Ho parlato abbastanza.
considerando che parlo da sola.
Aspettavo godendomela. Questa nostra amicizia poggiava sulle nostre intelligenze, ci liberava da ogni vincolo del conformismo. Allora non era poi così difficile, la libertà ci era entrata nel sangue come un bene aereo,un diritto giocoso. Con Nora ho vissuto quel tempo di fervore produttivo senza il sospetto di una fine, che da noi abitanti di quel pianeta non è stata abbastanza temuta.
Una generazione decimata, ma ancora impreparata alla mancanza di regole. Intendiamoci, nelle regole ci sono tante cose sgradevoli, ma siccome ci sono incluse le distingui. Non è che siamo cresciuti in mezzo a dei cartelli stradali, i cartelli sotto forma di principi li hai in testa.
Considerando che la velocità è la caratteristica abbastanza consolante del nostro tempo, è stata veloce anche la presa di coscienza di questo impossibile collocamento in tanta sregolatezza, non essendo oltretutto quella che si accoppiava per tradizione al genio.
Allora il ritiro sull'isola, non precisamente in omaggio a Garibaldi, ma piuttosto al cinese che stava sul riva del fiume. E' abbastanza curioso che tanti secoli di evoluzioni e rivoluzioni abbiano portato a queste scelte settoriali. Non vedo per ora altra scelta e sto con i miei. Può darsi che diventi un arcipelago, ma non è detto che vorremo comunicare...
Ricordo che isolana lo sono sempre stata...Quando esisteva ancora un Ministero dello Spettacolo, uno di loro (i continentali) ci chiese: 'Ma voi perchè non chiedete mai qualche cosa ?'
'Non ci serve niente per ora'.
Per poco ancora bastava essere se stessi...
Nel mio ostinato affidarmi a me stessa galleggia un'antica pigrizia.
Queste intolleranze mi sono durate a lungo, e se si sono affievolite è perchè ho limitato il cerchio degli incontri. E' certo che l'esperienza non cambia i caratteri; riesce tuttavia a farteli portare senza spavalderia che è l'ingenua difesa della giovinezza.
Con la scoperta delle intolleranze alimentari, nessuno specialista si è occupato di quelle caratteriali.
Dalle quali chi ne soffre non vorrebbe essere guarito perchè non riesce a immaginare un mondo in cui tutti gli stiano bene, non lo vorrebbe neanche. A chi ne soffre suggerisco di tenerlo per sè, non è uno stato d'animo manifestabile a parole...
Ma l'intolleranza si può spingere fino a livelli pericolosi. Io però non sono portata per l'omicidio, di questo sono sicura, Ho avuto vistose occasioni nella mia vita per provarmelo, sarei già all'ergastolo.
La maleducazione è arrivata molto in alto. La nostra freddezza li ha lasciati lavorare. Adesso la ribellione spetta a noi. Non si era mai visto nella storia: la rivoluzione degli educati.
Mi sembra che ai tempi felici appartenga la parsimonia...Niente urge dietro una scelta, tutto è rimandabile, tutto può essere migliore....
Del resto, io mi sorprendo a guardarmi intorno con un inizio di disperazione dicendomi: 'Non mi serve niente'. Quindi si riempie il fittizio con il consolatorio. O tempora o mores. Se queste parole hanno attraversato i secoli vuol dire che c'era proprio un errore nella creazione dell'uomo. Io però forse l'avrei fatto uguale, con delle segnalazioni luminose per quelli pericolosi. Avremmo risparmiato sull'illuminazione delle strade.
Pensiero serale: la caratteristica di questo nostro secolo è quella di pensare sempre agli altri secoli per sopravvivere. Chi è nato prima si era fatto l'idea che gli piaceva vivere, anche non sempre troppo bene, ma sempre con miraggio. Ecco, adesso siamo un pò stupiti dalla scomparsa dell'avvenire; che era un personaggio straordinario. Intendiamoci, l'avvenire non è il futuro, che quello c'è.
L'avvenire è come un dipinto di Botticelli o magari di Chagall. Attraversa con la sua grazia i secoli. Non è quello che ci aspettiamo per domani...
In alcuni film la protagonista sottilmente avvelenata, in genere dal marito, veniva sempre salvata da un giovane innamorato. Si può sempre sperare. Ma non è una storia d'amore la nostra. La notte del passaggio del secolo è stata una notte di finto entusiasmo...Che qualcuno che amavi non ci fosse arrivato era particolarmente doloroso, una beffa...Ce ne siamo accorti subito. Guai in vista.
A pensarci, credo di avere un vantaggio sugli altri. Parlo poco. Parlando, molte energie cerebrali se ne vanno. Ci vuole l'esperienza di un giocatore di baseball per riacchiapparle al volo e usarle come se fossero nuove. Tacendo è più facile. Non saprei neanche come adeguarmi. L'umanità adesso parla molto velocemente...Entrare nel mitragliamento vocale attuale non è neanche questione di udito. Bisogna aver voglia di affrontare i contenuti espressi così velocemente. Forse è proprio intenzionale: se capiscono bene, se no meglio.
Mi sembra che mi spetti di raccontare (e questa è già una parola sbagliata) come si vive a questi conclamati novant'anni. Ecco perchè il verbo raccontare è sbagliato. 'Tutto bene', se fosse un telegramma, ma da raccontare c'è poco.
Venendo a mancare gli impatti classici della vita, il suo defluire è soprattutto interiore. Il tempo dedicato a pensare è sovrabbondante, sarei tentata di definirlo anche troppo, ma è una macchina inarrestabile. Non è che a trent'anni questo processo non avvenisse, ma a quell'età si pensa diversamente. Il pensiero ne ha sempre uno dopo, in genere abbastanza immediato perchè ce n'è subito un altro che gli chiede il posto. E' chiaro che molto più tardi -sembra una contraddizione- c'è più tempo, si può arrivare a quella che sarebbe la meditazione se la salutistica mondiale non se ne fosse impossessata.
Il pensiero è il tuo compagno, Ma è anche la guida delle limitate azioni della tua giornata.
Ti svegli perchè hai finito di dormire, non perchè la sera prima hai incontrato l'uomo della tua vita.
Non c'è posto possibilmente per gli errori, anche se qualcuno occupa un posto indimenticabile.
Il giovane che sbagli ha l'avvenire davanti, però col tempo bisogna stare attenti; anche se il rischio non offre alcuna tentazione.
(Franca Valeri, Bugiarda no, reticente, Einaudi, 2010)
SATURNALIA Feste popolari in Roma antica, in onore di Saturno, nelle quali si scambiavano auguri e doni e, soprattutto, era concesso agli schiavi di prendere temporaneamente il posto dei padroni
lunedì 30 settembre 2013
domenica 29 settembre 2013
perseverare diabolicum
All'ONU sono tutti contenti perchè hanno votato tutti insieme per il controllo e la distruzione delle armi chimiche siriane.
Immaginatevi la situazione: Assad ora deve consegnare i veleni agli stessi che glieli hanno venduti e che ora fingono di scandalizzarsi perchè lui ha deciso di usarli contro il suo stesso popolo.
Così i soliti noti guadagneranno tre volte: con la vendita, con la distruzione e con l'immagine pubblica, che li fa apparire 'agenti di pace'.
Intanto, continuano a produrre armi, e a fare guerra, e ad ammazzare di qua e di là.
Ma con armi convenzionali.
Chissà come saranno felici i cittadini siriani di questo risultato.
Ora il nostro problema è risolto, possiamo ridimenticarci dei loro.
In Germania, l'SPD -non contenta di tutti i voti persi durante la Grande coalizione di qualche anno fa- riapre ad un accordo di governo con la Merkel.
Un altro giro di valzer, per autodistruggersi definitivamente e spostare il proprio elettorato verso pirati, neonazisti o astensione di massa.
Cos'altro potrebbero fare, d'altra parte ? Allearsi, forse, con la sinistra e i verdi ?
Impensabile.
Qui da noi, Napo esce con le ossa rotta, infine.
Dimissioni immediate, direbbe la creanza. E resa incondizionata.
Invece no: propone l'amnistia a Poggioreale e sogna una nuova maggioranza di PD e transfughi (dal PdL, dai 5 stelle, e chissà da dove). Ovviamente, per salvare stò paese.
Che affonda, con merito.
La porka troika bussa alle porte...
L'unico che deve perseverare è Alberto Perino, leader dei No-Tav.
Proceda a sabotare e a far sabotare, se ce la fa.
E' l'unico segno di vita in questo paese di morti.
Conflitto e lotta sono oggi i soli nomi della pace.
Immaginatevi la situazione: Assad ora deve consegnare i veleni agli stessi che glieli hanno venduti e che ora fingono di scandalizzarsi perchè lui ha deciso di usarli contro il suo stesso popolo.
Così i soliti noti guadagneranno tre volte: con la vendita, con la distruzione e con l'immagine pubblica, che li fa apparire 'agenti di pace'.
Intanto, continuano a produrre armi, e a fare guerra, e ad ammazzare di qua e di là.
Ma con armi convenzionali.
Chissà come saranno felici i cittadini siriani di questo risultato.
Ora il nostro problema è risolto, possiamo ridimenticarci dei loro.
In Germania, l'SPD -non contenta di tutti i voti persi durante la Grande coalizione di qualche anno fa- riapre ad un accordo di governo con la Merkel.
Un altro giro di valzer, per autodistruggersi definitivamente e spostare il proprio elettorato verso pirati, neonazisti o astensione di massa.
Cos'altro potrebbero fare, d'altra parte ? Allearsi, forse, con la sinistra e i verdi ?
Impensabile.
Qui da noi, Napo esce con le ossa rotta, infine.
Dimissioni immediate, direbbe la creanza. E resa incondizionata.
Invece no: propone l'amnistia a Poggioreale e sogna una nuova maggioranza di PD e transfughi (dal PdL, dai 5 stelle, e chissà da dove). Ovviamente, per salvare stò paese.
Che affonda, con merito.
La porka troika bussa alle porte...
L'unico che deve perseverare è Alberto Perino, leader dei No-Tav.
Proceda a sabotare e a far sabotare, se ce la fa.
E' l'unico segno di vita in questo paese di morti.
Conflitto e lotta sono oggi i soli nomi della pace.
sabato 28 settembre 2013
solo e pensoso, i più deserti campi...
Quando la cosa iniziò, lui viveva in una stanza.
Non sperava che le cose migliorassero.
Questo era il luogo giusto per lui, una singola finestra, doccia, fornello elettrico, un tozzo frigorifero piazzato in bagno, un ripostiglio di fortuna per i pochi beni.
C'è un tipo di esistenza piatta che assomiglia alla meditazione.
Una mattina era seduto a bere il caffè, con lo sguardo perso nel vuoto, quando la lampada a parete prese fuoco. Fili difettosi, pensò con calma, e spense la sigaretta.
Guardò le fiamme che salivano, il paralume che cominciava a fare bolle e a sciogliersi.
Il ricordo finiva qui.
Altrimenti era in balia dei venti, instabile, mangiava e dormiva sporadicamente, senza mai riuscire a combinare nulla. L'affitto, la bolletta del telefono, i rubinetti che perdevano, gli oggetti che andavano in rovina, tutte cose che richiedevano tempo e impegno, costantemente, e poi un giorno ti trovano stecchito con addosso la camicia da notte di tua nonna.
Leo non andava dal medico, ma ci andava lei, proprio perchè lui non lo faceva.
Lei si occupava delle ricette mediche perchè lui era lì, a spazzare il pavimento e a portar fuori l'immondizia.
Non era pronto a scattare da un momento all'altro, era tranquillo.
Quel corpo accovacciato non era pronto a esplodere.
Passato qualche anno la gente non si ricorda più perchè si è sposata.
Leo non riusciva a ricordare perchè avesse divorziato. Aveva qualcosa a che vedere con la visione del mondo di Flory. Lei aveva abbandonato le associazioni di quartiere, la compagnia teatrale del posto, il gruppo di volontariato per i senzatetto.
Poi aveva smesso di votare, aveva smesso di mangiare carne e aveva smesso di essere sposata...
Lei diceva che avevano smesso di dirsi cose significative, e avevano smesso di fare sesso in modo significativo.
Ma avevano bisogno di stare lì, l'uno con l'altra; lui finì di allacciarsi le scarpe, poi si mise in piedi e si voltò e alzò le persiane. Un'assicella era leggermente sporgente e lui cercò di decidere se spingerla di nuovo al suo posto o lasciarla com'era, almeno per il momento...
(Don Delillo, La Denutrita (2011), in L'angelo Esmeralda, Einaudi, 2013)
Non sperava che le cose migliorassero.
Questo era il luogo giusto per lui, una singola finestra, doccia, fornello elettrico, un tozzo frigorifero piazzato in bagno, un ripostiglio di fortuna per i pochi beni.
C'è un tipo di esistenza piatta che assomiglia alla meditazione.
Una mattina era seduto a bere il caffè, con lo sguardo perso nel vuoto, quando la lampada a parete prese fuoco. Fili difettosi, pensò con calma, e spense la sigaretta.
Guardò le fiamme che salivano, il paralume che cominciava a fare bolle e a sciogliersi.
Il ricordo finiva qui.
Altrimenti era in balia dei venti, instabile, mangiava e dormiva sporadicamente, senza mai riuscire a combinare nulla. L'affitto, la bolletta del telefono, i rubinetti che perdevano, gli oggetti che andavano in rovina, tutte cose che richiedevano tempo e impegno, costantemente, e poi un giorno ti trovano stecchito con addosso la camicia da notte di tua nonna.
Leo non andava dal medico, ma ci andava lei, proprio perchè lui non lo faceva.
Lei si occupava delle ricette mediche perchè lui era lì, a spazzare il pavimento e a portar fuori l'immondizia.
Non era pronto a scattare da un momento all'altro, era tranquillo.
Quel corpo accovacciato non era pronto a esplodere.
Passato qualche anno la gente non si ricorda più perchè si è sposata.
Leo non riusciva a ricordare perchè avesse divorziato. Aveva qualcosa a che vedere con la visione del mondo di Flory. Lei aveva abbandonato le associazioni di quartiere, la compagnia teatrale del posto, il gruppo di volontariato per i senzatetto.
Poi aveva smesso di votare, aveva smesso di mangiare carne e aveva smesso di essere sposata...
Lei diceva che avevano smesso di dirsi cose significative, e avevano smesso di fare sesso in modo significativo.
Ma avevano bisogno di stare lì, l'uno con l'altra; lui finì di allacciarsi le scarpe, poi si mise in piedi e si voltò e alzò le persiane. Un'assicella era leggermente sporgente e lui cercò di decidere se spingerla di nuovo al suo posto o lasciarla com'era, almeno per il momento...
(Don Delillo, La Denutrita (2011), in L'angelo Esmeralda, Einaudi, 2013)
venerdì 27 settembre 2013
a nostra insaputa
La sempre più famosa Legge di Scaiola si diffonde sempre più in alto.
Napo scopre all'improvviso che il Pdl è una banda di inquietanti eversori: non era stato preavvisato di quel che stavano per compiere.
Ha ragione a dir loro che i giudici non stanno compiendo alcun colpo di stato.
Infatti il golpe l'ha già fatto lui, da qualche anno, ma senza dirlo a nessuno.
In questa partita tra bari, tutto finirà ancora una volta in un bluff.
E la pace, per qualche ora, sarà ristabilita.
Gli eversori veri. come da copione- torneranno ad essere solo i No Tav o i 5 stelle.
Letta si aggira come un mercante-mendicante a Wall Street, suona sorridente la sua campanella, finge di poter vendere stabilità e credibilità al mondo intero, mentre a casa il suo governo traballa paurosamente, l'economia sbarella e gli stanno vendendo anche le poltrone del suo studio.
Il tutto, ovviamente, a sua insaputa.
Saccomanni, ti prego, diccela questa verità che sapete solo voi, questo segreto di Pulcinella: siamo fottuti, dai, basta dirlo, e che ci vuole...!
Un pò di sano catastrofismo non guasterebbe.
Per evitare di sapere quel che sanno già, invece, italiani ed italiane -lo dice l'Istat- si stanno riempiendo sempre più di tranquillanti ed antidepressivi.
La quota deve essere aumentata anche perchè il povero Berlu ieri ha dovuto comfessare ai suoi disonorevoli che è angosciato e non dorme da 55 giorni. Quando Dudù non basta...Poveruomo anche lui...
Le banche vendono Telecom e il suo capo, Bernabè, dice di venirlo a sapere dai giornali.
