mercoledì 27 luglio 2016

la morale è sempre quella...(ma non il morale)

L'occidente è stato sottoposto, tra frizzi e lazzi, tarallucci e vini, ad una strapotente campagna di a-moralizzazione.
Il denaro, l'utilità, la funzione, la produzione, la tecnica, la valutazione dell'efficienza si sono fatti unica verità del mondo, unici portatori di valore sociale.
Il resto conta poco, vive negli spazi residuali del dominio, nelle nicchie ecologiche dei cosmi privati o irrimediabilmente diversi. C'è vita, ma su altri pianeti.

Oggi, le nostre società amorali si trovano ad affrontare un secondo attacco, sferrato da nemici che -in nome di una presunta moralità, che si oppone alla nostra globalizzazione dell'amoralità- concentrano gran parte della loro offensiva in una aggressiva campagna di de-moralizzazione.
Non trovando, pare, molta resistenza.
Le nostre società, rammollite e amoralizzate, sono già piuttosto demoralizzate dalla crisi dei loro stessi valori amorali, e già vivono da tempo -al di là della retorica e dei proclami tronfi e rassicuranti- una loro incipiente catastrofe.
Gli attentati terroristici non vogliono solo farci paura ad un livello immediato, quotidiano, ordinario.
Essi vanno a colpirci in profondità, vogliono de-moralizzarci.

Ci fanno sentire in primo luogo impotenti, incapaci di controllo rispetto agli eventi.
Il controllo e la sicurezza sono le funzioni supreme della civiltà razionalista e tecnocratica.
Se vengono a saltare, abbindolate e schernite da ragazzini con la pistola o da camion di apprendisti gelatai, non possiamo certo sentirci bene, né tanto meno il nostro morale potrà goderne.
Sentirsi così vulnerabili, con quel che spendiamo in videocamere e forze dell'ordine, è a dir poco (anche per me, che non ci credo) sconfortante.

In secondo luogo, anche laddove si riescano a punire o ad uccidere i colpevoli, è preminente il senso di irreparabilità del male subito.
Accade sempre quando le persone vengono uccise, non c'è mai alcuna riparazione legale sufficiente.
Ma nel caso degli attentati, quel che demoralizza è la totale inadeguatezza e sproporzione tra quel che accade e quel che possiamo fare per riparare al danno: nulla.
L'evento e gli atti che gli succedono sono tra loro incommensurabili.
Era già accaduto dopo le Due Torri a Manhattan: la guerra successiva, per quanto 'vittoriosa', non poteva e non potrà mai compensare la ferita, il disastro, la potenza di quel primo evento.
E' stato un evento totale, e totalmente de-moralizzante, qualunque cosa abbiamo fatto o faremo ancora. 'Mission accomplished', sì, ma dai nostri nemici.

In ultimo luogo, è demoralizzante perchè costringe le nostre società a ri-estremizzarsi.
Tutti gli sforzi fatti negli ultimi decenni per 'andare al centro', 'moderare i toni', 'mediare gli interessi', 'smussare le criticità', 'convivere pacificamente', stanno saltando come un castello di carte.
E' in corso un ritorno alla polarizzazione estremistica alla faccia del politicamente corretto.
Questo non significa necessariamente un ritorno dei conflitti e della vera politica.
Anzi, potrà significare probabilmente solo il ritorno della guerra, nella sua inossidabile e spietata univocità.
I terroristi (nostri e loro) ci costringono a scegliere una parte, e a stare in trincea.
I nostri politici si spostano agli estremi, perchè lì si stanno spostando i consensi.
La grande corsa al centro, per la quale abbiamo consumato ideologie, anni e interi partiti, si va spegnendo. E questo non può non essere de-moralizzante, e lo sarà sempre più per chi insisterà a provarci.
La Chiesa, con la sua millenaria sapienza e resistenza, l'ha capito per prima, eleggendo l'estremista Bergoglio.
I democratici negli Stati Uniti potevano vincere contro l'estremista Trump solo con l'estremista Sanders. La Clinton potrà solo perdere e consegnare gli USA all'estremismo di destra più becero.
Berlusconi, sempre più decotto, continua a parlare di 'centro moderato' e affida a Parisi il riavvicinamento a giganti della politica come Alfano e gli ex DC. Fallirà miseramente, e la destra sarà guidata da Meloni e Salvini che si opporranno a quegli estremisti dei Cinquestelle.
Renzi blatererà ancora per poco, il suo progetto – da sempre peraltro illusionistico- è ora oltrepassato dagli eventi.
Senza neppure aver subito attentati in casa, la sua condizione non è migliore di quella della Merkel o di Hollande (altri paladini del 'centro', ineluttabilmente in via di estinzione).
Lo dico e lo ripeto, anche a lui, se mi sente: non moriremo democristiani, e neanche centrodestri o centrosinistri.

Siamo davanti a una doppia demoralizzazione: a quella delle trote salmonate di sinistra, già avvenuta da tempo, si aggiunge ora quella dei centristi, che invece fulgevano di gloria nei penultimi decenni.
Quando l'alta borghesia non riesce più a governare con moderazione non sta più al 'gioco democratico-parlamentare' e fa saltare il banco (golpe, militarizzazione, dittature).
Quel che sta accadendo in Turchia non è un caso locale, non è roba da turchi.
La destra sa sempre cosa fare in questi casi.
E' la sinistra (sempre che esista ancora qualcosa di simile) che non lo sa mai, non l'ha mai saputo.
Né, purtroppo, lo sa ora.
E' anche per questo che gli oppressi vanno a destra, che si identificano con i loro 'nemici di classe', che li votano, che li supportano in piazza nei totalitarismi.
Sta già riaccadendo, e fa venire i brividi.
D'altra parte, quanto volevamo ancora stare a morire d'inedia nella paludosa rotatoria per criceti ammaestrati, in cui tutte le strade portavano al centro ?







Nessun commento:

Posta un commento