L'occidente
è stato sottoposto, tra frizzi e lazzi, tarallucci e vini, ad una
strapotente campagna di a-moralizzazione.
Il
denaro, l'utilità, la funzione, la produzione, la tecnica, la
valutazione dell'efficienza si sono fatti unica verità del mondo,
unici portatori di valore sociale.
Il
resto conta poco, vive negli spazi residuali del dominio, nelle
nicchie ecologiche dei cosmi privati o irrimediabilmente diversi. C'è
vita, ma su altri pianeti.
Oggi,
le nostre società amorali si trovano ad affrontare un secondo
attacco, sferrato da nemici che -in nome di una presunta moralità,
che si oppone alla nostra globalizzazione dell'amoralità-
concentrano gran parte della loro offensiva in una aggressiva
campagna di de-moralizzazione.
Non
trovando, pare, molta resistenza.
Le
nostre società, rammollite e amoralizzate, sono già piuttosto
demoralizzate dalla crisi dei loro stessi valori amorali, e già
vivono da tempo -al di là della retorica e dei proclami tronfi e
rassicuranti- una loro incipiente catastrofe.
Gli
attentati terroristici non vogliono solo farci paura ad un livello
immediato, quotidiano, ordinario.
Essi
vanno a colpirci in profondità, vogliono de-moralizzarci.
Ci
fanno sentire in primo luogo impotenti, incapaci di controllo
rispetto agli eventi.
Il
controllo e la sicurezza sono le funzioni supreme della civiltà
razionalista e tecnocratica.
Se
vengono a saltare, abbindolate e schernite da ragazzini con la
pistola o da camion di apprendisti gelatai, non possiamo certo
sentirci bene, né tanto meno il nostro morale potrà goderne.
Sentirsi
così vulnerabili, con quel che spendiamo in videocamere e forze
dell'ordine, è a dir poco (anche per me, che non ci credo)
sconfortante.
In
secondo luogo, anche laddove si riescano a punire o ad uccidere i
colpevoli, è preminente il senso di irreparabilità del male subito.
Accade
sempre quando le persone vengono uccise, non c'è mai alcuna
riparazione legale sufficiente.
Ma
nel caso degli attentati, quel che demoralizza è la totale
inadeguatezza e sproporzione tra quel che accade e quel che possiamo
fare per riparare al danno: nulla.
L'evento
e gli atti che gli succedono sono tra loro incommensurabili.
Era
già accaduto dopo le Due Torri a Manhattan: la guerra successiva,
per quanto 'vittoriosa', non poteva e non potrà mai compensare la
ferita, il disastro, la potenza di quel primo evento.
E'
stato un evento totale, e totalmente de-moralizzante, qualunque cosa
abbiamo fatto o faremo ancora. 'Mission accomplished', sì, ma dai
nostri nemici.
In
ultimo luogo, è demoralizzante perchè costringe le nostre società
a ri-estremizzarsi.
Tutti
gli sforzi fatti negli ultimi decenni per 'andare al centro',
'moderare i toni', 'mediare gli interessi', 'smussare le criticità',
'convivere pacificamente', stanno saltando come un castello di carte.
E'
in corso un ritorno alla polarizzazione estremistica alla faccia del politicamente corretto.
Questo
non significa necessariamente un ritorno dei conflitti e della vera
politica.
Anzi,
potrà significare probabilmente solo il ritorno della guerra, nella
sua inossidabile e spietata univocità.
I
terroristi (nostri e loro) ci costringono a scegliere una parte, e a
stare in trincea.
I
nostri politici si spostano agli estremi, perchè lì si stanno
spostando i consensi.
La
grande corsa al centro, per la quale abbiamo consumato ideologie,
anni e interi partiti, si va spegnendo. E questo non può non essere
de-moralizzante, e lo sarà sempre più per chi insisterà a
provarci.
La Chiesa, con la sua millenaria sapienza e resistenza, l'ha capito per prima, eleggendo l'estremista Bergoglio.
I
democratici negli Stati Uniti potevano vincere contro l'estremista
Trump solo con l'estremista Sanders. La Clinton potrà solo perdere e
consegnare gli USA all'estremismo di destra più becero.
Berlusconi,
sempre più decotto, continua a parlare di 'centro moderato' e affida
a Parisi il riavvicinamento a giganti della politica come Alfano e
gli ex DC. Fallirà miseramente, e la destra sarà guidata da Meloni
e Salvini che si opporranno a quegli estremisti dei Cinquestelle.
Renzi
blatererà ancora per poco, il suo progetto – da sempre peraltro
illusionistico- è ora oltrepassato dagli eventi.
Senza
neppure aver subito attentati in casa, la sua condizione non è
migliore di quella della Merkel o di Hollande (altri paladini del
'centro', ineluttabilmente in via di estinzione).
Lo
dico e lo ripeto, anche a lui, se mi sente: non moriremo
democristiani, e neanche centrodestri o centrosinistri.
Siamo
davanti a una doppia demoralizzazione: a quella delle trote salmonate
di sinistra, già avvenuta da tempo, si aggiunge ora quella dei
centristi, che invece fulgevano di gloria nei penultimi decenni.
Quando
l'alta borghesia non riesce più a governare con moderazione non sta
più al 'gioco democratico-parlamentare' e fa saltare il banco
(golpe, militarizzazione, dittature).
Quel
che sta accadendo in Turchia non è un caso locale, non è roba da
turchi.
La
destra sa sempre cosa fare in questi casi.
E'
la sinistra (sempre che esista ancora qualcosa di simile) che non lo
sa mai, non l'ha mai saputo.
Né,
purtroppo, lo sa ora.
E'
anche per questo che gli oppressi vanno a destra, che si identificano
con i loro 'nemici di classe', che li votano, che li supportano in
piazza nei totalitarismi.
Sta
già riaccadendo, e fa venire i brividi.
D'altra
parte, quanto volevamo ancora stare a morire d'inedia nella paludosa
rotatoria per criceti ammaestrati, in cui tutte le strade portavano
al centro ?
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