Uno che prende milioni di euro all'anno di stipendio per gestire un'azienda non sa cosa sta capitando al suo interno ? O è un bugiardo assoluto o un incompetente totale, o tutt'e due.
In ogni caso, dovrebbe dimettersi o essere licenziato. E invece...
E che dire dei patrioti, dei capitani coraggiosi che qualche anno fa avevano salvato Alitalia ?
All'improvviso, e a loro insaputa, si scopre che fa 300 milioni di debiti a semestre e che bisognerà svenderla, sempre che qualcuno se la compri.
O di quelli che stanno salvando l'Ilva ?
Ora l'Europa ci ricorda che distruggere per decenni ambiente e salute è un reato criminale.
Oohops, scusate, ce n'eravano dimenticati...
I nostri governanti non ci servono.
Siamo noi che serviamo a chi ci governa.
Napo scopre all'improvviso che il Pdl è una banda di inquietanti eversori: non era stato preavvisato di quel che stavano per compiere.
Ha ragione a dir loro che i giudici non stanno compiendo alcun colpo di stato.
Infatti il golpe l'ha già fatto lui, da qualche anno, ma senza dirlo a nessuno.
In questa partita tra bari, tutto finirà ancora una volta in un bluff.
E la pace, per qualche ora, sarà ristabilita.
Gli eversori veri. come da copione- torneranno ad essere solo i No Tav o i 5 stelle.
Letta si aggira come un mercante-mendicante a Wall Street, suona sorridente la sua campanella, finge di poter vendere stabilità e credibilità al mondo intero, mentre a casa il suo governo traballa paurosamente, l'economia sbarella e gli stanno vendendo anche le poltrone del suo studio.
Il tutto, ovviamente, a sua insaputa.
Saccomanni, ti prego, diccela questa verità che sapete solo voi, questo segreto di Pulcinella: siamo fottuti, dai, basta dirlo, e che ci vuole...!
Un pò di sano catastrofismo non guasterebbe.
Per evitare di sapere quel che sanno già, invece, italiani ed italiane -lo dice l'Istat- si stanno riempiendo sempre più di tranquillanti ed antidepressivi.
La quota deve essere aumentata anche perchè il povero Berlu ieri ha dovuto comfessare ai suoi disonorevoli che è angosciato e non dorme da 55 giorni. Quando Dudù non basta...Poveruomo anche lui...
Le banche vendono Telecom e il suo capo, Bernabè, dice di venirlo a sapere dai giornali.
Uno che prende milioni di euro all'anno di stipendio per gestire un'azienda non sa cosa sta capitando al suo interno ? O è un bugiardo assoluto o un incompetente totale, o tutt'e due.
In ogni caso, dovrebbe dimettersi o essere licenziato. E invece...
E che dire dei patrioti, dei capitani coraggiosi che qualche anno fa avevano salvato Alitalia ?
All'improvviso, e a loro insaputa, si scopre che fa 300 milioni di debiti a semestre e che bisognerà svenderla, sempre che qualcuno se la compri.
O di quelli che stanno salvando l'Ilva ?
Ora l'Europa ci ricorda che distruggere per decenni ambiente e salute è un reato criminale.
Oohops, scusate, ce n'eravano dimenticati...
I nostri governanti non ci servono.
Siamo noi che serviamo a chi ci governa.
signori, si chiude...!
ARGOMENTI
Il massacro delle università greche suona l’allarme anche per l’Italia
Posted by Redazione ROARS on 27 settembre 2013 at 00:30
Le università greche chiudono una dopo l’altra. I pesantissimi tagli subiti impediscono agli atenei di svolgere la loro missione e i senati accademici sono costretti a decretare lo stop di tutte le attività, incluse le immatricolazioni. L’Università di Atene ha annunciato pochi giorni fa la propria chiusura, con un comunicato del senato accademico. “Risanare” un Paese distruggendone la formazione avanzata è una vera follia. In Italia tutto tace, pochi hanno commentato i drammatici eventi greci, una situazione che ogni giorno che passa sembra solo un po’ avanti a quella del nostro paese. L’unica voce istituzionale, nel silenzio generale, è stata quella CRUI che ha ricordato come il sistema universitario italiano sia a un passo da quello greco e ha preso la palla al balzo per chiedere il minimo per mantenere in piedi il sistema. Riportiamo di seguito il testo di un articolo di Argiris Panagopoulos sulla drammatica situazione del sistema universitario ellenico e il testo del comunicato stampa CRUI.
***
Grecia, Samaras chiude otto atenei
Per prima volta i rappresentanti della Troika hanno fatto i complimenti ad un ministro greco. Il «riformatore» dell’amministrazione pubblica, Kyriakos Mitsotakis, ha presentato le liste di proscrizione di 12.500 impiegati fino alla fine dell’anno e si prepara ad un altro bagno di sangue nella pubblica amministrazione di altri 12.000 statali per l’anno prossimo. In contemporanea i rettori delle università greche hanno promesso una lotta legale ad oltranza contro le decisioni del governo greco e della Troika che hanno deciso di chiudere i loro luoghi sacri.
Proprio nel momento in cui i rettori chiedevano 2500 assunzioni, le sfingi dell’austerità hanno imposto il loro responso: le università devono licenziare 1700 dipendenti, quasi un terzo del personale amministrativo delle otto università del paese. I tagli colpiranno l’Università nazionale Capodistriana di Atene, il Politecnico di Atene, l’Università di Economia e Commercio di Atene, l’Università Aristotele di Salonicco, e poi quelle di Creta, di Tessaglia, di Ioannina e di Patrasso. Nell’ultima settimana tutti gli atenei hanno sospeso le loro attività ordinarie. Il Senato dell’università di Ioannina ha annunciato che non si effettueranno nuove immatricolazioni.
Il Senato accademico dell’Università Nazionale Capodistriana di Atene, la seconda per numero di iscritti in Grecia, ha comunicato l’imminente chiusura. In una sessione straordinaria del 23 settembre, il Senato ha denunciato «l’oggettiva e assoluta impossibilità di svolgere le funzioni didattiche, di ricerca e amministrative». L’organismo ha inoltre denunciato le scelte del ministero dell’Istruzione «che minano l’istruzione superiore delle nuove generazioni in Grecia». La «totale opacità» dei «calcoli infondati e approssimativi indegni delle istituzioni responsabili di uno stato civile». A causa dei tagli, la prima università dei Balcani non potrà continuare ad offrire i suoi servizi, per la prima volta dall’anno della sua fondazione: il 1837. Le autorità dell’università chiedono la sospensione delle «dolorose misure a danno dell’università di Atene». La chiusura degli atenei, o il blocco delle immatricolazioni dei nuovi studenti, rappresenta un ulteriore tentativo per esercitare una pressione sul governo.
Ieri, i rettori hanno deciso all’unanimità di forzare ancora la mano. Hanno annunciato una selva di ricorsi e di azioni legali contro la decisione del governo di licenziare i dipendenti. Per dare ancora maggiore peso a questa decisione, hanno istituito un organo rappresentativo per difendere le condizioni ritenute prioritarie per garantire il corretto funzionamento delle facoltà. Questi ricorsi intendono proteggere il principio dell’autonomia amministrativa degli atenei, violato dalla decisione del governo Samaras di licenziare i dipendenti.
A sostegno della loro battaglia, i rettori si sono richiamati anche alle decisioni della Corte costituzionale portoghese. L’organo supremo della giustizia lusitana ha, per ben tre volte, rimandato al mittente i tagli imposti all’università. In Grecia non esiste una vera Corte costituzionale ma chiedere l’intervento della magistratura, quando anche questa viene massacrata con tagli pesanti, resta sempre una strada da percorrere.
Alexis Tsipras, leader di Syriza, ha incontrato ieri la presidenza del Consiglio dei rettori. Il suo partito sostiene le loro rivendicazioni. Il licenziamento del personale amministrativo delle università è una responsabilità innanzitutto del governo che non può nascondersi dietro il diktat della Troika. Sempre ieri si è svolto anche l’incontro dei rettori con il segretario dei comunisti ortodossi di KKE Dimitris Koutsoumbas. I rettori, Syriza e Koutsoumbas sono d’accordo su due elementi. Il governo Samaras intende chiudere le università pubbliche per favorire l’istruzione privata. La Grecia è ancora uno degli ultimi paesi europei dove l’istruzione universitaria appartiene quasi interamente allo Stato. Con la sua azione, inoltre, il governo ha espresso la sua contrarietà rispetto all’istruzione di massa dei giovani.
È sempre più forte in Grecia l’impressione che per la Troika il desiderio di studiare e di laurearsi espresso da molti giovani sia «anomalo». Tutti gli organi di governo, nazionali e europei, battono infatti su un unico tasto: i giovani devono scegliersi un mestiere e non continuare a studiare. Questo discorso ossessivo va di pari passo con i licenziamenti degli insegnanti nelle scuole elementari e medie. E viene comprovato dalla forte diminuzione del personale amministrativo.
Il ministro della Pubblica Istruzione, K. Arbanitopoulos, ha imposto la riforma degli esami di ammissione nelle università con lo scopo di dimezzare il numero dei ragazzi che aspirano a entrare in una facoltà. I ragazzi che hanno compiuto i 15 anni di età dovranno sopportare un calvario di esami lungo tre anni, superato il quale avranno acceso alle università. L’obiettivo è allontanare il maggior numero dei ragazzi dall’istruzione pubblica.
In questi primi giorni di scuola stanno dilagando nel paese le occupazioni delle scuole superiori. Forte è la solidarietà con gli insegnanti, affaticati dagli scioperi ad oltranza contro i tagli. Al momento non esiste ancora un movimento degli studenti nelle università contro le «riforme» di Samaras e delle Troika.
Argiris Panagopoulos
(già pubblicato su Il Manifesto – 25 settembre 2013)
mercoledì 25 settembre 2013
al placido alvaro che cerchi, muto...
ad alvaro mutis e placido cherchi, due persone grandi che sono venute a mancare, e che mancheranno...
SMISURATA PREGHIERA (F.de Andrè)
Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al disopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà di impunità
Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta
recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie
Coltivando tranquilla
l'orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un'anestesia
come un'abitudine
per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità di verità
per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternità
ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere
SMISURATA PREGHIERA (F.de Andrè)
Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al disopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà di impunità
Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta
recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie
Coltivando tranquilla
l'orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un'anestesia
come un'abitudine
per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità di verità
per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternità
ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere
se piangi, se ridi...
Qualche esame stamattina: iscritte in 11 si sono presentate in 4.
Chissà cosa accade a quelle che non si presentano.
Una, serissima, mi ha scritto: l'esame è troppo interessante e voglio dedicarci più attenzione.
Quasi incredibile, di questi tempi.
Ma le altre tacciono, non riescono ad esserci, ad arrivare in tempo.
Se la tentano, come si dice, forse. Ma, poi, qualcosa non si chiude.
Smarrimento, confusione, depressione, non senso ?
Una studentessa, invece, si è presentata.
Ci siamo trattenuti a parlare da soli, dopo l'esame.
Già mamma, con un bambino che compiva oggi un anno e mezzo.
Appena ci siamo trovati soli ha iniziato a piangere, piano, vergognandosene un pò.
Era il suo ultimo esame, ha studiato con passione, ha preso ottimi voti e si sta per laureare.
Perchè sta male ?
Perchè non sa a cosa possa servire tutto questo.
E non sa verso dove andare ora, come proseguire, e soprattutto perchè.
Da quel che sente e vede non avrebbe molto senso proseguire con la specialistica: un ulteriore, inutile, ripetizione di quella robetta già ampiamente propinatale nel triennio.
Ma allora, che fare ora ?
Io stesso non sapevo cosa dirle.
Non volevo consolarla inutilmente, nè darle illusioni.
Le ho consigliato di utilizzare quel che ha già fatto cercando fuori dall'Università, di seguire le sue vocazioni più forti, di approfondire i contatti e i sentieri che ha già intravisto.
Mi è sembrata appassionata, intelligente, motivatissima.
Non vuole certo finire chiusa in casa, a far la casalinga frustrata.
E, evidentemente, non sarebbe giusto.
Eppure è questo che offriamo oggi ai nostri giovani, anche ai più meritevoli.
Una laurea truffa, che li lascia soli davanti al nulla.
Un mondo che non ascolta, non accoglie, non accompagna, non sente.
Che ci dà solo fuffa, fumo, parole vuote, omissioni.
Che continua a improvvisare, tronfio solo della sua stessa retorica sbiadita.
Mi sa che è giunto il tempo di aprire delle missioni qui da noi, nel ricco Occidente...
Chissà cosa accade a quelle che non si presentano.
Una, serissima, mi ha scritto: l'esame è troppo interessante e voglio dedicarci più attenzione.
Quasi incredibile, di questi tempi.
Ma le altre tacciono, non riescono ad esserci, ad arrivare in tempo.
Se la tentano, come si dice, forse. Ma, poi, qualcosa non si chiude.
Smarrimento, confusione, depressione, non senso ?
Una studentessa, invece, si è presentata.
Ci siamo trattenuti a parlare da soli, dopo l'esame.
Già mamma, con un bambino che compiva oggi un anno e mezzo.
Appena ci siamo trovati soli ha iniziato a piangere, piano, vergognandosene un pò.
Era il suo ultimo esame, ha studiato con passione, ha preso ottimi voti e si sta per laureare.
Perchè sta male ?
Perchè non sa a cosa possa servire tutto questo.
E non sa verso dove andare ora, come proseguire, e soprattutto perchè.
Da quel che sente e vede non avrebbe molto senso proseguire con la specialistica: un ulteriore, inutile, ripetizione di quella robetta già ampiamente propinatale nel triennio.
Ma allora, che fare ora ?
Io stesso non sapevo cosa dirle.
Non volevo consolarla inutilmente, nè darle illusioni.
Le ho consigliato di utilizzare quel che ha già fatto cercando fuori dall'Università, di seguire le sue vocazioni più forti, di approfondire i contatti e i sentieri che ha già intravisto.
Mi è sembrata appassionata, intelligente, motivatissima.
Non vuole certo finire chiusa in casa, a far la casalinga frustrata.
E, evidentemente, non sarebbe giusto.
Eppure è questo che offriamo oggi ai nostri giovani, anche ai più meritevoli.
Una laurea truffa, che li lascia soli davanti al nulla.
Un mondo che non ascolta, non accoglie, non accompagna, non sente.
Che ci dà solo fuffa, fumo, parole vuote, omissioni.
Che continua a improvvisare, tronfio solo della sua stessa retorica sbiadita.
Mi sa che è giunto il tempo di aprire delle missioni qui da noi, nel ricco Occidente...
martedì 24 settembre 2013
più niente da segnalare
CXIV.
Questo forse era il punto.
Che si potesse resistere come se si dovesse resistere sempre, e non dovesse esservi mai altro che resistere.
Sempre che uomini potessero perdersi, e sempre vederne perdersi, sempre non poter salvare, non potere aiutare, non potere che lottare o volersi perdere.
E perchè lottare ?
Per resistere.
Come se mai la perdizione ch'era sugli uomini potesse finire, e mai potesse venire una liberazione.
Allora resistere poteva esser semplice.
Resistere ?
Era per resistere.
Era molto semplice.
(Elio Vittorini, Uomini e no, 1945)
Questo forse era il punto.
Che si potesse resistere come se si dovesse resistere sempre, e non dovesse esservi mai altro che resistere.
Sempre che uomini potessero perdersi, e sempre vederne perdersi, sempre non poter salvare, non potere aiutare, non potere che lottare o volersi perdere.
E perchè lottare ?
Per resistere.
Come se mai la perdizione ch'era sugli uomini potesse finire, e mai potesse venire una liberazione.
Allora resistere poteva esser semplice.
Resistere ?
Era per resistere.
Era molto semplice.
(Elio Vittorini, Uomini e no, 1945)
lunedì 23 settembre 2013
tre stragi
In una giornata caratterizzata per noi, fosse anche soltanto per l'invasione di fedeli festanti e cantanti, dalla visita del Santo Padre (commovente nel suo illusorio insistere su lavoro, speranza, dignità umana, etc...), tre terribili stragi si sono profilate nella geografia extrainsulare.
La strage di non musulmani in Kenya, all'interno della più grande Città mercato (israeliana) di Nairobi.
Prima di uccidere, i guerriglieri chiedevano il tesserino d'appartenenza ad una chiesa o all'altra, mentre in realtà tutti appartenevano soltanto all'unica religione ancora in voga, quella dello shopping.
