei, in un posto qualunque sulla
strada.
Sento il cuore
battere tra desiderio e paura, come quando attendevo le amanti al
balcone.
Ma il ristorante è
pieno, e ci salutiamo.
Prima le chiedo
cosa va a fare ora, mi dice che deve tornare a casa da suo marito.
La seguo per un
po', di nascosto. E vedo che 'abborsa' altri due maschi soli e poi
una coppia.
Non ero un caso
particolare, lo fa di mestiere, o per pazzia.
Scompare da sola
in un vicolo e non la trovo più.
Non credo che
abbia un marito, o forse sì...
Stornoway, isola di Lewis, Outer
Hebrides, Aug 15
Callanais, molto
presto, pochissima gente, panorami mozzafiato, menhirs molto alti e
ancora molto ben piantati, 50 pietre grezze piantate qui da varie
migliaia di anni, tutte naturali, senza alcun intervento umano, se
non nel trasportarle e fissarle a terra (che non è poco).
Se non fosse per
le voci e il brusio della gente che arriva ad un certo punto in
autobus, sarebbe quasi come essere allora.
Luogo verdissimo,
di mare, prati e torba, lochs, muretti in pietra, pecore inerti e
leprotti scattanti.
E tanta, tanta
erica.
Serata al pub, una
pinta di Guinness e Scozia-Inghilterra alla tv.
Tifo molto
contenuto, un solo fan dell'Inghilterra circondato da filo-scozzesi.
Ma qui sono
gaelici, non gliene frega molto né degli uni né degli altri,
pare...
Comunque, inglesi
e scozzesi sembra proprio che si odino...
E vista la loro
storia...come evitarlo ?
Scopro che le
banconote sono emesse anche dalla Bank of Scotland o da altre banche
scozzesi, che non esiste una banca della Gran Bretagna intera, e che
qui le sterline con la faccia della regina girano a stento. Comunque,
uso quasi sempre la carta di credito, ovunque.
Mentre medito su
questioni di tanto momento, torno a casa un po' sbronzo.
Isola di Berneray, Aug 16
Il paradiso
terrestre esiste e si chiama Berneray.
Qui, spesso,
spunta oggi anche il sole e stasera ho visto la luna, per la prima
volta in questo viaggio.
Il mare, col sole,
diventa celestissimo e trasparente.
Sinora il suo
colore assomigliava a quello di una birra Guinness !
Ho addirittura
lavato e stesso, con le mollette dell'ostello, che sta sul mare,
sulla East beach, in due vecchie black house di pietra con tetti in
paglia.
L'unico posto in
cui si mangia è allo slip del traghetto, a due miglia da qui, e
chiude alle 20.30.
Ci sono andato, ho
assaporato con gusto la zuppa di broccoli e cavolfiori e una jacked
potato imbottita di salmone locale.
Al rientro, ho
faticato perchè il tempo sta peggiorando, piove, e perchè -saltando
un torrentello- mi sono stirato un legamento del ginocchio destro, e
cammino a stento.
Mi ha rincuorato
la vista, da vicino, di una decina di otarie e foche monache sugli
scogli, spiaggiate e totalmente inerti.
Sulla strada trovi
il cartello stradale: ATTENTION! OTTARY CROSSING.
Aug 17
Il paradiso si è
trasformato in inferno nel giro di una notte.
Mi sveglio e mi
trovo avvolto da una forte tempesta di vento e pioggia, da non poter
uscire.
Vedo che anche le
persone intorno a me, seppur nordiche, guardano attonite il mare
ondosissimo e sferzante, quasi sconvolte dal repentino cambiamento.
In cucina,
qualcuno accende la stufa a legna.
Decido di uscire,
comunque, indossando per la prima volta il K-way.
Riesco a
raggiungere in un'ora la lunghissima West beach, sul lato atlantico,
oltre la quale c'è solo l'America, o forse il Canada...
Torno a casa
completamente zuppo, le calze nelle scarpe cinesi galleggiano
nell'acqua, il pile è da strizzare. Umidissimo, salgo sul furgone
per Lochboisdale, verso South Uist.
Lochboisdale, isola di South Uist,
Aug 18
Mi immaginavo che
sarei arrivato in uno 'spentimu', ma la situazione è veramente
'oltre'.
Anche perchè è
domenica, e in tutta la Scozia tutto si ferma.
E la mia gamba
duole, non posso girare molto.
E piove,
pioviggina almeno, quasi sempre.
Qualche minuto fa,
però, ho visto l'arcobaleno e pare che domani migliorerà.
Meno male che ci
sono i Mondiali di atletica in tv e sto in una bella guest house, con
i muri a finestra che guardano al paesaggio, al caffè col tetto
rosa, alle pale eoliche, mentre sul divano me li guardo per ore...