Immagino che in tanti si siano dichiarati musulmani, pur di scappare.
Altri, credo, non hanno neppure fatto in tempo a dire una preghiera.
La strage di cattolici a Peshawar, in Pakistan, subito dopo la messa.
Per i guerriglieri erano agenti dell'Occidente capitalista e guerrafondaio, quello che attacca gli islamici con i droni.
In realtà. stavano nel cortile, poveri e reietti, a mangiarsi un pò di riso.
La stra-vittoria di Angela Merkel in Germania, che ha fatto strage di liberali e socialdemocratici, e proseguirà a sterminare greci, ciprioti, portoghesi, spagnoli e italiani.
Non ha bisogno di fare attentati o di usare bombe.
Ha già in mano la BCE e la usa come arma impropria.
Forse la guerra tra cristiani e islamici è una svista della storia.
Anche se le Crociate continuano ad avere il loro fascino, credo che proseguirà la guerra tra cattolici e protestanti...
E' più moderna.
La strage di non musulmani in Kenya, all'interno della più grande Città mercato (israeliana) di Nairobi.
Prima di uccidere, i guerriglieri chiedevano il tesserino d'appartenenza ad una chiesa o all'altra, mentre in realtà tutti appartenevano soltanto all'unica religione ancora in voga, quella dello shopping.
Immagino che in tanti si siano dichiarati musulmani, pur di scappare.
Altri, credo, non hanno neppure fatto in tempo a dire una preghiera.
La strage di cattolici a Peshawar, in Pakistan, subito dopo la messa.
Per i guerriglieri erano agenti dell'Occidente capitalista e guerrafondaio, quello che attacca gli islamici con i droni.
In realtà. stavano nel cortile, poveri e reietti, a mangiarsi un pò di riso.
La stra-vittoria di Angela Merkel in Germania, che ha fatto strage di liberali e socialdemocratici, e proseguirà a sterminare greci, ciprioti, portoghesi, spagnoli e italiani.
Non ha bisogno di fare attentati o di usare bombe.
Ha già in mano la BCE e la usa come arma impropria.
Forse la guerra tra cristiani e islamici è una svista della storia.
Anche se le Crociate continuano ad avere il loro fascino, credo che proseguirà la guerra tra cattolici e protestanti...
E' più moderna.
domenica 22 settembre 2013
forever and ever
Forever and ever.
'Sarò con voi per sempre, fino alla fine del tempo!', aveva detto Gesù.
L'ho pensato stamane, quando ho visto sfrecciare in via Roma il Papa-mobile-scoperto.
Volto dolce e sorridente, da Buon Pastore.
Una star dimessa, umile, tranquilla. Non come quelle dello spettacolo o dello sport.
Ma la gente fotografava a sbandierava come se fosse davanti ad una di loro.
I maxi-schermi facevano il resto.
Non ce ne libereremo mai di questo triste, totale, onnipervasivo spettacolo ?
A proposito di eternità presunte, noto che più le cose e i significati si fanno precari, caduchi e più si insiste a promettere qualcosa che dura per sempre.
Berlu dice ai suoi elettori che sarà con loro, qualunque cosa accada, per sempre.
Vodafone e Teletu promettono prezzi e tariffe scontati per sempre.
Totti firma un nuovo contratto che lo legherà alla Roma per sempre.
Ma si sa, la parola 'sempre' non vale per gli umani, come peraltro le parole 'essere', 'tutto' o 'mai'.
Forse è per questo che proseguiamo ad usarle con tanta frequenza ed enfasi.
Never.
'Non accadrà mai, state tranquilli...'
I negazionisti funzionano: che si tratti di cambiamenti climatici, di crisi finanziarie o di impotenza politica, chi nega il disastro rassicura, convince, crea identificazione, attrae.
Si premia chi illude, si crede a chi nega, si spera in chi mente: come al medico che ci calma la tosse con uno sciroppino, e che non ci dice che abbiamo il cancro.
Come non ringraziarlo di tanta dolcezza e comprensione?
Eutanasia, accoglici nel tuo grembo...
However.
E comunque, tutto ora è guerra.
Guai a tentare di contrastare l'aggressione dello Stato con controaggressioni.
Appena ti infili nell'armatura diventi un terrorista, vieni infiltrato da servizi segreti e terroristi, corteggiato dalle BR, attaccato come se fossi solo un delinquente o un nemico di guerra.
Dalla TAV alla Siria, dall'Egitto alla Libia, scopriamo il cul de sac nel quale ci troviamo: se si resta pacifici non si conta nulla, se ci si arma si contano i morti.
La nonviolenza ha ancora uno spazio ? Sì, comunque e ancor più.
Ma del tutto teorico.
'Sarò con voi per sempre, fino alla fine del tempo!', aveva detto Gesù.
L'ho pensato stamane, quando ho visto sfrecciare in via Roma il Papa-mobile-scoperto.
Volto dolce e sorridente, da Buon Pastore.
Una star dimessa, umile, tranquilla. Non come quelle dello spettacolo o dello sport.
Ma la gente fotografava a sbandierava come se fosse davanti ad una di loro.
I maxi-schermi facevano il resto.
Non ce ne libereremo mai di questo triste, totale, onnipervasivo spettacolo ?
A proposito di eternità presunte, noto che più le cose e i significati si fanno precari, caduchi e più si insiste a promettere qualcosa che dura per sempre.
Berlu dice ai suoi elettori che sarà con loro, qualunque cosa accada, per sempre.
Vodafone e Teletu promettono prezzi e tariffe scontati per sempre.
Totti firma un nuovo contratto che lo legherà alla Roma per sempre.
Ma si sa, la parola 'sempre' non vale per gli umani, come peraltro le parole 'essere', 'tutto' o 'mai'.
Forse è per questo che proseguiamo ad usarle con tanta frequenza ed enfasi.
Never.
'Non accadrà mai, state tranquilli...'
I negazionisti funzionano: che si tratti di cambiamenti climatici, di crisi finanziarie o di impotenza politica, chi nega il disastro rassicura, convince, crea identificazione, attrae.
Si premia chi illude, si crede a chi nega, si spera in chi mente: come al medico che ci calma la tosse con uno sciroppino, e che non ci dice che abbiamo il cancro.
Come non ringraziarlo di tanta dolcezza e comprensione?
Eutanasia, accoglici nel tuo grembo...
However.
E comunque, tutto ora è guerra.
Guai a tentare di contrastare l'aggressione dello Stato con controaggressioni.
Appena ti infili nell'armatura diventi un terrorista, vieni infiltrato da servizi segreti e terroristi, corteggiato dalle BR, attaccato come se fossi solo un delinquente o un nemico di guerra.
Dalla TAV alla Siria, dall'Egitto alla Libia, scopriamo il cul de sac nel quale ci troviamo: se si resta pacifici non si conta nulla, se ci si arma si contano i morti.
La nonviolenza ha ancora uno spazio ? Sì, comunque e ancor più.
Ma del tutto teorico.
sabato 21 settembre 2013
le due facce
Quando guardo la Concordia da un solo lato sembra ancora una nave che può solcare il mare.
Ma se passo dall'altro lato capisco che è finita.
Il suo stesso peso l'ha sfiancata, riducendola ad una palazzina di Beirut.
Inutile insistere o illudersi: la Concordia non sta a galla.
Quando guardo Francesco da un lato (e domani lo vedrò da vicino, credo) sembra un uomo libero e coraggioso, dalle visioni chiare e distinte, coerenti e non ipocrite.
Ad esempio, quando dice: o Dio o il Denaro.
Ma se passo dall'altro lo vedo prigioniero, un essere inquieto che si aggira tra la Curia e le stanze vaticane, come in una cattedrale nel deserto.
Quando guardo Napolitano da un solo lato sembra un uomo misurato, che invita alla pace e al dialogo, che garantisce le regole comuni.
Ma se passo all'altro lato vedo un volto sfigurato e mostruoso.
Vedo il disastro del comunismo, della democrazia e della res publica.
Vedo la corruzione, la mistificazione, la collusione in cui siamo immersi.
Vedo in lui il coperchio sporco che tappa il water che siamo diventati.
Ma se passo dall'altro lato capisco che è finita.
Il suo stesso peso l'ha sfiancata, riducendola ad una palazzina di Beirut.
Inutile insistere o illudersi: la Concordia non sta a galla.
Quando guardo Francesco da un lato (e domani lo vedrò da vicino, credo) sembra un uomo libero e coraggioso, dalle visioni chiare e distinte, coerenti e non ipocrite.
Ad esempio, quando dice: o Dio o il Denaro.
Ma se passo dall'altro lo vedo prigioniero, un essere inquieto che si aggira tra la Curia e le stanze vaticane, come in una cattedrale nel deserto.
Quando guardo Napolitano da un solo lato sembra un uomo misurato, che invita alla pace e al dialogo, che garantisce le regole comuni.
Ma se passo all'altro lato vedo un volto sfigurato e mostruoso.
Vedo il disastro del comunismo, della democrazia e della res publica.
Vedo la corruzione, la mistificazione, la collusione in cui siamo immersi.
Vedo in lui il coperchio sporco che tappa il water che siamo diventati.
venerdì 20 settembre 2013
deliri d'onnipotenza
Oggi nella società occidentale siamo di fronte a un delirio d'onnipotenza così esteso, diffuso, ramificato e vincente da doverlo ormai considerare quasi 'normale'.
Tutto sembra possibile, basta volere. Che si guidi un autobus o una nazione non fa differenza dal punto di vista del delirio di potere: chi vuole si illude, finchè è possibile, che tutto vada come ha deciso. E va da sè che ha deciso per il meglio.
Noi psicoterapeuti lo chiamiamo 'delirio', ma in fondo siamo gli unici a dichiarare che si tratta di un sintomo patologico, quasi gli unici.
Scriveva Pessoa: Oggi il diritto di vivere e di trionfare si ottiene praticamente con gli stessi requisiti con cui si ottiene il ricovero in manicomio: l'incapacità di pensare, l'amoralità e l'eccessiva agitazione.
Non ci sono infatti pensieri degni di questo nome, nè moralità, nè ponderatezza in chi confonde il suo desiderio con la realtà, in chi rifiuta di considerare le circostanze, in chi (che sia idraulico o capo di stato) si sente sempre superiore agli altri, ben sistemato in una sua immaginaria torre d'avorio.
Se scrivo in queste pagine del delirio d'onnipotenza è perchè son sempre più convinta che questo sintomo segnali anch'esso una affannosa, compulsiva ricerca di sicurezza: un modo maniacale di cercare una calma senza conflitti, un appagamento definitivo, un controllo sulla realtà senza crepe...
Qualche volta lo stato d'ansia è molto evidente nella manifestazione dell' Io Grandioso, qualche volta meno, ma allora è tradito dai sintomi, come l'insonnia, per esempio, o l'angoscia del decadimento fisico o la vecchiaia.
La scalata della personalità provvista di un Io Grandioso, infatti, non ha mai fine; i traguardi sono ogni volta provvisori, le conferme effimere, gli scivoloni sempre possibili, e questo stato di cose produce ansia. Non solo, ma il progressivo isolamento dagli altri, a man a mano che si avanza nel processo di autoesaltazione, tende ad accentuare la paura senza nome che giace sul fondo della personalità.
Che l'Io Grandioso si manifesti all'interno della famiglia, nella gestione della cosa pubblica, in un ufficio, in mezzo al traffico non fa alcuna differenza dal punto di vista diagnostico e clinico: si tratta sempre di personalità insicure, ansiose e autoritarie.
Questi personaggi sono particolarmente riconoscibili nella vita politica, e non solo nei dittatori, ma anche nei leader costretti loro malgrado nei lacci della democrazia...L'Io Grandioso dell'uomo politico tende a identificarsi con la legge e con il potere: di conseguenza il dissenso non si riferisce alla valutazione del suo operato, ma diventa un attacco personale contro il suo nome e contro la giustizia...
Se una persona, afflitta da questo genere di infermità, riesce ad affermarsi si sente invincibile e di ottimo umore, amata e protetta dal padreterno. Ma, con il passar del tempo, e con l'usura di tutte le cose, è possibile che questo stato di grazia si dissolva. Come dicevo, gli scivoloni sono sempre possibili e l'imponderabile finisce sempre per prendere il sopravvento. la situazione allora può sfuggire dal controllo e accadono cose che non erano state previste, perchè la condizione di trionfo perenne non può mai essere garantita.
Col passar del tempo, la personalità autoritaria si isola attraverso la costruzione di un piedistallo immaginario...Deve fidarsi dei suoi uomini ? Gli saranno fedeli ? Più il piedistallo è alto e più è facile che crolli e in qualche modo anche l'Io Grandioso lo sa, mentre finge di non saperlo. E così la sicurezza, che sembrava granitica, si incrina di nuovo e dal crepaccio riemerge la paura.
Ma la paura, a questo punto, non è più il naturale timore degli esseri umani...si è trasformata in una nevrotica condizione di panico nella quale ci si sente traditi da un'esistenza che si credeva di aver addomesticato. Da questo tradimento nasce un'angoscia nuova: la convinzione di essere perseguitati. E da qui a sua volta avrà origine la paranoia...
La paranoia porta alla sua massima esaltazione il complesso dell'Io Grandioso...e il crollo avviene proprio attraverso la mania di persecuzione.
L'anello di congiunzione fra il delirio di onnipotenza e la paranoia potrebbe sintetizzarsi così:
Se le cose non vanno come io avevo deciso e la situazione mi sfugge di mano è per colpa degli altri; gli altri ce l'hanno con me, non mi capiscono, tramano alle mie spalle'...
(Marina Valcarenghi, L'insicurezza, Bruno Mondadori, 2005)
Tutto sembra possibile, basta volere. Che si guidi un autobus o una nazione non fa differenza dal punto di vista del delirio di potere: chi vuole si illude, finchè è possibile, che tutto vada come ha deciso. E va da sè che ha deciso per il meglio.
Noi psicoterapeuti lo chiamiamo 'delirio', ma in fondo siamo gli unici a dichiarare che si tratta di un sintomo patologico, quasi gli unici.
Scriveva Pessoa: Oggi il diritto di vivere e di trionfare si ottiene praticamente con gli stessi requisiti con cui si ottiene il ricovero in manicomio: l'incapacità di pensare, l'amoralità e l'eccessiva agitazione.
Non ci sono infatti pensieri degni di questo nome, nè moralità, nè ponderatezza in chi confonde il suo desiderio con la realtà, in chi rifiuta di considerare le circostanze, in chi (che sia idraulico o capo di stato) si sente sempre superiore agli altri, ben sistemato in una sua immaginaria torre d'avorio.
Se scrivo in queste pagine del delirio d'onnipotenza è perchè son sempre più convinta che questo sintomo segnali anch'esso una affannosa, compulsiva ricerca di sicurezza: un modo maniacale di cercare una calma senza conflitti, un appagamento definitivo, un controllo sulla realtà senza crepe...
Qualche volta lo stato d'ansia è molto evidente nella manifestazione dell' Io Grandioso, qualche volta meno, ma allora è tradito dai sintomi, come l'insonnia, per esempio, o l'angoscia del decadimento fisico o la vecchiaia.
La scalata della personalità provvista di un Io Grandioso, infatti, non ha mai fine; i traguardi sono ogni volta provvisori, le conferme effimere, gli scivoloni sempre possibili, e questo stato di cose produce ansia. Non solo, ma il progressivo isolamento dagli altri, a man a mano che si avanza nel processo di autoesaltazione, tende ad accentuare la paura senza nome che giace sul fondo della personalità.
Che l'Io Grandioso si manifesti all'interno della famiglia, nella gestione della cosa pubblica, in un ufficio, in mezzo al traffico non fa alcuna differenza dal punto di vista diagnostico e clinico: si tratta sempre di personalità insicure, ansiose e autoritarie.
Questi personaggi sono particolarmente riconoscibili nella vita politica, e non solo nei dittatori, ma anche nei leader costretti loro malgrado nei lacci della democrazia...L'Io Grandioso dell'uomo politico tende a identificarsi con la legge e con il potere: di conseguenza il dissenso non si riferisce alla valutazione del suo operato, ma diventa un attacco personale contro il suo nome e contro la giustizia...
Se una persona, afflitta da questo genere di infermità, riesce ad affermarsi si sente invincibile e di ottimo umore, amata e protetta dal padreterno. Ma, con il passar del tempo, e con l'usura di tutte le cose, è possibile che questo stato di grazia si dissolva. Come dicevo, gli scivoloni sono sempre possibili e l'imponderabile finisce sempre per prendere il sopravvento. la situazione allora può sfuggire dal controllo e accadono cose che non erano state previste, perchè la condizione di trionfo perenne non può mai essere garantita.
Col passar del tempo, la personalità autoritaria si isola attraverso la costruzione di un piedistallo immaginario...Deve fidarsi dei suoi uomini ? Gli saranno fedeli ? Più il piedistallo è alto e più è facile che crolli e in qualche modo anche l'Io Grandioso lo sa, mentre finge di non saperlo. E così la sicurezza, che sembrava granitica, si incrina di nuovo e dal crepaccio riemerge la paura.
Ma la paura, a questo punto, non è più il naturale timore degli esseri umani...si è trasformata in una nevrotica condizione di panico nella quale ci si sente traditi da un'esistenza che si credeva di aver addomesticato. Da questo tradimento nasce un'angoscia nuova: la convinzione di essere perseguitati. E da qui a sua volta avrà origine la paranoia...
La paranoia porta alla sua massima esaltazione il complesso dell'Io Grandioso...e il crollo avviene proprio attraverso la mania di persecuzione.
L'anello di congiunzione fra il delirio di onnipotenza e la paranoia potrebbe sintetizzarsi così:
Se le cose non vanno come io avevo deciso e la situazione mi sfugge di mano è per colpa degli altri; gli altri ce l'hanno con me, non mi capiscono, tramano alle mie spalle'...
(Marina Valcarenghi, L'insicurezza, Bruno Mondadori, 2005)
giovedì 19 settembre 2013
desperado colorado
Berlu naufrago desperado lancia il suo ultimo messaggio in bottiglia.
'E' l'ultima chiamata prima della catastrofe!', esclama, torvo.
Ma sta parlando solo della sua, di catastrofe.
Forse è preoccupato per i soldi che dovrà dare a Veronica e all'odiato De Benedetti.
Quella nostra e quella che toccherà a figli e nipoti non gli interessa, non lo tocca.
Quella che sta attraversando in questi giorni il Colorado, con morti e centinaia di dispersi, ad esempio.
Lui è ormai un desperado, ma il suo comizio mediatico è roba da Colorado, da varietà di barzellette.
La migliore battuta è stata quella in cui ha detto che il PD è ancora comunista.
Veramente super.
Effettivamente, a guardare Napo, Letta, D'Alema, Epifani e Renzi (sempre più cool) viene proprio l'idea di avere davanti un manipolo di bolscevichi...
Tutto quanto fa spettacolo, si sa.
Tanto tuonò che non piovve.
Qualche brutta parola per giudici e comunisti, che nella sua mente da sempre coincidono.
Qualche inno alla libertà di fare il cazzo che vuole lui e di farlo fare a tutti (d'altra parte, sa che è per questo che metà del nostro popolo lo vota e proseguirà a votarlo...).
Ma si accetta ormai come 'decaduto' e non dice una parola sul Governo (come se stesse governando con gente che non conosce, come se i suoi attacchi non si riferissero a loro...).
Quindi, a breve, non accadrà molto: si dimetterà (non si farà certo espellere da altri) e proseguirà a fare politica, tra un processo e l'altro.
E soprattutto a governarci, grazie a Napo, con Letta.
E' dura governare con dei comunisti, ma -questo è certo- ci proverà.
'E' l'ultima chiamata prima della catastrofe!', esclama, torvo.
Ma sta parlando solo della sua, di catastrofe.
Forse è preoccupato per i soldi che dovrà dare a Veronica e all'odiato De Benedetti.
Quella nostra e quella che toccherà a figli e nipoti non gli interessa, non lo tocca.
Quella che sta attraversando in questi giorni il Colorado, con morti e centinaia di dispersi, ad esempio.
Lui è ormai un desperado, ma il suo comizio mediatico è roba da Colorado, da varietà di barzellette.
La migliore battuta è stata quella in cui ha detto che il PD è ancora comunista.
Veramente super.
Effettivamente, a guardare Napo, Letta, D'Alema, Epifani e Renzi (sempre più cool) viene proprio l'idea di avere davanti un manipolo di bolscevichi...
Tutto quanto fa spettacolo, si sa.
Tanto tuonò che non piovve.
Qualche brutta parola per giudici e comunisti, che nella sua mente da sempre coincidono.
Qualche inno alla libertà di fare il cazzo che vuole lui e di farlo fare a tutti (d'altra parte, sa che è per questo che metà del nostro popolo lo vota e proseguirà a votarlo...).
Ma si accetta ormai come 'decaduto' e non dice una parola sul Governo (come se stesse governando con gente che non conosce, come se i suoi attacchi non si riferissero a loro...).
Quindi, a breve, non accadrà molto: si dimetterà (non si farà certo espellere da altri) e proseguirà a fare politica, tra un processo e l'altro.
E soprattutto a governarci, grazie a Napo, con Letta.
E' dura governare con dei comunisti, ma -questo è certo- ci proverà.
mercoledì 18 settembre 2013
rottamanda est
Abbiamo raddrizzato la Concordia !
Che spettacolo di telecamere, ganci a babordo, cavi a tribordo, argani e organi, onde e sirene, alchimie ingegneristiche ed elettroniche, miracoli tecnosalvifici, studi fantascientifici.
E quanti nuovi eroi italiani, sudafricani, inglesi e congolesi...
Insomma, l'orgoglio italiano riabilita se stesso, si fa le lodi da solo e fa dimenticare al mondo Schettino il pasticcione...
Subito Letta si aggancia alla nave che si risolleva ed esalta responsabilità, affidabilità e credibilità del nostro paese.
Peccato che, senza l'armatore e le assicurazioni, il nostro paese non avrebbe avuto nemmeno i soldi per risollevarla (tra parentesi: almeno 600 milioni di euro, davvero ben spesi...).
La metafora è chiara, lampante, populisticamente efficace: ci risolleveremo anche noi, stiamo soffrendo e lavorando per raddrizzarci, non affonderemo nei flutti, non annegheremo nei debiti.
La catastrofe non ci avvolgerà, ci salveremo.
Basta volerlo, con sacrificio e dedizione, con talento e fortuna.
Ora, lo sapete, io avrei preferito che stesse lì, ferma, per ricordarci di cosa siamo capaci e di cosa sta per capitarci.
Tanto per tener a mente che anche noi, l'Italia e la nostra civiltà occidentale, abbiamo sbagliato manovra e siamo andati a sbattere già da tempo contro la costa (anche se continuiamo a far finta che la nave va, che tutto procede come sempre...)
E ben sapendo che non ci sarà una Costa Crociere a risollevarci.
Ma vale la pena di completare la metafora fino in fondo (cosa che i media e i politici non fanno, ovviamente): ora che la Concordia è stata rimessa in piedi non è altro che un relitto inservibile, su cui stanno già gettandosi gli avvoltoi, per farlo a pezzi e sbranarlo definitivamente.
Non è più una nave, è un rottame.
Vale la pena, mi chiedo, agitarsi tanto per salvare qualcosa che andrà comunque alla rottamazione ?
Perchè spendere tanto tempo, risorse, energie per qualcosa che non ha alcun futuro ?
Eppure, eccoci qui, ad esaltarci per un'impresa, per un record, per un'illusione di salvezza.
Ma, in fondo e in verità, per un rottame senza speranza.
Che spettacolo di telecamere, ganci a babordo, cavi a tribordo, argani e organi, onde e sirene, alchimie ingegneristiche ed elettroniche, miracoli tecnosalvifici, studi fantascientifici.
E quanti nuovi eroi italiani, sudafricani, inglesi e congolesi...
Insomma, l'orgoglio italiano riabilita se stesso, si fa le lodi da solo e fa dimenticare al mondo Schettino il pasticcione...
Subito Letta si aggancia alla nave che si risolleva ed esalta responsabilità, affidabilità e credibilità del nostro paese.
Peccato che, senza l'armatore e le assicurazioni, il nostro paese non avrebbe avuto nemmeno i soldi per risollevarla (tra parentesi: almeno 600 milioni di euro, davvero ben spesi...).
La metafora è chiara, lampante, populisticamente efficace: ci risolleveremo anche noi, stiamo soffrendo e lavorando per raddrizzarci, non affonderemo nei flutti, non annegheremo nei debiti.
La catastrofe non ci avvolgerà, ci salveremo.
Basta volerlo, con sacrificio e dedizione, con talento e fortuna.
Ora, lo sapete, io avrei preferito che stesse lì, ferma, per ricordarci di cosa siamo capaci e di cosa sta per capitarci.
Tanto per tener a mente che anche noi, l'Italia e la nostra civiltà occidentale, abbiamo sbagliato manovra e siamo andati a sbattere già da tempo contro la costa (anche se continuiamo a far finta che la nave va, che tutto procede come sempre...)
E ben sapendo che non ci sarà una Costa Crociere a risollevarci.
Ma vale la pena di completare la metafora fino in fondo (cosa che i media e i politici non fanno, ovviamente): ora che la Concordia è stata rimessa in piedi non è altro che un relitto inservibile, su cui stanno già gettandosi gli avvoltoi, per farlo a pezzi e sbranarlo definitivamente.
Non è più una nave, è un rottame.
Vale la pena, mi chiedo, agitarsi tanto per salvare qualcosa che andrà comunque alla rottamazione ?
Perchè spendere tanto tempo, risorse, energie per qualcosa che non ha alcun futuro ?
Eppure, eccoci qui, ad esaltarci per un'impresa, per un record, per un'illusione di salvezza.
Ma, in fondo e in verità, per un rottame senza speranza.
venerdì 13 settembre 2013
intrepidi
Onore agli intrepidi deputati del M5S che sono volati sul tetto di Montecitorio e sono stati immediatamente puniti e sospesi dall'aula.
Per giudicarli colpevoli non ci sono state molte discussioni o rinvii, non si attende il prossimo mercoledì.
La legge è chiara: vanno puniti subito e severamente.
Onore agli intrepidi sabotatori valsusini, che -in ottemperanza al principio gandhiano di gradualità nella lotta- hanno iniziato a distruggere betoniere e a far saltare pezzi di aziende implicate con il Sacro Traforo Torino-Lione.
Ma Lupi ha già trovato la parola giusta per loro: terroristi.
L'intrepido Napo elegge all'ennesima carica l'Amato topo di fogna.
E' talmente intrepido che, dopo il voto della Commissione, potrebbe decidere di graziare l'altro topo, quello che già pensiamo in trappola.
Ma gli unici in trappola siamo noi.
D'altra parte, loro ci provano sempre, vanno avanti sulla loro linea, e le nostre reazioni sono, sinceramente, disarmanti e ridicole.
L'unica strada -intrapresa da tempo- sembra quella del progressivo adattamento a tutto.
Come fa l'Intrepido Albanese nel film di Amelio.
Senza lavoro, si adatta a rimpiazzare chiunque, in qualunque momento del giorno e della notte.
Non protesta, è sempre sorridente e buono con tutti, compassionevole e in ascolto.
In un mondo che non ci vuole più, prigioniero è, etc etc..., lui procede a sopravvivere, ad aiutare tutti, a confortare il mondo.
Ritorna l'ideale catto-comunista buonista, quello che ci salva sempre, sino a quando non ci ammazza.
Intanto, intorno, i giovani crollano e si suicidano, le famiglie si sciusciano, le città diventano cimiteri di palazzoni in cui potranno vivere solo gli ingegneri e gli architetti che li hanno costruiti.
Una Milano spettrale, gelida e devastante fa da sfondo a persone ingabbiate nella loro impotenza.
Un film cattivissimo che fa finta di essere buono ?
Come Napo ?
Per giudicarli colpevoli non ci sono state molte discussioni o rinvii, non si attende il prossimo mercoledì.
La legge è chiara: vanno puniti subito e severamente.
Onore agli intrepidi sabotatori valsusini, che -in ottemperanza al principio gandhiano di gradualità nella lotta- hanno iniziato a distruggere betoniere e a far saltare pezzi di aziende implicate con il Sacro Traforo Torino-Lione.
Ma Lupi ha già trovato la parola giusta per loro: terroristi.
L'intrepido Napo elegge all'ennesima carica l'Amato topo di fogna.
E' talmente intrepido che, dopo il voto della Commissione, potrebbe decidere di graziare l'altro topo, quello che già pensiamo in trappola.
Ma gli unici in trappola siamo noi.
D'altra parte, loro ci provano sempre, vanno avanti sulla loro linea, e le nostre reazioni sono, sinceramente, disarmanti e ridicole.
L'unica strada -intrapresa da tempo- sembra quella del progressivo adattamento a tutto.
Come fa l'Intrepido Albanese nel film di Amelio.
Senza lavoro, si adatta a rimpiazzare chiunque, in qualunque momento del giorno e della notte.
Non protesta, è sempre sorridente e buono con tutti, compassionevole e in ascolto.
In un mondo che non ci vuole più, prigioniero è, etc etc..., lui procede a sopravvivere, ad aiutare tutti, a confortare il mondo.
Ritorna l'ideale catto-comunista buonista, quello che ci salva sempre, sino a quando non ci ammazza.
Intanto, intorno, i giovani crollano e si suicidano, le famiglie si sciusciano, le città diventano cimiteri di palazzoni in cui potranno vivere solo gli ingegneri e gli architetti che li hanno costruiti.
Una Milano spettrale, gelida e devastante fa da sfondo a persone ingabbiate nella loro impotenza.
Un film cattivissimo che fa finta di essere buono ?
Come Napo ?
giovedì 12 settembre 2013
staccando l'ombra da terra
Noi non sappiamo perchè l'aeroplano si sostenga in cielo e voli...Conosciamo gli effetti della velocità, sappiamo che questa crea una depressione sul dorso dell'ala e una sovrapressione sul suo ventre...La somma vettoriale della depressione e della pressione determina la portanza dell'ala, cioè la sua capacità di sostentamento...La portanza è prodotta quindi per due terzi dalla depressione sul dorso dell'ala e per un terzo dalla sovrapressione sul ventre. Questo vuol dire che l'aereo è per due terzi risucchiato in cielo e per un terzo sostenuto dal basso (ecco un caso in cui la depressione si rivela più potente di ogni altra forza, e ha la capacità di sollevarci in alto. Ciò non può che rincuorare noi adepti di Saturno e della melancholìa).
D'altronde bisogna credere agli strumenti, perchè nel volo senza visibilità, c'è come un conflitto nella nostra mente, una battaglia tra rappresentazioni immaginarie, ciascuna delle quali vorrebbe affermarsi come 'vera'. Da un lato la nostra mente elabora una rappresentazione...deduttiva, poichè dedotta dagli strumenti; dall'altro elabora allo stesso tempo una rappresentazione naturale, istintiva, alla quale avremmo ottimi motivi per attribuire verità, insopprimibile, perchè proviene dall'interno di noi, dalle nostre stesse radici. Questa seconda rappresentazione prende il nome di sensazioni illusorie. Dipendono dai liquidi che scorrono nei canali del labirinto auricolare, e che a ogni movimento del nostro corpo fluttuano stuzzicando le cellule cigliate delle pareti dei canali, le quali mandano segnali di posizione di noi a noi stessi. Dunque gli strumenti del cruscotto li ho già nelle orecchie, ma sono più lenti, perchè i liquidi sono densi e troppo lenti...Tutto è corretto, ma tutto è in ritardo, un presente illusorio, mentre l'aereo e il mio corpo vivono già il futuro di una diversa posizione nello spazio...
Le sensazioni illusorie sono soltanto un caso di quel confine mobile e conflittuale tra comportamento istintivo e anti-istintivo che è al cuore delle manovre di volo più impegnative...
Esistono condizioni aerodinamiche di volo nelle quali si passa a 'comandi invertiti': vale a dire che per salire è necessario spingere in giù il volantino, e per scendere tirarlo a sè...
Quando ci ci accorge -e non è detto che ce se ne accorga subito- che l'aereo è passato dal volo in 1° regime (in cui i comandi funzionano in modo normale e istintivo) al volo di 2° regime (quello per comandi invertiti), e magari ci si trova in condizioni di non visibilità, e magari ci si trova anche bassi di quota, ebbene non è facile governare l'aereo con gesti e azioni perfettamente opposti a quello che non solo l'istinto, ma in tal caso il senso comune, spingerebbe a compiere.
Anche dallo stallo e dalla vite, le due situazioni critiche che il pilota teme più di tutte, si esce soltanto attraverso manovre anti-istinitive...