Le strade nelle
Ebridi sono quasi tutte ad una sola corsia, e le auto si attendono
nei 'passing place', quando si incrociano l'una di fronte all'altra.
Per arrivare qui
da Berneray ho viaggiato da solo per tutto il tratto, in un pullmino
da 12.
Spesso si devono
superare, sull'asfalto, anche delle 'cattle grides', grate larghe
che impediscono alle pecore e alle vacche di attraversare la strada e
di allontanarsi.
Mi ricordano le
stesse grate in Patagonia, che tentavano di fermare i guanachi.
Non c'è quasi
nessuno in giro, solo qualche coppia di ragazze o di ragazzi, una
figlia col padre, raramente famiglie o coppie miste.
Ho superato la
prima settimana di viaggio, ed è stata densa di luoghi, spostamenti,
cose.
Ma – come sempre
di più mi capita- poche persone.
Il mio cattivo
inglese mi rende ancora più isolato e monosillabico.
Mi avvicino solo
se costretto, per bisogno di informazioni, chiarimenti o aiuto.
E se qualcuno mi
si avvicina, mi limito ai primi convenevoli (da dove vieni ? ti piace
? Che giri hai fatto ? giri a piedi o in bici ?).
Tutte domande che
fanno sempre loro, ed io mi limito a rispondere, aperto e sorridente
come un istrice in vacanza.
Ora, alle 20.45,
sono già a letto, dopo una cena buona buona.
Solo per questo
l'Hotel Lochboisdale ed il suo cuoco andrebbero ringraziati per
l'eternità.
In un buco del
culo del mondo come questo, zuppa di lenticchie e un lamb hot pot
sopraffino, condito da una bella bottiglia di sidro locale. Cena
perfetta, dopo una giornata in cui ho visto due persone in tutto per
strada, e ho preso solo acqua e vento.
Città fantasma,
fatta solo per chi, come me, attende il traghetto di domani alle
7.30.
Sul traghetto della Caledonian Mc
Bryde, verso Oban, Aug 19
Non so mai, al
risveglio, soprattutto quando è presto, se il mio stomaco ed il mio
colon saranno pronti per l'English (Scottish) Breakfast.
Poi, però, alla
fine, quando me lo mettono davanti, non ho tanti dubbi, purtroppo per
loro (stomaco e colon, intendo...).
'La regola d'oro è
che non ci sono regole d'oro', declama G.B.Shaw sulla Settimana
Enigmistica, centellinata da giorni.
Ed io lo seguo.
La signora della
guest house Brae Lea, che sembrava chiusa e antipatica, forse si
commuove davanti alla mia gamba zoppa e mi porta anche in auto al
porto.
Chissà come mai
anche stamattina pioviggina...
Dimenticavo: casa
sua è stato l'unico posto in cui ho trovato degli stuzzicadenti in
tutto il viaggio.
Un segno di
classe, a Lochboisdale: il resto degli inglesi e scozzesi si toglie i
resti del cibo con le dita e le unghie, dopo il pasto...!
Ne ho rubato una
decina, per i prossimi, incivili, luoghi che mi aspettano...
Mi piace il modo
in cui chiamano gli stretti di mare qui: Sound of Harris, Sound of
Barra...
Ancora 5 ore e
sarò ad Oban, sulla terraferma. Ne ho bisogno, queste Ebridi sono
belle, ma piovosissime e davvero esterne, estreme direi.
Passo a fianco
delle piccole isole dai nomi divertenti (Canna, Rum, Eigg) e poi
costeggiamo la grande Mull, in uno stretto passaggio, percorso da
velieri e vascelli, che Mull crea con l'altra grande isola delle
Ebridi interne, quella di Skye.
Nonostante il
clima sempre piovigginoso e freddo, è un paesaggio davvero
incantevole, che fa bene al cuore.
Oban, Aug 20
Porto vivace e
divertente, seppure con non molte attrattive turistiche.
Continua a
piovigginare alquanto, non c'è mai una panchina agibile su cui
sedersi.
Meno male che
l'ostello è molto accogliente, un po' da backpackers anni 60.
Mi viene da
canterellare spesso 'L'isola di Wight'.
I giovani scolari
in gita con il prof cantano ora alla chitarra Bob Marley, Dylan, i
Creams...
Ma tutto
l'arredamento, lo stile, la 'bisura' insomma, cercano di riportare a
quegli anni.
E comunque qusti
ragazzi che incontro nel viaggio, nelle camerate da 4, 8, 12 in cui
dormo con loro, appaiono molto tranquilli, educati, silenziosi, a
letto presto, dopo qualche birra e qualche canzone, niente più...