STALL!STALL!STALL!
A quel punto anche i comandi -volantino e pedaliera- diventano laschi. La reazione istintiva, quella che ti detta il cuore, è di tirare e tirare il volantino, per tenere alto il muso dell'aereo che già comincia a sprofondare...Al contrario, l'unica via d'uscita è contro ogni istinto: buttare giù il muso dell'aereo e farlo precipitare, anticipare così lo stallo controllando la caduta, o almeno accompagnandola, in modo da riprendere velocità e poco alla volta 'riacchiappare' l'aria... Si può entrare in stallo per molti motivi...Ma se ne esce soltanto -in un certo senso- lasciandosi cadere.
Se si segue l'istinto e si cerca disperatamente di governare col volantino si perde anche poca prestanza residua delle ali, e non c'è più modo di uscire dalla vite. Al contrario, contro ogni istinto, il volantino non bisogna girarlo mai, e bloccare invece la rotazione dell'aereo su se stesso coi pedali...
A quel punto, mentre l'aereo precipita ma non più in spirale, lo si riprende con una richiamata dolce e progressiva al volo orizzontale.E perfino la dolcezza nel richiamare l'aereo al termine di una picchiata è un fatto del tutto anti-istintivo: la terra si avvicina, non c'è più margine di manovra, tiriamo, tiriamo il volantino, l'aereo in principio sembra rimettersi in linea di volo orizzontale, poi di colpo sprofonda definitivamente, come se avesse varcato un estremo limite...
E' una misura questa che si può avere soltanto nella sensibilità della mano al volantino, nella delicatezza con cui tirare piano fino al limite, restare su quel limite resistendo al terrore e sperando nell'equilibrio delle forse (del forse), e anche nelle forze divine.
Così nella vita.
Anche nella vita si può entrare in stallo o in vite per tanti motivi, per disattenzione, per errore, per perdita di portanza di se stessi, o a causa di un'inesatta rappresentazione della propria posizione, in rapporto alla posizione degli altri, oppure per essersi concentrati su un solo aspetto delle cose, ricavando da quello ogni idea, ogni significato, ogni nostro sentiero.
Anche nella vita ci sono momenti critici, momenti in cui l'istinto e la passione premono verso gesti e azioni immediati e naturali, mentre quelli per uscire dalla situazione sarebbero perfettamente opposti, anti-istintivi, (non è detto, naturalmente, che si voglia veramente uscirne);; ci sono momenti di stallo, in cui cerchiamo ancora di salire e di tenerci dritti, alti, mentre l'unica soluzione sarebbe lasciarsi cadere, momenti in cui cerchiamo continuamente di abitare il centro mentre l'unica ragionevole possibilità sarebbe quella di seguire con misura la traiettoria eccentrica che ci porta verso il fuori, seguirla con delicatezza verso il suo bordo massimo senza fuoriuscirne; momenti in cui precipitiamo in vite e disperatamente muoviamo tutti i comandi, senza renderci che in tal modo ci avvitiamo sempre di più.
Nel volo tutto è più facile perchè l'emergenza è la consuetudine, una disciplina, disciplina dell'emergenza, che è parte fondamentale del sapere del pilota. L'emergenza è una scienza del margine estremo: come rendere 'normale', operativo, ciò che è assolutamente drammatico e ultimativo...Il sapere del pilota è una scienza dei margini, una scienza del limite. Ben presto ci si accorge che laddove si penserebbe che non ci sia più nulla c'è ancora qualche cosa: un tempo brevissimo che può essere dilatato, a forza di concentrazione su ciascuno dei secondi che lo compongono, secondo per secondo, istante per istante, uno spazio ristretto che anch'esso può essere moltiplicato...
Abbiamo visto che il sapere del pilota è un sapere che percorre il diritto e il rovescio delle cose. E ne percorre anche i bordi. Tra l'essere e il non essere -essere ancora in volo, essere ancora al mondo- c'è una zona franca, questione di pochi secondi, questione di pochi metri, ed è lì, in quella zona, che lavora il sapere dei margini.
(Daniele Del Giudice, Manovre di volo, manovre nella vita, in 'In questa luce', Einaudi, 2013)
D'altronde bisogna credere agli strumenti, perchè nel volo senza visibilità, c'è come un conflitto nella nostra mente, una battaglia tra rappresentazioni immaginarie, ciascuna delle quali vorrebbe affermarsi come 'vera'. Da un lato la nostra mente elabora una rappresentazione...deduttiva, poichè dedotta dagli strumenti; dall'altro elabora allo stesso tempo una rappresentazione naturale, istintiva, alla quale avremmo ottimi motivi per attribuire verità, insopprimibile, perchè proviene dall'interno di noi, dalle nostre stesse radici. Questa seconda rappresentazione prende il nome di sensazioni illusorie. Dipendono dai liquidi che scorrono nei canali del labirinto auricolare, e che a ogni movimento del nostro corpo fluttuano stuzzicando le cellule cigliate delle pareti dei canali, le quali mandano segnali di posizione di noi a noi stessi. Dunque gli strumenti del cruscotto li ho già nelle orecchie, ma sono più lenti, perchè i liquidi sono densi e troppo lenti...Tutto è corretto, ma tutto è in ritardo, un presente illusorio, mentre l'aereo e il mio corpo vivono già il futuro di una diversa posizione nello spazio...
Le sensazioni illusorie sono soltanto un caso di quel confine mobile e conflittuale tra comportamento istintivo e anti-istintivo che è al cuore delle manovre di volo più impegnative...
Esistono condizioni aerodinamiche di volo nelle quali si passa a 'comandi invertiti': vale a dire che per salire è necessario spingere in giù il volantino, e per scendere tirarlo a sè...
Quando ci ci accorge -e non è detto che ce se ne accorga subito- che l'aereo è passato dal volo in 1° regime (in cui i comandi funzionano in modo normale e istintivo) al volo di 2° regime (quello per comandi invertiti), e magari ci si trova in condizioni di non visibilità, e magari ci si trova anche bassi di quota, ebbene non è facile governare l'aereo con gesti e azioni perfettamente opposti a quello che non solo l'istinto, ma in tal caso il senso comune, spingerebbe a compiere.
Anche dallo stallo e dalla vite, le due situazioni critiche che il pilota teme più di tutte, si esce soltanto attraverso manovre anti-istinitive...
STALL!STALL!STALL!
A quel punto anche i comandi -volantino e pedaliera- diventano laschi. La reazione istintiva, quella che ti detta il cuore, è di tirare e tirare il volantino, per tenere alto il muso dell'aereo che già comincia a sprofondare...Al contrario, l'unica via d'uscita è contro ogni istinto: buttare giù il muso dell'aereo e farlo precipitare, anticipare così lo stallo controllando la caduta, o almeno accompagnandola, in modo da riprendere velocità e poco alla volta 'riacchiappare' l'aria... Si può entrare in stallo per molti motivi...Ma se ne esce soltanto -in un certo senso- lasciandosi cadere.
Se si segue l'istinto e si cerca disperatamente di governare col volantino si perde anche poca prestanza residua delle ali, e non c'è più modo di uscire dalla vite. Al contrario, contro ogni istinto, il volantino non bisogna girarlo mai, e bloccare invece la rotazione dell'aereo su se stesso coi pedali...
A quel punto, mentre l'aereo precipita ma non più in spirale, lo si riprende con una richiamata dolce e progressiva al volo orizzontale.E perfino la dolcezza nel richiamare l'aereo al termine di una picchiata è un fatto del tutto anti-istintivo: la terra si avvicina, non c'è più margine di manovra, tiriamo, tiriamo il volantino, l'aereo in principio sembra rimettersi in linea di volo orizzontale, poi di colpo sprofonda definitivamente, come se avesse varcato un estremo limite...
E' una misura questa che si può avere soltanto nella sensibilità della mano al volantino, nella delicatezza con cui tirare piano fino al limite, restare su quel limite resistendo al terrore e sperando nell'equilibrio delle forse (del forse), e anche nelle forze divine.
Così nella vita.
Anche nella vita si può entrare in stallo o in vite per tanti motivi, per disattenzione, per errore, per perdita di portanza di se stessi, o a causa di un'inesatta rappresentazione della propria posizione, in rapporto alla posizione degli altri, oppure per essersi concentrati su un solo aspetto delle cose, ricavando da quello ogni idea, ogni significato, ogni nostro sentiero.
Anche nella vita ci sono momenti critici, momenti in cui l'istinto e la passione premono verso gesti e azioni immediati e naturali, mentre quelli per uscire dalla situazione sarebbero perfettamente opposti, anti-istintivi, (non è detto, naturalmente, che si voglia veramente uscirne);; ci sono momenti di stallo, in cui cerchiamo ancora di salire e di tenerci dritti, alti, mentre l'unica soluzione sarebbe lasciarsi cadere, momenti in cui cerchiamo continuamente di abitare il centro mentre l'unica ragionevole possibilità sarebbe quella di seguire con misura la traiettoria eccentrica che ci porta verso il fuori, seguirla con delicatezza verso il suo bordo massimo senza fuoriuscirne; momenti in cui precipitiamo in vite e disperatamente muoviamo tutti i comandi, senza renderci che in tal modo ci avvitiamo sempre di più.
Nel volo tutto è più facile perchè l'emergenza è la consuetudine, una disciplina, disciplina dell'emergenza, che è parte fondamentale del sapere del pilota. L'emergenza è una scienza del margine estremo: come rendere 'normale', operativo, ciò che è assolutamente drammatico e ultimativo...Il sapere del pilota è una scienza dei margini, una scienza del limite. Ben presto ci si accorge che laddove si penserebbe che non ci sia più nulla c'è ancora qualche cosa: un tempo brevissimo che può essere dilatato, a forza di concentrazione su ciascuno dei secondi che lo compongono, secondo per secondo, istante per istante, uno spazio ristretto che anch'esso può essere moltiplicato...
Abbiamo visto che il sapere del pilota è un sapere che percorre il diritto e il rovescio delle cose. E ne percorre anche i bordi. Tra l'essere e il non essere -essere ancora in volo, essere ancora al mondo- c'è una zona franca, questione di pochi secondi, questione di pochi metri, ed è lì, in quella zona, che lavora il sapere dei margini.
(Daniele Del Giudice, Manovre di volo, manovre nella vita, in 'In questa luce', Einaudi, 2013)
mercoledì 11 settembre 2013
anche per oggi non si ...vota
E un altro giorno è andato, la sua musica è finita...
E l'amore è uno strano Augello...
Anche per oggi non si vo...ta!
Trallallàtrallallàtrallallà...
Ecco, mi vengono in mente un pò di canzoncine, stamattina...
A vedere quel che avviene nelle aule di S.Ivo alla Sapienza.
La Commissione, in barba a tutti i proclami del tipo 'la legge è uguale per tutti' e 'o siamo uno stato di diritto o siamo una repubblica delle banane'...) prosegue a perder tempo e non votare la fuoriuscita di Berlu dal Senato.
Prende tempo, e di giorno in giorno, di mese in mese, il tempo passa e lassù proseguono a non fare quel che andrebbe fatto e a fare quel che non andrebbe fatto.
In prima fila, come sempre, il nostro amato Napo, che -bisogna dirlo- non perde un colpo.
D'altronde ci aveva avvertito, al momento del suo nuovo insediamento: ora comando solo io, non contano più niente nè la Costituzione, nè il Parlamento, nè la legge.
Io sono qui, decido io, e questo Governo smetterà di esistere solo quando andrà bene a me.
E certo non ora.
E certo non facendo fuori Berlu proprio ora che, sotto il giogo della condanna, è costretto -volente o nolente- a governare con Letta.
All'Europa Berlu non va giù, ma Letta garantisce per tutti (d'altra parte perchè la finanza internazionale dovrebbe dubitare di un uomo che governa proprio per conto delle banche ?).
Quindi, dopo aver fatto fuori i risultati elettorali e senza aver fatto nulla per modificare la legge elettorale, il Governo delle larghe intese continua a far finta di nulla e va ora all'assalto dell'art.138.
Quando si andrà a stabilire per legge quel che di fatto siamo già (un regime presidenziale), il gioco sarà fatto.
A quel punto si potrà anche andare a nuove elezioni.
E vedrete, Berlu sarà ancora lì, vivo e vegeto.
Finchè morte non ci separi.
E l'amore è uno strano Augello...
Anche per oggi non si vo...ta!
Trallallàtrallallàtrallallà...
Ecco, mi vengono in mente un pò di canzoncine, stamattina...
A vedere quel che avviene nelle aule di S.Ivo alla Sapienza.
La Commissione, in barba a tutti i proclami del tipo 'la legge è uguale per tutti' e 'o siamo uno stato di diritto o siamo una repubblica delle banane'...) prosegue a perder tempo e non votare la fuoriuscita di Berlu dal Senato.
Prende tempo, e di giorno in giorno, di mese in mese, il tempo passa e lassù proseguono a non fare quel che andrebbe fatto e a fare quel che non andrebbe fatto.
In prima fila, come sempre, il nostro amato Napo, che -bisogna dirlo- non perde un colpo.
D'altronde ci aveva avvertito, al momento del suo nuovo insediamento: ora comando solo io, non contano più niente nè la Costituzione, nè il Parlamento, nè la legge.
Io sono qui, decido io, e questo Governo smetterà di esistere solo quando andrà bene a me.
E certo non ora.
E certo non facendo fuori Berlu proprio ora che, sotto il giogo della condanna, è costretto -volente o nolente- a governare con Letta.
All'Europa Berlu non va giù, ma Letta garantisce per tutti (d'altra parte perchè la finanza internazionale dovrebbe dubitare di un uomo che governa proprio per conto delle banche ?).
Quindi, dopo aver fatto fuori i risultati elettorali e senza aver fatto nulla per modificare la legge elettorale, il Governo delle larghe intese continua a far finta di nulla e va ora all'assalto dell'art.138.
Quando si andrà a stabilire per legge quel che di fatto siamo già (un regime presidenziale), il gioco sarà fatto.
A quel punto si potrà anche andare a nuove elezioni.
E vedrete, Berlu sarà ancora lì, vivo e vegeto.
Finchè morte non ci separi.
martedì 10 settembre 2013
sapienti degli anni ottanta
Ignatieff: Mi è rimasta in mente
una tua frase: 'l'ignoranza della morte ci sta distruggendo'...
Bellow: Se non consideri il potere
che ha la morte, il potere inconscio che ha sul modo in cui la gente
organizza la sua vita, allora non puoi capire assolutamente quel che
sta succedendo...
Amis: Vuoi dire che...la morte è
sempre là come il retro oscuro dello specchio, o che è la sinistra
vena nera della vita ?
Bellow: Non penso che sia sinistra,
penso che il timor mortis sia molto naturale. Quello che è
innaturale è svuotarla completamente di significato e bandirla dalla
propria vita dedicandosi a una felice, frenetica attività. Ecco
dov'è che si sbaglia, secondo me...
Ignatieff: Ma Christopher, tu parli
di sopravvivenza! Non ti sembra di essere andato troppo lontano? C'è
molta gente che certamente non si riconoscerebbe in quel che hai
detto, potrebbero pensare che il concetto di sopravvivenza si
applichi solo alle vittime di qualche catastrofe terribile o qualcosa
del genere, mentre tu stai parlando della vita quotidiana nelle
società più ricche del mondo! Perchè sopravvivenza?
Lasch: Penso che questo sia un modo
di definire quel che c'è di nuovo. Laddove la sopravvivenza è
sempre stata per la maggior parte della gente una preoccupazione che
sovrastava tutte le altre, è solo nel nostro tempo che sembra quasi
aver acquistato uno status morale...
Ignatieff: Insomma, noi non abbiamo
più una vita vissuta nell'ambito pubblico, ma soltanto una vita
spogliata di tutto e ridotta ai nudi bisogni fondamentali, alla
sopravivenza...
Castoriadis: Viviamo 'giorno per
giorno': è esattamente quanto io chiamo 'l'assenza di progetto'...
Bell: ...gli stati nazionali sono
diventati troppo piccoli per i grandi problemi della vita e troppo
grandi per i piccoli problemi della vita...
Briefs: Voglio dire, qual'è stata
l'esperienza degli anni Venti e Trenta in Germania, in Italia, in
Giappone...? I tentativi di cambiare le caratteristiche fondamentali
del nostro sistema politico potrebbero arrivare anche da un'altra
strada.
Bell: Dalla destra.
Briefs: Dalla destra. 'La borghesia
non conosce situazioni economiche senza soluzione', disse uno
statista russo a quei tempi,..E voleva dire che se non c'era una via
d'uscita economica avebbe dovuto cercare una soluzione politica...E'
di questo che ho paura.
Bell: Se guardiamo indietro, agli
anni Venti e Trenta,c'erano quattro elementi che si misero tutti
insieme a creare problemi. Il primo era la disoccupazione: Tom Jones,
che fu Segretario di Gabinetto in Gran Bretagna, scriveva allora sul
suo diario privato: 'Non possediamo alcun mezzo per risolvere il
problema della disoccupazione'.
Poi c'era un sistema parlamentare
che non era in grado di creare e di controllare una maggioranza
effettiva, e da questo derivavano coalizioni di governo che
cambiavano continuamente e un alto grado di ingovernabilità. In
terzo luogo c'era la violenza privata che lo stato non era in grado
di controllare: le camicie nere e brune, ad esempio. Quarto: c'era la
disaffezione degli intellettuali...
Dahrendorf: Credo che il nemico
siano le rigidezze di un sistema che diventa autoprotettivo e non ha
intenzione di prendere in considerazione gli impulsi che il pubblico
potrebbe alimentare al suo interno...Sono convinto che tutti noi
prevediamo il cambiamento e che tutti noi desideriamo e vogliamo il
cambiamento. E se continuiamo a cedere a impulsi più antichi, penso
che ci sia molto pericolo che si finisca per creare un tipo di
rigidezza in cui ci sarà una richiesta di dei irrazionali lanciati
nella società da qualche macchina.
Ma come sarà possibile riuscire a
ottenere un cambiamento in una situazione in cui non si ha un nemico
identificabile e in cui non si tratta semplicemente di allontanare
qualche persona o di costringerne qualche altra a togliersi di mezzo
?
Touraine: Penso che certi
cambiamenti non soltanto si verificheranno, ma si siano già
verificati...Perchè il declino delle definizioni politiche e
dell'interesse per la politica è stato estremamente veloce. E penso
che, da qui a vent'anni, ci troveremo in una situazione sempre più
fragile, nel senso che da un lato la modernizzazione della vita
sociale e politica sarà andata avanti da sola, e dall'altro lato le
costrizioni e le limitazioni saranno aumentate...Il peso di
un'integrazione sociale minima sarà molto più alto di adesso. In
questo modo le possibilità di rinnovamento diminuiranno...Così, è
probabile che noi stiamo vivendo gli ultimi decenni con un'ampia
capacità endogena di trasformazione...
Ignatieff: Se nella modernità la
crisi è un fenomeno endemico, di che cosa si tratta ?
Galtung: Ovviamente è difficile
dirlo...Ma forse potrei dire che ho un po' l'impressione che stiamo
per scoppiare. Abbiamo i fenomeni dell'inquinamento e
dell'esaurimento delle risorse...Se guardiamo, poi, gli esseri umani,
mi domando se il nostro tasso di disordine mentale non sia troppo
alto, così come il nostro tasso di alienazione, la sensazione di
insensatezza. Il nostro individualismo materialista -o materialismo
individualista- è arrivato a un punto in cui troppe persone si
domandano dove stiamo andando a finire...
Prendiamo, infine, le nostre
formazioni sociali: sono davvero molto sovraccariche...
Così spalanchiamo la porta alla
catastrofe. Ma prima di arrivare a questo abbiamo una certa
luccicante abbondanza, e questo è esattamente quanto diceva
Wallerstein quando parlava di un capitalismo che si distrugge
attraverso il suo stesso successo.
(Voices 2, Il disagio della
modernità, interviste radiofoniche, 1987)
lunedì 9 settembre 2013
non vale la pena
Vale la pena, vale la pena, vale la
pena o no ?
Ora lo chiedo a qualcheduno e poi
deciderò...
Vale la pena, vale la pena,
gli altri dicevan no,
vale la pena, vale la pena,
e intanto lui ci andò...
In questi giorni mi
torna in mente e canterello spesso questa vecchia ballata, credo di
Fausto Amodei. Ovviamente, lui parlava della rivoluzione,
l'equivalente morale della guerra, la guerra giusta, quella in cui
ammazzi qualcuno, ma per un futuro migliore (non per lui).
Insomma, l'avrete
capito, secondo me non ne vale la pena.
E, ora più di
prima, non ci andrei...
La tentazione del
bene ci assilla da sempre, alla pari di quella del male.
E non ottiene
migliori risultati, non determina minore violenza, non è meno
distruttiva e totalitaria.
Ma sa coprirsi
meglio, si presenta bene, si autogiustifica con passione, si esibisce
nel suo umanitarismo di salvezza.
E' una cura che
uccide, ma a fin di bene.
Ieri ho sentito che
un paziente è morto durante un'operazione in ospedale, a Reggio
Calabria, contaminato dai batteri presenti nel sapone liquido con cui
i chirurghi si erano diligentemente lavati le mani.
Bene, è proprio
una buona immagine per capire la prossima guerra in Siria (ma anche
quelle per salvare gli albanesi in Jugoslavia, le donne col burqa in
Afghanistan e i pozzi di petrolio in Iraq...).
Un grande rabbino a cui veniva
chiesto: 'La cicogna in ebraico è stata chiamata hassida
(affettuosa) perchè amava i suoi, e tuttavia è collocata nella
categoria degli uccelli impuri. Perchè?', rispose:'Perchè dispensa
il proprio amore solo ai suoi'.
Vaclav Havel, presidente della
Repubblica ceca, il cui passato impeccabile di combattente
antitotalitario aggiunge peso al ragionamento, disse:
'Nell'intervento NATO in Kossovo penso ci sia un elemento che nessuno
può contestare. Le irruzioni, le bombe non sono provocate da un
interesse materiale. Il loro carattere è esclusivamente
umanitario.'..
Strana affermazione secondo cui ciò
che non costituisce un interesse materiale è necessariamente dovere
umanitario. Dove sono finiti gli interessi semplicemente politici
?...
La potenza non necessita una
giustificazione al di fuori di sé stessa; essa è scopo e non solo
mezzo.
Già Kant scriveva: 'La guerra non
ha bisogno di alcun motivo particolare, il prestigio che essa apporta
al vincitore è sufficiente'...
La potenza deve mostrarsi potente.
(da T. Todorov, Memoria del male,
tentazione del bene, 1999).
Cosa c'è di nuovo,
oggi ?
Che gli USA hanno
perso le loro guerre in Iraq ed Afghanistan, e stanno perdendo,
progressivamente, potenza e credibilità, e la loro centralità nel
mondo.
E che il gioco
degli interessi materiali, dietro i paraventi moraleggianti, è ormai
scoperto.
Lo stesso Papa ieri
ha detto all'Angelus: viene il dubbio che le guerre servano solo a
vendere armi.
Purtroppo ha
aggiunto: nel mercato illegale.
Eh no, caro mio,
ancora un passo, ce la puoi fare per quando vieni a Cagliari, su...!
domenica 8 settembre 2013
nostalgia, nostalgia canaglia
La meditazione del Papa di ieri fa cogliere il vuoto nel quale ci troviamo.
Nessun passo avanti rispetto alla pre-modernità di sempre.
Pace intesa come armonia, armonia spezzata dal peccato e dalla violenza.
E se si lascia l'armonia (fatto che, mi pare, sia accaduto già nell'Eden) l'alternativa non è la disarmonia, ma il caos. Là dove sorge il conflitto e la crisi, lì non c'è rimedio, soltanto morte e distruzione.
A meno che, ovviamente, non ci si riaffidi a Dio misericordioso.
Roba da medioevo, in salsa bonaria e fratellana.
E meno male che Francesco si rifaceva a San Francesco!
Ma l'ha capito ?
D'altra parte, ho visto che in tanti sono accorsi al suo richiamo, anche non credenti.
La disperazione è tale che...
Il pensiero 'laico' (ma esiste ancora qualcosa di simile ?) e la 'politica' (idem) si accartocciano intorno alla vecchia religione, balbettando preghiere a cui non possono più credere, farneticando opzioni e speranze irraggiungibili.
Il vuoto della cultura moderna si apre definitivamente al nulla.
E la guerra va, anche quando non si presenta come tale, anche quando (per ora) non si fa.
E la violenza va, coperta e atroce, dentro le parole stesse che si ammantano di bene e di pace.
Proprio lì, tra quelle masse di persone in piazza San Pietro, che stanno ben sedute mentre la gente muore, ammazzata dalle loro armi, quelle vendute proprio da quegli stessi che ora pregano; quelle armi e quelle preghiere che ci permettono di stare come sempre, tranquilli con la coscienza, a vendere e a pregare.
Questo è sempre stato l'Occidente, in fondo.
Colonialismo, guerra e religione.
Un esplosivo cocktail di vergogne.
Nessun passo avanti rispetto alla pre-modernità di sempre.
Pace intesa come armonia, armonia spezzata dal peccato e dalla violenza.
E se si lascia l'armonia (fatto che, mi pare, sia accaduto già nell'Eden) l'alternativa non è la disarmonia, ma il caos. Là dove sorge il conflitto e la crisi, lì non c'è rimedio, soltanto morte e distruzione.
A meno che, ovviamente, non ci si riaffidi a Dio misericordioso.
Roba da medioevo, in salsa bonaria e fratellana.
E meno male che Francesco si rifaceva a San Francesco!
Ma l'ha capito ?
D'altra parte, ho visto che in tanti sono accorsi al suo richiamo, anche non credenti.
La disperazione è tale che...
Il pensiero 'laico' (ma esiste ancora qualcosa di simile ?) e la 'politica' (idem) si accartocciano intorno alla vecchia religione, balbettando preghiere a cui non possono più credere, farneticando opzioni e speranze irraggiungibili.
Il vuoto della cultura moderna si apre definitivamente al nulla.
E la guerra va, anche quando non si presenta come tale, anche quando (per ora) non si fa.
E la violenza va, coperta e atroce, dentro le parole stesse che si ammantano di bene e di pace.
Proprio lì, tra quelle masse di persone in piazza San Pietro, che stanno ben sedute mentre la gente muore, ammazzata dalle loro armi, quelle vendute proprio da quegli stessi che ora pregano; quelle armi e quelle preghiere che ci permettono di stare come sempre, tranquilli con la coscienza, a vendere e a pregare.
Questo è sempre stato l'Occidente, in fondo.
Colonialismo, guerra e religione.
Un esplosivo cocktail di vergogne.
in salsa messicana
'Vivrà in un altro secolo',
sentenziò Diego.
'Noi viviamo già in un altro
secolo', disse Milagros...
'Che tu sia benedetta, cognata,
finalmente qualcuno che se ne accorge', disse Diego.
'E' da cinque anni che ce ne siamo
accorti. E a cosa è servito ?', chiese Josefa.
'Tra tante altre cose, è servito a
far sì che il governatore venisse rieletto per la terza volta contro
il nostro parere', disse Milagros.
'E questo cosa cambia ?', chiese di
nuovo Josefa.
'Tutto ciò che non si vede fino a
quando si vedrà', disse Diego...
Non c'era niente da temere, se non
l'imprevisto.
'Ma in questo caso l'imprevisto è
proprio ciò che si suppone si verifichi', le disse Milagros quando
la incontrò al ritorno dal mercato.
'Per questo ti voglio bene,
sorella', sorrise Josefa, 'per la delicatezza con cui mi rovini la
vita'.
'Ti apro gli occhi, Josefa, ma tu
non uscirai mai dai tuoi romanzi. Il mio è uno sforzo inutile:
continui a vedere tutto rosa.'
'I romanzi sono pieni di
catastrofi', si difese Josefa.
'Allora non ti lamentare della
realtà', rispose Milagros.
'Non ti interessano più le elezioni
?', chiese Diego, chiese Diego, assaporando la dolcezza dei tempi in
cui sua moglie si commuoveva soltanto con i romanzi.
'Le detesto. Torno a Zola e alla
poesia'.
'A Zola ?'
'Perchè, se pericolo ci deve
essere, che sia per iscritto'.
'E l'amore ?', chiese Daniel,
guardando Emilia con il piacere della complicità.
'Anche questo per iscritto', rispose
Josefa.
'Mi credi se ti dico che ho paura ?
Una cosa è voler vivere in una società degna di questo nome, voler
giustizia per tutti come modo per trovare la propria, e un'altra è
mettersi in guerra'.
'Assicurano che sarà breve', disse
Milagros.
'Non esistono guerre brevi.
Cominciare una guerra è come lacerare un cuscino di piume', disse
Josefa entrando con una tazza di the.
Josefa ripeteva spesso un aforisma
sul tempo che, con le passioni, si comporta come il vento con le
fiamme:
'Se sono piccole come quelle di una
candela, le devasta. Se sono grandi come un incendio, le alimenta.'
(Angeles Mastretta, Male d'amore,
1995)
venerdì 6 settembre 2013
fiat lux !
Finalmente un pò di luce, un pò di chiarezza nel nostro amato paese...
Si vota contro l'aumento delle slot machines nei bar.
Ma il PD ammette: abbiamo votato contro... per sbaglio!
Il Ministro per l'Economia ammette: senza quegli introiti lo Stato non sa che pesci prendere.
Uno Stato fondato sull'azzardo.
Ed io che mi son messo a ridere quando il capo di stato colombiano ha esaltato, in un comizio pubblico, davanti a me, il valore insostituibile delle rimesse delle prostitute locali, sparse per il mondo, per il bilancio del paese !
Erri de Luca si pronuncia a favore del sabotaggio nella lotta anti-TAV.
Subito la compagnia ferroviaria francese minaccia di denunciarlo.
In Italia, tutto tace: sia pro che contro di lui.
Allora lo dico io: bravo Erri, la lotta continua!
Napo ci ricatta con la paura e minaccia sfracelli: se cade il Governo, l'Italia rischia di brutto!
Ma cosa ? Ma perchè ?
Ma è possibile che nessuno lo spernacchi ?
Letta e Renzi, intanto, scommettono sulla tenuta del governo.
Confidano che Berlu, alla fin fine, se ne starà tra i ceppi, a morire come un topastro avvelenato.
Oppure, confidano che, alla fin fine, non gli faranno nulla di male.
Obama è solo, gli Stati Uniti sono sempre più soli nel mondo.
Cina, Russia, India, Brasile, nel frattempo, se la godono.
E attendono che gli USA si infilino in un'altra guerra, omicida e suicida.
Il Papa, intanto, prega e digiuna per la pace.
I mercanti d'armi si stanno cagando dalla paura...
Si vota contro l'aumento delle slot machines nei bar.
Ma il PD ammette: abbiamo votato contro... per sbaglio!
Il Ministro per l'Economia ammette: senza quegli introiti lo Stato non sa che pesci prendere.
Uno Stato fondato sull'azzardo.
Ed io che mi son messo a ridere quando il capo di stato colombiano ha esaltato, in un comizio pubblico, davanti a me, il valore insostituibile delle rimesse delle prostitute locali, sparse per il mondo, per il bilancio del paese !
Erri de Luca si pronuncia a favore del sabotaggio nella lotta anti-TAV.
Subito la compagnia ferroviaria francese minaccia di denunciarlo.
In Italia, tutto tace: sia pro che contro di lui.
Allora lo dico io: bravo Erri, la lotta continua!
Napo ci ricatta con la paura e minaccia sfracelli: se cade il Governo, l'Italia rischia di brutto!
Ma cosa ? Ma perchè ?
Ma è possibile che nessuno lo spernacchi ?
Letta e Renzi, intanto, scommettono sulla tenuta del governo.
Confidano che Berlu, alla fin fine, se ne starà tra i ceppi, a morire come un topastro avvelenato.
Oppure, confidano che, alla fin fine, non gli faranno nulla di male.
Obama è solo, gli Stati Uniti sono sempre più soli nel mondo.
Cina, Russia, India, Brasile, nel frattempo, se la godono.
E attendono che gli USA si infilino in un'altra guerra, omicida e suicida.
Il Papa, intanto, prega e digiuna per la pace.
I mercanti d'armi si stanno cagando dalla paura...
giovedì 5 settembre 2013
anni cinquanta ?
In quanto vecchio soggetto di un paese totalitario, la Bulgaria sovietica, posso testimoniare che l'ideologia era solo di facciata; tuttavia, nello stesso tempo, essa era indispensabile. Vivevamo in una pseudo-ideocrazia. I miei amici ed io avevamo la sensazione di abitare il mondo della menzogna generalizzata, in cui i termini che designavano gli ideali -la pace, la libertà, l'uguaglianza, la prosperità- erano giunti a significare il loro contrario; tuttavia, l'ideologia ufficiale conservava una certa coerenza retorica e permetteva dapprima ad alcuni fanatici di sopravvivere, poi, alla grande maggioranza -i conformisti- di disporre di una razionalizzazione della loro situazione. E ciascuno era conformista, almeno per una parte del tempo...