Una cosa che
ricorderò di Oban, patria scozzese dei frutti di mare: le mangiate
di ostriche a basso costo sul lungo porto.
E la lunga
camminata sull'isola di Kerrera, alla ricerca di un castello che ho
visto -infine- solo da lontano.
Sul treno verso Glasgow, Aug 21
Costeggiamo
lentamente il Loch Awe a ovest e il Loch Lomond a est.
Tutto molto molto
verde, ma è anche la mattinata più uggiosa, nebbiosa e piovosa di
tutto il viaggio.
E ce ne voleva!
Guardo i compagni
di viaggio e mi chiedo: io scappo dal caldo italiano, ma questi
tedeschi cosa cercano qui che non hanno già da loro ?
Negli ultimi
giorni ho ripreso a leggere libri.
In effetti l'unica
cosa che ho fatto nella vita è leggere: leggere il mondo, la vita,
gli altri, e me.
Scrivere: cioè
leggere quel che ho letto e renderlo forse leggibile per altri.
Pensare: rileggere
e leggere dentro di me quel che ho letto sui libri e nel libro del
mondo.
What else?
Il binario passa
tra gli alberi e le fronde toccano e strisciano i vetri, tanto è
stretta e unica la via, tracciata tra il monte e il fiume Clyde che
ora inizia a condurmi verso la nuova e ultima meta, Glasgow, il cui
bel nome gaelico significa 'il caro posto verde'...
Mentre andiamo
penso -chissà perchè- che mi piacerebbe andare a vedere le isole
Azzorre.
Glasgow, Aug 22
A letto un po' più
tardi oggi. Ma finalmente c'era una bella sera calda, senza vento né
pioggia, la luna piena sorgeva enorme sul Clyde, che sembrava dai
suoi cento ponti quasi un fiume romantico,
e non industriale.
Questa città è
entrambe le cose, mi sembra.
Simpatica, quasi
mediterranea, meno spocchiosa di Edimburgo, più popolare e vera,
molto bella.
Io sto nel West
End, vicino al Kelvingrove e all'Università, due complessi
architettonici davvero stupendi. E, dentro al Kelvingrove, passo e
ripasso davanti al Cristo crocifisso di Dalì, che mi attira come una
mosca.
Oggi ho camminato,
nonostante la gamba, per dieci ore piene, e ho visto di tutto.
Suggestiva la
Cattedrale e soprattutto l'enorme Necropolis ottocentesca.
Ricca e intensa la
Galleria d'Arte moderna, in particolare la mostra sulle opere di Niki
di St.Phalle, compagna di Jean Tinguely, come lei artista molto
giocoso.
Ironia della
sorte, visto il cognome, l'artista è stata violentata più volte dal
padre quando era bambina. Una donna bellissima, peraltro.
Quasi commovente
il Pollok park, nella periferia sud, che ospita la Burrell
collection.
Molte cose
insieme, da collezionista, alcune opere impressioniste straordinarie,
in particolare un bosco di Cezanne.
E lunghe camminate
nella natura, e soste a mangiare e bere, in una giornata calda, con
un bel sole.
Serata a vedere
Armadilli e Scarabei di grandi architetti sul fiume, tentativi
esagerati ma attraenti di riqualificare un porto grandissimo e
abbandonato.
Resta da chiedersi
cosa se ne faranno di tutte queste avveniristiche astronavi e dischi
volanti del futuro, vista la crisi in corso e la catastrofe alle
porte.
Cenetta a Byres
rd., in un posto bello che si chiama Curlers rest: ottima zuppa ai
funghi e chilli e strepitosa fish pie.
Conclusione
perfetta.
Prestwick airport, Aug 23
Ero già sveglio
alle 6, ho faticato molto per stare a letto sino alle 8, ora di
apertura della reception.
Breve viaggetto in
treno, dalla bellissima Central Station verso Ayr e il mare.
Paesaggio che vira
verso la provincia, tra campi da golf e spiagge.
Anche l'aeroporto
Ryan air è piccolo, provinciale, in mezzo alla campagna.
Ed ora sono qui,
in attesa di un volo verso Bergamo.
Volevo spendere
gli ultimi pennies per assaggiare finalmente la mitica bibita
IRN-BRU, una sorta di Coca cola ancora più dolciastra, ma la
macchinetta dell'aeroporto le aveva esaurite.
Mi sono preso
allora due Mars e, tra un cracker al cheddar e una salsetta tartara,
mi sono preparato l'ultimo picnic.
Si torna al noto,
basta così.
Salgo sulla
scaletta, senza ulteriori attese, né rimpianti.
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