Il ruolo cangiante dell'ideologia, al centro o alla superficie del regime, può spiegare un'altra disparità. Secondo gli slogan ufficiali, gli interessi degli individui, di tutti gli individui, erano sottomessi a quelli della collettività. Ma è a tutt'altra realtà che noi, soggetti ordinari del regime totalitario, ci trovavamo di fronte: era il regno illimitato dell'interesse personale, ciascuno cercava il proprio maggior vantaggio; l'interesse comune era semplice carta da imballaggio...
Ma, poiché non si rinuncia all'ideologia iniziale, l'epoca staliniana vede allo stesso tempo instaurarsi il regno dell'ipocrisia: il discorso non serva a designare il mondo e neppure a incitare alla sua trasformazione; adesso, la sua funzione è di nasconderlo. Si assiste ormai a una 'messa in scena gigantesca', il mondo intero diventa un teatro: gli elettori fanno finta di votare, i direttori di dirigere, i sindacati imitano i comportamenti di veri sindacati, i contadini fanno finta di lavorare con accanimento. Solo gli spettacoli teatrali si presentano per ciò che veramente sono !
Dove bisogna cercare l'origine della visione totalitaria del mondo ?
Tutto ciò che si può dire è che una condizione che facilita l'avvento del totalitarismo è la tendenza a separare radicalmente il corpo e lo spirito, il concreto e l'astratto, il quotidiano e il sublime: la schiavitù del corpo si accetta più volentieri quando si crede che l'anima ne sia indipendente...
Sotto il totalitarismo, 'tutti sono colpevoli' e 'tutti sono innocenti' si confondono. Convinti che lo Stato fosse in ogni modo più potente di loro, hanno rinunciato da sé stessi all'esercizio della propria libertà. E così hanno assicurato la vittoria dello Stato.
Tuttavia non hanno cessato di essere umani, di amare i loro prossimi, di ammirare la bella musica e la grande letteratura, di far progredire la conoscenza.
Scrive V. Grossman alla fine della sua vita: 'Questi uomini non auguravano del male a nessuno, ma per tutta la vita avevano fatto il male... Fra le persone dotate di talento, e a volte anche i virtuosi geniali della formula matematica, del verso poetico, della frase musicale, dello scalpello e del pennello, ce ne sono molti che nell'animo sono nulli, deboli, meschini, sensuali, golosi, servili, avidi, invidiosi, molluschi, lumache, presso cui l'irritante angoscia della coscienza accompagna la nascita di una perla'...
(da T. Todorov, Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, 2001)
ma bomba o non bomba
Eccoci giunti alla nuova invenzione.
Dopo il sapone-non-sapone, la farina
senza glutine, l'aranciata senza arancia, il dado di carne senza
carne...
Dopo il sonno senza sogni e la vita
senza vita...
Dopo i mirabolanti risultati della
guerra lampo, forse inferiori solo a quelli dell'omonima cerniera ...
Dopo le fantastiche trovate della
guerra preventiva, infinita e permanente, i cui indubitabili successi
in Iraq e Afghanistan ancora ci ammaliano...
Per non parlare del capolavoro della
lingua, della straordinaria, ossimorica, d'alemian-blairiana (cioè
di sinistra) invenzione del secolo (scorso), che ha già convinto da
tempo in un sol colpo Accademia della Crusca e milioni di balcanici:
la guerra umanitaria...!
Ecco a voi (anzi, a noi), finalmente
(rullo di tamburi) : la guerra-non-guerra !
Una guerra tiepidina, appena da
riscaldare, sempre pronta, in busta, come una minestrina della Knorr.
Lo spot ?
Basta con le guerre calde o fredde.
Passioni e tensioni sono ora finite.
Guerra-non-guerra.
Una novità, finalmente, al mercato
delle armi!
Accorrete, idioti nuovi e vecchi,
accorrete...
martedì 3 settembre 2013
merdone
Qualche pomeriggio fa, all'improvviso, si è scatenata sulla città una tempesta tropicale di pioggia e fango.
In mezzora, tutto allagato.
Tombini esplosi, spazzatura, liquami in superficie.
E molti topi rattamente in fuga dalle fogne.
E dove sono andati a schiattare ?
Proprio davanti ai portoni lucenti del Consiglio Regionale.
Era difficile capire se le merdone fossero venute, quindi, da fuori o da dentro.
Era comunque una bella metafora, e -non c'è che dire- una buona scelta.
Fascisti, carogne, uscite dalle fogne!
Ieri pomeriggio, girando con Cristiano in pena, abbiamo attraversato indolenti Piazza Matteotti e ci siamo trovati, all'improvviso, in piena Africa.
Sembrava proprio di essere in una piazza di Bengasi o di Orano: un centinaio di neri e nere, seduti nelle aiuole o sui marciapiedi, come in attesa di qualcosa, e -capisco in seguito- per protestare contro le fogne in cui li gettiamo al loro arrivo su barconi et similia.
Usciti dalle nostre fogne, si mostravano all'aria e al sole, nella loro disperazione e nella loro bellezza, occupando finalmente le nostre città, a viso aperto, stanchi e brillanti come la loro terra.
I nostri politici nazionali fanno uscire e rientrare Berlu dalla fogna che si merita ad ogni ora del giorno.
Ci sono giorni, od ore, in cui pare si trovi il modo per liberarlo, graziarlo, amnistiarlo, perdonarlo.
In altri, sembra che tutto proceda irreversibilmente verso la sua esecuzione.
Ed il topastro continua a sguazzare, vivo e vegeto, nella merda che ormai siamo.
La fogna siamo noi, nessuno si senta offeso...
In mezzora, tutto allagato.
Tombini esplosi, spazzatura, liquami in superficie.
E molti topi rattamente in fuga dalle fogne.
E dove sono andati a schiattare ?
Proprio davanti ai portoni lucenti del Consiglio Regionale.
Era difficile capire se le merdone fossero venute, quindi, da fuori o da dentro.
Era comunque una bella metafora, e -non c'è che dire- una buona scelta.
Fascisti, carogne, uscite dalle fogne!
Ieri pomeriggio, girando con Cristiano in pena, abbiamo attraversato indolenti Piazza Matteotti e ci siamo trovati, all'improvviso, in piena Africa.
Sembrava proprio di essere in una piazza di Bengasi o di Orano: un centinaio di neri e nere, seduti nelle aiuole o sui marciapiedi, come in attesa di qualcosa, e -capisco in seguito- per protestare contro le fogne in cui li gettiamo al loro arrivo su barconi et similia.
Usciti dalle nostre fogne, si mostravano all'aria e al sole, nella loro disperazione e nella loro bellezza, occupando finalmente le nostre città, a viso aperto, stanchi e brillanti come la loro terra.
I nostri politici nazionali fanno uscire e rientrare Berlu dalla fogna che si merita ad ogni ora del giorno.
Ci sono giorni, od ore, in cui pare si trovi il modo per liberarlo, graziarlo, amnistiarlo, perdonarlo.
In altri, sembra che tutto proceda irreversibilmente verso la sua esecuzione.
Ed il topastro continua a sguazzare, vivo e vegeto, nella merda che ormai siamo.
La fogna siamo noi, nessuno si senta offeso...
lunedì 2 settembre 2013
l'amarissimo che fa benissimo
ADORNO: Vorrei innanzitutto e molto
semplicemente aggiungere che le difficoltà a causa delle quali gli
uomini aspirano agli esoneri, difficoltà che non nego affatto,il
bisogno, dicevo, che spinge gli uomini a questi esoneri è proprio
l'onere che viene loro imposto dalle istituzioni, dunque da
ordinamenti del mondo a loro estranei e forniti di strapotere nei
loro confronti...E mi sembra che oggi sia addirittura un fenomeno
primario dell'antropologia che gli uomini si rifugino proprio presso
quel potere che fece loro il male di cui soffrono.
La psicologia del profondo ha anche
un'espressione per questo fenomeno, che essa definisce come
'identificazione con l'aggressore'...
GEHLEN: Signor Adorno, siamo ora così
lontani che effettivamente la nostra conversazione è al
termine...Vorrei però farle ancora un appunto. Sebbene abbia la
sensazione che noi si sia d'accordo sulle premesse di fondo, ho
l'impressione che sia pericoloso rendere insoddisfatto l'uomo di quel
poco che gli è rimasto nelle mani in questa situazione del tutto
catastrofica.
(da F.Cassano, L'umiltà del male,
Laterza, 2011, pp.54-5)
Il caro amico Caserini mi ha prestato
questo libro, credo, per consigliarmi maggiore umiltà, e minor
aristocraticismo e narcisismo morale e politico.
E' il consiglio che dà anche il buon
Cassano, non a caso appena entrato nelle fila dei senatori PD (pur
restando uno fra i pochi che val la pena di leggere ed ascoltare).
Il ragionamento è profondo, colto e
sensibile (non è una 'cassanata', insomma), ma non mi persuade più,
per nulla.
Ritengo invece che, davanti
all'impossibilità di praticare una politica democratica e di
realizzare una formazione che riesca a sviluppare dei nuovi
apprendimenti 2, l'unica possibilità che abbiamo (che ho) è quella
di salvare almeno la mia dignità personale, non collaborando col
male, non mescolandomi con le masse ignare e ignave, distinguendomi
il più possibile dal volgo ignorante e sempre più desideroso di
rimozione e menzogna, di identificazione con chi lo domina e lo
blandisce quotidianamente.
Basta con il buonismo e l'umiltà
vischiosa del bene e della bontà, che copre soltanto il nostro
moderatismo e il nostro dissanguato riformismo d'antan.
Meglio assumere le sembianze del
disumano, del malvagio, del cattivo, attraverso l'ironia,
l'aggressività, la passività estrema che disturba e inquieta,
l'incubo catastrofico che turba il quieto sonno dei sedicenti
viventi.
O meglio tacere, assumere la ieratica
ed aristocratica sembianza del monaco, dell'asceta, del sapiente
intoccabile, del filosofo incompreso e inarrivabile.
Il male non è per nulla umile, si fa
beffe dei vari tentativi del bene di ammansirlo, contenerlo, sedurlo,
sublimarlo. Il male è superiore perchè usa le debolezze dell'uomo,
da una posizione di superiorità e di disprezzo.
Ecco perchè vince: perchè è capace
di guerra e di conflitto contro la bontà e la stolida 'comprensione
di tutto e di tutti, sempre'.
Mi pare che, alla fine, Cassano (e
Caserini, e la cosiddetta sinistra...) si rifugino ancora e di nuovo
nella proposta cattolica, di accettazione della fralità umana, di
empatia compassionevole e partecipe, di solidarietà nel dolore e nel
limite.
Tutte fregnacce ottocentesche, molto al
di sotto della Ginestra leopardiana, che almeno partiva dal
riconoscimento del nulla e della catastrofe in cui siamo
ontologicamente immersi.
Chiamarsi fuori vuol dire proprio
questo: non accettare più il male minore, l'adattamento a quel che
siamo e al sano realismo senza utopia, coltivando l'illusione di
umili speranze cantate da Penelope (non quella della tela, purtroppo,
ben altra tempra di donna e di resistente passiva...).
Insomma, grazie per la proposta di
lettura (che consiglio a tutti), ma è inutile insistere: io lì non
ci sono più, non ci sto più.
Io so dove sono. Io non lo so.
Ma sono altrove.
domenica 1 settembre 2013
vox claudicans in deserto
Da due settimane ormai mi aggiro zoppicante per il mondo.
Il medico dice che un legamento del ginocchio si è stirato.
Mi ha consigliato ghiaccio e ketoprofene.
Da ieri il dolore si è molto attutito, grazie a loro, anche se il trauma permane.
Ma non sentire più tanto dolore facilita la rimozione del problema.
L'ecografia appare un affare lontano, se non mi fa male.
Qualche analogia ?
Attraversare la strada a tempo dei semafori, le strisce in mezzo alle macchine, saltare marciapiedi e scalini, scendere e salire scale: tutto diventa più difficile, e rallento (me stesso e gli altri).
Assumersi la responsabilità di rallentare, di fermarsi, di lasciare è difficile quanto quella di accelerare, di procedere, di continuare.
La nostra società, mi vien da dire, è come un essere con due gambe a pezzi, messe molto peggio della mia, ma che vuole continuare ad avanzare, ad espandersi, a correre, a sentirsi forte e sana.
Che grave e ridicolo errore: trascinare moncherini mentre braccia e colli proseguono a mulinare a vuoto !
Questo penso quando vedo i saldi nelle vetrine.
Trarre le conseguenze, quasi impossibile farlo davvero per quasi tutti quelli che ancora incontro ogni tanto.
Lo scopro ogni volta che parlo (ma ne vale la pena?) con elettori PD.
Più sono stati traditi ancora una volta (e lo riconoscono) e più attendono ancora una volta le elezioni per riandare a votare e rivotare PD .
Ma di quale psichiatra avrebbero bisogno ?
Non molto diverso di quello che dovrebbe curare gli imperterriti elettori dell'altro agente cancerogeno, il sempre sottostimato Berlu.
Accetto di essere zoppo, mi curo con calma, apprezzo uno sguardo sul mondo più lento e goffo, più incapace di fare quel che abitualmente facevo con facilità.
Mi assaggio da vecchio, quando farò con fatica le scale di casa con la spesa, come qualche giorno fa.
Mi preparo, mi educo alla mancanza di me, di un piccolo legamento che mi cambia la vita.
Incomincio a perdere i legami anche dentro di me; forse esagero, mi dico.
Ma non mi allarmo, non lotto, non mi affatico contro la perdita.
Quasi ne godo.
Il medico dice che un legamento del ginocchio si è stirato.
Mi ha consigliato ghiaccio e ketoprofene.
Da ieri il dolore si è molto attutito, grazie a loro, anche se il trauma permane.
Ma non sentire più tanto dolore facilita la rimozione del problema.
L'ecografia appare un affare lontano, se non mi fa male.
Qualche analogia ?
Attraversare la strada a tempo dei semafori, le strisce in mezzo alle macchine, saltare marciapiedi e scalini, scendere e salire scale: tutto diventa più difficile, e rallento (me stesso e gli altri).
Assumersi la responsabilità di rallentare, di fermarsi, di lasciare è difficile quanto quella di accelerare, di procedere, di continuare.
La nostra società, mi vien da dire, è come un essere con due gambe a pezzi, messe molto peggio della mia, ma che vuole continuare ad avanzare, ad espandersi, a correre, a sentirsi forte e sana.
Che grave e ridicolo errore: trascinare moncherini mentre braccia e colli proseguono a mulinare a vuoto !
Questo penso quando vedo i saldi nelle vetrine.
Trarre le conseguenze, quasi impossibile farlo davvero per quasi tutti quelli che ancora incontro ogni tanto.
Lo scopro ogni volta che parlo (ma ne vale la pena?) con elettori PD.
Più sono stati traditi ancora una volta (e lo riconoscono) e più attendono ancora una volta le elezioni per riandare a votare e rivotare PD .
Ma di quale psichiatra avrebbero bisogno ?
Non molto diverso di quello che dovrebbe curare gli imperterriti elettori dell'altro agente cancerogeno, il sempre sottostimato Berlu.
Accetto di essere zoppo, mi curo con calma, apprezzo uno sguardo sul mondo più lento e goffo, più incapace di fare quel che abitualmente facevo con facilità.
Mi assaggio da vecchio, quando farò con fatica le scale di casa con la spesa, come qualche giorno fa.
Mi preparo, mi educo alla mancanza di me, di un piccolo legamento che mi cambia la vita.
Incomincio a perdere i legami anche dentro di me; forse esagero, mi dico.
Ma non mi allarmo, non lotto, non mi affatico contro la perdita.
Quasi ne godo.
florilegigaelici
Edinburgh, Aug 11
Oggi è stato bello fare una lunga
passeggiata oltre la Royal Mile, verso la Residenza Reale, di mattina
presto, senza nessuno in giro, e poi dirigersi verso le colline e i
vulcani spenti che nutrono dalle sue viscere la città.
Una città dal disordine molto ordinato
ed organizzato: non è un caso che per dire che una cosa non funziona
usino la frase 'out of order'.
Mi aggiro come uno spettro: poca
curiosità, nessun contatto, spesso fastidio della folla; molte fughe
preventive, quasi totale ritrosia ad 'entrare' nei luoghi che vedo e
attraverso con le gambe. Peggioro.
I locali ed i turisti cercano il sole,
avidamente, sui prati a fianco della Galleria d'arte.
Sanno che il gelo tornerà a breve, che
l'autunno già ansima alle porte, e se ne sentono alcuni segni anche
ora, appena sale il vento da nord. Moltissimi barboni e disperati
buttati sui marciapiedi, mentre la città impazza tra festival e
birrerie a gogò.
Poco altro da dire, sinceramente.
Domattina vado verso Nord, la metropoli mi ha stancato.
Speriamo che i fiumi e la natura...Bah!
In treno, verso Inverness, Aug 12
Campi verdi, nuvoloni, acqua, grande
variabilità.
Terre alte, highlands appunto, ma
nessuna vetta.
Faglie che tagliano la terra, torrenti
e loch che le coprono e riempiono incessantemente.
Anche senza sole, colori dolcissimi.
Provo quasi paura a vedere i miei occhi
serrati e feriti al finestrino.
Sembrano più diretti e lucidi di
quanto non mi senta.
Passo per Perth: la città australiana
omonima è ora più grande e più nota di questa d'origine.
2 milioni di emigranti scozzesi per il
mondo, scacciati anche dalle stesse Clearances inglesi verso terre
incolte, isole sperdute e terre oltremare.
Tra cui proprio l'Australia (che, come
ricorda Diamond, hanno subito contribuito alacremente a far collassare, introducendo animali
e usi scozzesi in una terra non adatta ad essi, desertificandola...).
Inverness, Aug 13
Visita al Loch
Ness piuttosto deludente.
Un bel lago, ma
niente Nessie.
Sponde e cammini
privatizzati e recintati (gli inglesi chiudono tutto, sempre, come
avevo notato con dolore già in Sudafrica, dove erano capaci di
recintare per centinaia di chilometri anche il più assoluto
deserto).
5 miglia a piedi
per andare e tornare dal castello di Urquart, in mezzo alla campagna,
ma con le macchine troppo a ridosso. Niente di che.
L'unica emozione,
per ora, di questo viaggio l'ho provata poco fa.
Una donna di qui,
50 anni, Patricia, che dice di lavorare come promoter turistica per
il Governo scozzese, mi prende la mano (letteralmente) e, come se
fossi l'unico uomo su questa terra, mi vuole accompagnare a tutti i
costi in un ristorante italiano gestito da pugliesi, Little Italy.
Non ho fame, le
spiego, ho quasi voglia di vomitare dopo il pesantissimo pranzo in un
pub, ma lei -totalmente folle- continua a trascinarmi, zampettando
oscillante sulle sue esili gambette e i tacchi alti. Mi viene voglia
di baciarla e di andare a letto con lei, in un posto qualunque sulla
strada.
Sento il cuore
battere tra desiderio e paura, come quando attendevo le amanti al
balcone.
Ma il ristorante è
pieno, e ci salutiamo.
Prima le chiedo
cosa va a fare ora, mi dice che deve tornare a casa da suo marito.
La seguo per un
po', di nascosto. E vedo che 'abborsa' altri due maschi soli e poi
una coppia.
Non ero un caso
particolare, lo fa di mestiere, o per pazzia.
Scompare da sola
in un vicolo e non la trovo più.
Non credo che
abbia un marito, o forse sì...
Stornoway, isola di Lewis, Outer
Hebrides, Aug 15
Callanais, molto
presto, pochissima gente, panorami mozzafiato, menhirs molto alti e
ancora molto ben piantati, 50 pietre grezze piantate qui da varie
migliaia di anni, tutte naturali, senza alcun intervento umano, se
non nel trasportarle e fissarle a terra (che non è poco).
Se non fosse per
le voci e il brusio della gente che arriva ad un certo punto in
autobus, sarebbe quasi come essere allora.
Luogo verdissimo,
di mare, prati e torba, lochs, muretti in pietra, pecore inerti e
leprotti scattanti.
E tanta, tanta
erica.
Serata al pub, una
pinta di Guinness e Scozia-Inghilterra alla tv.
Tifo molto
contenuto, un solo fan dell'Inghilterra circondato da filo-scozzesi.
Ma qui sono
gaelici, non gliene frega molto né degli uni né degli altri,
pare...
Comunque, inglesi
e scozzesi sembra proprio che si odino...
E vista la loro
storia...come evitarlo ?
Scopro che le
banconote sono emesse anche dalla Bank of Scotland o da altre banche
scozzesi, che non esiste una banca della Gran Bretagna intera, e che
qui le sterline con la faccia della regina girano a stento. Comunque,
uso quasi sempre la carta di credito, ovunque.
Mentre medito su
questioni di tanto momento, torno a casa un po' sbronzo.
Isola di Berneray, Aug 16
Il paradiso
terrestre esiste e si chiama Berneray.
Qui, spesso,
spunta oggi anche il sole e stasera ho visto la luna, per la prima
volta in questo viaggio.
Il mare, col sole,
diventa celestissimo e trasparente.
Sinora il suo
colore assomigliava a quello di una birra Guinness !
Ho addirittura
lavato e stesso, con le mollette dell'ostello, che sta sul mare,
sulla East beach, in due vecchie black house di pietra con tetti in
paglia.
L'unico posto in
cui si mangia è allo slip del traghetto, a due miglia da qui, e
chiude alle 20.30.
Ci sono andato, ho
assaporato con gusto la zuppa di broccoli e cavolfiori e una jacked
potato imbottita di salmone locale.
Al rientro, ho
faticato perchè il tempo sta peggiorando, piove, e perchè -saltando
un torrentello- mi sono stirato un legamento del ginocchio destro, e
cammino a stento.
Mi ha rincuorato
la vista, da vicino, di una decina di otarie e foche monache sugli
scogli, spiaggiate e totalmente inerti.
Sulla strada trovi
il cartello stradale: ATTENTION! OTTARY CROSSING.
Aug 17
Il paradiso si è
trasformato in inferno nel giro di una notte.
Mi sveglio e mi
trovo avvolto da una forte tempesta di vento e pioggia, da non poter
uscire.
Vedo che anche le
persone intorno a me, seppur nordiche, guardano attonite il mare
ondosissimo e sferzante, quasi sconvolte dal repentino cambiamento.
In cucina,
qualcuno accende la stufa a legna.
Decido di uscire,
comunque, indossando per la prima volta il K-way.
Riesco a
raggiungere in un'ora la lunghissima West beach, sul lato atlantico,
oltre la quale c'è solo l'America, o forse il Canada...
Torno a casa
completamente zuppo, le calze nelle scarpe cinesi galleggiano
nell'acqua, il pile è da strizzare. Umidissimo, salgo sul furgone
per Lochboisdale, verso South Uist.
Lochboisdale, isola di South Uist,
Aug 18
Mi immaginavo che
sarei arrivato in uno 'spentimu', ma la situazione è veramente
'oltre'.
Anche perchè è
domenica, e in tutta la Scozia tutto si ferma.
E la mia gamba
duole, non posso girare molto.
E piove,
pioviggina almeno, quasi sempre.
Qualche minuto fa,
però, ho visto l'arcobaleno e pare che domani migliorerà.
Meno male che ci
sono i Mondiali di atletica in tv e sto in una bella guest house, con
i muri a finestra che guardano al paesaggio, al caffè col tetto
rosa, alle pale eoliche, mentre sul divano me li guardo per ore...
Le strade nelle
Ebridi sono quasi tutte ad una sola corsia, e le auto si attendono
nei 'passing place', quando si incrociano l'una di fronte all'altra.
Per arrivare qui
da Berneray ho viaggiato da solo per tutto il tratto, in un pullmino
da 12.
Spesso si devono
superare, sull'asfalto, anche delle 'cattle grides', grate larghe
che impediscono alle pecore e alle vacche di attraversare la strada e
di allontanarsi.
Mi ricordano le
stesse grate in Patagonia, che tentavano di fermare i guanachi.
Non c'è quasi
nessuno in giro, solo qualche coppia di ragazze o di ragazzi, una
figlia col padre, raramente famiglie o coppie miste.
Ho superato la
prima settimana di viaggio, ed è stata densa di luoghi, spostamenti,
cose.
Ma – come sempre
di più mi capita- poche persone.
Il mio cattivo
inglese mi rende ancora più isolato e monosillabico.
Mi avvicino solo
se costretto, per bisogno di informazioni, chiarimenti o aiuto.
E se qualcuno mi
si avvicina, mi limito ai primi convenevoli (da dove vieni ? ti piace
? Che giri hai fatto ? giri a piedi o in bici ?).
Tutte domande che
fanno sempre loro, ed io mi limito a rispondere, aperto e sorridente
come un istrice in vacanza.
Ora, alle 20.45,
sono già a letto, dopo una cena buona buona.
Solo per questo
l'Hotel Lochboisdale ed il suo cuoco andrebbero ringraziati per
l'eternità.
In un buco del
culo del mondo come questo, zuppa di lenticchie e un lamb hot pot
sopraffino, condito da una bella bottiglia di sidro locale. Cena
perfetta, dopo una giornata in cui ho visto due persone in tutto per
strada, e ho preso solo acqua e vento.
Città fantasma,
fatta solo per chi, come me, attende il traghetto di domani alle
7.30.
Sul traghetto della Caledonian Mc
Bryde, verso Oban, Aug 19
Non so mai, al
risveglio, soprattutto quando è presto, se il mio stomaco ed il mio
colon saranno pronti per l'English (Scottish) Breakfast.
Poi, però, alla
fine, quando me lo mettono davanti, non ho tanti dubbi, purtroppo per
loro (stomaco e colon, intendo...).
'La regola d'oro è
che non ci sono regole d'oro', declama G.B.Shaw sulla Settimana
Enigmistica, centellinata da giorni.
Ed io lo seguo.
La signora della
guest house Brae Lea, che sembrava chiusa e antipatica, forse si
commuove davanti alla mia gamba zoppa e mi porta anche in auto al
porto.
Chissà come mai
anche stamattina pioviggina...
Dimenticavo: casa
sua è stato l'unico posto in cui ho trovato degli stuzzicadenti in
tutto il viaggio.
Un segno di
classe, a Lochboisdale: il resto degli inglesi e scozzesi si toglie i
resti del cibo con le dita e le unghie, dopo il pasto...!
Ne ho rubato una
decina, per i prossimi, incivili, luoghi che mi aspettano...
Mi piace il modo
in cui chiamano gli stretti di mare qui: Sound of Harris, Sound of
Barra...
Ancora 5 ore e
sarò ad Oban, sulla terraferma. Ne ho bisogno, queste Ebridi sono
belle, ma piovosissime e davvero esterne, estreme direi.
Passo a fianco
delle piccole isole dai nomi divertenti (Canna, Rum, Eigg) e poi
costeggiamo la grande Mull, in uno stretto passaggio, percorso da
velieri e vascelli, che Mull crea con l'altra grande isola delle
Ebridi interne, quella di Skye.
Nonostante il
clima sempre piovigginoso e freddo, è un paesaggio davvero
incantevole, che fa bene al cuore.
Oban, Aug 20
Porto vivace e
divertente, seppure con non molte attrattive turistiche.
Continua a
piovigginare alquanto, non c'è mai una panchina agibile su cui
sedersi.
Meno male che
l'ostello è molto accogliente, un po' da backpackers anni 60.
Mi viene da
canterellare spesso 'L'isola di Wight'.
I giovani scolari
in gita con il prof cantano ora alla chitarra Bob Marley, Dylan, i
Creams...
Ma tutto
l'arredamento, lo stile, la 'bisura' insomma, cercano di riportare a
quegli anni.
E comunque qusti
ragazzi che incontro nel viaggio, nelle camerate da 4, 8, 12 in cui
dormo con loro, appaiono molto tranquilli, educati, silenziosi, a
letto presto, dopo qualche birra e qualche canzone, niente più...
Una cosa che
ricorderò di Oban, patria scozzese dei frutti di mare: le mangiate
di ostriche a basso costo sul lungo porto.
E la lunga
camminata sull'isola di Kerrera, alla ricerca di un castello che ho
visto -infine- solo da lontano.
Sul treno verso Glasgow, Aug 21
Costeggiamo
lentamente il Loch Awe a ovest e il Loch Lomond a est.
Tutto molto molto
verde, ma è anche la mattinata più uggiosa, nebbiosa e piovosa di
tutto il viaggio.
E ce ne voleva!
Guardo i compagni
di viaggio e mi chiedo: io scappo dal caldo italiano, ma questi
tedeschi cosa cercano qui che non hanno già da loro ?
Negli ultimi
giorni ho ripreso a leggere libri.
In effetti l'unica
cosa che ho fatto nella vita è leggere: leggere il mondo, la vita,
gli altri, e me.
Scrivere: cioè
leggere quel che ho letto e renderlo forse leggibile per altri.
Pensare: rileggere
e leggere dentro di me quel che ho letto sui libri e nel libro del
mondo.
What else?
Il binario passa
tra gli alberi e le fronde toccano e strisciano i vetri, tanto è
stretta e unica la via, tracciata tra il monte e il fiume Clyde che
ora inizia a condurmi verso la nuova e ultima meta, Glasgow, il cui
bel nome gaelico significa 'il caro posto verde'...
Mentre andiamo
penso -chissà perchè- che mi piacerebbe andare a vedere le isole
Azzorre.
Glasgow, Aug 22
A letto un po' più
tardi oggi. Ma finalmente c'era una bella sera calda, senza vento né
pioggia, la luna piena sorgeva enorme sul Clyde, che sembrava dai
suoi cento ponti quasi un fiume romantico,
e non industriale.
Questa città è
entrambe le cose, mi sembra.
Simpatica, quasi
mediterranea, meno spocchiosa di Edimburgo, più popolare e vera,
molto bella.
Io sto nel West
End, vicino al Kelvingrove e all'Università, due complessi
architettonici davvero stupendi. E, dentro al Kelvingrove, passo e
ripasso davanti al Cristo crocifisso di Dalì, che mi attira come una
mosca.
Oggi ho camminato,
nonostante la gamba, per dieci ore piene, e ho visto di tutto.
Suggestiva la
Cattedrale e soprattutto l'enorme Necropolis ottocentesca.
Ricca e intensa la
Galleria d'Arte moderna, in particolare la mostra sulle opere di Niki
di St.Phalle, compagna di Jean Tinguely, come lei artista molto
giocoso.
Ironia della
sorte, visto il cognome, l'artista è stata violentata più volte dal
padre quando era bambina. Una donna bellissima, peraltro.
Quasi commovente
il Pollok park, nella periferia sud, che ospita la Burrell
collection.
Molte cose
insieme, da collezionista, alcune opere impressioniste straordinarie,
in particolare un bosco di Cezanne.
E lunghe camminate
nella natura, e soste a mangiare e bere, in una giornata calda, con
un bel sole.
Serata a vedere
Armadilli e Scarabei di grandi architetti sul fiume, tentativi
esagerati ma attraenti di riqualificare un porto grandissimo e
abbandonato.
Resta da chiedersi
cosa se ne faranno di tutte queste avveniristiche astronavi e dischi
volanti del futuro, vista la crisi in corso e la catastrofe alle
porte.
Cenetta a Byres
rd., in un posto bello che si chiama Curlers rest: ottima zuppa ai
funghi e chilli e strepitosa fish pie.
Conclusione
perfetta.
Prestwick airport, Aug 23
Ero già sveglio
alle 6, ho faticato molto per stare a letto sino alle 8, ora di
apertura della reception.
Breve viaggetto in
treno, dalla bellissima Central Station verso Ayr e il mare.
Paesaggio che vira
verso la provincia, tra campi da golf e spiagge.
Anche l'aeroporto
Ryan air è piccolo, provinciale, in mezzo alla campagna.
Ed ora sono qui,
in attesa di un volo verso Bergamo.
Volevo spendere
gli ultimi pennies per assaggiare finalmente la mitica bibita
IRN-BRU, una sorta di Coca cola ancora più dolciastra, ma la
macchinetta dell'aeroporto le aveva esaurite.
Mi sono preso
allora due Mars e, tra un cracker al cheddar e una salsetta tartara,
mi sono preparato l'ultimo picnic.
Si torna al noto,
basta così.
Salgo sulla
scaletta, senza ulteriori attese, né rimpianti.
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